ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 21 giugno 2020

La riduzione del Papato alla diocesi di Roma

Brevi considerazioni sugli appunti critici
di Fra’ Alexis Bugnolo

https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgW2ixuikZzWS7p75iDJWQcD6x5WhxdncAacRJoiklwZCiMurBHCbjU10y2UWbJm_4UxRSl6bs3QRijkMs8gp8GVrUKYU7MlsVs14W8CBx4vZ2OKQB2uD19GpgE0LWYdBFcH4njznzxi4Fl/s1600/AP904965808121.jpg(immagine aggiunta)

Circa la tesi di fra’ Alexis Bugnolo appaiono necessarie alcune brevi considerazioni.

In primo luogo, la sua attenta lettura della Declaratio di rinuncia di Benedetto XVI, che dichiara di seguire un filo rosso fra logica, diritto canonico e lingua latina, gli fa ritenere che la Declaratio sia stata scritta di proposito con estrema abilità e sottigliezza, in modo che a tempo debito la rinuncia venisse scoperta non valida.
Sempre secondo il frate, in questo modo Ratzinger avrebbe permesso che la “Mafia di San Gallo”, la lobby ecclesiastica massonico-progressista che lo aveva costretto ad abdicare, prendesse frettolosamente il potere e si rivelasse.
Un tale atto sarebbe stato fatto in modo che tutti gli atti, tutte le nomine e i cambiamenti di dottrina potessero nel prossimo futuro essere dichiarati invalidi per la sua rinuncia al Papato.
Fra Alessio dichiara anche che Giovanni Paolo II e poi il cardinale Ratzinger conoscevano già il terzo segreto di Fatima, che la lobby massonica gay del clero avrebbe cercato di impadronirsi del potere, così avevano cambiato in tempo il codice del diritto canonico, predisponendo un sistema di emergenza per far saltare l’usurpatore dal suo posto.

Questa è in sintesi la tesi di fra’ Alexis Bugnolo.

In secondo luogo, egli sottolinea che la tesi si baserebbe sul presupposto che la rinuncia di Ratzinger sia falsa. In questo caso la tesi presuppone che Ratzinger abbia fatto un male affinché altri potessero estrarre un bene da questo male, cioè, vista la situazione in cui si trovava Ratzinger, poteva scegliere un solo male, e la rinuncia sarebbe stata la scelta del male minore. In questo caso, resta da vedere se Benedetto XVI poteva davvero scegliere il bene e quale sarebbe stato il male maggiore che voleva evitare. Inoltre, va detto che la falsificazione di una rinuncia papale è qualcosa di oggettivamente malvagio, è un crimine. Voler trasformare questo crimine in un atto eroico, non renderebbe evidente che si sia trattato di un atto ispirato dalla morale di situazione?

In terzo luogo, l’alto clero della mafia di San Gallo e la lobby ecclesiastica massone-progressista si sono formati durante i pontificati di Giovanni Paolo II e dello stesso Benedetto XVI. Ora, conoscendo il terzo segreto di Fatima, i Papi Giovanni Paolo II e Benedetto XVI non avrebbero dovuto essere più attenti nella scelta dei loro vescovi e nella creazione dei loro cardinali? Contro i fatti non valgono gli argomenti. Lo stesso papa Francesco fu consacrato vescovo e creato cardinale durante il pontificato di Giovanni Paolo II. Da questo punto di vista, la tesi è illogica. Non si possono promuovere ecclesiastici cattivi, apostatati ed eretici ai più alti gradi della gerarchia e allo stesso tempo creare meccanismi perché questi non prendano il potere. La semplice consacrazione di questi Vescovi e Cardinali fornisce loro la possibilità di questa presa di potere. Francesco non ha usurpato il potere, è stato eletto in conclave dai cardinali creati durante i pontificati di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI.
In quarto luogo, Papa Francesco, da quando ha assunto il pontificato, ha commissariato i Francescani dell’Immacolata, è intervenuto nel Sovrano Ordine di Malta, ha bruciato pubblicamente il Cardinale Burke, ha promosso Sinodi eretici, ha promulgato documenti anticattolici, ha tolto dalle facoltà docenti che erano contro Amoris Laetitiae, ecc.
E Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, cosa hanno fatto contro la mafia di San Gallo e la lobby massonica all’interno della Chiesa? Non sono stati loro che l’hanno alimentata con  i Vescovi che hanno consacrato e con i Cardinali che loro stessi hanno creato? Oppure l’incontro di Assisi, per esempio, non avrebbe un’impronta massonica ma cattolica? Benedetto XVI ha trascorso gran parte del suo pontificato scrivendo il libro “Gesù di Nazareth”, il suo magistero è stato letterario e ha dedicato pochissima attenzione alla dogmatica. La mafia di San Gallo si riuniva dal 1995, ma Giovanni Paolo II e Benedetto XVI non avrebbero potuto fare nulla contro questa mafia. Benedetto XVI poteva solo rinunciare ? (1)

