ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 7 luglio 2020

Le lugubri litanie della Protezione civile

Coronavirus / La strategia del terrore e i numeri al lotto


Caro Valli, concordo con l’editoriale di Claudio Romiti da lei ospitato: “La lotta italiana al Covid-19 è il più rilevante fenomeno di follia collettiva della storia repubblicana”.
Non passa giorno che non venga lanciato l’allarme per qualche nuovo focolaio di pazienti asintomatici.

È molto importante capire che significa che “i pazienti sono asintomatici”.
Il paziente asintomatico è quello che risulta positivo al tampone che individua la presenza del Sars-CoV-2, ma non ha sintomi di Covid-19.
Ebbene: un paziente positivo al Sars-CoV-2 ma che non presenta sintomi di Covid semplicemente, ovviamente non è malato di Covid. Punto. Ed è del tutto palese che non c’è alcuna ragione per preoccuparsi dello stato di salute di una persona che non è malata. Tizio dovrebbe forse ricorrere a un medico per curarsi una malattia che non ha? E un medico dovrebbe curare Tizio per una malattia che Tizio non ha?
Pertanto, le lugubri litanie della Protezione civile che quotidianamente snocciolano il numero dei contagiati hanno solo l’effetto di seminare e perpetuare ingiustificata angoscia tra gli italiani (angoscia questa sì patogena), lasciando credere che ogni giorno ci siano molte decine di nuovi malati di Covid. Non è così: quei numeri ci dicono solo quante persone nelle ultime 24 ore sono state registrate tra le positive al tampone del Sars-CoV-2; poiché sappiamo che la stragrande maggioranza di costoro sono asintomatici, sappiamo pure – come ho precisato – che la stragrande maggioranza di costoro non sono malati di Covid.
Che “contagiato” non significhi “malato” l’ha spiegato bene il professor Zangrillo: “In Italia ci sono focolai ma non sono focolai di malattia. In Italia abbiamo una serie di focolai che vanno controllati e identificati ma non equivalgono al focolaio di malattia. Ho parlato con Napoli, dove c’è stata finale coppa Italia e la paura di assembramento e non c’è un malato al Cotugno o al Monaldi”. E ciò perché, appunto, alla presenza di un tampone positivo “corrisponde una mancanza di malattia”.
I pazienti asintomatici non presentano sintomi, cioè non sono malati, perché ormai la carica virale – e la relativa capacità replicativa del virus – è talmente bassa che non fa più ammalare: “La carica virale dipende anche dalla capacità replicativa del virus. I virologi stanno osservando dai tamponi che il virus ha smarrito questa capacità”.
La situazione dunque è la seguente: la maggior parte dei dichiarati positivi al Sars-CoV-2 (ossia i famosi “asintomatici”) non sono malati di Covid, i restanti sono “paucisintomatici”, cioè presentano sintomi lievi equiparabili a quelli di un raffreddore o di una leggera sindrome parainfluenzale. Orbene, è noto a qualsiasi medico che di focolai di raffreddore e di leggere sindromi parainfluenzali ce ne sono a bizzeffe in tutta Italia ogni anno 365 giorni all’anno, ma nessuno si sognerebbe per questo di obbligare la popolazione ad adottare misure profilattiche di massa quali applicazione di mascherina, osservanza del distanziamento sociale ed igienizzazione o sanificazione degli ambienti comuni.
In Italia il terrore ingiustificato sta causando il prolungamento ingiustificato di misure igienico-profilattiche patentemente abnormi rispetto alla reale entità della minaccia in essere (speriamo che anche i Vescovi se ne avvedano).
