ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 2 novembre 2019

Vermis eorum non morietur

Sconsacrazione del colle vaticano?

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Confundantur omnes qui adorant sculptilia, et qui gloriantur in simulacris suis. Gens enim et regnum quod non servierit tibi peribit, et gentes solitudine vastabuntur. Vermis eorum non morietur et ignis eorum non extinguetur (Sal 96, 7; Is 60, 12; 66, 24).

Il rito pagano eseguito il 4 ottobre scorso nei Giardini Vaticani è una pratica di magia sessuale che riveste un significato occulto. Perché officiare proprio là – si è chiesto un amico ricercatore – una cerimonia appartenente al culto della fecondità? Solo per via della stupenda cornice naturalistica? o piuttosto con un intento dissacratorio e, al tempo stesso, propiziatorio di un intervento demoniaco? L’utilizzo di un feticcio fallico e di un idolo della dea madre non è certo stato un fatto meramente folcloristico, bensì un atto deliberato di evocazione degli spiriti mirante all’ottenimento di un preciso risultato, quello richiesto dalla sciamana amerindiana con le sue nenie gestuate e la “benedizione” impartita all’arciapostata che ha assistito ai suoi vaneggiamenti… ma quale? Per trovare una risposta, bisogna considerare in breve alcuni intriganti dettagli della storia del luogo.

Il Vaticanus mons, pur trovandosi al di là del Tevere e non facendo quindi parte dei tradizionali sette colli su cui era sorta la Città Eterna, era per gli antichi un sito di rilevante interesse, sia come luogo di sepoltura di famiglie ricche o patrizie, sia come sede di oracoli che, con buona probabilità, gli diedero il nome con i loro vaticini. Un vecchio leccio sacro era venerato, fin dall’epoca etrusca, per i suoi supposti poteri magici; più tardi vi fiorì il culto, importato dalla Frigia, di Cibele Magna Mater. Alle falde del colle, inoltre, Nerone fece edificare un circo nel quale, nella prima persecuzione dei cristiani, mise a morte il Principe degli Apostoli e la schiera dei Protomartiri romani. San Pietro era stato poi seppellito poco lontano, a ridosso di quel muretto tinto di rosso, successivamente inciso di numerosi graffiti che sollecitavano la sua intercessione, che sarà riportato alla luce con gli scavi condotti per incarico di Pio XII, negli anni Quaranta e Cinquanta del secolo scorso, da Ludwig Kaas e Margherita Guarducci. Fin dalle origini, a quella tomba si era attribuita un’importanza tale che Costantino, all’inizio del IV secolo, decise di costruire intorno ad essa un’immensa basilica il cui altare centrale inglobasse la primitiva edicola che la segnalava.

Per realizzare tale progetto, l’imperatore dovette livellare una sufficiente superficie di terreno; a questo scopo, passando sopra leggi inviolabili, fece interrare l’antica necropoli che colà sorgeva, ora di nuovo visitabile. Nelle fondamenta dell’edificio, oltre agli antichi monumenti sepolcrali pagani, riccamente decorati con stucchi e pitture, furono inghiottite anche le tombe di molti cristiani che eran stati seppelliti accanto all’Apostolo. Nei primi tre secoli numerosi fedeli, pur senza giungere al martirio, morivano per le sequele di prigionie, maltrattamenti e torture subite per la loro fedeltà al Signore: erano i Confessori. Ora, quando Leone XIII, alla fine dell’Ottocento, dispose l’avvio della prima campagna di scavi, archeologi poco scrupolosi pensarono di spargere la terra estratta da sotto il pavimento della basilica proprio nei giardini, con scarso riguardo per le ossa di Santi ad essa mischiate; si può quindi affermare che tutta quell’area è in certo qual modo consacrata da preziose reliquie di eroici testimoni dell’unica vera fede. È là che, il 4 ottobre, “papa Francesco” ha voluto piantare proprio un leccio, nell’ambito di una celebrazione dedicata alla Madre Terra

Compiere un rito pagano proprio in quel luogo è dunque un sacrilegio e una profanazione, un atto di sconsacrazione che difficilmente può non essere premeditato, soprattutto se considerato in relazione ad un altro gesto incomprensibile: regalare a sorpresa ai delegati di Costantinopoli le reliquie di san Pietro. I frammenti ossei rinvenuti nella tomba misti a fibre di porpora e d’oro (segno che la salma era stata inumata con onori regali), dopo esser rimasti per anni relegati in un magazzino delle grotte, furono identificati per opera della Guarducci e ricollocati al loro posto, dove possono esser venerati dai visitatori degli scavi. Una parte di essi, per volere di Paolo VI, era però custodita nella stanza da letto del Papa, racchiusa in una cassetta che, lo scorso 29 giugno, è stata appunto consegnata agli ospiti ortodossi, esterrefatti per l’abnormità dell’atto. Non siamo in grado di quantificare la porzione di reliquie rimanente, ma possiamo verosimilmente supporre che sia piuttosto esigua.

