Come si è arrivati a una Chiesa che sprofonda nel ridicolo, che tace sui cristiani massacrati, che nasconde le persecuzioni e le chiese profanate, che ridicolizza la Messa e l’Eucarestia con regole idiote dal punto di vista igienico e mostruose dal punto di vista teologico? Esattamente come siamo arrivati all’apostasia oscena e ridicola dell’oscena e ridicola Pachamama, orrido idolo Incas cui si facevano sacrifici umani glorificato sugli altari?
Come siamo arrivati alla Arcidiocesi di Torino che organizza ridicoli e discriminanti corsi di fedeltà agli omosessuali (perché gli infedeli devono essere criticati?), come siamo arrivati ai cattolici che scodinzolano davanti a un tizio che con suo marito farnetica di bambini creati con l’utero in affitto (sindrome da iperstimolazione ovarica, embrioni soppressi , aborti, bambino tolto alla mamma) come una bella festa,? Come siamo arrivati al ridicolo di una Chiesa che squittisce la necessità di un vaccino ( fabbricato dal malthusiano abortista Bill Gates, quando si dice il caso) contro un virus RNA, vaccino che molti medici ritengono inutile e quindi inutilmente dannoso come tutti i vaccini contro virus RNA? Da quando il catechismo include l’immunologia? Come siamo arrivati a proporre una blasfema litania mariana che biascica di Maria come “Solacium migrantium” (aiuto, soccorso, sollievo dei migranti), una Regina del cielo cui non importa nulla di tutti gli uomini e le donne che combattono per la loro terra, che combattono sulla loro terra, che sulla loro terra sono stati sconfitti. Solacium migrantium contiene tre menzogne, che i migranti siano sempre oppressi, che siano sempre innocui: e che siano gli ultimi della terra: chiunque abbia capacità e mezzi per spostarsi non lo è.
Secondo la nuova Chiesa 3.0 Maria dà il suo soccorso perché Pamela possa essere smembrata, perché Desiré possa essere stuprata, perché i coniugi Solano possano essere torturati a morte, perché gli adolescenti possano morire di eroina tagliata con fentanyl, perché la gente sia ammazzata, le persone schiacciate come scarafaggi ai mercatini di Natale oppure sul lungomare di Nizza, perché la gente sia ammazzata, al primo piano i maschi prima sono stati castrati e accecati, come è successo al Bataclan, perché un anziano sacerdote sia sgozzato come un agnello sul suo altere. La nuova incredibile Chiesa 3.0 non ha dedicato una sillaba perché Maria protegga quel piccolo migrante ucciso dalla non accoglienza che è il bambino abortito. L’appassionante storia di come è stata definitivamente asservita la Chiesa Cattolica comincia nel 2012, ma è diventata pubblica solo nel 2016 i santi hacker di Wikileaks hanno tirato fuori come un coniglietto dal cilindro le interessanti mail risalenti al 2012 che si erano scambiati Hillary Clinton e John Podesta, il direttore della sua fallimentare campagna elettorale e tale Sandy Newman, presidente e fondatore dell’organizzazione “no-profit” Voices for Progress, ex-dipendente e amico intimo del presidente Obama. “C’è bisogno di una Primavera Cattolica ( come quelle belle primavere colorate scatenate dal duo Obama Clinton nei paesi arabi e in Ucraina che tanto hanno fatto bene al mondo)”, scrive Newman, “in cui gli stessi cattolici reclamino la fine di quella che è una dittatura medievale, e l’inizio di una piccola democrazia che rispetti l’equità di genere nella Chiesa cattolica…Anche se l’idea in sé non è folle, non mi reputo qualificato a prenderne parte. Non ho pensato affatto a come poter seminare i semi della rivoluzione, né chi potesse farlo”, conclude Newman. che non è cattolico quindi non se intende. John Podesta, che è cattolico, lo tranquillizza e gli chiede di avere fiducia in lui e nei suoi amici, che hanno creato organizzazioni concepite esplicitamente per infiltrarsi nella Chiesa cattolica con le loro ideologie progressiste. Ma lo avverte che non è ancora arrivato il momento adatto ad una rivoluzione totale, perché mancava la leadership giusta nella Chiesa cattolica.