Tutto ciò considerato, non si faticherà a intendere che da settimane nessuno muore più di Covid (e che quindi sono svianti i numeri che quotidianamente informano sui morti “di Covid”). Coloro che vengono ogni giorno annoverati tra i morti di Covid non sono morti di Covid, erano solo positivi al tampone ma deceduti per altre patologie. Lo chiarì bene tempo fa il professor Zangrillo: “Io oggi leggo: ancora 44 morti in Italia, una persona entra in ospedale con un infarto del miocardio, si fa un test per capire se sia o meno positivo al Covid, ma nel frattempo la situazione clinica precipita, entra in sala chirurgica ma non ce la fa, purtroppo dopo due giorni muore”. “Questa persona viene comunicata alla Protezione civile come caso Covid ma è morta di tutt’altro.”
Insomma: da tempo chi è annoverato tra i morti di Covid è morto di tutt’altro, o al più è un paziente così severamente immunodepresso ed affetto da una o più gravi malattie che – purtroppo – sarebbe deceduto anche se si fosse preso un raffreddore o una delle molte soprammenzionate sindromi parainfluenzali che circolano ogni anno indefessamente nel nostro Paese.
Giova ascoltare l’inascoltato, internazionalmente riconosciuto luminare della virologia professor Tarro, che spazza via ogni stolto allarmismo. Sul paragone tra Covid e influenza spagnola: “Questa è una colossale stupidaggine. Scientificamente sono raffronti insostenibili”. Sulla famigerata “seconda ondata in autunno” e relativa paura: “Ma non scherziamo! Ci mancherebbe altro. Paura di che? Ammesso che ci sia qui e lì qualche caso, si sa come trattare questo virus. I medici che sanno fare bene il loro lavoro lo sanno. Dico di più: non solo in autunno non ci sarà una seconda ondata, ma siccome ormai il Sars CoV2 è praticamente moribondo e sta avviandosi verso la sua fine, rinnovo a tutti l’invito a gettare le mascherine: ormai non servono più”.
A proposito di terapie, il professor Tarro ha affermato ripetutamente che il Covid (quando c’era ancora) si curava benissimo a domicilio con idrossiclorochina (noto antivirale che costa pochissimo, 6 euro la scatola) ed eparina a basso peso molecolare (altro farmaco di uso comune) per prevenire quella coagulazione intravasale che – si è scoperto a marzo – è all’origine della tromboembolia polmonare, vera causa di morte per Covid. In più, funziona benissimo il plasma iperimmune del professor De Donno.
Incomprensibilmente, l’idrossiclorochina è boicottata, ma i tentativi di boicottaggio stanno miseramente fallendo. Un articolo sul Lancet che sembrava mostrarne inequivocabilmente l’inutilità contro il Covid si è rivelato un autogol clamoroso, tanto che il Lancet stesso ha dovuto fare marcia indietro e tre dei quattro autori hanno dovuto ritirare la firma, sconfessando il loro stesso lavoro:
Ma l’assalto all’idrossiclorochina non s’è arrestato (forse qualcuno medita di arricchirsi con farmaci di mediocre efficacia, se non comprovatamente pericolosi, ma indubbiamente più profittevoli dal punto di vista economico?). Adesso è di moda citare il Recovery trial, studio inglese che dimostrerebbe incontrovertibilmente l’inefficacia dell’idrossiclorochina.
Peccato che il trial non provi niente di tutto ciò e sia stato smontato – tra gli altri – dal professor Didier Raoult di Marsiglia: in estrema sintesi, nel trial inglese l’idrossiclorochina è stata per lo più somministrata a pazienti in fase avanzata di patologia, mentre (come hanno ribadito mille volte i nostri bravi medici di famiglia e il professor Tarro) è notevolmente efficace solo se somministrata precocemente, agli esordi sintomatici.
Speriamo che la valida idrossiclorochina non venga sacrificata sull’altare dell’affarismo. E che gli affollati comitati tecnico-scientifici nostrani cessino di terrorizzare la gente fornendo quelli che, come afferma il professor Tarro, sono “numeri al lotto”:
Alessandro Martinetti


