Ora finalmente avranno capito tutti chi è Dio? Il "Pensiero Unico" tra sardine e ragazzine viziate: anche i più duri di "Comprendonio" avranno capito come gira il mondo e chi è il "Nuovo Dio" in questa particolare fase storica
di Francesco Lamendola
Se qualcuno non aveva ancora capito chi è Dio, oggi finalmente dovrebbe averlo compreso, grazie a due eventi verificatisi nelle ultime ore, entrambi a Roma. Primo evento: il disegnatore Mario Improta è stato licenziato bruscamente dalla sindaca Virginia Raggi per la colpa di aver raffigurato la Brexit sotto forma di un ragazzo mentre esce felice da un campo di concentramento che ricorda quello di Auschwitz, sul cui cancello d’ingresso è scritto “Unione Europea”. La comparsa di quella vignetta aveva suscitato le reazioni sdegnate e furibonde di diverse associazioni e istituzioni ebraiche, le quali hanno trovato insopportabile ciò che a loro è parsa una banalizzazione del dramma di Auschwitz e la sua relativizzazione, equivalente a negare, sempre secondo loro, il suo carattere di assoluta unicità storica.
Secondo evento: al museo Macro d’arte moderna, in via Nizza, è stata esposta un’”opera” consistente nella deformazione di un santino della Prima Comunione, nel quale Gesù pone la mano sul capo di un bambino. La deformazione consiste nel fatto che sotto la veste di Gesù si nota una vistosissima erezione e ciò, unito alla vicinanza al viso del fanciullo, attesta una chiara attrazione omofila da parte sua nei confronti di quest’ultimo e una chiara volontà di giungere alla consumazione di un atto sessuale per via orale. A parte Vittorio Feltri, che ha subito denunciato la blasfemia, e Giorgia Meloni, che ha chiesto alla Raggi di far rimuovere l’opera oscena, al momento non risulta che ci siano state altre reazioni: colpisce, in particolare, il silenzio assordante del clero, della chiesa e del loquace signore argentino che fa sentire la sua voce su tutti i temi possibili e immaginabili, ma sempre nell’ambito del Politicamente Corretto, dai migranti all’ambiente, trasformando anche le omelie della santa Messa in altrettante tribune politiche e sociali; ma che, in questo caso, come in altri analoghi, non ha ritenuto necessario spendere una sola parola di biasimo o di protesta. Non sia mai, se lo avesse fatto, che qualcuno possa tacciarlo di clericalismo. Quel clericalismo che, a suo credere, è il vero, grande male che attanaglia e corrode la chiesa cattolica; e non già la perdita della fede, il disordine dottrinale - da lui stesso continuamente alimentato -, gli abusi liturgici, l’edonismo e il materialismo dilaganti, il relativismo etico che giustifica e normalizza tutto, anche il male e il peccato.
L'episodio di blasfemia contro Gesù Cristo al Museo "Macro"di Roma? E' un silenzio assordante quello del clero e del loquace signore argentino che non hanno ritenuto necessario spendere una sola parola di biasimo o di protesta!
Se non altro, a questo punto, anche i più duri di comprendonio avranno incominciato a capire come gira il mondo e chi è Dio, in questa particolare fase storica. Dio è, per definizione, l’ente più sacro che si possa concepire; dunque, l’ente che, sempre per definizione, meno di qualsiasi altro può essere offeso impunemente. Ma noi, ci viene detto e spiegato da legioni di sociologi, viviamo nell’era dell’eclisse del sacro: dunque non si può pretendere che vi sia rispetto per il sacro in questa società e in questo momento storico. Se così fosse, potremmo anche capire – capire, non certo accettare – il verificarsi di eventi disgustosi come quello del Macro di Roma, il cui unico scopo è offendere la sensibilità dei cattolici, quelli veri, per pochi che ne siano rimasti, non certo gli anticattolici bergogliani travestiti da cattolici. Eppure c’è qualcosa che non quadra in una simile interpretazione. E il qualcosa è presto detto: se davvero viviamo al tempo dell’eclisse del sacro, come mai non viene tollerata, né perdonata, la benché mima offesa, vera o presunta, alla religione dell’Olocausto? In altre parole: se non c’è più niente di sacro per gli uomini d’oggi, come mai non è lecito fare la più piccola allusione ad Auschwitz che non sia impostata in senso sacralizzante?