Dopo questo scambio di mail, è cominciata la guerra finanziaria mediatica a Sua Santità Benedetto XVI, la pedofilia dei preti, presente e grave, è stata ulteriormente ingigantita mentre scomparivano dagli schermi pedofilie ben più gravi con abusi su minori atroci, come quella di Hollywood o del mondo politico di Epstein. Sua Santità Benedetto XVI era stato imputato per crimini contro l’Umanità al tribunale dell’Aia, per la gli abusi su minori dei preti, l’anno prima, nel settembre 2011 e anche quell’episodio sembra molto costruito, ma dolo le mail del 2012 la persecuzione diventa martellante, non c’è giorno in cui le prime pagine dei giornali non parano con la notizia vera o falsa di un abuso sacerdotale.
L’attacco finanziario è tale che nel Vaticano non funzionano più nemmeno i bancomat in quel maledetto 13 febbraio 2013, quando Sua Santità Benedetto XVI Equità di genere vuol dire contraddire Cristo e instaurare il sacerdozio femminile, vuol dire contraddire il comandamento non uccidere e istaurare la libertà di aborto totale come accettata da Dio (se una donna non può abortire anche cinque minuti prima del parto, non è più uguale a un uomo che può abbandonare il suo bambino in qualsiasi momento) vuol dire contraddire il sesto comandamento e affermare che due uomini che usano il tubo digerente di uno dei due a scopo ricreativo fanno una bella impresa amata da Dio. I vescovi cattolici nel 2012 facevano ancora quadrato attorno ai valori non negoziabili, ma da quel momento è cominciato un attacco bestiale che è culminato con l’episodio molto dubbio: l’abdicazione di Sua Santità Benedetto XVI, con un’abdicazione infarcita per parecchie ore di strafalcioni ortografici, che sarebbe diventata operativa a un orario inesistente, il 28 febbraio alle ore 29 e nella quale il Papa non rinunciava al minus pietrino, cioè restava Papa. La notte del 13 febbraio un fulmine ha colpito il vaticano: la foto dell’inquietante fenomeno è diventato il simbolo della crisi della Chiesa, insieme alle parole di Nostra Signora de La Salette. Rome perdra la foi… elle deviendra le siège de l’antéchrist… Il y aura une éclipse de l’Eglise, Roma perderà la fede, diventerà la sede dell’Anticristo, ci sarà un’ Eclisse della Chiesa.
Le mail della signora Clinton e collaboratori sono evidentemente un caso, ma vale la pena di soffermarci sulle loro biografie
La signora Clinton era all’epoca candidata democratica alla presidenza degli Stati Uniti, con un curriculum di tutto rispetto: moglie di tale Bill Clinton, frequentatore dell’aereo di Epstein, il più spettacolare molestare e stupratore di bambini e bambine che la pur travagliata storia degli USA ricordi, già vicepresidente di Obama il bombardatore; è la signora che ha commentare con un sorrisetto idiota e una frase altrettanto idiota la morte di Ghedaffi: Siamo andati, abbiamo visto e lui è morto. . Dopo la sua caduta, a scopo esportazione di democrazia, la Libia è diventata un inferno, le coste sono state spalancate, fiumi di immigrati si sono precipitati sulle sue coste per raggiungere l’Italia accecati da miraggi, molti di loro sono morti nel deserto o in mare. La stessa signora ha dato ordine di non intervenire mentre Stivens, un ambasciatore degli USA veniva assassinato per impalamento l’11 settembre 2012. Eppure, incredibilmente, il Partito Democratico si è intestardito come un mulo su Hillary la catastrofe, l’ha imposta, secondo alcuni sospetti ha taroccato le primarie, ha taroccato i sondaggi, ha raccontato che lei era in testa ai sondaggi per mesi, ha schierato al suo fianco tutta Hollywood, tutte le cancellerie europee, persino la signora Maria Elena Boschi ha finanziato con denaro italiano la Fondazione Clinton, per motivi ecologici, certo, ma giusto durante la campagna elettorale.