VESCOVI, SIETE TROPPO PRONI A CESARE. PAROLA DI UN FEDELE.

7 Luglio 2020 Pubblicato da  17 Commenti


Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae un amico della Puglia ci ha inviato la lettera che un fedele cattolico ha inviato al suo vescovo, e ad altri responsabili di Chiesa della sua zona, in merito alle misure prese per limitare la diffusione del Coronavirus. Ci sembra sia interessante condividerla con voi, e sorridere, amaramente, per alcune punte particolarmente dotate di senso dell’humour. Buona lettura. 

§§§

Ecc. Rev.ma Mons. Giuseppe Favale
Vescovo della diocesi Conversano – Monopoli
p.c. ………………..
Vicario zonale di………………
p.c.
Parroco della parrocchia ………………..

Con la nota del 12/05/2020 ha comunicato ai sacerdoti e ai fedeli della diocesi di cui è pastore il come e il quando potranno riappropriarsi del diritto di partecipare fisicamente al culto divino e alla vita sacramentale fonte della grazia indispensabile  per la loro vita spirituale. In essa ha tenuto a sottolineare,  con un certo entusiasmo,  che il tutto era frutto del protocollo concordato e sottoscritto dal presidente del consiglio e dal card. Bassetti, presidente della CEI. Mi dispiace doverle  far notare che il card. Bassetti in quella occasione, con virtuosa suggerita pazienza, non ha concordato  nulla, ha solo preso atto  di quanto veniva concesso dal governo italiano al popolo di Dio. Ha accettato e ha firmato tale protocollo con la piena consapevolezza che il suo primo dovere era la difesa della vita  degli italiani dal  corona–virus e non il riconoscimento dei diritti alla vita spirituale dei credenti in nome e per conto dei quali era lì presente.
Per mesi, con la condiscendenza e condivisione della gerarchia,  ai fedeli è stato negato  il  diritto primario alla partecipazione al culto divino e alla vita sacramentale; quale autorità, civile o religiosa che sia, può permettersi questo arbitrio?
A riparazione di questo sopruso voi pastori, preoccupati delle vostre pecorelle, con ostentata magnanimità, avete offerto loro l’ancora di una  nuova vita spirituale,  quella virtuale: messa virtuale, comunione spirituale, confessione con assoluzione  impartita per televisione valida anche per le colpe future ( fino all’estinzione della pandemia?). I fedeli, che completamente stupidi non sono, pian pianino potrebbero convincersi che anche Gesù è virtuale, che virtuale è la salvezza eterna, che virtuali lo siete ormai anche voi pastori e virtuale potrebbe diventare il loro obolo.
Le autorità civili hanno saputo far fronte alle esigenze dei propri cittadini; hanno tenuto aperto  i negozi alimentari e hanno tenuto sempre in attività le filiere per i relativi rifornimenti. Assolutamente non hanno suggerito ai propri cittadini di rimediare alla propria nutrizione con pranzi  virtuali.
I dottori e tutto il personale ospedaliero non si è tirato indietro, hanno curato il corpo  esponendo se stessi e le proprie famiglie al gravissimo rischio del contagio, pagando, alcuni,  persino con la morte.
Certamente non sono esempi che possono essere seguiti da tutti. I dottori, purtroppo, devono  curare il corpo, invece i nostri pastori solo le anime;  queste, poi, le possono affidare sempre alla misericordia di Dio.
Comunque ora, finalmente,  potremo riprendere a frequentare le nostre chiese anche se con tanti limiti che lei ha ben argomentato e definito in tutti i particolari nella sua nota. Mi permetto, comunque, qualche osservazione.
Con l’obbligo dell’intervallo di 45 minuti tra due celebrazioni, nelle chiese parrocchiali al massimo potranno essere celebrate due messe al mattino ed una al pomeriggio. Nella mia parrocchia, ………………………………., tenuto conto che ci sono circa quaranta banchi e qualche  altro spazio da sfruttare, ottemperando agli interspazi imposti,  potranno entrare e partecipare circa  50 fedeli per celebrazione e quindi  150 nell’intera giornata festiva (200 contando la messa prefestiva). Tenuto presente che la messa festiva era frequentata da circa 700 persone, si deduce che ogni fedele potrà partecipare alla messa ogni quattro domeniche, salvo festività solenni, prime comunioni, assenze del celebrante per solenne pontificale nella concattedrale.
