ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 7 luglio 2019

Medaglie d'onore

Giorgia Meloni: Alex attracca a Lampedusa. L'Italia alzi la testa contro la prepotenza delle Ong!


Il capitano della Alex è indagato: "Questa per me è una soddisfazione..."

Tommaso Stella è indagato per favoreggiamento all'immigrazione clandestina. Ma se ne vanta: "Adesso mi sento un uomo felice"


"Mi sento un uomo felice...". Il capitano della Alex, Tommaso Stella, 46enne milano, non si cura troppo di essere indagato.
Come per Carola Rackete, la comandante della Sea Watch 3, considera il procedimento penale una sorta di medaglia d'onore. "Anche queste nella vita sono soddisfazioni", confida al Corriere della Sera. Nessun mea culpa, dunque, per aver violato le leggi dello Stato italiano e per aver aver portato con la forza una quarantina di immigrati clandestini nel nostro Paese. Tanto che lascia intendere di essere pronto a farlo un'altra volta.
Intorno all'una di notte sono sbarcati tutti i migranti che si trovavano a bordo della "Alex". Ora la barca dell'ong Mediterranea Saving Humans, che ieri è entrata al porto di Lampedusa forzando il blocco imposto dal Viminale (guarda il video), resta ormeggiata al molo Favarolo. La Guardia di Finanza ha proceduto al sequestro della imbarcazione con il decreto notificato al capitano Stella che, come spiega su Twitter la stessa organizzazione non governativa, è indagato per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. "Non dormo e non mi lavo da una settimana - spiega al Corriere della Sera - ma adesso mi sento un uomo felice, perché abbiamo salvato 54 persone, le abbiamo aiutate a fuggire dall’inferno della Libia, anche queste nella vita sono soddisfazioni". Il resto dell'equipaggio, invece, la farà franca: almeno per il momento non risulta indagato, a differenza di quanto era trapelato ieri sera dal ministero dell'Interno.
A capo della missione c'è un parlamentare di Liberi e Uguali. Si chiama Erasmo Palazzotto. Mentre a terra la Alex, una barca "da crociera" che la ong affitta per 8mila euro la settimana, ci sono Luca Casarini, i centri sociali e tutto l'associzionismo rosso. Durante il braccio di ferro con Matteo Salvini sono stati loro a spalleggiare Stella, skipper che ha a lungo lavorato nell'equipaggio di Giovanni Soldini, nell'assalto al porto di Lampedusa. "Nella mia vita sono stato sulle barche più belle del mondo - racconta ora il capitano al Corriere della Sera - ma sono di origini umili e mi sono sempre sentito dalla parte di chi è povero e di chi soffre. Per questo ora mi trovo qui e mi ci trovo benissimo, malgrado tutto"Francesca Zanoni del legal team della ong ci ha sempre tenuto a far sapere che, come tutti gli altri undici componenti dell'equipaggio, non percepisce alcun compenso economico. E ora che è indagato fa spallucce e dice di ripensare alle "soddisfazioni" che ha vissuto a bordo della Alex, come quando una delle donne incinte è stata visitata dai medici e ha visto dall'ecografo che il feto era vivo. "Non potrò mai dimenticarlo".

Ecco chi è il capo missione della nave Alex

Il deputato Erasmo Palazzotto è a capo della missione culminata con l'approdo della nave Alex a Lampedusa: è lui uno degli elementi di spicco dell'Ong Mediterranea Saving Humans