In quinto luogo, dobbiamo ricordare che gli errori di linguaggio contenuti nella rinuncia di Benedetto XVI riproducono in misura maggiore o minore sia il linguaggio ambiguo che è il metodo conciliare. Dove si dice una cosa e ciò che si dice può significare diverse cose: la sua affermazione e la sua negazione.
A parte il fatto che esiste una legislazione sulla rinuncia papale, che non è stata rispettata da Benedetto XVI. Così, in un tempo di confusione e disorientamento, Benedetto XVI ci dà un’altra dose di metodologia conciliare, creando così il caos.
La mafia di San Gallo ne ha beneficiato proprio di questo, perché mentre una parte della Chiesa ha discusso e discute ancora la validità della sua rinuncia, la lobby massonica avanza senza alcuna opposizione. E questo perché i difensori delle tesi di fra’ Alexis Bugnolo e don Minutella lasciano intendere ciò che si vuole della rinuncia di Benedetto XVI, cioè se ne deduce ciò che si vuole: Francesco non è Papa e tutti i suoi atti sono invalidi, perché la rinuncia di Benedetto XVI è invalida e lui è ancora Papa: come la Regina d’Inghilterra?

Fra’ Alexis si chiede anche in buona fede: “perché Ratzinger ha scritto che la Sede sarebbe stata vacante dopo 18 giorni? La rinuncia dovrebbe rendere la Sede vacante dal momento della morte o della rinuncia del Papa”. Il tempo di 18 giorni è stato tutto ciò di cui la mafia di San Gallo ha avuto bisogno per fare campagna elettorale per l’elezione di Jorge Mario Bergoglio. Come in effetti è stato.

In sesto luogo, lo stesso Benedetto XVI dichiara di aver rinunciato come un semplice vescovo di una diocesi. In questo caso, va ricordato che la rinuncia episcopale è stata una novità introdotta nella Chiesa dopo il Concilio. Il rapporto tra un vescovo e la sua diocesi nell’antichità era inteso come un matrimonio. Imponendo la rinuncia ai Vescovi, e creando il pensionamento episcopale, si è creato un divorzio tra il Vescovo e la sua diocesi.
Non si può non ricordare ciò che dice Edmund J. Mazza nel suo articolo “L’enigma del Papa emerito: finalmente una spiegazione”, dove afferma che Benedetto XVI ”...  ha diviso l’ufficio petrino della sede episcopale di Roma" e aggiunge che questa divisione, nell’accezione dell'antichità, sarebbe una sorta di divorzio tra il Papa e la sede episcopale romana. Ma la cosa non si ferma qui, perché dal momento che Benedetto XVI applica al Papato la rinuncia di un vescovo diocesano, egli equipara il Papato a qualsiasi diocesi cattolica.

Infine, per concludere questi brevi commenti: Mons. Georg Gänswein ha detto che Benedetto XVI ha profondamente e permanentemente trasformato il Papato.
Se cerchiamo di rispondere in cosa consiste questa trasformazione, possiamo dire che consiste nell’aver trasformato il Papato solo in un titolo d’onore, cioè che Benedetto XVI con le sue dimissioni ha concluso ciò che Lumen Gentium ha iniziato con la collegialità, ha applicato al Papato la visione dell’ortodosso “Primus inter pares”.
Non è senza ragione che Francesco sottolinea sempre di essere solo il Vescovo di Roma. Questa infatti è la migliore interpretazione della rinuncia di Benedetto XVI, la riduzione del Papato alla diocesi di Roma, come se fosse una diocesi come tutte le altre o la prima tra le uguali.


NOTA

1 - Che differenza “pastorale” col pontificato di San Pio X: prima della promulgazione di Pascendi Dominici Gregis, il modernismo aveva lo stesso status della Mafia di San  Gallo (Clandestinum foedus). Dopo la  Pascendi i suoi membri potevano essere riconosciuti in pieno giorno, mentre la setta clandestina veniva braccata dal Sodalitium Piaunum di mons. Umberto Benigni.
Uno di questi rappresentanti del modernismo, il Padre George Tyrrel, S.J., venne scomunicato per modernismo da San Pio X, egli aveva scritto due articoli per dei famosi giornali che si appellavano alla libertà religiosa.  Questa fu poi riconosciuta dal Concilio Vaticano II.
I difensori di questa libertà non si stancano mai di presentarla come “la libertà di non essere impediti di professare una falsa religione”, limitando la loro analisi a una valutazione della sua applicazione da parte dello Stato. E lo stesso Benedetto XVI, nel suo famoso discorso alla Curia romana del 22 dicembre 2005, ha affermato che la Chiesa, proclamando la libertà religiosa, ha fatto proprio un principio dello Stato moderno e così facendo ha recuperato un tesoro prezioso del deposito della fede.
Ora, visto che parte del deposito della fede era presso lo Stato, e la Chiesa non lo deteneva, questa è una cosa che Ratzinger dovrebbe spiegare, ma è chiaro che facendo propria la libertà religiosa, la Chiesa ha applicato a se stessa la libertà religiosa.
In questo caso, non significa forse che gli apostati, gli scismatici, gli eretici e gli eterodossi non dovrebbero essere impediti dalla Chiesa a professare le loro apostasie, scismi, eresie ed eterodossie?  Oggi gli apostati, gli scismatici, gli eretici e gli eterodossi, oltre ad essere liberi, sono chiamati ermeneuti della rottura, e non essendoci alcuna condanna contro questa ermeneutica sono completamente liberi di professare ciò che vogliono. Ciò che è sorprendente è che siano stati promossi ai più alti gradi della gerarchia, e precisamente dai Papi che conoscono il terzo segreto di Fatima…

di Gederson Falcometa





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