Hillary Clinton è iper favorevole all’aborto a nascita parziale, l’aborto di un feto di sei, sette, otto o nove mesi, che sarebbe quindi vitale fuori dal ventre della madre, se gli fosse concesso di vivere. Hillary Clinton si è laureata con una tesi di laurea sul suo mentore, Saul Alinsky, e ha dichiarato spesso che ne condivide le idee, nella sua tesi lo definisce una persone irresistibile, lei quindi non ha resistito. Alinsky è il fondatore di un movimento marxista radicale. Alinsky nel suo libro Rules for Radicals spiega come Lucifero sia il primo radicale della storia, di quanto lo ami e di quanto desideri andare all’inferno dopo morto. La figlia della signora Clinton Chelsea il 5 gennaio 2018 con un tweet ha augurato buon anno alla Chiesa di Satana, una delle Chiese ufficialmente riconosciute negli USA.
Passiamo a Jonh Podesta. Sempre gli hacker di Assange hanno tirato fuori le mail con cui Marina Abramovich, “artista” dalla dubbia arte di farsi torturare senza cambiare espressione, invitava entrambi a uno spiritual dinner secondo i dettami del satanista Alistey Crowley a base di latte di donna, sangue mestruale e sperma. I destini del mondo hanno rischiato di essere in mano a gente che pratica il cannibalismo rituale?
Possiamo affermare che la famiglia Clinton e collaboratori presentino sfumatura manifeste di satanismo? C’entrano loro con l’elezione dei Bergoglio? Nel caso Bergoglio seguirebbe la loro agenda. L’impressione onestamente è questa: anticattolicesimo, anticristianesimo, immigrazionismo fanatico, ecologismo d’accatto ma fanatico, aborto e omosessualismo sobriamente accettati.
https://www.silvanademaricommunity.it/2020/07/17/bergoglio-e-una-creatura-della-parte-peggiore-del-partito-democratica-statunitense/
In seguito ai violenti disordini promossi negli USA dagli antifà e dai Black Lives Matter sono ripresi gli abbattimenti dei monumenti ai Confederati, già iniziati qualche anno fa come manifestazione di odio nei confronti dei bianchi e dei molti abitanti del Sud che ancora si riconoscono nei valori e nella storia della Confederazione. Uno dei più bei film di Hollywood, Via col Vento, 8 premi Oscar, è stato dapprima bandito dalla piattaforma video in streaming HBO perché “razzista”, poi riammesso, ma con la mistificatoria avvertenza: “nega gli orrori della schiavitù” e accompagnato, per i deplorevoli spettatori, da alcuni video di “rieducazione”, intrisi di diffamazione storica della Confederazione e persino del produttore del film, David O. Selznick e dell’autrice del libro Margaret Mitchell.
I Sudisti erano i buoni. E vi spieghiamo perché
In seguito ai violenti disordini promossi negli USA dagli antifà e dai Black Lives Matter sono ripresi gli abbattimenti dei monumenti ai Confederati, già iniziati qualche anno fa come manifestazione di odio nei confronti dei bianchi e dei molti abitanti del Sud che ancora si riconoscono nei valori e nella storia della Confederazione. Uno dei più bei film di Hollywood, Via col Vento, 8 premi Oscar, è stato dapprima bandito dalla piattaforma video in streaming HBO perché “razzista”, poi riammesso, ma con la mistificatoria avvertenza: “nega gli orrori della schiavitù” e accompagnato, per i deplorevoli spettatori, da alcuni video di “rieducazione”, intrisi di diffamazione storica della Confederazione e persino del produttore del film, David O. Selznick e dell’autrice del libro Margaret Mitchell.
Sulla Guerra civile americana, o Guerra tra gli Stati, c’è una conoscenza stereotipata e superficiale: i “buoni” erano i Nordisti e i “cattivi” i Sudisti. La guerra fu scatenata dai Sudisti. I “buoni” Nordisti si battevano per l’abolizione della schiavitù e questa fu la causa della guerra e via stereotipando. In realtà non fu così. La schiavitù fu solo uno dei motivi scatenanti, e non il più importante. Lincoln non voleva, almeno inizialmente, abolire la schiavitù. Uno dei più accurati storici della Guerra Civile americana è stato un italiano: Raimondo Luraghi. Nella sua “Storia della guerra civile americana” così scrive sulle cause della guerra: “la schiavitù fu e non fu alla base del conflitto. Non lo fu in quanto il contrasto era di ben altra natura, era ben più vasto e più profondo: esso era il conflitto tra due nazioni diverse ed estranee con numerosi interessi divergenti.”. Certo, la schiavitù fu anche alla base del conflitto, poiché: “finì per essere il punto di attrito, il casus belli che pose i due mondi in lotta aperta”.