Appena entrata al porto di Lampedusa, con la prospettiva di aprire un nuovo caso ed un nuovo braccio di ferro con il governo italiano: la nave Alex, con 50 migranti a bordo, si trova adesso all’interno dello scalo dell’isola più grande delle Pelagie e porta con sé anche non poche curiosità.
La nave è un veliero destinato all’inizio a scortare semplicemente la Mare Jonio, il mezzo che segna l’avvio dell’attività dell’Ong di appartenenza, ossia la Mediterranea Saving Humans. Ma la Mare Jonio attualmente è sotto sequestro ed ancorata al porto di Licata per via dell’inchiesta avvita dalla procura di Agrigento in occasione dello sbarco avvenuto il 20 marzo scorso a Lampedusa.
L’Ong Mediterranea balza agli onori della cronaca proprio in quell’occasione, quando ingaggia un braccio di ferro con il governo e soprattutto con il ministro dell’interno Matteo Salvini. Capo missione in quel caso è Luca Casarini, noto ai più per essere uno dei volti dei manifestanti no global durante il G8 di Genova del 2001.
Le attività dell’Ong iniziano più di recente rispetto alle altre organizzazioni impegnate nel Mediterraneo: l’obiettivo è quello di creare un’Ong con navi battente bandiera italiana per evitare il blocco imposto dall’esecutivo. Un blocco che tuttavia arriva per l’appunto in occasione dello sbarco di marzo, quando i migranti possono scendere a Lampedusa soltanto per l’intervento della procura di Agrigento che pone sotto sequestro la Mare Jonio.
Proprio per l’inattività forzata di tale nave, si attiva quindi la Alex: un veliero acquistato per dare manforte e supporto alla Mare Jonio. Il capomissione durante l’ultima operazione di salvataggio, è un deputato: si tratta, in particolare, dell’onorevole Erasmo Palazzotto alla sua seconda legislatura con LeU.
È lui a coordinare le varie iniziative a bordo della Alex: “In questo periodo – scrive Alessandro Giorgiutti su Libero – Non cercatelo a Montecitorio, perché si trova a bordo della nave dell’Ong. Palazzotto con il 63.7% di assenze è tra i meno presenti in aula”.
Il deputato oltre ad essere capo missione, è anche uno degli artefici della fondazione dell’Ong avvenuta anche grazie alle garanzie offerte da alcuni deputati per il finanziamento di 400.000 Euro ad opera di Banca Etica per l’avvio delle attività di Mediterranea.
Quella somma costituisce solo comunque una base di partenza. In realtà gran parte dei fondi che arrivano all’Ong sono figlie di una raccolta che ad oggi riesce a racimolare più di 800.000 Euro, così come scrive ancora Giorgiutti su Libero.
L’Ong quindi non sembra avere problemi di liquidità e può affrontare le spese dell’ultimo salvataggio, nonché del braccio di ferro appena avviato con il governo italiano. Un “duello” che sembra solo all’inizio e non appare affatto terminato con l’approdo a Lampedusa della nave Alex.
Tra possibili inchieste e conseguenze del decreto sicurezza bis, oltre a prevedibili strascichi di natura politica, l’Ong Mediterranea Saving Humans potrebbe far parlare ancora molto a lungo di sé in questa che si prevede come un estate molto calda, almeno sotto il fronte del fenomeno migratorio.

Mediterranea "chiama" le toghe e querela Salvini per fare cassa

Dopo la capitana di Sea Watch, anche l'ong dei centri sociali trascina il leghista in tribunale. E confessa: "Coi suoi soldi finanzieremo altre operazioni in mare"


