La vera sfida di Papa Francesco: guidare la Chiesa nell'oscurità
Papa Francesco è il primo pontefice della storia costretto a condurre la barca di Pietro durante una pandemia accelerata dalla globalizzazione
"Pensavamo di rimanere sani in un mondo malato". Nel corso di queste settimane, Papa Francesco ha pronunciato molte frasi dense di significato. La proposizione citata è tra quelle che rischiano di rimanere impresse nella storia.
Papa Francesco è il primo pontefice della storia costretto a condurre la barca di Pietro durante una pandemia accelerata dalla globalizzazione
Se non altro perché Jorge Mario Bergoglio, con quella sentenza, ha forse definito una volta per tutte il cuore della sua pastorale. Il mondo - dice il Santo Padre - è malato.
Gli uomini non possono pensare - come avevano fatto - di uscirne sempre indenni. L'ex arcivescovo di Buenos Aires, che è un teologo del popolo, sta avvisando l'umanità sui rischi derivanti dalla gestione sfrenata della globalizzazione. Una gestione che per il Papa sconvolge l'ambiente, riduce "l'essenziale" a mero elemento comprimario e finisce per privilegiare i pochissimi a discapito delle periferie economico-esistenziali.
La pandemia da Covid-19, anche per la Chiesa cattolica, rappresenta un evento straordinario. Esiste un fattore in grado di distinguere questo quadro pandemico dai precedenti storici: la velocità della diffusione del virus, che ha colpito anche in Vaticano, con più di un consacrato residente nelle mura leonine che è risultato positivo. Il Covid-19, grazie al mondo aperto, ha avuto la possibilità di viaggiare da un continente all'altro in pochissimo tempo. Con ogni probabilità, neppure Francesco aveva mai immaginato di dover traghettare la barca di Pietro in un momento simile per l'umanità. Il successore di Pietro chiamato ad indicare la strada ai fedeli cristiano-cattolici dell'intero globo è un gesuita che proviene dalla "fine del mondo". Il suo predecessore, Joseph Ratzinger, è un ex pontefice rinunciatario. Pareva che questa fosse la principale eccezione della storia contemporanea. Ma in confronto all'esplosione della pandemia, il fatto che in Vaticano risiedano un Papa regnante ed un papa emerito passa del tutto in secondo piano.
Attenzione massima: sin dal principio di questa storia, il Vaticano si è adattato alle disposizioni approvate dalle autorità civili. Qualche polemica è stata sollevata. Le Messe, che chi crede considera essenziali per le esigenze spirituali, sono state sospese quasi subito. Lo streaming è entrato a far parte della prassi celebrativa. Pure la Pasqua cristiano-cattolica è stata interessata dalla restrizioni. E Papa Francesco ha dovuto presiedere le funzioni pasquali in contesti del tutto isolati o quasi.
Le scelte simboliche di Papa Francesco
Papa Francesco è fuoriuscito dalle mura leonine. Nonostante le udienze fossero state sospese, Il Papa, dopo qualche giorno centrato sul dibattito mediatico attorno al presunto tampone cui Bergoglio sarebbe stato sottoposto dopo il primo caso di Covid-19 registrato in Santa Sede - un tampone, forse due, cui Bergoglio sarebbe risultato negativo - si è recato presso la Salus popoli romani e presso il crocifisso di San Marcello al Corso. Due preghiere tanto simboliche quanto dirette a domandare all'Altissimo di non abbandonare l'umanità in questi tempi così tragici. La foto di Bergoglio che cammina su Via del Corso è un'altra di quelle immagini destinate ad entrare nei libri che racconteranno la pandemia da Covid-19. Poi c'è stata la preghiera contro la pandemia. Quella che Bergoglio ha recitato in piazza San Pietro, nel bel mezzo di una pioggia battente. "Con la tempesta - ha detto il Santo Padre in quella occasione - , è caduto il trucco di quegli stereotipi con cui mascheravamo i nostri “ego” sempre preoccupati della propria immagine; ed è rimasta scoperta, ancora una volta, quella (benedetta) appartenenza comune alla quale non possiamo sottrarci: l’appartenenza come fratelli". Francesco ha spiegato pure come la precarietà avvertita possa essere utile a ricercare l'essenziale. Di sicuro c'è stata una continuativa esaltazione dei "semplici", i veri "eroi", coloro che sono costretti ad operare per salvare vite ed a produrre quello che serve, mentre buona parte dell'umanità è confinata all'interno dell'isolamento, della quarantena o della semi-quarantena. Gli stessi eroi cui anche i giovani dovrebbero guardare. Perché quelli sono i veri esempi da prendere in considerazione quando si tratta di "fare della propria vita un capolavoro". San Giovanni Paolo II ha fatto da guida ancora una volta: Francesco, nell'omelia della domenica delle Palme, ha richiamato alla memoria una celebre frase del pontefice polacco: "Non abbiate paura".
