In questo articolo vengono messe ben a fuoco le premesse culturali e le conseguenze future che potremmo aspettarci dopo il caso di Vincent Lambert.
Ecco un articolo di Wesley J. Smith nella mia traduzione.
Vincent Lambert
Vincent Lambert

Il quarantaduenne francese, che 11 luglio a Reims ha esalato l’ultimo respiro, non è morto per un incidente. Non era “il suo momento”. E’ morto lentamente, per nove giorni, per disidratazione forzata, una morte che causa un’essiccazione radicale dei tessuti, screpolature delle membrane, potenziali convulsioni e un lento cedimento degli organi.
Questo non è stato un caso di eutanasia, di per sé – anche se togliere il sostentamento di una persona può avere un solo risultato. Piuttosto, la disidratazione forzata di Lambert è stata considerata semplicemente una questione di bioetica effettuata per legge, una questione emotivamente difficile ma di routine quella di rimuovere il “trattamento medico” di “nutrizione artificiale e idratazione” – perché sua moglie lo voleva e i tribunali hanno ritenuto che fosse nel suo interesse.
Com’è che è stato nel suo interesse? Lambert era profondamente disabile con una catastrofica lesione cerebrale che lo ha lasciato con una diagnosi di [una persona] permanentemente incosciente (anche se i suoi genitori hanno insistito sul fatto che fosse minimamente consapevole). Ma non richiedeva assistenza meccanica alla respirazione o dialisi renale. Tutto ciò di cui il povero uomo aveva bisogno per sopravvivere era ciò di cui ogni essere umano ha bisogno: cibo e acqua. 
Il caso di Lambert ha avuto enorme eco nei media in Europa perché è stato oggetto di un’aspra lotta giudiziaria tra sua moglie e i suoi genitori (sia la madre che il padre volevano che Lambert vivesse). La storia è stata meno discussa negli Stati Uniti, in parte a causa della distanza, ma anche perché abbiamo attraversato il Rubicone della disidratazione nel 2005 con la morte di Terri Schiavo, quando i tribunali ordinarono di interrompere il sostentamento a mezzo sondino.
Il caso di Lambert è strettamente parallelo a quello di Schiavo. Entrambi erano profondamente disabili con una grave lesione cerebrale. Nessuno dei due aveva lasciato istruzioni formali scritte circa i loro desideri nel caso fossero diventati gravemente incapaci [di intendere e di volere]. Entrambe le morti erano state precedute da aspre controversie legali intrafamiliari. (…) Sia Schiavo che Lambert erano pazienti cattolici, e in entrambi i casi i favorevoli alla disidratazione accusavano i membri della famiglia di opporsi alla disidratazione perché motivati semplicemente dalla religione, e non dalla vera preoccupazione per i pazienti.
Alcuni sostengono che questi casi dimostrano un pregiudizio contro l’uguale valore dei pazienti con disabilità cognitiva. Questo argomento non ha avuto alcun approfondimento nel caso Schiavo. Ma nel caso Lambert, il Comitato per i diritti delle persone con disabilità delle Nazioni Unite è intervenuto, chiedendo che la sua disidratazione fosse ritardata in modo che si indagasse sul fatto se il rimuovere il cibo e l’acqua equivalesse ad un atto discriminatorio. Tale richiesta ha dato a Lambert una sospensione temporanea quando una Corte d’Appello francese ha annullato l’approvazione della disidratazione decisa da parte di una corte francese. Ma la vittoria è stata di breve durata, in quanto la Corte Suprema francese in seguito ha annullato la decisione (della Corte di Appello, ndr).
Spero che il Comitato delle Nazioni Unite continui la sua indagine. Lambert (e Schiavo) non erano malati terminali. Sono morti solo perché coloro che avevano il potere di decidere ritenevano che la loro vita non valesse la pena di essere vissuta. Non è forse una discriminazione basata sulla disabilità decidere che la morte è nell’interesse del paziente, perché il paziente è incapace dal punto di vista cognitivo? Non è discriminazione basata sulla disabilità sospendere cibo e acqua per le persone [solo] perché sono cognitivamente incapaci, quando non dovremmo (ancora) affamare pazienti incapaci [ma] che mangiano volentieri?
Negli Stati Uniti, il supporto popolare per la disidratazione di Schiavo è stato un [attraversamento del] Rubicone. Prima dell’imbroglio nazionale sulla sua disidratazione, molti americani non sapevano che i disabili dal punto di vista cognitivo potevano morire in questo modo. Dopo il caso Schiavo, i sondaggi hanno mostrato che la maggior parte degli americani sostenevano l’approccio, e che avevano risolto la questione del “cibo e dei fluidi”. Oggi, i pazienti non coscienti e con minima coscienza vengono disidratati [a morte] in tutti i cinquanta stati come una questione di routine medica, di solito con l’acquiescenza della famiglia. Se c’è una disputa familiare, la legge di solito dà il beneficio del dubbio alla morte piuttosto che alla vita, a meno che il paziente non abbia chiarito abbondantemente prima dell’infortunio o della malattia che voleva che le cure continuassero. Sospetto che Lambert diventerà lo stesso Rubicone in gran parte dell’Europa.
Ma non sarà la fine. La bioetica non è mai statica. Il ragionamento utilitaristico del movimento mainstream si basa su un’etica della “qualità della vita”, invece che su un approccio “santità/uguaglianza di vita”. Questa filosofia, abbracciata dall’establishment medico, porterà il paese a considerare la morte indotta come la risposta adeguata a gravi malattie e lesioni. Bisogna prepararsi alle seguenti tendenze:

