Vescovi nuovi partigiani, ma c'è chi usa la ragione
L'odio politico per Salvini da parte di molti vescovi italiani sta toccando punte grottesche. C'è persino chi "scomunica" i fedeli che lo votano. Non si può ridurre il tutto a uno scontro epocale pro o contro Salvini presentandolo come il male assoluto. Ma c'è chi ha scelto un'altra strada e ha deciso di parlare delle elezioni ai fedeli offrendo i veri criteri di giudizio cristiani. I casi Trieste, Ventimiglia e Reggio Emilia.
Il mandato che la gerarchia cattolica sta portando avanti in questi giorni appare sconcertante per orizzonti e limitatezza di vedute: contro Salvini, senza se e senza ma. Di qua il bene, di là il male. Ma per un fedele che strizza l’occhio a questo gioco (l'ultimo è l'anatema del vescovo Mogavero che se l'è presa anche gli elettori del vicepremier) ce ne sono altri dieci che provano fastidio per una riduzione della fede a referendum su un uomo politico mentre si tralascia l’abisso morale nel quale altri politici, e altri poteri anche europei, hanno lasciato sprofondare il Vecchio Continente.
In questo clima da guerra per bande, trovare un ago magnetico che orienti la bussola non è facile. Ma se un fedele volesse davvero orientarsi circa i criteri, lontano dalle pastoie ideologiche dei Mogavero, che cosa dovrebbe fare?
Tre esperienze di tre vescovi ci offrono una sorta di "Bignami" esaustivo di quelli che dovrebbero essere i criteri da utilizzare.
Il primo è l’arcivescovo di Trieste Giampaolo Crepaldi (in foto) che - intervenendo alla Giornata della Dottrina sociale organizzata dalla Nuova BQ ha fatto una disamina su quelli che sono i criteri attraverso i quali guardare l’Europa di oggi. Dal bene comune (“L’Europa nasce come respublica christiana e intende il bene comune come avente un carattere morale, finalistico, analogico e verticale, incentrato sul diritto naturale fondato, sostenuto e avvalorato dal diritto divino”) ai Nuovi diritti (“nel campo della biopolitica dobbiamo constatare frequenti pressioni delle istituzioni europee sugli Stati membri perché aprano la loro legislazione ai cosiddetti “nuovi diritti” che sono elementi del male comune”), Crepaldi ha avuto parole molto critiche nei confronti del Super Stato europeo e dei “Nuovi assolutismi” che lo ispirano. L’arcivescovo di Trieste ha messo in guardia da una nuova e pericolosa ideologia: “Esiste l’ideologia dell’europeismo, portata avanti da molte forze politiche, dalle élite intellettuali del vecchio continente che ha una visione della persona e della vita sociale non condivisibile dal punto di vista della Dottrina sociale della Chiesa”.
Il vescovo di Reggio Emilia Massimo Camisasca (in foto) ha invece scelto la strada della nota informativa ai fedeli (LEGGI QUI) della sua diocesi (e ai suoi preti) per ricordare quali sono i princìpi che stanno a cuore ai cattolici. Non li ha chiamati “non negoziabili”, ma il senso, e l’ordine che vi ha dato, ripercorrono pedissequamente quelli che erano in un passato ormai remoto per la Chiesa, i criteri forniti da Papa Benedetto XVI per orientarsi in politica. “Mi auguro che siano elette persone che abbiano a cuore la difesa della vita in ogni momento del suo svolgimento, persone che abbiano a cuore la maternità e il diritto alla vita del concepito, candidati perciò che si facciano promotori di una politica di aiuto alla famiglia e alla nascita, alle ragazze madri, ai consultori e alle associazioni che sostengono il diritto alla vita”, ha esordito andando in controtendenza rispetto a molte sensibilità “moderne”, ricordando l’importanza della famiglia formata dall’incontro stabile fra l’uomo e la donna e, guardando agli anziani: “di fronte a una cultura dell’eutanasia - ha detto - siamo chiamati a scegliere candidati alle elezioni che manifestino una chiara coscienza anti-eutanasica”. Parole chiare, che aiutano a farsi idee altrettanto chiare. Ad esempio, con un appello del genere, chi tra i cattolici potrebbe coerentemente sostenere il Pd di Zingaretti, che ha appena fatto un appello proprio pro eutanasia?