Adesso le organizzazioni non governative cercano la sponda delle toghe rosse per far condannare Matteo Salvini.
Dopo la capitana della Sea Watch 3, Carola Rackete, anche l'ong dei centri sociali, Mediterranea Saving Humans, ha infatti deciso di trascinare in tribunale il ministro dell'Interno. L'obiettivo, neanche troppo celato, è di spillargli qualche soldo. "Magari diventa un 'finanziatore involontario' - commenta l'armatore sociale Alessandro Metz - permettendo in questo modo nuove operazioni di monitoraggio in mare e forse di salvare altre vite umane".
Salvini non ha mai avuto paura di affrontare una querela. È già successo in passato. E ora che le ong lo hanno denunciato, non può che fare spallucce e tirare dritto. "Non vedo l'ora di incontrare Carola in tribunale, di guardare in faccia una che ha provato a uccidere dei militari italiani"ha commentato questa mattina. La prima a rivolgersi a un tribunale è stata, appunto, la Rackete che, dopo aver forzato il blocco mettendo a rischio le vite dei finanzieri che si trovavano a bordo della motovedetta speronata con la Sea Watch 3, se l'è presa pure con il vice premier leghista perché nei giorni scorsi l'ha attaccata duramente. In queste ore Alessandro Gamberini, avvocato della comandante tedesca, sta raccogliendo "tutti gli insulti" e "le forme di istigazioni a delinquere" pronunciate dal leader del Carroccio e dai "leoni da tastiera abituati all'insulto""È lui che muove le acque dell'odio", è il teorema del legale. "Una querela per diffamazione è il modo per dare un segnale - ha spiegato ai microfoni di Radio Cusano Campus - quando le persone vengono toccate nel portafoglio capiscono che non possono insultare gratuitamente". I soldi, appunto. Come spiegato anche da Metz, è quello l'obiettivo delle ong: far sborsare a Salvini a un po' di denaro per finanziare un'altra operazione (illegale) in mare.
Mediterranea Saving Humans vuole rifarsi su Salvini per le dichiarazioni rilasciate questa mattina sulla nave Alex di proprietà dell'ong fondata da Luca Casarini che, dopo aver recuperato una quarantina di migranti irregolari al largo della Libia, li sta portando a Lampedusa disattendendo le indicazioni di attraccare alla Valletta"Malta ha dato la disponibilità, è un porto sicuro europeo e non si capisce perché questi trafficanti debbano decidere dove andare e non andare", è stato il commento del vice premier leghista. Il termine "trafficanti" ha fatto imbestialire Metz che ha subito armato un legale contro il leader leghista. "È inaccettabile essere accomunati ai trafficanti di esseri umani - ha tuonato l'armatore in una nota - è un'accusa infamante che respingiamo al mittente". Come dicevamo, l'obiettivo è portarsi a casa un po' di soldi. E non si tratta di una nostra supposizione. È lo stesso Metz ad ammettere che, qualora dovesse perdere la causa, il ministro dell'Interno diventerebbe "un 'finanziatore involontario'" dell'ong "permettendo in questo modo nuove operazioni di monitoraggio in mare e forse di salvare altre vite umane".
Per le ong le cause in tribunale diventano l'occasione per aprire un ulteriore fronte di scontro con Salvini. Non solo in mare, ma anche nelle aule dei tribunali. Sapendo di poter contare su una folta schiera di magistrati politicizzati che si sono già espressi contro il leader leghista e contro le misure, come il decreto Sicurezza, che sono state approvate dal governo gialloverde per contrastare l'immigrazione clandestina, respingere gli assalti delle organizzazioni non governative e azzerare le morti in mare riducendo il più possibile le partenze dalle coste del Nord Africa. Misure che per quasi un anno sono riuscite a spezzare il business dell'accoglienza, mandando su tutte le furie gli ultrà dell'immigrazione. Che, dopo il blitz della Rackete, sono tornati all'assalto dei nostri porti.