In realtà la guerra civile fu, principalmente, uno “scontro di civiltà”, tra due nazioni che erano differenti culturalmente e antropologicamente e questa differenza aveva le proprie origini nelle caratteristiche delle prime colonizzazioni. I primi insediamenti stabili inglese sulle coste americane nell’attuale Virginia furono promossi da Sir Walter Raleigh, esponente del Rinascimento inglese, umanista, fluente in latino e in italiano, lettore di Macchiavelli e di Baldassare Castiglione e che rappresentò il modello del “gentiluomo del Sud”. Chi erano questi “primi americani”? Molti erano esponenti della piccola nobiltà inglese ed erano intrisi di quello spirito inteso a costruire “una società di gentiluomini”, colta e cortese. In grande maggioranza erano anglicani, ma il Maryland venne colonizzato, nel 1634, da cattolici e in quella colonia venne accettato il principio della libertà religiosa, inesistente nelle colonie Puritane.
Nel frattempo, ben tredici anni dopo la fondazione di Jamestown in Virginia nel 1607, i “Padri Pellegrini” puritani sbarcarono a Plymouth nel novembre del 1620. E il Nord è persino riuscito, a dispetto della storia, a sottrarre al Sud la giornata del Ringraziamento, “rito di fondazione” degli Stati Uniti.
I puritani erano fanatici calvinisti, ferocemente intolleranti: perseguitavano gli anglicani e i cattolici. Poiché ritenevano la ricchezza un segno del favore divino, perseguivano l’accumulazione di denaro attraverso una cupa etica del lavoro. Si ritenevano fondatori di una repubblica di “eletti del Signore”, secondo la tradizione biblico-protestante.
Non potevano esserci due culture, due civiltà, due società più diverse: quella del Sud aristocratica, patriarcale, agricola, sofisticata, con una élite colta e amante degli autori classici, educata, tollerante, con un profondo senso della cavalleria e dell’onore, europeizzante; quella del Nord capitalistica, industriale, urbana, intrisa di senso pratico talvolta sino alla rozzezza, dedita all’inseguimento del successo e del denaro a ogni costo, spesso violenta, tesa alla conquista di nuove terre da sfruttare, puritana e “progressista”, afflitta da una nascente lotta di classe a opera di un proletariato urbano sottopagato le cui condizioni di vita erano spesso peggiori di quelle degli schiavi al Sud, una società nata in contrapposizione all’Europa che non amava, da questa ricambiata: nella Guerra civile, la Francia e la Gran Bretagna parteggiarono per il Sud e la Gran Bretagna fu assai vicina al riconoscimento diplomatico della Confederazione.
Il tema dell’autonomia degli Stati rappresentò, più della schiavitù, la causa politica della guerra. Era una diatriba che si trascinava fin dalla nascita dell’Unione. Ma cosa significava “Unione”? Una libera unione tra Stati, che mantenevano intatta la propria sovranità e che “delegavano” certe competenze all’Unione come sosteneva, ad esempio, Thomas Jefferson, ma conservando il diritto alla secessione, o l’adesione all’Unione era irreversibile, nessuna secessione era possibile e l’Unione era superiore, come diritti sovrani e per suprema potestà legislativa, ai singoli Stati? Dove, quindi, risiede la sovranità ultima?
Scrive il politologo Luigi Marco Bassani, profondo conoscitore della storia del pensiero politico nel Nord America: “… furono proprio gli stati del Sud a lottare strenuamente contro l’idea che esistesse un’unica nazione americana.” Questo “può essere interpretato come risposta alle trentennali mire nordiste di ottenere i benefici dell’unione facendone pagare i costi al Sud. Alla metà dell’Ottocento il Sud era ormai una minoranza permanente e ben cosciente del fatto di non poter spezzare la preponderanza numerica di un nord ostile e deciso a far gravare i costi del governo federale sugli stati a sud del Potomac”.