Il mondo che verrà
Il Papa a marzo avrebbe dovuto essere ad Assisi, dove si sarebbe dovuta svolgere "The Economy of Francis", un'iniziativa in cui il Santo Padre avrebbe firmato un patto con un gruppo formato da giovani economisti per la costruzione di un futuro diverso. Uno basato su un' "economia del dono". Ma l'evento, per via del nuovo coronavirus, è stato rimandato. Così come poi è stata rinviata a data da destinarsi la Giornata mondiale dei giovani. Il Papa non ha evitato di disegnare comunque l'avvenire. Nel corso delle celebrazioni pasquali, Bergoglio, tuonando contro gli egoismi, ha invitato l'Unione europea ad essere solidale. Il dibattito sugli strumenti economi straordinari da mettere in campo per compensare le conseguenze della pandemia sull'economia reale, mentre scriviamo, è ancora in corso. Se tra quelle del Papa c'è stata un'omelia politica, questa è stata quella di Pasqua. Gli accenti posti sui focus sono cambiati. La pastorale dei migranti ha rallentato. Per quanto Bergoglio non abbia dimenticato l'accoglienza. Ma gli appelli sui "porti aperti" sono scomparsi o diminuiti. Due sono state le volte in cui Papa Francesco ha deciso di scrivere, mettendo nero su bianco l'idea di mondo che l'ex arcivescovo di Buenos Aires vorrebbe vedere attuata. Nella lettera ai movimenti popolari, che Bergoglio ha già convocato in Vaticano un paio di volte nel corso di queste sette anni e mezzo di pontificato, il Papa ha aperto al "reddito universale". Una tipologia d'intervento condivisa da alcuni emisferi cattolico-democratici occidentali. A metà aprile, invece, è emersa una lettera che il vescovo di Roma ha inoltrato a Luca Casarini, il capo missione della Ong Mediterranea Saving Humans. All'interno della missiva a Casarini, Francesco ha scritto pure quanto segue: "Vorrei dirvi che sono a disposizione per dare una mano sempre". Migranti, migrazioni ed accoglienza erga omnes, dunque, sono ancora temi persistenti della visione del mondo del pontefice argentino. Così come la tutela ambiente, che è un altro argomento su cui il vescovo di Roma si è spesso soffermato prima dello scoppio dell'epidemia.