Anche il vescovo di Ventimiglia-Sanremo Antonio Suetta (in foto) ha utilizzato lo strumento della lettera ai fedeli (LEGGI QUI), ma il suo nome da qualche giorno è al centro di polemiche per un’intervista concessa al Quotidiano Nazionale nel corso della quale avrebbe detto che “sugli sbarchi ha ragione Salvini”. Il vescovo ha poi corretto il tiro dando la colpa al titolista, ma nella sostanza le sue parole non erano poi diverse da quelle attribuitegli. E di fatti gli è valso l’appellativo di Repubblica di “nemico della linea di Papa Francesco”. Uno stigma da anni ’70 (ricordate i nemici del popolo?) capace di “uccidere” mediaticamente. Infatti il povero vescovo finito nell’occhio del ciclone ha così cancellato tutte le interviste programmate negli ultimi giorni, compresa quella con la Nuova BQ. Intimidito dalle reazioni di casa sua, praticamente. Inquietante, ma fa lo stesso.
Però resta - ed è più esaustivo dell’intervista - quanto scritto nella lettera ai fedeli.
“Un pensiero anticristiano si è affermato come egemone, in nome di una singolare tolleranza interreligiosa e di una malintesa laicità”, ha detto fino a spingersi a frasi oggi decisamente politicamente scorrette: “L’Europa è nata anche nei passaggi cruciali di Potiers, di Lepanto e alle porte di Vienna l’11 settembre 1683” demolendo oltre al “cattoislamismo” imperante anche la cultura egemone che fa dell’aborto e dell’eutanasia i suoi pilastri. Il documento di Suetta è un testo molto prezioso per un’analisi sui mali dell’Europa e sulle cure, che inevitabilmente partono e passano da una ri-cristianizzazione del Vecchio Continente. Tutto questo gli ha causato l’accusa di “vescovo sovranista”. Eppure è solo un vescovo che vive al confine con la Francia, dove a causa del far west immigrazionista, più drammatica ed evidente emerge la sconfitta dell’europeismo ideologico che abbiamo concepito fino ad oggi.
I pastori che giudicano la realtà con le lenti della ragione e della Chiesa ci sono ancora. Ma la loro voce è solo un soffio di vento.
L'odio politico per Salvini da parte di molti vescovi italiani sta toccando punte grottesche. C'è persino chi "scomunica" i fedeli che lo votano. Non si può ridurre il tutto a uno scontro epocale pro o contro Salvini presentandolo come il male assoluto. Ma c'è chi ha scelto un'altra strada e ha deciso di parlare delle elezioni ai fedeli offrendo i veri criteri di giudizio cristiani. I casi Trieste, Ventimiglia e Reggio Emilia.
Il mandato che la gerarchia cattolica sta portando avanti in questi giorni appare sconcertante per orizzonti e limitatezza di vedute: contro Salvini, senza se e senza ma. Di qua il bene, di là il male. Ma per un fedele che strizza l’occhio a questo gioco (l'ultimo è l'anatema del vescovo Mogavero che se l'è presa anche gli elettori del vicepremier) ce ne sono altri dieci che provano fastidio per una riduzione della fede a referendum su un uomo politico mentre si tralascia l’abisso morale nel quale altri politici, e altri poteri anche europei, hanno lasciato sprofondare il Vecchio Continente.
In questo clima da guerra per bande, trovare un ago magnetico che orienti la bussola non è facile. Ma se un fedele volesse davvero orientarsi circa i criteri, lontano dalle pastoie ideologiche dei Mogavero, che cosa dovrebbe fare?