Carola, l'apoteosi dei cliché di sinistra

La capitana della Sea Watch è la donna perfetta per tutti i cliché di sinistra


Carola Rackete, la capitana della nave Ong Sea Watch, è la «donna di Vitruvio» perfettamente inscritta nel cerchio del politicamente corretto, la incarnazione della cultura dominante in questa epoca.
Vediamo quali sono le sue caratteristiche, prelevando le sue parole dall'intervista rilasciata ieri a la Repubblica. Apolide e senza radici. Non si sente tedesca, al massimo europea. Ci vorrebbe più Europa. Non c'è un luogo che chiamerebbe «casa».
Cosmopolita e senza confini. L'altra faccia della medaglia. Quella che spinge a ritenere giusto, anzi doveroso, non rispettare la legge di uno Stato sovrano. Secondo Rackete, «talvolta servono azioni di disobbedienza civile per affermare diritti umani e portare leggi sbagliate davanti a un giudice». Secondo altri, quelle azioni sono un reato. I confini non hanno alcun senso per una cosmopolita. E qui forse c'è una contraddizione: la Sea Watch, che trasporta manodopera a basso costo, non è proprio uno strumento della globalizzazione liberista che Carola Rackete vorrebbe sabotare? Ambientalista. Ammiratrice di Greta, fa parte del gruppo Extinction Rebellion «che lotta contro i cambiamenti climatici». Non prende l'aereo: «Sono andata in Cina in treno». Diritti umani. La destra «radicale e sovranista» viola i diritti umani. Nella destra radicale, la Capitana include tutto ciò che non è sinistra, da Matteo Salvini ai neonazisti della Sassonia. Fior di filosofi insegnano che la politica dei diritti umani ha i suoi limiti e i suoi rischi. Niente. Basta dire «diritti umani» per far diventare tutto buono e giusto. Immigrazionista. Tutti i migranti devono sbarcare in Europa. È loro diritto: «Anche chi scappa dalla fame e dalla mancanza di opportunità ha diritto a un futuro». Una buona percentuale di migranti appartiene a quella che potrebbe e dovrebbe essere la classe media africana: non sarà un problema anche per i Paesi di partenza? Atea. Nulla di strano, nell'età della secolarizzazione. Intellettuale. Ci tiene a sottolineare di provenire da «un ambiente accademico» e di avere «amici in molte università». Carola Rackete non ha una opinione fuori posto. Se non esistesse, le Ong dovrebbero inventare una Capitana Rackete, uguale a questa.

L'Osservatore Romano: "In caso di povertà non esistono acque territoriali"

L'Osservatore Romano, giornale edito dalla Santa Sede, ha definito i negoziati sui migranti uno "spettacolo umiliante". Critiche dirette anche alla Ue


L'Osservatore Romano, il quotidiano edito dalla Santa Sede, ha preso una posizione nitida sulla gestione dei fenomeni migratori, che è peraltro in linea con la pastorale sui migranti e sulle periferie economico-esitenziali di papa Francesco: "Quando si tratta della povertà e della disuguaglianza non vale il limite delle acque territoriali o della zona Sar di competenza", si legge in un articolo odierno, com'è stato riportato pure dall'agenzia Adnkronos.
Insomma, le politiche del rigore, che prevedono forti restrizioni in materia d'accoglienza non sembrano trovare troppa condivisione sull'altra sponda del Tevere, dove si continua a predicare in favore dell'inclusione, del multiculturalismo e dei porti aperti. Ma forse questa verrà interpretata come una semplificazione.
Proseguendo nella lettura, infatti, viene specificato come il "porre le domande sbagliate" non costituisca un atteggiamento utile "neppure per distinguere posizioni e orientamenti, soprattutto quando viene costruita una polarizzazione che si vorrebbe risolutiva perché immediatamente sovrapponibile a uno scontato giudizio morale". Lo scontro, in parole povere, sembra contribuire a spostare l'attenzione dal focus più urgente, che per L'Osservatore Romano, il "quotidiano del Vaticano" che da dicembre scorso è diretto dal professor Andrea Monda, riguarda invece la domanda di speranza di coloro che cercano un futuro migliore sulle nostre coste.
Viene segnalato, tuttavia, come il ruolo esercitato dall'Unione europea non abbia prodotto risultati efficaci: "Non si tratta, con tutta evidenza, di decidere cosa fare quando un mezzo improvvisato si trova in mezzo al mare stipato di uomini, donne e bambini", viene premesso. Poi arriva la critica sul mancato intervento risolutivo degli enti sovranazionali: "Questo è diventato un problema prima di tutto per colpa dell'Unione europea, incapace di dimostrarsi all'altezza dei valori sui quali è stata fondata e di modificare norme che lasciano nelle mani di pochi il cerino di questa responsabilità". Il caso di Sea Watch 3 non viene rimarcato in modo diretto, ma i "negoziati" che ne sono seguiti, anche temporalmente, sì: trattasi, per il pezzo in questione, di uno "spettacolo umiliante".
Le istanze sovraniste troverebbero terreno fertile proprio in questi aspetti procedurali. Bisognerebbe dunque dare vita a meccanismi in grado di occuparsi di "regolamentazione", "controlli" ed "eventualmente soglie". Questo, viene premesso, nel caso in cui le posizioni dei cosiddetti populisti trovassero in fin dei conti corrispondenza politica. Pure perché "gli sbarchi continueranno". La parte finale della riflessione, del resto, è stata riservata anche al futuro statistico delle migrazioni: "Perché non dovrebbero partire?", ci si domanda.
Viene evidenziato inoltre come i migranti non optino per la "via della violenza". La sintesi del ragionamento presentato da L'Osservatore Romano sembra questa: districare i nodi attorno alla gestione dei fenomeni migratori spetta all'Europa. Chi si imbarca sta solo tentando "di entrare nel mondo dei ricchi".