In questo calcolo mi stava sfuggendo il suggerimento da lei dato ai parroci nella nota. Gli anziani (tra i quali il sottoscritto), giustamente, per i loro acciacchi potrebbero dare fastidio e quindi  possono rimanere a casa accompagnati dalla sua benedizione e con la dispensa dal precetto festivo. Mi permetto un suggerimento per facilitare il compito degli addetti all’accoglienza ed evitare fastidiose discussioni. Sarebbe opportuno elencare su un manifesto i vari acciacchi di cui possono patire gli anziani ed assegnare a ciascuno di questi acciacchi un punteggio. Sommando i punti delle malattie sofferte da un anziano alla sua età si potrà formulare una  graduatoria per una giustificata esclusione. Non c’è di che preoccuparsi per eventuali risentimenti: gli anziani hanno già fatto questa esperienza allorquando, nella calca al pronto soccorso degli ospedali, nei momenti più critici dell’epidemia, i dottori di fronte a scelte drammatiche consigliavano loro di curarsi a casa. E’ esattamente ciò che suggerisce lei: l’anziano può seguire la s. messa in televisione comodamente seduto sul divano di casa; nessuno  contesterà i ripetuti  solenni inviti all’amorevole doveroso  rispetto di tutte le persone e, soprattutto, degli scarti.
Sono pesantissime le condizioni accettate nel protocollo d’intesa e così minuziosamente descritte nella nota: L’intervallo di 45 minuti tra due celebrazioni, le distanze notevoli da osservare e, nonostante queste, le mascherine e i guanti, gli abominevoli guanti di lattice imposti al celebrante, i vari liquidi per la disinfestazione ecc.. A nessun locale, sia esso supermercato o capannone industriale o spiaggia, che hanno presenze di gran lunga superiore a quella di fedeli ad una messa, è stato  imposto di svuotarsi per 45 minuti dopo ogni ora di attività (la durata di una messa), e la sanazione di tutti gli ambienti. Gli ombrelloni possono stare a due metri; i tavolini dei bar e ristoranti ad un solo metro. Tutte le categorie hanno ottenuto condizioni meno stringenti di quelle accettate dal car. Bassetti. Indubbiamente i vari imprenditori hanno dovuto far ricorso a varie manifestazioni di protesta, si sono beccati anche delle multe e tra loro  c’è scappato anche qualche suicidio; ma il nostro cardinale per i diritti primari dei credenti non si è scomodato più di tanto. Eppure, vista l’origine cinese del guaio, nessuno gli avrebbe rimproverato un eventuale scatto di responsabilità.
Del tutto incomprensibile, infine, risulta la decisione di non permettere la celebrazione delle messe nelle chiese non parrocchiali. Non penso che il virus abbia mostrato tanta virulenza   verso  quelle comunità e le loro chiese da averla costretta a tale decisione . La messa celebrata anche in quelle chiese avrebbe permesso a molti altri fedeli di poter soddisfare il precetto festivo e avrebbe permesso ai tanti confratelli che  hanno lì la loro sede,  di tener vive la loro semplice vita religiosa e quella popolare devozione al loro santo patrono così come  avviene da secoli. Probabilmente si teme che proprio questa devozione popolare potrebbe reggere all’onda luterana  e non abboccare ai  nobili e superiori inviti dell’alto comitato della fratellanza universale.
Con filiale deferenza


17/05/2020                                                                   N. D.   Lettera firmata

CRISANTI SU NATURE: ADESSO GLI ASINTOMATICI SONO PERICOLOSI COME CHI HA I SINTOMI - TG #Byoblu24


Uno studio pubblicato sulla rivista Nature, a firma di un gruppo di studiosi fra cui il parassitologo Andrea Crisanti, sostiene che gli asintomatici abbiano adesso la stessa carica virale dei sintomatici. Ma non tutti sono d’accordo come l’infettivologo Fabio Franchi intervenuto a #Byoblu24. E le dichiarazioni del governatore del Veneto Luca Zaia continuano a suscitare forti reazioni. Sulla possibilità di effettuare il TSO a chi rifiuta le cure si è espresso favorevolmente il ministro della Salute Roberto Speranza, tutto questo mentre il vicepresidente di Indipendenza Noi Veneto, Roberto Agirmo, ha presentato un esposto per procurato allarme contro il Presidente della Regione. Sui profili giuridici del trattamento sanitario obbligatorio interviene a Byoblu l’avvocato Massimiliano Lillo Musso.
tratto da
TSO e carcere agli italiani criminali sempre più impuniti (Pierluigi Bianchi Cagliesi)

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