Il giudice federale Amy Coney Barrett, una cattolica madre di sette figli, è nella rosa dei candidati del presidente Donald Trump per una nomina alla Corte Suprema, poiché il presidente ha in programma di sostituire alla corte il giudice Ruth Bader Ginsburg, deceduta venerdì sera.
Un articolo Matt Hadro pubblicato su Catholic News Agency, nella mia traduzione.
Amy Coney Barrett
Amy Coney Barrett

Il giudice federale Amy Coney Barrett, una cattolica madre di sette figli, è nella rosa dei candidati del presidente Donald Trump per una nomina alla Corte Suprema, poiché il presidente ha in programma di sostituire alla corte il giudice Ruth Bader Ginsburg, deceduta venerdì sera.
Barrett è stato nominato giudice della Corte d’Appello del 7° Circuito nel 2017. Nell’udienza di conferma, il giudice affrontò domande ostili sulla sua fede cattolica, suscitando indignazione e frustrazione tra alcuni leader cattolici.
La candidata comparve davanti alla Commissione giudiziaria del Senato il 6 settembre 2017.
Le domande di alcuni senatori democratici si concentrarono su come la fede cattolica di Barrett avrebbe potuto influenzare le sue decisioni in casi di aborto e di matrimonio tra persone dello stesso sesso.
La senatrice Dianne Feinstein (D-Calif.), membro di rango della commissione, disse direttamente a Barrett che le sue convinzioni cattoliche erano preoccupanti, in quanto avrebbero potuto influenzare le sue decisioni giudiziarie sull’aborto.
“Perché molti di noi, da questa parte (politica, ndr), hanno questa sensazione molto scomoda che il dogma e la legge siano due cose diverse, e credo che qualunque sia la religione, essa abbia un suo dogma. La legge è totalmente diversa”, disse Feinstein.
“E penso che nel suo caso, professore, quando legge i suoi discorsi, la conclusione che si trae è che il dogma viva fortemente dentro di lei. E questo è preoccupante”.
Prima di dire questa cosa, Feinstein aveva elogiato personalmente Barrett, dicendo che il candidato era “incredibile per il fatto di avere sette figli e di fare quello che fai tu”.
Il senatore ha puntato da subito, tuttavia, a caratterizzare Barrett come un candidato “controverso”, “perché ha una lunga storia di convinzioni che fanno sì che le credenze religiose dovrebbero prevalere” sulla legge.
“Lei è controversa perché molti di noi che hanno vissuto la nostra vita di donne riconoscono il valore di poter finalmente controllare i nostri sistemi riproduttivi”, ha detto. “E Roe entra in questo, ovviamente”. (ROE vs Wade è la sentenza della Corte Suprema che la legalizzato l’aborto negli USA, ndr)
La Barrett insistette sul fatto che, come giudice, avrebbe rispettato i precedenti vincolanti, e non avrebbe lasciato che le sue convinzioni religiose alterassero in modo inappropriato le sue decisioni giudiziarie.
Nella stessa udienza, il senatore Dick Durbin (D-Ill.) ha torchiato la Barrett per l’uso del termine “cattolico ortodosso” in un articolo che aveva scritto insieme ad un’altra persone quando era studentessa di legge. Durbin si offese per il termine e suggerì che Barrett non pensasse che le persone che dissentono dall’insegnamento della Chiesa sul matrimonio fossero veramente cattoliche.
“Sono il risultato di 19 anni di educazione cattolica. E ogni tanto la Santa Madre Chiesa non è d’accordo con un mio voto”. E mi ha fatto sapere”, ha detto Durbin a Barrett. “Tu usi un termine in quell’articolo – o entrambi usate un termine in quell’articolo – che non avevo mai visto prima. Lei si riferisce ai ‘cattolici ortodossi’. Cos’è un cattolico ortodosso?”.
