In questo nuovo “Viaggio in Italia" il filosofo di Perugia percorre un paese in cui si spegne sempre più il cristianesimo
Non si consideri Flavio Cuniberto un continuatore di Guido Piovene, pur molto citato in questo nuovo “Viaggio in Italia” (Neri Pozza). Lo si consideri invece la reincarnazione di Rutilio Namaziano. Il poeta di Tolosa viaggiò nell’Italia in cui crollava il paganesimo, il filosofo di Perugia viaggia nell’Italia in cui si spegne il cristianesimo. Entrambi malinconici, nostalgici, consapevoli di vivere dentro un passaggio epocale. Al posto delle rovine di Populonia, in Cuniberto ci sono le chiese svuotate. A Fidenza il Duomo è “un prezioso relitto approdato in una terra selvaggia, che non ne conosce la lingua”. A Montefalco, nella chiesa di San Francesco degradata ad auditorium, “il vecchio dio è scomparso”. A Loreto i preti sono i primi a non credere più nel trasporto angelico della Santa Casa. A Lanciano “le autorità ecclesiastiche ne provano solo imbarazzo”, del miracolo eucaristico che dà il nome al locale santuario, “e lo tengono nascosto come si nasconde in famiglia un invalido grave, che si ha vergogna di mostrare in pubblico”. Cuniberto si autolimita definendo il suo viaggio “solo una raccolta di impressioni”: non è vero, le sue pagine hanno forma letteraria ma contenuto statistico, oggettivo.
https://www.ilfoglio.it/preghiera/2020/07/15/news/le-osservazioni-di-flavio-cuniberto-hanno-valore-statistico-322270/
ZELO ALLA ROVESCIA
Lo zelo è l’altra faccia
dell’idolatria. Quando ci si
allontana da Dio per seguire idoli profani o, peggio ancora,
sociopolitici, lo
zelo, avvinto dall'ideologia, diventa sempre eccessivo e degenera in
interessato
servilismo. Tutto finisce poi per essere irragionevole e ridicolo.
Stamattina
mentre mi recavo all'unica messa celebrata, non dal parroco ma da un
sacerdote coadiutore, l'unico normale da queste parti, che non ha paura
di distribuire la comunione in bocca, in una chiesa tappezzata di
manifesti "apandemici", stavo dimenticando tutte le prescrizioni delle
“autorità” in merito all’ingresso
e alle modalità di stare in chiesa. Sono stato richiamato dal “servizio
di
sicurezza”, in casacca gialla e arancio e mi hanno impedito di entrare
senza
aver prima “sanificato le mani”, ammonendomi sul fatto che quelle erano
disposizioni del vescovo approvate dal prefetto. Tutto bene, i religiosi
si attengono,
scupolosamente, in modo zelante, alle disposizioni governative, fatte
proprie
dalla CEI ma, mi chiedo e non glielo vado neanche a dire, tanto sarebbe
tempo
perso, perché non applicano lo stesso zelo
per le disposizioni della Chiesa medesima, per i precetti del Catechismo, per comandamenti
di Dio ? Perché tanto zelo per la materia e così poco per lo spirito ?
Tanto per attestare, ma non ce ne sarebbe bisogno, la spaccatura in atto, una signora, al termine della messa, protestava animosamente con il parroco perché il celebrante si permetteva di dare la comunione in bocca.
Tanto per attestare, ma non ce ne sarebbe bisogno, la spaccatura in atto, una signora, al termine della messa, protestava animosamente con il parroco perché il celebrante si permetteva di dare la comunione in bocca.
Non basterebbe l’intero spazio del blog (che poi, in particolare, a questo è dedicato...) per elencare
tutte le derive che la chiesa moderna, in modo arbitrario e soggettivistico, sta
percorrendo rispetto alla Tradizione, alla Dottrina, alla Sacra Scrittura, ai
Comandamenti, in particolare il primo e il sesto e, in definitiva, persino
rispetto alle disposizioni della chiesa postconciliare ?