Neanche Pio IV, che nei giardini costruì la sua celebre Casina, capolavoro dell’arte rinascimentale, era arrivato a tanto, pur avendo eretto, nel cuore della cittadella pontificia, un monumentale inno al paganesimo classico, ritornato in auge fin dal secolo precedente con il suo corteggio di arti magiche e occulte: tornava forse a rivivere l’arte divinatoria praticata proprio là dagli àuguri antichi? Come che sia, questa volta non si è trattato semplicemente di far idealmente risorgere culti precristiani, ma pure di defenestrare, per così dire, il legittimo proprietario onde far nuovamente spazio ai demoni. Il sospetto peggiore dell’amico studioso è che i due idoli lignei del culto della fertilità, l’uno maschile, l’altro femminile, siano stati intronizzati sul sacro colle per propiziare il concepimento dell’Anticristo alla presenza del suo falso profeta. I riti magici legati alla terra posseggono una valenza cosmica, in questo caso potenziata al massimo dalla partecipazione di alti rappresentanti della vera religione, che con la propria adesione si son però sottomessi ai falsi dèi, cioè ai demoni. Chi avrebbe potuto detronizzare il Signore, per quanto possibile, se non colui che è considerato Suo vicario sulla terra? Nessuna potenza politica ci era mai riuscita.

Secondo le dottrine esoteriche della gnosi egizia, coltivata dalle logge superiori a quelle di rito scozzese, quell’impostore e i suoi compari assolvono al compito dello scarabeo stercorario, insetto considerato sacro, nell’antica civiltà d’Egitto, per via della sua capacità di orientarsi con le stelle e del suo legame con il dio del Sole nascente. Simbolo di reincarnazione e di immortalità, la femmina depone le uova nelle palline di sterco preparate dal maschio, delle quali pure si nutrono. Tale idea di vita che si rigenera continuamente dai propri rifiuti non può risultare, a livello teologico, se non una demoniaca esaltazione della morte e della putrefazione. Tutta la sporcizia, incentivata e promossa dal capo, che sfigura attualmente la Chiesa militante non è altro che coprofagia, un nutrirsi di sterco che mira assurdamente a una sorta di rinascita e alimenta un’esistenza tutta materiale, immanentistica, ripiegata sulla parte inferiore dell’uomo, sull’apparato digerente e su quello genitale. Eminentissimo esempio è il celebre Mac Carrick, che ha in tal modo allevato tutta una nidiata di prelati corrotti che restano saldamente ai loro posti di comando, visto che la gran pulizia si è limitata a ridurre lui solo allo stato laicale in modo del tutto irrituale, senza un processo che portasse allo scoperto la rete sommersa, ma per via amministrativa.

Quei signori vedono nello scarabeo anche un simbolo di continuo cambiamento e sono quindi ben felici di potersi identificare con esso, visto che quella è la loro unica “fede”. Come se non bastasse, il sapiente coleottero, consumando lo sterco dei bovini, ne riduce l’emissione di metano e contribuirebbe così a rallentare il famigerato quanto ideologizzato surriscaldamento del pianeta; non ci sarebbe pertanto nulla di cui meravigliarsi se in Piazza San Pietro, accanto a quello dedicato ai “migranti”, gli innalzassero prossimamente un bel monumento in bronzo. I palazzi adiacenti brulicano del resto di suoi ferventi imitatori che, per preparar la strada all’Anticristo, si stanno alacremente adoperando, oltre che per la rinascita dei culti pagani, anche per le connesse priorità dell’agenda mondialistica: omosessualismo, meticciato, denatalità… Gli stercorari ecclesiastici, d’altra parte, non possono non obbedire agli ordini impartiti dalle superlogge, le quali li tengono in pugno proprio grazie al loro sguazzare negli escrementi dei propri vizi ripugnanti, cosa che non rappresenta ancora, almeno per il momento, un valore universalmente condiviso dalla pubblica opinione…

Per bonificare il colle vaticano non basta di certo un esorcismo ogni tanto: ci vorrebbero decine di esorcisti con autobotti di acqua esorcizzata per disinfestarne la superficie e le adiacenze (dopo averne espulso, ovviamente, tutti gli intrusi). Soprattutto sarebbe necessario un vero papa che provvedesse a ripristinare il culto legittimo e a riparare a tali abominevoli abusi, ma evidentemente questa è una grazia che dobbiamo ancora meritare. Non si prega abbastanza perché il Signore, in un modo o in un altro, scacci gli impostori dal governo della Chiesa. Perché non fare, singolarmente o in gruppo, tutto il giro delle mura leonine recitando il Rosario intero, come nell’agosto di due anni fa? Ogni Ave Maria è un colpo d’artiglieria pesante sparato contro le potenze demoniache e i loro servitori. Dobbiamo stanarli con i mezzi di cui disponiamo, adoperati con fede ardente e potenziati da generose penitenze. All’assalto, dunque, con il coraggio dei cristeros.

Confundantur omnes iniqua agentes supervacueVeniat mors super illos, et descendant in infernum viventes. Non enim est illis commutatio, et non timuerunt Deum (Sal 24, 4; 54, 16.20).


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