  • La difesa della interruzione dell’alimentazione di persone con demenza avanzata: Il movimento per l’eutanasia vuole che la legge permetta alle direttive mediche avanzate di istruire coloro che si prendono cura dei malati di affamare coloro che hanno firmato [una dichiarazione anticipata di trattamento] – anche se mangiano e bevono volentieri – una volta che la loro demenza abbia raggiunto un livello predeterminato di declino. Se adottata, costringerebbe le case di cura e i membri della famiglia a far morire di fame e disidratare a morte questi pazienti, forse anche se chiedessero del cibo.

  • Aumento delle leggi sulle “cure inutili”: il Texas, la Virginia e altri stati permettono ai medici e/o ai comitati ospedialieri di bioetica di rifiutare un richiestotrattamento di sostegno alla vita in base alle loro opinioni sulla qualità della vita del paziente e/o sui costi delle cure. In futuro, tali leggi potrebbero permettere ai medici di ordinare l’interruzione dell’alimentazione a mezzo sondino sulla base delle obiezioni della famiglia.

  • Razionamento dell’assistenza sanitaria: Con l’aumento della crisi delle spese mediche, un giorno potremmo vedere leggi che fissano limiti di tempo per la copertura dei costi di cura di pazienti con disabilità profonde come Lambert e Schiavo.

  • Iniezione letale invece che disidratazione: Se l’eutanasia/il suicidio assistito si diffondono, a un certo punto la gente concluderà che fare una iniezione letale a questi pazienti sia più umano della disidratazione, cosa che senza dubbio lo sarebbe. Uno dei punti di difesa che sta dietro a questi casi di disidratazione è stato quello di abituarci alla eliminazione della sofferenza eliminando il malato. Una volta accettata questa premessa, l’iniezione letale diventa la scelta logica.

  • Prelevare gli organi di pazienti profondamente disabili: Disidratare a morte i pazienti rende i loro organi inutilizzabili per il trapianto. Ma se mai permettessimo le loro uccisioni mediante l’eutanasia, questo paradigma cambierebbe. Belgio, Paesi Bassi e Canada uniscono già l’eutanasia al prelievo di organi e alcuni bioeticisti hanno sostenuto su riviste professionali che ai disabili dal punto di vista cognitivo (e altri) dovrebbero essere prelevati gli organi per mezzodell’eutanasia.

Come scrisse una volta padre Richard John Neuhaus, i bioeticisti “guidano professionalmente l’impensabile nel suo passaggio attraverso il discutibile sulla sua strada affinché diventi giustificabile fino a quando non viene stabilito come non eccezionale”. Con le disidratazioni di Schiavo e Lambert, la rimozione del sostentamento dei disabili dal punto di vista cognitivo è stata “stabilita come non eccezionale”. La cura inutile è allo stadio del “giustificabile”. Il prelievo di organi unito all’eutanasia, come mezzo per uccidere i pazienti, è diventato “discutibile”.
A meno che la società non rifiuti collettivamente le premesse logiche e morali dell’etica della “qualità della vita”, vedo pochi impedimenti – oltre alla debole obiezione della repulsione emotiva – che ci impediscono di seguire un percorso bioetico oscuro.

Wesley J. Smith è un senior membro del Discovery Institute. Il suo ultimo libro è: Cultura della Morte: L’epoca della medicina del “far del male”.

Fonte: First Thing