ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 3 giugno 2020

L'impaziente

Papa Francesco:
«Condivido la sana impazienza di voler fare di più per l’ecumenismo»





In una lettera scritta per commemorare il 25esimo anniversario dell’enciclica di Giovanni Paolo II, Ut unum sint, Papa Francesco afferma: «Condivido la sana impazienza di quanti a volte pensano che potremmo e dovremmo impegnarci di più» nel dialogo con le altre confessioni cristiane. Annuncia anche che nel prossimo autunno il Vaticano pubblicherà un Vademecum ecumenico per i vescovi.


«Il Concilio Vaticano II ha riconosciuto che il movimento per il ristabilimento dell’unità di tutti i cristiani “è sorto per grazia dello Spirito Santo” (Unitatis redintegratio, 1). Ha affermato anche che lo Spirito, mentre “realizza la diversità di grazie e di ministeri”, è “principio dell’unità della Chiesa” (ibid., 2). E la Ut unum sint. ribadisce che ”la legittima diversità non si oppone affatto all’unità della Chiesa, anzi ne accresce il decoro e contribuisce non poco al compimento della sua missione”», scrive Papa Francesco in questa lettera indirizzata al cardinale Kurt Koch, Presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani.

«In questo anniversario» - continua il papa argentino - «rendo grazie al Signore per il cammino che ci ha concesso di compiere come cristiani nella ricerca della piena comunione. Anch’io condivido la sana impazienza di quanti a volte pensano che potremmo e dovremmo impegnarci di più. Tuttavia, non dobbiamo mancare di fede e di riconoscenza: molti passi sono stati fatti in questi decenni per guarire ferite secolari e millenarie; sono cresciute la conoscenza e la stima reciproche, aiutando a superare pregiudizi radicati; si sono sviluppati il dialogo teologico e quello della carità, come pure varie forme di collaborazione nel dialogo della vita, sul piano pastorale e culturale. In questo momento il mio pensiero va a miei amati Fratelli posti a capo delle diverse Chiese e Comunità cristiane; e si estende a tutti i fratelli e le sorelle di ogni tradizione cristiana che sono i nostri compagni di viaggio. Come i discepoli di Emmaus, possiamo sentire la presenza di Cristo risorto che cammina accanto a noi e ci spiega le Scritture e riconoscerlo nella frazione del pane, in attesa di condividere insieme la Mensa eucaristica».

E Francesco conclude: «Rinnovo la mia gratitudine a quanti hanno operato e operano in codesto Dicastero» «In particolare sono lieto di salutare due recenti iniziative. La prima è un Vademecum ecumenico per i Vescovi, che sarà pubblicato nel prossimo autunno, come incoraggiamento e guida all’esercizio delle loro responsabilità ecumeniche. Infatti, il servizio dell’unità è un aspetto essenziale della missione del Vescovo, il quale è «il visibile principio e fondamento di unità» nella sua Chiesa particolare (Lumen gentium, 23; cfr CIC 383§3; CCEO 902-908). La seconda iniziativa è il lancio della rivista Acta Œcumenica, che, rinnovando il Servizio di Informazione del Dicastero, si propone come sussidio per quanti lavorano al servizio dell’unità».
Lo scopo di queste due iniziative è che «Sulla via che conduce alla piena comunione è importante fare memoria del cammino percorso, ma altrettanto lo è scrutare l’orizzonte ponendosi … la domanda: “quanta strada ci resta da fare?”».

Così, malgrado l’apostasia collettiva, visibile e non più silenziosa, delle nazioni cattoliche; a cui il Vaticano II, “nuova Pentecoste”, non ha apportato alcun rimedio per lottare contro la scristianizzazione e la perdita del senso morale; ecco che l’“unità nella diversità”, cara a Giovanni Paolo II e teorizzata dallo stesso Concilio, conserva il primo posto ideologico all’interno della Chiesa conciliare, nuova Torre di Babele votata a crollare un giorno a causa della diversità delle dottrine religiose che vi si professano: dal conservatorismo moderno dalle parvenze tradizionali all’ultra-progressismo che è solo un protestantesimo dissimulato.

Papa Francesco si iscrive ideologicamente nella linea modernista del suo predecessore Giovanni Paolo II, egli la rivendica e ne va fiero. L’argentino è il degno figlio del polacco e del suo ecumenismo pratico e teorico… La Roma bergogliana è la degna figlia di quella Roma che denunciava Mons. Lefebvre: “la Roma di tendenza neo-modernista e neo-protestante che si è manifestata chiaramente nel Concilio Vaticano II e dopo il Concilio, in tutte le riforme che ne sono scaturite”.

di Francesca de Villasmundo




Pubblicato sul sito francese Medias Catholique info



E la denuncia formulata da Mons. Lefebvre già nel 1974 si dimostra essere quanto mai attuale.


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