La battaglia tra la linea della "chiese aperte" e quella delle "Chiese chiuse"
Quando il governo italiano ha deciso di prendere delle contromisure per combattere la diffusione dei contagi, in Vaticano hanno fatto lo stesso. Tra le disposizioni prese, una, la più dura da accettare per il popolo dei fedeli, ha costretto la Chiesa cattolica ad evitare gli assembramenti, quindi le celebrazione. Qualunque tipo di assembramento, compresi quelli che si creano durante le Messe, i funerali, i matrimoni i battesimi e così via. Tutto è stato rimandato a dopo la pandemia.Piazza San Pietro è stata vietata ai turisti. La Basilica di San Pietro è stata chiusa a sua volta. Bergoglio ha iniziato a celebrare la Messa ogni giorno alle sette da mattino. Lo streaming si attiva ancora oggi dalla casa di Santa Marta. La dialettica interna non si è placata. In molti, in specie da parte tradizionalista, hanno iniziato a chiedere che le chiese venissero riaperte. La tesi sostenuta dai conservatori è più o meno questa: i sacramenti sono esigenze, anzi urgenze, spirituali. E dunque non possono non essere ricevuti. Nel frattempo, mentre il dibattito pubblico montava, si consumava la spoon river dei sacerdoti, con più di cento consacrati in Italia deceduti dopo aver contratto il Sars-Cov2. Poi, quando si è iniziato a parlare di "fase 2", anche il Papa ha ricordato che quella odierna non è la "vera Chiesa". E che l'Ecclesia si fonda sui sacramenti. Quelli che oggi i sacerdoti non possono distribuire. Un episodio più degli altri sembra aver scosso le coscienze di una parte del popolo cattolico: le Messe clandestine hanno occupato le cronache per qualche giorno ma, più o meno nel momento in cui don Lino Viola è stato interrotto dai carabinieri nel corso della Messa che stava officiando nel cremonese, sui social network hanno fatto la loro comparsa hashtag e foto con cartelli. "Ridateci le Messe", scrivono alcuni cattolici sulle loro bacheche. Il cardinal Angelo Becciu si è espresso sul caso specifico, ricordando via Twitter come nessuna autorità, stando al punto di vista del porporato, possa interrompere una funzione. La Conferenza episcopale è al lavoro. Le porte delle chiese potrebbero tornare ad aprirsi dopo il 4 maggio. Ma per ora si tratta di una mera ipotesi.
Il Papa e la Cina potrebbero non essere mai stati così vicini
Papa Francesco aveva già espresso il desiderio di volare a Pechino per una visita pastorale. La città di Wuhan, prima del resto del mondo, si è misurata con il Covid-19. E il Papa, mentre la Cina iniziava a fare la conoscenza del "nemico invisibile" che avrebbe sconvolto gli assetti di tutti noi, si è espresso pubblicamente in favore dell'impegno profuso dal "dragone" per contrastare il virus. Il modello geopolitico multipolare, quello preferito dall'argentino, che non è favorevole ai rapporti di forza di stampo nazionalista, passa anche dagli effetti consequenziali del quadro pandemico. La Cina sembra già pronta a raccogliere la sfida del post pandemia. E il fatto che la Repubblica popolare cinese sia stata la prima realtà ad affrontare il nuovo coronavirus potrebbe fare da acceleratore per il viaggio apostolico, il primo nella storia, del vescovo di Roma. Quale occasione migliore, del resto, se non quella offerta dalla quiete che dovrebbe seguire - lo speriamo tutti - alla tempesta dei nostri tempi? Pechino, insomma, potrebbe non essere un miraggio. E anzi il Papa potrebbe toccare il suolo cinese prima del previsto. Ci sarebbero voluti anni. Ora, forse, potrebbe volercene qualcuno in meno.
Francesco Boezi
https://www.ilgiornale.it/news/cos-papa-francesco-sta-traghettando-chiesa-durante-pandemia-1856724.html
di Gianni Silvestri
Nella “emergenza Corona Virus” sono tante le superficialità da rilevare a partire dalla palese insufficienza dei Dispositivi di protezione individuale che ha favorito un numero eccessivo di contagi e vittime, come riconosciuto da tutte le associazioni di medici ed infermieri (e nonostante il capo del Governo avesse assicurato che l’Italia era già prontissima).
Ma per un’analisi dettagliata servirebbe ben altro spazio e voglio soprassedere.
In questa sede, perciò, intendo solo limitarmi al singolo tema della celebrazione delle messe con il popolo, che ritengo argomento di interesse per i lettori di questo blog, per ogni cristiano e persino per ogni “uomo di buona volontà” che voglia evitare ingiustizie e disparità di trattamento (ad esempio rispetto ai più fortunati fumatori, che sono stati rispettati persino in un loro vizio, per altro unanimemente riconosciuto come dannoso, anzi mortale).
A questo proposito mi limito ad evidenziare un aspetto del comportamento sia dello Stato che della Chiesa italiani.
1) Lo Stato italiano ha nei fatti sospeso e/o modificato nei fatti un diritto fondamentale dei cittadini avente rilievo costituzionale. L’art. 19 della Costituzione infatti recita espressamente:
“Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume.