Per cultura, storia, interessi economici, gli stati del Sud erano prevalentemente a favore delle autonomie, quelli del Nord per un’Unione accentrata. Ma, progressivamente, con l’estensione verso ovest e l’adesione di nuovi stati, gli Stati del Sud erano diventati minoranza. Si sentivano accerchiati e traditi dall’infido Nord e questa frustrazione predispose l’opinione pubblica del Sud alla guerra, percepita come inevitabile a fronte dell’accerchiamento e dell’odio del Nord. La questione dei dazi fu un altro tema collegato a quello dei diritti degli Stati. L’imposizione, da parte dell’Unione dominata dagli Stati del Nord, di forti dazi che danneggiavano notevolmente l’economia del Sud fu un’altra, e non minore, causa della guerra.
E la schiavitù, allora? Certamente fu una delle cause della guerra. Ma non la principale: le ragioni furono, come abbiamo visto, storico-culturali, politico-istituzionali ed economiche. La schiavitù, che era stata legale anche al Nord, aveva peraltro arricchito i mercanti puritani della Nuova Inghilterra che realizzarono profitti colossali.
Abramo Lincoln era antischiavista? In realtà, era un nazionalista unionista. A guerra già da lui scatenata, aveva dichiarato che se avesse potuto salvare l’Unione liberando gli schiavi lo avrebbe fatto; se avesse potuto salvare l’Unione non liberandone nessuno lo avrebbe fatto; e se avesse potuto salvare l’Unione liberandone solo alcuni e mantenendo tutti gli altri in schiavitù lo avrebbe fatto lo stesso.
Nel 1861 il Senato del Nord approvò una mozione che dichiarava che “la guerra non aveva come scopo di sovvertimento o di interferenza con i diritti delle istituzioni vigenti in quegli Stati” (in sostanza: “non vogliamo impedirvi di mantenere la schiavitù”). D’altronde, la dimostrazione più palese che a Lincoln interessasse la difesa dell’Unione, non l’abolizione della schiavitù, fu rappresentata dal Proclama di Emancipazione del 1862, che “liberava” gli schiavi negli Stati “ribelli” contro l’Unione. In realtà quest’atto fu una misura di guerra per piegare gli avversari, un esproprio dei loro beni: per nulla un atto umanitario. Infatti da questo provvedimento (che non produsse nessun effetto sugli schiavi del Sud), vennero esclusi non solo gli Stati schiavisti che, volenti o nolenti, erano rimasti nell’Unione, ma anche i territori della Confederazione occupati, durante la guerra, dai “soldati blu”.
Era poi notorio come Lincoln non amasse affatto i neri. Nel 1858 aveva dichiarato: “Non sono – né sono mai stato – in alcun modo a favore dell’uguaglianza sociale e politica tra la razza bianca e quella nera; e non sono – né sono mai stato – favorevole a dare ai neri la possibilità di votare o di fare i giurati, né a permettere loro di ricoprire cariche pubbliche, né d’imparentarsi con persone bianche; […] c’è una differenza biologica tra la razza bianca […]Io sono, come chiunque altro, favorevole ad assegnare la posizione di superiorità alla razza bianca”.
Che la schiavitù non fosse la causa primaria e che la guerra civile non fosse per nulla una “guerra di liberazione” degli schiavi da parte dell’ “umanitario” Nord contro lo “schiavista” Sud lo capirono bene anche all’estero; l’autorevole Quaterly Review di Londra così scrisse: “il Nord si batte per il potere supremo. La questione della schiavitù è stata abbandonata […]. Quasi non c’è concessione sulla schiavitù che gli Stati separati potrebbero chiedere e gli Stati del Nord accordare, in cambio di un loro rientro nell’Unione. Smettiamola con questa fandonia del Nord che fregia la sua causa con il nome di libertà allo schiavo!”
Il Nord vinse la guerra. Vinse per strapotere di mezzi e di uomini, per la distruzione sistematica dell’economia sudista, campi, fattorie, boschi incendiati. Civili ridotti alla fame, spesso massacrati. Atlanta, la città di Via col vento, benché priva di ogni interesse strategico venne completamente bruciata mentre bande di nordisti ubriachi ballavano nelle strade. La violenza contro le donne del Sud (le “damn Secesch women”, “dannate donne secessioniste”) fu tale da suscitare anche lo sdegno del Regno Unito. Il primo ministro britannico in persona convocò l’ambasciatore degli Stati Uniti per consegnargli una nota di protesta in cui si esprimeva la condanna più severa per queste violenze.