Tre esperienze di tre vescovi ci offrono una sorta di "Bignami" esaustivo di quelli che dovrebbero essere i criteri da utilizzare.
Il primo è l’arcivescovo di Trieste Giampaolo Crepaldi (in foto) che - intervenendo alla Giornata della Dottrina sociale organizzata dalla Nuova BQ ha fatto una disamina su quelli che sono i criteri attraverso i quali guardare l’Europa di oggi. Dal bene comune (“L’Europa nasce come respublica christiana e intende il bene comune come avente un carattere morale, finalistico, analogico e verticale, incentrato sul diritto naturale fondato, sostenuto e avvalorato dal diritto divino”) ai Nuovi diritti (“nel campo della biopolitica dobbiamo constatare frequenti pressioni delle istituzioni europee sugli Stati membri perché aprano la loro legislazione ai cosiddetti “nuovi diritti” che sono elementi del male comune”), Crepaldi ha avuto parole molto critiche nei confronti del Super Stato europeo e dei “Nuovi assolutismi” che lo ispirano. L’arcivescovo di Trieste ha messo in guardia da una nuova e pericolosa ideologia: “Esiste l’ideologia dell’europeismo, portata avanti da molte forze politiche, dalle élite intellettuali del vecchio continente che ha una visione della persona e della vita sociale non condivisibile dal punto di vista della Dottrina sociale della Chiesa”.
Il vescovo di Reggio Emilia Massimo Camisasca (in foto) ha invece scelto la strada della nota informativa ai fedeli (LEGGI QUI) della sua diocesi (e ai suoi preti) per ricordare quali sono i princìpi che stanno a cuore ai cattolici. Non li ha chiamati “non negoziabili”, ma il senso, e l’ordine che vi ha dato, ripercorrono pedissequamente quelli che erano in un passato ormai remoto per la Chiesa, i criteri forniti da Papa Benedetto XVI per orientarsi in politica. “Mi auguro che siano elette persone che abbiano a cuore la difesa della vita in ogni momento del suo svolgimento, persone che abbiano a cuore la maternità e il diritto alla vita del concepito, candidati perciò che si facciano promotori di una politica di aiuto alla famiglia e alla nascita, alle ragazze madri, ai consultori e alle associazioni che sostengono il diritto alla vita”, ha esordito andando in controtendenza rispetto a molte sensibilità “moderne”, ricordando l’importanza della famiglia formata dall’incontro stabile fra l’uomo e la donna e, guardando agli anziani: “di fronte a una cultura dell’eutanasia - ha detto - siamo chiamati a scegliere candidati alle elezioni che manifestino una chiara coscienza anti-eutanasica”. Parole chiare, che aiutano a farsi idee altrettanto chiare. Ad esempio, con un appello del genere, chi tra i cattolici potrebbe coerentemente sostenere il Pd di Zingaretti, che ha appena fatto un appello proprio pro eutanasia?
Anche il vescovo di Ventimiglia-Sanremo Antonio Suetta (in foto) ha utilizzato lo strumento della lettera ai fedeli (LEGGI QUI), ma il suo nome da qualche giorno è al centro di polemiche per un’intervista concessa al Quotidiano Nazionale nel corso della quale avrebbe detto che “sugli sbarchi ha ragione Salvini”. Il vescovo ha poi corretto il tiro dando la colpa al titolista, ma nella sostanza le sue parole non erano poi diverse da quelle attribuitegli. E di fatti gli è valso l’appellativo di Repubblica di “nemico della linea di Papa Francesco”. Uno stigma da anni ’70 (ricordate i nemici del popolo?) capace di “uccidere” mediaticamente. Infatti il povero vescovo finito nell’occhio del ciclone ha così cancellato tutte le interviste programmate negli ultimi giorni, compresa quella con la Nuova BQ. Intimidito dalle reazioni di casa sua, praticamente. Inquietante, ma fa lo stesso.
Però resta - ed è più esaustivo dell’intervista - quanto scritto nella lettera ai fedeli.