Ne cito soltanto una, senza alcun commento
(intelligenti pauca), tratta dall’ISTRUZIONE Redemptionis sacramentum della CONGREGAZIONE PER IL CULTO DIVINO E
LA DISCIPLINA DEI SACRAMENTI:
«..[172] Spetta al
Sacerdote celebrante, eventualmente coadiuvato da altri Sacerdoti o dai
Diaconi, distribuire la Comunione e la Messa non deve proseguire, se non una
volta ultimata la Comunione dei fedeli. Soltanto laddove la necessità lo
richieda, i ministri straordinari possono, a norma del diritto, aiutare il
Sacerdote celebrante.[173]
[89.] Affinché, anche «per mezzo dei segni, la
Comunione appaia meglio come partecipazione al Sacrificio che si celebra»,[174]
è da preferirsi che i fedeli possano riceverla con ostie consacrate nella stessa
Messa.[175]
[90.] «I fedeli si comunicano in
ginocchio o in piedi, come stabilito dalla Conferenza dei Vescovi» e
confermato da parte della Sede Apostolica. «Quando però si comunicano stando in
piedi, si raccomanda che, prima di ricevere il Sacramento, facciano la debita
riverenza, da stabilire dalle stesse norme».[176]
[91.] Nella distribuzione della santa Comunione è da
ricordare che «i ministri sacri non possono negare i sacramenti a coloro che li
chiedano opportunamente, siano disposti nel debito modo e non abbiano dal
diritto la proibizione di riceverli».[177] Pertanto, ogni cattolico battezzato,
che non sia impedito dal diritto, deve essere ammesso alla sacra comunione. Non è lecito, quindi, negare a un fedele la santa Comunione, per la
semplice ragione, ad esempio, che egli vuole ricevere l’Eucaristia in ginocchio
oppure in piedi.
[92.] Benché ogni fedele abbia sempre
il diritto di ricevere, a sua scelta, la santa Comunione in bocca,[178]
se un comunicando, nelle regioni in cui la Conferenza dei Vescovi, con la
conferma da parte della Sede Apostolica, lo abbia permesso, vuole ricevere il
Sacramento sulla mano, gli sia distribuita la sacra ostia. Si badi,
tuttavia, con particolare attenzione che il comunicando assuma subito l’ostia
davanti al ministro, di modo che nessuno si allontani portando in mano le
specie eucaristiche. Se c’è pericolo di profanazione, non sia distribuita
la santa Comunione sulla mano dei fedeli.[179]…»
Buona festa, San Camillo!
Tu che eri meridionale saprai che in Italia l’antimeridionalismo serpeggia ancora. Ma quelli che lo praticano non sanno niente
San Camillo, tu eri meridionale (gli abruzzesi di oggi si figurano centrali, ma ai tuoi tempi Bucchianico faceva parte del Regno di Napoli, mica del Granducato di Toscana) e saprai che in Italia l’antimeridionalismo serpeggia ancora. Quando non prende forma di esplicita ostilità prende forma di degnazione, se non di compatimento: questi meridionali poveri e arretrati… Molti settentrionali considerano l’onomastico un costume meridionale, come dire qualcosa di assurdo e pittoresco. Non sanno nulla, chiaro. Non sanno che quando l’Italia era cristiana il compleanno veniva ignorato tanto al Sud quanto al Nord: sia perché prima delle moderne anagrafi il giorno della propria nascita spesso era sconosciuto, sia perché prima della presente deculturazione tutti portavano il nome di un santo in calendario e tutti festeggiavano quel giorno lì, legandosi all’eterno anziché alla propria effimera biologia. Dunque se oggi l’onomastico è festeggiato in prevalenza al Sud è solo perché sotto il Tronto il cristianesimo sta evaporando un poco più lentamente. Buona festa a te e auguri a me, san Camillo!
https://www.ilfoglio.it/preghiera/2020/07/14/news/buona-festa-san-camillo-322212/
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