Barrett ha indicato una nota a piè di pagina nell’articolo che ammetteva che si trattava di “un termine imperfetto”, e che l’articolo parlava dell’ipotetico caso di “un giudice che accettasse l’insegnamento della Chiesa” sulla pena di morte e che avesse avuto una “obiezione di coscienza” all’esecuzione.
“Si considera un cattolico ortodosso?” Durbin chiese a Barrett, la quale rispose che “sono un cattolico fedele”, aggiungendo che “la mia affiliazione personale alla Chiesa o il mio credo religioso non andrebbero a discapito dei miei doveri di giudice”.
Durbin, al quale nel 2004 fu proibito di ricevere la Santa Comunione a causa della sua posizione sull’aborto, poi disse che “ci sono molte persone che potrebbero definirsi ‘cattolici ortodossi’, che ora si chiedono se Papa Francesco sia un ‘cattolico ortodosso’. Si dà il caso che io pensi che sia un cattolico piuttosto bravo”.
“Sono d’accordo con lei”, replicò Barrett, a cui Durbin rispose: “Bene. Allora questo è un buon terreno comune per noi da cui cominciare”.
Chiese anche a Barrett come si sarebbe pronunciata su un caso di “matrimonio omosessuale”, visto il dissenso del defunto giudice della Corte Suprema Antonin Scalia dalla decisione di Obergefell del 2013 che legalizzava il matrimonio omosessuale.
“Dall’inizio alla fine, in ogni caso, il mio obbligo come giudice sarebbe quello di applicare lo stato di diritto, e il caso da lei citato sarebbe l’applicazione di Obergefell, e non avrei alcun problema ad aderirvi”, ha detto.
Dopo l’udienza, la nomina di Barrett fu confermata e l’ex professore di diritto di Notre Dame assunse il suo incarico di giudice.
Ma i leader cattolici hanno detto che le domande che ha dovuto affrontare erano inquietanti.
“Questa è la peggiore forma di bigottismo anticattolico”, ha detto alla CNA nel 2017 il dottor Chad Pecknold, professore di teologia alla Catholic University of America.
Pecknold ha definito l’udienza “un’inquisizione religiosa piuttosto che un’aggiudicazione di competenza legale per il ruolo di giudice”.
“Io sostengo che i veri dogmatisti presenti in aula sono quelli che stanno preparando un’inquisizione contro uno dei grandi studiosi di diritto della nazione”, ha aggiunto.
Anche altri leader cattolici hanno criticato le domande sulla fede di Barrett.
Un tale bigottismo non ha posto nella nostra politica e puzza di un test religioso incostituzionale per l’abilitazione a partecipare alla magistratura”. Quello che questi senatori hanno fatto oggi è stato veramente riprovevole”, ha detto Brian Burch, presidente di CatholicVote.org.
“La linea di interrogatorio scandalosamente illegittima del senatore Feinstein manda il messaggio che i cattolici non hanno bisogno di applicarsi come giudici federali”, ha aggiunto Ashley McGuire, senior fellow di The Catholic Association.
Dopo l’udienza, la frase “Il dogma vive fortemente” è diventata una sorta di tormentone tra i sostenitori cattolici di Barrett, ed è apparsa come un hashtag, sulle tazze da caffè e sulle magliette. L’hashtag comincia ad avere una rinascita, poiché si è intensificata la speculazione che Trump potrebbe nominare Barrett alla Corte Suprema.
Il presidente dovrebbe nominare un giudice alla corte entro una settimana. Nella sua lista ci sono anche diversi giudici federali e tre senatori degli Stati Uniti.
Di Sabino Paciolla|