“Un pensiero anticristiano si è affermato come egemone, in nome di una singolare tolleranza interreligiosa e di una malintesa laicità”, ha detto fino a spingersi a frasi oggi decisamente politicamente scorrette: “L’Europa è nata anche nei passaggi cruciali di Potiers, di Lepanto e alle porte di Vienna l’11 settembre 1683” demolendo oltre al “cattoislamismo” imperante anche la cultura egemone che fa dell’aborto e dell’eutanasia i suoi pilastri. Il documento di Suetta è un testo molto prezioso per un’analisi sui mali dell’Europa e sulle cure, che inevitabilmente partono e passano da una ri-cristianizzazione del Vecchio Continente. Tutto questo gli ha causato l’accusa di “vescovo sovranista”. Eppure è solo un vescovo che vive al confine con la Francia, dove a causa del far west immigrazionista, più drammatica ed evidente emerge la sconfitta dell’europeismo ideologico che abbiamo concepito fino ad oggi.
I pastori che giudicano la realtà con le lenti della ragione e della Chiesa ci sono ancora. Ma la loro voce è solo un soffio di vento.
OSSERVATORE MARZIANO PROFETIZZA: SALVINI PAPA. E GRAZIE A BERGOGLIO, CHE LO HA CONSACRATO. DELIRI PRETESCHI.
Carissimi Stilumcuriali, l’Osservatore Marziano è rimasto molto colpito dall’improvviso fervore cattolico-cristiano di Repubblica, che ha dedicato ben due commenti alla vicenda del rosario mostrato da Salvini a Milano e dalla sua invocazione alla Madonna. Salvini, ha detto, testualmente, tanto per la memoria:
«Ci affidiamo alle donne e agli uomini di buona volontà. Ci affidiamo ai sei patroni di questa Europa: a San Benedetto da Norcia, a Santa Brigida di Svezia, a Santa Caterina da Siena, ai Santi Cirillo e Metodio, a Santa Teresa Benedetta della Croce. Ci affidiamo a loro. E affidiamo a loro il destino, il futuro, la pace e la prosperità dei nostri popoli. Io personalmente affido l’Italia, la mia e la vostra vita al cuore immacolato di Maria che son sicuro ci porterà alla vittoria, perché questa Italia, questa piazza, questa Europa sono simbolo di mamme, papà, uomini e donne che col sorriso, con coraggio, con determinazione vogliono la convivenza pacifica, danno rispetto ma chiedono rispetto».
Scandaloso, vero? Tanto scandaloso che ha provocato la reazione furibonda non solo dei preti, gesuiti, vescovi e cardinali che di affidamenti alla Madonna, di preghiere, rosari e cose simili non ne fanno più (tante volte si seccassero valdesi, ebrei, musulmani, gnostici, atei, dialoganti in ricerca e migranti), ma anche dei missionari comboniani. Vi offriamo la loro reazione, che, scusatemi, ma a me sembra delirante. E poi godetevi – in contrasto – la sottile ironia provocatoria di Osservatore Marziano.
I COMBONIANI REAGISCONORosario elettoraleNoi Missionari Comboniani in Italia siamo schierati. Portiamo nel cuore il Vangelo che si fa strada con le Afriche della storia. Che non scende a compromessi e strategie di marketing. Né elettorali né di svendita becera dei piccoli in nome del denaro. Ci indigna profondamente l’utilizzo strumentale del rosario, baciato sabato scorso in piazza Duomo a Milano dal ministro dell’interno, chiedendo voti alla Madonna. Rosario che è segno della tenerezza di Dio, macchiato dal sangue dei migranti che ancora muoiono nel Mediterraneo: 60 la settimana scorsa, nel silenzio dell’indifferenza dei caini del mondo. Ci rivolta dentro il richiamo ai papi del passato per farne strumento della strategia fascista dell’esclusione degli ultimi. Di chi bussa alle nostre porte chiedendo di aprire i porti. Come la nave Sea Watch di queste ore. Nave che accoglie chi scappa da mondi inquinati dai gas serra della nostra sete di materie prime per mantenere uno stile di vita sempre più insostenibile. Che pesa sulle spalle degli impoveriti.