Il "Pensiero Unico" tra sardine e ragazzine viziate: anche i più duri di "Comprendonio" avranno capito come gira il mondo e chi è il "Nuovo Dio" in questa particolare fase storica?
Se la teologia è diventata un giocattolo grazie al quale qualsiasi professore di seminario può smontare la fede cattolica pezzo per pezzo, svilire e deridere insegnamenti che la Tradizione ha sempre tramandato come sacri; come mai il signore vestito di bianco che risiede alla Casa di Santa Marta può proferire una nuova bestemmia ogni giorno, offendere il culto di Maria, negare le più basilari verità di fede, ma un disegnatore che vuol solo prendere di mira l’Unione Europea non può servirsi della sua matita per raffigurare quella istituzione come una sorta di campo di concentramento dei popoli? Evidentemente, qualcosa di sacro ancora oggi c’è; e non qualcosa di genericamente sacro, ma qualcosa che viene considerato sommamente sacro, qualcosa d’intangibile, d’inviolabile, qualcosa che nessuno può permettersi neppure di nominare, se non per celebrarne l’assoluta santità: e quel qualcosa è la Religione dei Sei Milioni. Tutti, oggi, dai politici ai giornalisti, riconoscono quest’aura di sacralità e tutti vi si conformano; non c’è nessuno che osi avanzare la più piccola obiezione, non, beninteso, nei confronti della sofferenza di quanti furono rinchiusi ad Auschwitz e vi perirono, ma dell’enorme sfruttamento ideologico che di quella tragica vicenda è stato fatto, sino all’instaurazione di una vera e propria religione mondiale, la quale, a differenza di tutte le altre religioni, ma specialmente del cattolicesimo, non accetta la più piccola mancanza di rispetto, né tollera la più lieve infrazione al culto incondizionato che le è dovuto. Il vescovo di Innsbruck – per la futura memoria, si chiama Hermann Glettler - può esporre tranquillamente in chiesa una rana crocifissa al posto di Gesù Crocifisso, ma a un disegnatore non è lecito citare Auschwitz invano, anzi non gli è lecito neanche farvi allusione. E la conferma di questo stato di cose ci viene in continuazione, ad esempio dalla sfilata a Milano dei 600 sindaci, di sinistra e di destra per la par condicio, sfoggiando le loro belle fasce tricolori, per mostrare la loro premurosa solidarietà alla senatrice Liliana Segre, in nome della lotta contro l’Antisemitismo, il Razzismo, il Fascismo e tutto ciò che attenta, direttamente o indirettamente, alla sola realtà sacra che rimane e che svetta maestosa sopra le rovine d’un mondo come il nostro, ormai del tutto secolarizzato.
Viviamo al tempo dell’eclisse del sacro? Qualcosa di sacro ancora oggi c’è; e non qualcosa di genericamente sacro, ma qualcosa che viene considerato sommamente sacro, qualcosa d’intangibile, d’inviolabile, qualcosa che nessuno può permettersi neppure di nominare, se non per celebrarne l’assoluta santità: e quel qualcosa è la Religione dei Sei Milioni!