La guerra di successione dopo Ruth Baden Ginsburg

L’icona liberal nella Corte Suprema federale degli Stati Uniti d’America, il giudice Ruth Bader Ginsburg, è morta venerdì 18 settembre all’età di 87 anni. Ora si apre la lotta per la successione, proprio nel momento delicatissimo delle elezioni presidenziali. Il presidente Trump ha la possibilità di sostituirla con un conservatore? Quali sono le regole per la nomina e la riconferma?

   Veglia per la giudice suprema Ruth Baden Ginsburg

L’icona liberal nella Corte Suprema federale degli Stati Uniti d’America, il giudice Ruth Bader Ginsburg, è morta venerdì 18 settembre all’età di 87 anni. Era stata nominata nel massimo tribunale del Paese dal presidente Bill Clinton nel 1993. Si riapre dunque il gioco dell’equilibrio politico-culturale interno a quell’assise, questione infatti tutt’altro che pacifica.

I giudici conservatori sono oggi cinque, Clarence Thomas, Samuel Alito, Neil Gorsuch, Brett Kavanaugh e il presidente John Roberts, mentre solo tre quelli di sinistra, Stephen Breyer, Sonia Sotomayor ed Elena Kagan. Ma la realtà si è dimostrata molto meno netta. Controverse sono infatti state alcune prese di posizione di Gorsuch sul gender e ancora di più alcune decisioni del presidente Roberts. Probabilmente i giudizi più tranchant su quest’ultimo peccano di ingenerosità, perché le mancanze non cancellano mai i meriti, e la differenza fra errore e ostinazione ideologica è lampante (e del resto sulla difesa della vita il bilancio è positivo). Nondimeno la “questione Corte Suprema” resta un nervo scoperto che irrita il mondo conservatore soprattutto nella misura in cui, con l’arrivo di Donald J. Trump alla Casa Bianca e le conseguenti nomine di Gorsuch e di Kavanaugh, tutto, o quasi, era stato dato per risolto.

Ora però tutto si riapre, e inaspettatamente. La malattia che alla fine ha stroncato la Bader Ginsburg era nota, e l’epilogo nell’aria da tempo, ma nessuno ha mai supposto un timing tanto perfetto, e questo sposta i riflettori sulle elezioni presidenziali del 3 novembre.

Com’è noto, spetta alla Casa Bianca nominare i giudici (a vita, salvo eccezioni per malattia o incapacità) per la Corte Suprema. I giudici passano poi al vaglio di un’apposita commissione, il Senate Committee on the Judiciary, comunemente chiamato “Senate Judiciary Committee”, che, con audizioni e disamine, decide se inviare il candidato al voto finale dell’intero Senato con parere positivo, negativo o neutrale. L’orientamento della Casa Bianca e la composizione del Senato sono quindi vitali, perché se il “Senate Judiciary Committee” è bipartisan, ai 100 senatori della “Camera alta” del Congresso federale statunitense basta esprimersi a maggioranza.

Scegliendo Gorsuch e Kavanaugh rispettivamente nel 2017 e nel 2018 Trump diede una svolta decisiva alla Corte Suprema, ma tombale fu il voto del Senato, che confermò Gorsuch con 54 voti a 45 e Kavanaugh con 51 a 49. Certo, non è scontato che la maggioranza di un partito al Senato garantisca la conferma, ma evidentemente aiuta tantissimo e, alla mal parata, è una fenomenale base di partenza. Con Gorsuch e Kavanaugh lo fu: nel caso del primo, con addirittura tre senatori Democratici che si schierarono con i Repubblicani, il vantaggio Repubblicano si rivelò essere una base invincibile.

C’è un punto, però, a cui si appiglia la Sinistra. Nei casi Gorsuch e Kavanaugh il voto finale del Senato fu espresso a maggioranza semplice e non attraverso la “60 Rule”, che prevede una maggioranza qualificata dei tre quinti, appunto almeno 60 senatori su 100 totali. A decidere la modifica fu il presidente Repubblicano del Senato, Mitch McConnell, ma fu un’azione perfettamente legale: lo consente infatti il regolamento del Senato attraverso una mozione d’ordine utilizzata per mettere fine all’ostruzionismo parlamentare che altrimenti potrebbe bloccare il voto potenzialmente all’infinito. Negli Stati Uniti, dove amano i colori forti, è pittorescamente chiamata «opzione nucleare».

Il primo a utilizzarla fu nel 2013 l’allora presidente del Senato Harry Reid, Democratico, per il confronto su alcune nomine federali. Visti i margini ormai sempre risicati al Senato, se non si utilizzasse l’«opzione nucleare», virtualmente nessuna nomina di giurisdizione federale potrebbe essere presa, men che meno quelle riguardanti la Corte Suprema. Non sono tecnicismi, ma note importanti per rispondere a chi ancora si ostina a considerare fantasiosamente illegittima ogni mossa della Casa Bianca e qualsiasi azione della maggioranza che i Repubblicani fino a due anni fa avevano in tutto il Congresso e ora mantengono nel Senato, oliando la pratica con il saccheggio di città intere.

