ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 9 luglio 2020

Due pericoli nell'ermeneutica

Don Morselli: "Equivoci nell'ermeneutica conciliare"

Riceviamo da don Alfredo Morselli.

EQUIVOCI NELL'ERMENEUTICA CONCILIARE

Alcuni Pastori in questi giorni hanno proposto una sorta di correzione dei testi conciliari.
Per proporre la correzione di un testo, bisogna prima capire bene cosa dice; bisogna - si dice oggi - farne l'ermeneutica.
Concretamente, mi pare di vedere due pericoli nell'ermeneutica del magistero, almeno come è stata svolta in questi ultimi cinquant'anni.

A] iper-formalizzazione di un testo come se fosse un'equazione matematica, attribuendo alle stesse parole nel corso degli anni lo stesso identico valore.
Esempio: se dico (x = b) l'espressione, se vera una volta, sarà sempre valida.
Ma se dico "libertà religiosa", il significato e la suppositio di "libertà religiosa" cambiano nel corso del tempo e prima/dopo la promulgazione di un altro testo che usa i termini in modo diverso.
Teniamo conto che il significato di un termine dipende anche dall'uso, e l'universale immutabile è il concetto, e non il termine che lo significa.
Cadono in questo errore coloro che ritagliano con forbici e scotch le frasette pur importanti delle encicliche, le assemblano su un tavolo per autopsia (quando la propositio fidei è un fatto vivo) e ne inferiscono contraddizione formale, senza che in realtà detta contrarietà o contraddittorietà sia "de eodem".

B] riduzione dei termini a segni dei fenomeni e non delle cose in sè, per cui il soggetto determina il significato di tutto e nessun asserto può essere definitivamente vero. 
Esempio: il cosiddetto "nuovo paradigma della Chiesa di Papa Francesco"
La scelta di un concilio non definitorio ("pastorale" si oppone a definitorio, non a "dogmatico" perché il dogma è il "maximum quid" della pastoralità) è stata storicamente drammatica, lasciando in pasto la Verità cattolica a Scilla e Cariddi di cui sopra.

Spiegava Padre Tomas Tyn:
"Voi sapete … che generalmente i concili erano convocati per condannare delle brutte dottrine che imperversavano in diverse epoche della storia ecclesiastica, così che sempre in appendice c’era un riassunto con le frasi eretiche che cominciano: si quis dixerit, se qualcuno osasse dire, poi segue la frase poco edificante, poi alla fine c’è la clausola "anatema sit", sia scomunicato dalla chiesa. Bene, quindi c’era una serie di condanne nei concili, anche nel magistero pontificio. Adesso la chiesa ha avuto questa serenità, è una grande gioia sapete, un concilio pastorale appunto è una specie di lusso che raramente la chiesa può permettersi ed io allora ingenuo come ero, voi dovete capire che la vita ecclesiastica di occidente arrivava molto raramente dalle nostre parti, cioè oltre cortina, quindi dicevo: beati questi cristiani occidentali, mentre noi poverini siamo un pochino sotto torchio, questi cristiani godono di una splendida libertà, sono tutti attaccati alla loro fede, alla loro tradizione, è uno splendore, quindi il Papa, i vescovi radunati in questa grande assemblea a Roma possono insegnare serenamente al popolo cristiano senza definire, in quanto si fidano dei cristiani, della loro maturità, proprio nel senso della lettera di convocazione di Giovanni XXIII e quindi è una gran bella cosa. Poi dopo quando ho sentito, novizietto che ero ancora molto ingenuo, nel noviziato di Frankfurt in Germania, c’era un sacerdote il quale spiegava questi sviluppi postconciliari, allora ebbe a dire una cosa veramente urtante, scioccante, allora io ho capito quali erano i pericoli dell’epoca postconciliare e quello che mi ha scioccato soprattutto era che i miei confratelli nel noviziato erano grandemente affascinati da questo "coraggioso" discorso. Che cosa diceva questo reverendo? Diceva che finalmente ci siamo sbarazzati dalla tradizione, finalmente c’è il tramonto dell’epoca tridentina, finalmente la chiesa è tutta rifatta e tutta nuova, insomma tutt’altra chiesa. Insomma mi sono ricordato del mio catechismo e mi sono un po’ spaventato, perché chiesa nuova non mi pare che qualcuno possa fondarla, io ho sempre sentito dalla sacra scrittura che nessuno può porre un altro fondamento se non quello che è stato posto, cioè Gesù Cristo, nostro Signore. E lì cominciarono i miei guai con il concilio perché all’inizio ero tutto contento per questo fatto, si potrebbe dire del lusso spirituale della Chiesa la quale serena insegna pastoralmente senza definire dottrinalmente; sapete anche a me non piace scomunicare nessuno, proprio è un lavoro molto spiacevole ed anche la sacra congregazione per la dottrina della fede non piace, neanche al santo uffizio di beata e venerata memoria piaceva scomunicare qualcuno. Però vedete questa illusione, bisogna pur dirlo, questa illusione ottimistica della pretesa maturità dei cristiani di oggi è un mito che è assolutamente crollato: va bene, miei cari? Allora bisogna rifarci seri e capire che il laicato cristiano e non solo ma ancora più lo stesso clero, persino l’alto clero, il Signore mi perdoni, non bisogna mai parlare male dei principi del popolo come dice la bibbia, però persino l’alto clero talvolta, sia detto con tutto il rispetto e pregando il Signore che tenga la sua mano sopra di loro, è coinvolto in queste cattive interpretazioni del concilio. Allora bisogna tornare effettivamente a questa serietà, che ci fa capire che un laicato ed un clero maturo di fatto non c’è mai, perché mai la chiesa potrà purtroppo permettersi questo lusso di insegnare pastoralmente senza definire dottrinalmente e senza prendere misure disciplinari là dove è necessario. Perché questo? Semplicemente per il peccato originale che tutti conosciamo, quindi vedete questo ottimismo è un po’ troppo roussoniano per poter essere cattolico, va bene? Non c’è questo buon selvaggio nell’uomo civilizzato, non è buono, noi nasciamo peccatori e questo è il realismo cattolico con cui va affrontata ogni questione. Non ci deve essere questa superbia tipicamente modernista secondo la quale noi al giorno di oggi, a differenza di quei poveri cristianucci delle epoche passate, pensate quale superbia c’è in questo, noi oggi siamo maturi, noi oggi abbiamo capito".

In Corde Matris

Sac. Alfredo M. Morselli

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.