Viene garantita ai cittadini la libertà di culto (con il solo limite del buon costume).Orbene sospendere questo diritto con un atto normativo secondario del Governo e senza una espressa pronuncia del Parlamento, mi sembra un atto quantomeno superficiale, che mostra la poca cura e sensibilità delle forze di governo, quantomeno verso i temi della religione e verso i cattolici italiani o i credenti di tutte le religioni.
Non mi avventuro poi, sugli aspetti di diritto internazionale essendo la libertà della Chiesa Cattolica anche tutelata dalle norme concordatarie (quindi con problematiche e decisioni da affrontare con il consenso di entrambe le parti).
Ma per un’analisi dettagliata servirebbe ben altro spazio e voglio soprassedere.
In questa sede, perciò, intendo solo limitarmi al singolo tema della celebrazione delle messe con il popolo, che ritengo argomento di interesse per i lettori di questo blog, per ogni cristiano e persino per ogni “uomo di buona volontà” che voglia evitare ingiustizie e disparità di trattamento (ad esempio rispetto ai più fortunati fumatori, che sono stati rispettati persino in un loro vizio, per altro unanimemente riconosciuto come dannoso, anzi mortale).
A questo proposito mi limito ad evidenziare un aspetto del comportamento sia dello Stato che della Chiesa italiani.
1) Lo Stato italiano ha nei fatti sospeso e/o modificato nei fatti un diritto fondamentale dei cittadini avente rilievo costituzionale. L’art. 19 della Costituzione infatti recita espressamente:
“Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume.
Viene garantita ai cittadini la libertà di culto (con il solo limite del buon costume).Orbene sospendere questo diritto con un atto normativo secondario del Governo e senza una espressa pronuncia del Parlamento, mi sembra un atto quantomeno superficiale, che mostra la poca cura e sensibilità delle forze di governo, quantomeno verso i temi della religione e verso i cattolici italiani o i credenti di tutte le religioni.
Non mi avventuro poi, sugli aspetti di diritto internazionale essendo la libertà della Chiesa Cattolica anche tutelata dalle norme concordatarie (quindi con problematiche e decisioni da affrontare con il consenso di entrambe le parti).
2) La Chiesa Italiana è anch’essa coinvolta in questa vicenda nella quale risulta sempre più assordante il suo…silenzio sulla richiesta di poter celebrare le messe con le dovute precauzioni.
Essa infatti si è semplicemente adeguata alle decisioni del Governo, (nonostante i sopracitati patti Lateranensi) ed è ben strano questo atteggiamento in quanto la chiesa nella sua saggezza millenaria non subisce in silenzio rinunce o limitazioni alla “Libertas Ecclesiae”. Questo silenzio appare quanto mai inspiegabile -o poco giustificabile- in quanto per il tema “Messe con il popolo”, si potevano proporre o trovare modalità di celebrazione compatibili con le norme di sicurezza. Ad esempio:
a) celebrazioni in piedi, solo all’aperto ed a distanza;
b) celebrazioni da seguire ognuno nella propria auto,
c) celebrazioni con meno fedeli per assicurare adeguato distanziamento (come scelto dalla Conferenza Episcopale Polacca).
In ogni caso si sarebbe potuta distribuire l’Eucarestia con Mascherine, guanti e nelle mani di ciascuno. Invece nessuna modalità (anche diversa dalle precedenti) è stata nemmeno proposta, tutto tace in un silenzio che appare sempre più imbarazzante.
(Anzi si è esageratamente provveduto “motu proprio” addirittura alla chiusura delle Chiese – prescrizione nemmeno chiesta dal Governo)…
Per fortuna poi le stesse chiese sono state riaperte il giorno dopo su richiesta dello stesso Papa resosi conto dell’enormità dello sbaglio.