C’è qualcosa di non detto, e di non dicibile, che pesa come una cappa di piombo sulla società italiana, paralizza la libera informazione e imbavaglia il mondo della cultura. Chi si azzarda a violare il tabù, rischia una denuncia penale oppure, come nel caso del giornalista Maurizio Blondet, il bando perpetuo da tutti i maggiori mass-media pubblici e privati. Vi siete mai chiesti perché un intellettuale di alto profilo come Maurizio Blondet non viene mai invitato alla televisione e non scrive più sui grandi giornali, mentre vediamo tutti i santi giorni, nei salotti televisivi, pseudo intellettuali di nessun valore, veri e propri quaquaraqua, come li avrebbe chiamati Leonardo Sciascia con giusto disprezzo, imperversare e bombardarci continuamente con le loro pie banalità, tutte rigorosamente dettate dall’agenda del Politicamente Corretto? Stesso discorso per i grandi giornali nazionali, a eccezione – è doveroso ricordarlo – de La Verità: sono tutti allineati e appiattiti sui sacri dogmi del Pensiero Unico, nessuno dei loro giornalisti, opinionisti, tuttologi vari e direttori, compresa perfino la posta dei lettori, osa scostarsene neppure d’un millimetro. Sono tutti lì, pronti ad abbaiare a comando contro il primo che viola il tabù del silenzio e che dice, magari anche in forme discutibili, ciò che esula dal Politicamente Corretto: si veda la campagna di odio – quello sì – contro il professore dell’università di Siena per aver postato un paio di messaggi che possono anche essere criticabili, ma che, in una società libera, non avrebbero suscitato l’esecrazione e l’orrore di cui è stato fatto segno. Orrore ed esecrazione sono categorie teologiche, non politiche e tanto meno storiche: e ciò conferma ciò che abbiamo detto su quale sia l’unica religione mondiale che oggi regna sovrana e verso la quale a nessuno è lecito sussurrare anche solo mezza parola di critica. Per chi non lo sapesse, se un sito informatico si permette di rompere questo muro di omertà, subito il canale gli viene chiuso; se un video si affaccia su Youtube per stabilire una comunicazione diretta con il pubblico, succede la stessa cosa.
In Italia stiamo assistendo al triste spettacolo di una miliardaria ragazzotta tedesca, che si comporta da padrona in casa nostra, sfidando le nostre leggi e adoperando la forza, al comando della sua nave, contro le nostre autorità costituite!
Il solo fatto di adoperare certe parole chiave, anche senza formulare delle critiche esplicite, fa scattare un algoritmo che “blocca” quel programma informatico. In pratica, è diventato impossibile toccare certi argomenti, a meno di poter mostrare tutte le credenziali giuste per farlo, e queste sono rilasciate dai custodi del Pensiero Unico. Perciò la situazione è questa: se ci si intruppa nel gregge del Politicamente Corretto, magari per scendere in piazza dietro la bandiere fasulle di un movimento di protesta – protesta contro i partiti di opposizione e non contro il governo: il che è tutto dire -, quando in realtà si è solo emanazione di un partito che non osa neanche più presentarsi con il suo volto, tanto è screditato agli occhi della gente, ebbene allora si può contare sulla simpatia e sulla attiva collaborazione di tutto il sistema mediatico, pubblico e privato; ma se si ha la pretesa di dire una parola di verità, difforme da quel coro, specie su temi sensibili come l’immigrazione, o i movimenti pro-gender, o la contro-chiesa dell’abusivo signore argentino, e più di tutto sulla Religione Unica Mondiale, che è quella sopra indicata, allora scattano le reazioni, le censure, la denigrazione, l’isolamento, e tutto ciò che ne consegue, a cominciare dalla condanna al silenzio perpetuo. Chiusi i canali, multati i giornali, denunciate le persone, la critica viene imbavagliata e ridotta alla totale irrilevanza. E questo è tipico di una società totalitaria, non di una società democratica: tanto per chiarire le idee a chi ancora si facesse delle illusioni. Parlare è lecito solo a chi sottoscrive i dogmi del Pensiero Unico; agli altri, no.
Due pesi e due misure? A conferma su quale sia l’unica "Religione mondiale": mentre il Dio Cattolico viene fatto oggetto di quotidiani atti blasfemi; a nessuno è lecito sussurrare anche solo mezza parola di critica all'Olocausto!
Ora finalmente avranno capito tutti chi è Dio?
di Francesco Lamendola
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Del 18 Dicembre 2019
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