C’è del resto un altro punto su cui soffermarsi. Quando il giudice Antonin G. Scalia (1936-2016) morì, nel 2016, alla Casa Bianca c’era Barack Obama. Era anno di elezioni presidenziali. La maggioranza Repubblicana al Senato pretese che la nomina, così importante, di un giudice della Corte Suprema federale non potesse avvenire in quel frangente tanto delicato, soprattutto però perché Obama non avrebbe più potuto essere rieletto, avendo già svolto due mandati presidenziali, e quindi alla presidenza del Paese vi sarebbe stato inevitabilmente qualcun altro. Obama aveva nominato il liberal Merrick Garland. Il Senato a maggioranza Repubblicana congelò l’iter e rimandò tutto a dopo le elezioni dell’8 novembre. Trump le vinse, nominò Gorsuch e Gorsuch fu confermato dal Senato Repubblicano uscito dalle urne di quel medesimo 8 novembre.

Ora, il principio seguito da McConnell porta nientemeno che il nome di “Regola Biden”, giacché fu proprio l’ex vicepresidente di Obama e oggi candidato presidenziale Joe Biden a esporla in un discorso del giugno 1992 contro l’allora presidente George W. Bush. Giustamente gli esperti del Diritto statunitense fanno notare che in realtà è una non-regola. Non c’è una legge che la sostenga. Fu una trovata di Biden e McConnell l’ha utilizzata a proprio vantaggio.

I Democratici stanno adesso cercando di restituire pan per focaccia, impugnandola: primo fra tutti proprio Biden, con aria scandalizzata. Si sono evidentemente scordati di quando gridavano all’“attentato” perché a farlo erano i Repubblicani. Detto che potrebbe anche essere una misura di buon senso, se non verrà adottata non sarà violata alcuna legge né positiva né morale, anzi, visto che in ballo c’è anche il diritto alla vita.

Comunque sia, è importante che Trump e i Repubblicani vincano le elezioni del 3 novembre per Casa Bianca e Congresso. Così opereranno una successione importante, più importante che mai. Una successione che darà alla Corte Suprema un back up sicuro contro ogni rischio.

Marco Respinti
https://lanuovabq.it/it/la-guerra-di-successione-dopo-ruth-baden-ginsburg