Ci ripugna il richiamo alla vittoria elettorale in nome della madre di Gesù di Nazareth che cammina con gli “scarti” del mondo per innalzare gli umili. Sempre dalla parte dei perdenti della globalizzazione dei profitti. La carne di Cristo sulla terra. “Ero forestiero e mi avete accolto” (Mt 25,35)
Ci aggredisce l’arroganza d’invitare la gente a reagire durante le celebrazioni in chiesa di fronte ai preti che predicano “porti aperti”. Dettando legge in nome dei vescovi.
Ci dà coraggio e ci fa resistere, contro questa onda di disprezzo e disumanità, condividere il sogno di Dio: ridestare la speranza tra la gente che un mondo radicalmente altro, interculturale, aperto, inclusivo e solidale è urgente e dipende da ognuno di noi. Da chi non tace e, con la determinazione della nonviolenza del Vangelo, grida con la sua vita che non ci sta con il razzismo dilagante di chi vuole stravolgere l’immagine vera del Dio della vita.
I Missionari Comboniani ci sono. Alzano la voce. Scendono in strada, non fanno calcoli e stanno da una parte precisa. Quella degli oppressi da un’economia che uccide. Prima e sempre.Missionari Comboniani d’Italia, Verona, 20 maggio 2019Avete apprezzato l’equilibrio, la comprensione, il non giudicare le intenzioni, la dolcezza dell’eloquio, la mancanza di accuse e insulti? Finalmente dei veri imitatori di Gesù! E adesso rinfrescatevi con Osservatore Marziano.“Caro dottor Tosatti, come ben sa Repubblica arriva anche su Marte (altrimenti chi la leggerebbe) ed oggi mi son goduto due bei pezzi che definirei pro-Bergoglio/contro-Salvini. Due pezzi che lasciano intendere un prossimo scisma, ma non all’interno della chiesa cattolica, bensì uno scisma all’interno della politica nel mondo cattolico grazie al conflitto fra i due veri grandi papi: Bergoglio e Salvini. Abbiamo già tre Papi ormai, caro Tosatti: Ratzinger, Bergoglio e Salvini (Papa ad honorem).
Il primo pezzo su Repubblica è di Augias che dileggia un lettore che si meraviglia del putiferio scatenato (proprio da membri della chiesa che dovrebbero piuttosto preoccuparsi dei propri scandali) perché un politico(Salvini) ha esternato simboli religiosi in piazza Duomo.
La risposta di Augias risente dell’età del grande giornalista, ed oltre ad altri commenti, in sintesi, gli dice che non ha mai visto De Gasperi o Andreotti ostentare un rosario, e condanna il gesto “quasi scismatico” di Salvini, visto che nel frattempo “la piazza fischiava il Papa “.
Nella pagina successiva di Repubblica, nella rubrica “Idee”, Renzo Guolo conferma il pensiero di Augias (cioè di Scalfari) e giustifica la reazione della Cei contro Salvini, con il pezzo “Il Rosario della Lega”.
Secondo lui, (pensi Tosatti che geniale intuito!) obiettivo di Salvini è prender voti dai cattolici anti Francesco. Ma no!? intuito degno di un premio Pulitzer!. Ciò perché Francesco sostiene immigrazione e dialogo religioso. E definisce la mossa di papa Salvini come una strategia di entrata della Lega nella Chiesa. (<Cesaropapismo in salsa verde …> < neo-confessionalismo alla rovescia>, <ingerenze di un partito nelle vicende ecclesiastiche>).
Una Lega piena di rancore contro ogni forma di umanità, e che ha come simboli i muri, i porti chiusi, il filo spinato. Ha scritto proprio “filo spinato”; per rendere meglio l’idea del lager …
Beh, che Repubblica fosse il nuovo Osservatore Romano era evidente; che la Cei avesse fatto alleanza con gli “ambienti di Repubblica” era evidente; che questi ambienti non vogliano far vincere alle elezioni la Lega è evidente; e che non si rendano conto che con articoli del genere portano voti alla Lega è altrettanto evidente.