Ora i libici accusano le ong: "Usano i soldi dei trafficanti"

L'ammiraglio Qassem non usa giri di parole e punta il dito contro le navi "buoniste": "Legami coi trafficanti di uomini"


Adesso parla la Guardia Costiera libica. Dopo il caso Sea Watch e soprattutto dopo il braccio di ferro con Alex e Alan Kurdi, i libici prendono una posizione chiara sui salvataggi delle ong davanti alle coste di Tripoli.
A parlare di quello che accade in mare e di presunti rapporti tra le stesse ong e gli scafisti: "Con un pieno ritorno delle attività delle ong nel Mediterraneo ci sarà un esodo di migranti verso l’Italia", ha affermato all'Adnkronos Ayoub Qassem, ammiraglio e portavoce della Guardia Costiera libica. Il militare manda un messaggio chiaro alle ong ma anche al governo italiano. Il rischio, a suo dire, è che gli arrivi con le ong diventino una sorta di prassi che può risvegliare un'odata di partenze dalla Libia: "Il governo italiano - continua - non deve permettere alle persone salvate da queste navi di poter sbarcare perchè altrimenti si diffonderà di nuovo la cultura dell’emigrazione verso l’Europa, con evidenti ripercussioni sia sulla Libia che sull’Italia". A questo punto Qassem parla proprio delle mosse delle ong. L'accusa è abbastanza chiara: interferiscono con le operazioni di soccorso. Spesso le ong intervengono senza aspettare l'arrivo delle motovedette e dunque caricano i migranti a bordo senza averne l'autorizzazione.
"Non possiamo continuare a fare gare di velocità con le imbarcazioni delle ong. Quando il centro di coordinamento di soccorso riceve la conferma del nostro intervento, non deve permettere ad altri di entrare in azione. Noi non vogliamo scontrarci con le ong", ha aggiunto. Infine arriva l'accusa più pesante per le ong. L'ammiraglio parla di presunti rapporti tra gli equipaggi delle navi e i trafficanti di esseri umani: "Abbiamo il sospetto che ottengano ricompense dirette, oltre a quelle indirette, per ogni persona che fanno arrivare in Europa. Ogni intervento che fanno loro è per favorire l’immigrazione in Libia dall’Africa subshariana e per avere maggiore peso politico in Europa. A questo si aggiunge l’aspetto materiale: non solo aumentano le raccolta dei fondi a proprio favore ma non escludiamo che abbiano finanziamenti direttamente legati ai trafficanti di essere umani". Parole pesantissime che di certo faranno discutere. Mediterranea ha infatti deciso di portare in tribunale Salvini che ha definito "trafficanti" gli operatori delle ong. Ora i "buonisti" quereleranno anche l'ammiraglio Qassem?

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