D’altronde l’odio del Nord contro la Confederazione era tale da far dire nel 1864 al generale Sherman: “La terribile verità è che per conseguire la vittoria è necessario che la classe dirigente del Sud venga eliminata, distrutta. Sono trecentomila: dobbiamo ucciderli tutti.”
Il martirio del Sud non finì con la resa. La vendetta del Nord fu feroce, sistematica, prolungata nel tempo. Le tenute nel Sud vennero espropriate e così anche i beni mobili, le riserve di cotone, gli schiavi liberati senza indennizzo. Gli Stati del Sud sottoposti a una durissima dittatura militare sotto la supervisione del partito unionista, quello repubblicano, con persone arrestate senza processo, talvolta mandate a morte senza motivo. Il Sud venne invaso da estremisti “riformatori umanitari” di varie, fanatiche sette protestanti, che volevano “rieducare” i Sudisti e da speculatori che acquistavano per pochi dollari le proprietà degli agricoltori, impossibilitati a pagare le tasse e le “riparazioni”. A tutti gli ex-combattenti, alle autorità civili, ai proprietari terrieri, ai notabili (complessivamente circa 627.000 persone) vennero tolti i diritti civili.
Il Presidente della Confederazione, Jefferson Davis, già anziano, venne catturato, maltrattato dalla soldataglia nordista, portato incatenato a Fort Monroe e qui tenuto in una segreta sempre incatenato. Il Papa, Pio IX, gli inviò una sentita missiva di sostegno.
La distruzione culturale dell’identità del Sud e dei suoi simboli, la diffamazione della sua storia, l’odio per le sue radici, dei suoi valori, dei suoi eroi, la violenza contro i suoi monumenti continuano tutt’ora. Scrive Luigi Marco Bassani: “Oggi l’attacco al passato sudista si mescola con un continuo processo di “rieducazione culturale” al quale i cittadini del Sud sono sottoposti sin dall’infanzia.”. E così Raimondo Luraghi: “… è in atto una gigantesca operazione (orchestrata nel Nord e capeggiata prevalentemente da black muslims, da ideologi del politically correct e da altri estremisti) intesa a mutilare il Sud della propria storia”.
L’operazione di distruzione di migliaia di monumenti che nel Sud (ma anche al Nord) commemorano i combattenti e gli eroi Confederati è sistematica, orchestrata, violenta. Statue che ricordano i caduti Sudisti, il generale Lee, il generale Forrest, il generale Jackson e molti altri eroi della guerra per la libertà degli Stati vengono distrutte. Sono atti violenti di attivisti liberal, di aderenti al movimento anti-bianco Black lives matter, dei gruppi di ultrasinistra antifà e o dei Social Justice Warriors, movimento marxista che raggruppa estremisti neri, gruppi LGTB, anarco-comunisti di varie scuole. Sono gruppi legati alla sinistra del Partito Democratico e finanziati dalla Open Society Foundation di George Soros. Spesso le demolizioni dei monumenti sudisti avviene ad opera delle amministrazioni locali. E quando, come a Charlottesville, in Virginia nel 2017, la popolazione si ribella alla distruzione e manifesta in difesa dei monumenti (una statua in onore di Lee), viene violentemente aggredita dai facinorosi attivisti liberal. In numerosi Stati la bandiera Confederata è stata posta fuori legge “su ordine” dei movimenti antirazzisti.
Dominique Venner, in uno dei più bei libri sulla Confederazione, Il bianco sole dei vinti, ha lasciato scritto: “Perché, anche se morto, questo Sud vive ancore nel cuore degli uomini generosi.” E non saranno i liberal, i black lives matter o George Soros a distruggere il suo spirito.
Antonio de Felip
Luglio 16, 2020
“La recente serie di attacchi contro edifici e proprietà ecclesiastici è continuata martedì sera, quando una statua di Cristo è stata rovesciata e decapitata in una parrocchia di Miami e una statua di Maria è stata imbrattata di vernice rossa a Colorado Springs”. Lo riporta in un artiolo Christine Rousselle nel suo articolo pubblicato su Catholic News Agency (CNA), che vi proponiamo nella nostra traduzione.
La recente serie di attacchi contro edifici e proprietà ecclesiastici è continuata martedì sera, quando una statua di Cristo è stata rovesciata e decapitata in una parrocchia di Miami e una statua di Maria è stata imbrattata di vernice rossa a Colorado Springs.