Il tema della sicurezza dei fedeli per giustificare la sospensione delle Messe con il popolo, non sembra pienamente condivisibile, viste le misure igieniche che possono assumersi a tutela della salute. In caso contrario se il tema della sicurezza prevale su tutto, che dire per quei tanti cristiani perseguitati in gran parte del mondo e dei rischi che assumono per la stessa vita o incolumità con la partecipazione alla Messa (le bombe in Egitto ed in tante chiese africane dovrebbero anche qui consigliare di sospendere le messe)? Quindi in caso di rischi e persecuzioni, tutti a casa? Domande inquietanti a cui sarebbe opportuno dare risposte convincenti per chiarire le idee ad un popolo di Dio sempre più confuso.
Per tornare all’Italia ancor oggi i vescovi non levano una parola di difesa, nemmeno per quei sacerdoti che hanno celebrato Messa con pochissimi fedeli (e nel rispetto di ogni norma di distanziamento e sicurezza) e che si sono visti piombare in Chiesa persino i Carabinieri ad interrompere la celebrazione eucaristica? Comportamento abnorme ed illegittimo nella sostanza. Infatti se nelle chiese è possibile entrare per le preghiere con le adeguate distanze, perché le stesse persone con le stesse distanze, non potrebbero partecipare ad una celebrazione eucaristica? Lo Stato non può sindacare su quello che avviene all’interno delle chiese (“preghiere si, messe no”?).
Alcuni ritengono che la motivazione della sospensione sia profonda e riguardi la stessa valutazione del valore delle Messe, ritenute si importanti, ma “negoziabili” (a conferma che, oramai, non ci sono più “principi non negoziabili” ?)
Io non so rispondere e non voglio fare dietrologia o critica.Osservo solamente che se il cibo spirituale per eccellenza è stato sospeso, invece la stessa Chiesa ed i suoi sacerdoti, (direttamente o tramite le Caritas parrocchiali), non hanno sospeso la distribuzione del cibo materiale ai bisognosi.Le mense sono rimaste aperte (con varie cautele) dispensando direttamente i pasti o- diversamente- consegnando i pacchi del cibo. In ogni caso in queste attività si creano code ed assembramenti, ben maggiori dei pochi frequentatori delle Messe (e lo conferma il sottoscritto alla guida di un’associazione di volontariato che distribuisce da anni cibo, medicine e vestiario alle famiglie bisognose).
Ora mi chiedo: se la Chiesa ha ritenuto importante continuare a sostenere il popolo nelle sue esigenze materiali, perché non ha provveduto anche a sostenerlo nelle esigenze spirituali e con un cibo Eucaristico di ben altro valore?
La stessa attenzione e cautele per la gestione delle MENSE, non si poteva avere nella gestione delle MESSE ??. Posso comprendere (e non condividere) che lo Stato sia indifferente o pregiudizialmente negativo sulle messe, che l’autorità laica preferisca il pane all’Eucarestia, ma la Chiesa non può dare la stessa valutazione o impressione.
All’esterno appare che il cibo e le esigenze materiali siano state ritenute indispensabili, non rinunciabili, e quindi ben più importanti delle esigenze spirituali della Messa (a cui si è rinunciato). Non azzardo risposte, ma sollevo solo questi interrogativi così come sorgono ad un cittadino medio che cerca di ragionare su quanto accade (ed il tempo per farlo…non manca in queste settimane). Spero che tanti possano aiutarci e comprendere meglio quanto sta accadendo in queste settimane, al fine di poter eventualmente rimediare ad errori o sottovalutazioni.
In Pace
Essa infatti si è semplicemente adeguata alle decisioni del Governo, (nonostante i sopracitati patti Lateranensi) ed è ben strano questo atteggiamento in quanto la chiesa nella sua saggezza millenaria non subisce in silenzio rinunce o limitazioni alla “Libertas Ecclesiae”. Questo silenzio appare quanto mai inspiegabile -o poco giustificabile- in quanto per il tema “Messe con il popolo”, si potevano proporre o trovare modalità di celebrazione compatibili con le norme di sicurezza. Ad esempio:
a) celebrazioni in piedi, solo all’aperto ed a distanza;
b) celebrazioni da seguire ognuno nella propria auto,
c) celebrazioni con meno fedeli per assicurare adeguato distanziamento (come scelto dalla Conferenza Episcopale Polacca).