Quello che non hanno capito è che in questo modo evidenziano come lo scisma del XXI secolo non sia all’interno della Chiesa (tra tradizionalisti e progressisti, tra Ratzinger e Bergoglio).
Lo scisma sta maturando tra una Chiesa progressista, fallita e decaduta, ridotta ad essere una specie di partito politico; e un altro, vero partito politico, che sta crescendo sulla via per diventare Chiesa; e, a suo modo, esalta i valori di fede e mostra il Rosario. Bergoglio ha creato papa Salvini.
Non c’è più bisogno di un conclave. Con l’intento di distruggere il suo oppositore politico Bergoglio ha dato un nuovo Papa al cattolicesimo, un Papa quello che non si riconosce con la CEI di Bassetti. Tosatti, bisogna che i posteri lo sappiano, lei deve scrivere un libro con gli interventi su Stilum Curiae …”.
OM
Marco Tosatti
23 Maggio 2019 21 Commenti --
Suora decapitata e mutilata in Centrafrica. “Uccisa per un rito propiziatorio”
È stata trovata morta decapitata lunedì mattina nel villaggio di Nola, presso Berberati, nella Repubblica Centrafricana, suor Ines Nieves Sancho, religiosa di 77 anni, nei locali dove insegnava alle ragazze in primo luogo a cucire e a provare a farsi una vita migliore. Il suo corpo è stato orrendamente mutilato. Lo riferisce l’Osservatore Romano. I motivi dell’aggressione sono ancora sconosciuti. Nessuno ha rivendicato l’azione. È l’ennesima violenza contro i cattolici in Africa.
Dalle prime ricostruzioni sembra che, nella notte fra domenica e lunedì, alcuni sconosciuti si siano introdotti nella stanza della religiosa, prelevandola e conducendola proprio nei locali dove teneva le sue lezioni di cucito. Qui l’hanno poi decapitata.
Suor Ines apparteneva alla piccola comunità locale delle Figlie di Gesù. Da molti anni era impegnata in questo grande agglomerato della prefettura di Sangha-Mbaerè, nel sudovest della Repubblica Centrafricana, al confine con il Camerun. Aveva voluto rimanere a tutti i costi, anche da sola, per continuare nella sua missione finché le forze glielo avessero concesso. Nella notte fra domenica e lunedì alcuni sconosciuti si sono introdotti nella sua stanza, l’hanno prelevata e l’hanno condotta proprio nei locali dove teneva le sue lezioni di cucito. Forse un luogo simbolico per i suoi aggressori. Qui l’hanno decapitata.
“Sacrifici umani per avere fortuna nella ricerca di diamanti”
Le ragioni dell’aggressione sono ancora sconosciuti. Sebbene la scelta del luogo dell’omicidio, scrive il quotidiano Avvenire, « possa essere indicativa, fra le ipotesi c’è anche quella della turpe pratica del commercio di organi umani. Spesso questo tipo di azione viene considerata propiziatoria di fortune, in primo luogo di una buona riuscita nella ricerca dei diamanti. Accade anche che siano gli stessi genitori a uccidere qualche figlio o a indugiare in comportamenti contro natura per propiziarsi la fortuna anelata».
Il vescovo di Bangassou conferma: nella zona praticano questi riti
Al Vescovo di Bangassou, Mons. Aguirre, l’Agenzia Fides ha chiesto ulteriori particolari, hanno domandato se ritiene credibile la notizia che gli assassini dopo aver decapitato la religiosa, abbiano prelevato parti del corpo da utilizzare in riti propiziatori. «Ci dicono che nelle zone della Repubblica Centrafricana al confine col Camerun, vi sono camerunesi che praticano gli omicidi rituali per estrarre organi da usare in riti propiziatori per avere fortuna nella ricerca dei diamanti, una delle ricchezze dell’area» ha spiegato Monsignor Aguirre precisando che nella sua Diocesi, a mille chilometri dall’accaduto, «questo non avviene».