Nelle ultime settimane si è assistito a una serie di atti di vandalismo e distruzione nelle chiese cattoliche di tutti gli Stati Uniti, tra cui incendi dolosi, decapitazioni e graffiti. Ma mentre alcuni degli incidenti sono stati ripresi dalle telecamere, nella maggior parte dei casi i colpevoli e le loro motivazioni non sono ancora stati identificati.
In risposta all’attacco più recente, l’arcivescovo di Miami ha detto alla polizia che la profanazione della statua di Cristo deve essere trattata come un atto di odio verso la Chiesa e la fede.
“Martedì notte tardo, 14 luglio o mercoledì mattina presto, 15 luglio, la statua di Gesù Cristo Buon Pastore è stata profanata; la testa di Gesù è stata separata dal suo corpo”, ha detto a CNA Mary Ross Agosta, direttore delle comunicazioni dell’arcidiocesi di Miami.
“La statua si trovava fuori dalla sua omonima chiesa, l’arcidiocesi della Chiesa cattolica del Buon Pastore di Miami, nel sud-ovest della contea di Miami-Dade. La polizia è stata informata e l’arcivescovo Thomas Wenski chiede che questa indagine sia trattata come un crimine d’odio”, ha aggiunto.
Mercoledì mattina, la statua è stata trovata rovesciata e mancante della testa. Padre Edvaldo DaSilva, il vicario parrocchiale della Chiesa del Buon Pastore, ha detto ai media locali che non crede che il danno possa essere accidentale, poiché le viti del piedistallo sono state manomesse.
“Avevano delle mani potenti per rimuoverlo”, ha detto DaSilva a WSVN di Miami. “Vedendo quello che sta succedendo nel nostro Paese, presumo [sia stato intenzionale], ma non abbiamo la certezza al 100%”.
DaSilva ha detto che sta pregando per chi ha profanato la statua.
“Come comunità cristiana, preghiamo per coloro che hanno fatto questo, affinché il Signore li perdoni e conceda loro il dono della conversione”, ha detto.
Le telecamere di sorveglianza della parrocchia sono state esaminate per vedere se hanno ripreso il vandalismo sulla memoria.
Nell’area intorno all’ex piedistallo ora c’è un cartello messo dai parrocchiani che recita “Dio vince sul male”.
Sempre durante la notte di martedì, una statua della Beata Vergine nella Cattedrale di Santa Maria a Colorado Springs è stata imbrattata con vernice rossa per un atto di vandalismo. Il vandalo o i vandali hanno colorato la croce della statua e appaiono anche dipingere le unghie dei piedi della statua.
Padre David Price, rettore della cattedrale, ha detto ai media locali che il danno “sembra più un graffito che altro”, e ha aggiunto che il vandalo ha scritto la parola “redrum” sulla base della statua.
“Redrum”, che è la parola “omicidio” [scritta] al contrario (murder, ndr), è un riferimento al romanzo di Stephen King del 1977 “The Shining”.
Price ha detto che la statua era già stata vandalizzata in precedenza ed era stata ripulita dalla città.
Gli incidenti di martedì seguono un fine settimana di atti simili.
Nel Tennessee, una statua della Beata Madre è stata decapitata nelle prime ore del sabato mattina, mentre a Boston, una statua di Maria è stata data alle fiamme, e a Brooklyn, una sua statua è stata macchiata con la parola “IDOL” in vernice spray nera.
Nello stesso fine settimana, una parrocchia di Ocala, in Florida, e una missione californiana [antica] di 249 anni fondata da San Junipero Serra sono state bruciate in un incendio. Un uomo è stato accusato di incendio doloso nell’incendio in Florida, e l’incendio in California è investigato come un caso di incendio doloso.
Nelle ultime settimane, statue religiose cattoliche in California, Missouri e altri luoghi sono state rovesciate o vandalizzate dai manifestanti, tra cui alcune di San Juniperio Serra.
Mentre alcuni attacchi alle statue, in particolare in California, sono stati commessi in pubblico da grandi gruppi con chiare affiliazioni politiche, gli autori di altri atti, compresi quelli contro le immagini della Vergine Maria e di Cristo, non sono stati identificati.
Di Sabino Paciolla
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