In ogni caso si sarebbe potuta distribuire l’Eucarestia con Mascherine, guanti e nelle mani di ciascuno. Invece nessuna modalità (anche diversa dalle precedenti) è stata nemmeno proposta, tutto tace in un silenzio che appare sempre più imbarazzante.
(Anzi si è esageratamente provveduto “motu proprio” addirittura alla chiusura delle Chiese – prescrizione nemmeno chiesta dal Governo)…
Per fortuna poi le stesse chiese sono state riaperte il giorno dopo su richiesta dello stesso Papa resosi conto dell’enormità dello sbaglio.
Il tema della sicurezza dei fedeli per giustificare la sospensione delle Messe con il popolo, non sembra pienamente condivisibile, viste le misure igieniche che possono assumersi a tutela della salute. In caso contrario se il tema della sicurezza prevale su tutto, che dire per quei tanti cristiani perseguitati in gran parte del mondo e dei rischi che assumono per la stessa vita o incolumità con la partecipazione alla Messa (le bombe in Egitto ed in tante chiese africane dovrebbero anche qui consigliare di sospendere le messe)? Quindi in caso di rischi e persecuzioni, tutti a casa? Domande inquietanti a cui sarebbe opportuno dare risposte convincenti per chiarire le idee ad un popolo di Dio sempre più confuso.
Per tornare all’Italia ancor oggi i vescovi non levano una parola di difesa, nemmeno per quei sacerdoti che hanno celebrato Messa con pochissimi fedeli (e nel rispetto di ogni norma di distanziamento e sicurezza) e che si sono visti piombare in Chiesa persino i Carabinieri ad interrompere la celebrazione eucaristica? Comportamento abnorme ed illegittimo nella sostanza. Infatti se nelle chiese è possibile entrare per le preghiere con le adeguate distanze, perché le stesse persone con le stesse distanze, non potrebbero partecipare ad una celebrazione eucaristica? Lo Stato non può sindacare su quello che avviene all’interno delle chiese (“preghiere si, messe no”?).
Alcuni ritengono che la motivazione della sospensione sia profonda e riguardi la stessa valutazione del valore delle Messe, ritenute si importanti, ma “negoziabili” (a conferma che, oramai, non ci sono più “principi non negoziabili” ?)
Io non so rispondere e non voglio fare dietrologia o critica.Osservo solamente che se il cibo spirituale per eccellenza è stato sospeso, invece la stessa Chiesa ed i suoi sacerdoti, (direttamente o tramite le Caritas parrocchiali), non hanno sospeso la distribuzione del cibo materiale ai bisognosi.Le mense sono rimaste aperte (con varie cautele) dispensando direttamente i pasti o- diversamente- consegnando i pacchi del cibo. In ogni caso in queste attività si creano code ed assembramenti, ben maggiori dei pochi frequentatori delle Messe (e lo conferma il sottoscritto alla guida di un’associazione di volontariato che distribuisce da anni cibo, medicine e vestiario alle famiglie bisognose).
Ora mi chiedo: se la Chiesa ha ritenuto importante continuare a sostenere il popolo nelle sue esigenze materiali, perché non ha provveduto anche a sostenerlo nelle esigenze spirituali e con un cibo Eucaristico di ben altro valore?
La stessa attenzione e cautele per la gestione delle MENSE, non si poteva avere nella gestione delle MESSE ??. Posso comprendere (e non condividere) che lo Stato sia indifferente o pregiudizialmente negativo sulle messe, che l’autorità laica preferisca il pane all’Eucarestia, ma la Chiesa non può dare la stessa valutazione o impressione.
All’esterno appare che il cibo e le esigenze materiali siano state ritenute indispensabili, non rinunciabili, e quindi ben più importanti delle esigenze spirituali della Messa (a cui si è rinunciato). Non azzardo risposte, ma sollevo solo questi interrogativi così come sorgono ad un cittadino medio che cerca di ragionare su quanto accade (ed il tempo per farlo…non manca in queste settimane). Spero che tanti possano aiutarci e comprendere meglio quanto sta accadendo in queste settimane, al fine di poter eventualmente rimediare ad errori o sottovalutazioni.
In Pace
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