A questo faccio seguire l’attacco dei Comboniani di NIGRIZIA grondante di odio sbavante contro Salvini:
ROSARIO ELETTORALE
I Missionari Comboniani in Italia si dicono “profondamente indignati” dall’utilizzo strumentale del rosario, brandito quasi fosse un’arma il 18 maggio scorso in piazza a Milano dal ministro Salvini.
Noi Missionari Comboniani in Italiasiamo schierati. Portiamo nel cuore il Vangelo che si fa strada con le Afriche della storia. Che non scende a compromessi e strategie di marketing. Né elettorali né di svendita becera dei piccoli in nome del denaro.
Ci indigna profondamente l’utilizzo strumentale del rosario, baciato sabato scorso in piazza Duomo a Milano dal ministro dell’Interno, chiedendo voti alla Madonna.
Rosario che è segno della tenerezza di Dio, macchiato dal sangue dei migranti che ancora muoiono nel Mediterraneo: 60 la settimana scorsa, nel silenzio dell’indifferenza dei caini del mondo.
Ci rivolta dentro il richiamo ai papi del passato per farne strumento della strategia fascista dell’esclusione degli ultimi. Di chi bussa alle nostre porte chiedendo di aprire i porti. Come la nave Sea Watch di queste ore.
Nave che accoglie chi scappa da mondi inquinati dai gas serra della nostra sete di materie prime per mantenere uno stile di vita sempre più insostenibile. Che pesa sulle spalle degli impoveriti.
Ci ripugna il richiamo alla vittoria elettorale in nome della madre di Gesù di Nazareth che cammina con gli “scarti” del mondo per innalzare gli umili. Sempre dalla parte dei perdenti della globalizzazione dei profitti. La carne di Cristo sulla terra. “Ero forestiero e mi avete accolto” (Mt 25,35).
Ci aggredisce l’arroganza d’invitare la gente a reagire durante le celebrazioni in chiesa di fronte ai preti che predicano “porti aperti”. Dettando legge in nome dei vescovi.
Ci dà coraggio e ci fa resistere, contro questa onda di disprezzo e disumanità, condividere il sogno di Dio: ridestare la speranza tra la gente che un mondo radicalmente altro, interculturale, aperto, inclusivo e solidale è urgente e dipende da ognuno di noi. Da chi non tace e, con la determinazione della nonviolenza del Vangelo, grida con la sua vita che non ci sta con il razzismo dilagante di chi vuole stravolgere l’immagine vera del Dio della vita.
I Missionari Comboniani ci sono. Alzano la voce. Scendono in strada, non fanno calcoli e stanno da una parte precisa. Quella degli oppressi da un’economia che uccide. Prima e sempre.
I Missionari Comboniani d’Italia
(MB: Faccio solo notare : per questi “missionari”, i negri subsahariani adesso non fuggono dalle guerre (che non ci sono), ma dai “gas serra” che secondo loro inquinano i loro paesi per colpa dei bianchi che sfruttano “le materie prime”. Un caso di delirante adesione alla propaganda climatica dei poteri forti e dii credulità in Greta, applicata all’odio mascherato da umanità (ed amore dei vice-scafisti Sea Watch). Questi missionari chiamano alla guerra civile, anzi sono pronti a partecipare: “Scendono in strada, e stanno da una parte precisa”. Intanto nell’Africa Nera, le vere missionarie vengono macellate per essere usate per i riti di magia nera che i Comboniani non conoscono – ma sono mai stati là? e vogliono che questi negri arrivino qui, nel nostro paese, a migliaia. NIGRIZIA per OSEGHALE. O secondo il vecchio slogan dei terroristi rossi: “DIECI, CENTO, MILLE OSEGHALE!”.
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