Usa: la battaglia della Corte Suprema


La morte di Ruth Bader Ginsburg, alto magistrato della Corte Suprema degli Stati Uniti, infiamma la campagna elettorale. Magistrato integerrimo, donna-icona dei liberal, ma rispettata anche dai repubblicani, la sua morte giunge come una tegola inaspettata per il partito democratico.
La ragione va ricercata nelle nostre ultime note, nelle quali avevamo dato conto sia del caos che si prospetta al momento dello scrutinio sia dell’oscuro lavorio dei democratici per ribaltare un eventuale esito sfavorevole del voto nei seggi.
Si è accennato di come tale partito abbia puntato tutto sul “massimizzare” il voto via posta, suscitando nei repubblicani il sospetto, ed esplicite accuse, che si voglia usare di tale variante elettorale per manipolare l’esito delle elezioni.
Un sospetto che non sembra così aleatorio se Tulsi Gabbard, già candidata alla Casa Bianca per la variegata squadra radicale che fa riferimento a Bernie Sanders, ha presentato un disegno di legge che mira a “proteggere” il voto per corrispondenza da possibili manipolazioni.
Al di là di accuse e contro-accuse, è comunque alquanto probabile che la superfetazione del voto postale darà avvio a interpretazioni e battaglie sulle interpretazioni.
Il caos che ne seguirà accenderà contese – di piazza, mediatiche e legali -, che i democratici hanno intenzione di “massimizzare”, qualsiasi senso si voglia ascrivere a tale parola. Lo indica, tra le altre cose, la creazione di una formidabile squadra legale al servizio del partito, pronta a pugnare su ogni scheda.
In tale prospettiva il partito democratico ha puntato tutto sulla Corte Suprema, nella quale evidentemente spera di avere orecchie più attente alle proprie ragioni che a quelle altrui.
Questa l’implicita prospettiva che indicano i vari interventi in tal senso di cui abbiamo dato conto nelle note pregresse. Ne esce un’immagine alquanto offensiva per il prestigio della Corte Suprema, alla quale si addice la terzietà.
Un dubbio eluso grazie a un ragionamento alquanto parziale: noi siamo i buoni e giusti, gli altri sono i cattivi.
L’impressione che la Corte sia vista come uno strumento per l’affermazione delle proprie – cioè dei democratici – ragioni è rafforzata da quanto sta avvenendo dopo la morte della Ginsburg, il cui seggio i democratici vorrebbero restasse vacante.
Richiesta affatto politica perché in deroga alla Costituzione che chiede al presidente di provvedere a sostituire un membro venuto a mancare per morte o dimissioni.
Una deroga che si vorrebbe avallata anche dalla Ginsburg, che avrebbe chiesto espressamente di essere sostituita dal presidente successivo. Parole non sostenute da documentazione, da cui il sospetto che possano essere inventate o “interpretate” per per dar forza alla richiesta politica.
Al di là di interpretazioni e sospetti, colpisce il furore col quale si vuole impedire a Trump di procedere alla nomina.
Evidentemente il campo democratico teme che attraverso questa nomina la Corte Suprema perda quella sensibilità alle loro ragioni di cui sopra.
È proprio la prospettiva di un’accesa contesa post elettorale che invece dovrebbe urgere a procedere a tale nomina: l’idea che la Corte Suprema si possa trovare a districarsi in un caos post elettorale di immani proporzioni in una condizione non ottimale dovrebbe interpellare.
La battaglia, semmai, dovrebbe vertere sul nome del designato, per favorire la scelta di una figura di sicura autorevolezza. Si avrebbe modo, dato che il Senato deve ratificare la scelta dal presidente e che alcuni senatori repubblicani hanno già dato atto di avere certa libertà rispetto alle decisioni del partito.
Ma i democratici stanno seguendo tutt’altra strada, cercando di affondare il processo di nomina. E creando attorno a tale questione un clima da Armageddon. Tempi nervosi, come dimostra il pacco contenente ricina, una potente tossina, inviato a Trump.
La morte di RBG e le elezioni del 2020

La morte del giudice della Corte Suprema Ruth Bader Ginsburg il 18 settembre ha scosso le elezioni del 2020 e sicuramente farà precipitare un anno elettorale già drammatico in una violenta tempesta politica. Già alle prese con rivolte, enormi incendi boschivi, problemi economici e una pandemia globale, gli Stati Uniti devono ora affrontare un'elezione che potrebbe effettivamente essere la più importante nella vita di molte persone - e non solo nel modo in cui la linea è stata precedentemente utilizzata per la amore di retorica politica per portare gli elettori alle urne.
Presto sarà nominato un sostituto conservatore. Secondo quanto riferito, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump nominerà una donna per SCOTUS la prossima settimana .

Record di RBG

Ginsburg ha preso il suo posto in SCOTUS nel 1993 sotto il presidente Bill Clinton e ha servito lì per quasi tre decenni. Faceva spesso parte delle opinioni dissenzienti poiché i conservatori hanno tenuto una maggioranza di 5-4 voti per molti anni, rafforzando l'immagine di lei come combattente esuberante e perdente.
RBG era un progressista impegnato che era fermamente a favore dei diritti di aborto e legiferava per una maggiore protezione del lavoro e tutela dei diritti per le donne e le minoranze. Le sue opinioni dissenzienti sono diventate famose per la loro convinzione ardente sull'uguaglianza di genere, comprese le sentenze storiche sul diritto delle donne di amministrare proprietà e ottenere benefici ai sopravvissuti alla morte del marito.
Casi come questi e altri hanno reso RBG un'icona femminista e progressista mentre saliva i ranghi e diventava prominente agli occhi della nazione.

Chi sceglierà Trump?

Trump molto probabilmente sceglierà Barbara Lagoa o Amy Coney Barrett per occupare il posto vacante SCOTUS. Entrambe le scelte hanno diversi vantaggi. Entrambi sono cattolici devoti e socialmente conservatori, ma ci sono alcune ragioni convincenti a favore di ciascuno dal punto di vista di destra.
Barrett lavora per la Corte d'Appello degli Stati Uniti per il Settimo Circuito di Chicago da quando è stato messo lì da Trump nel 2017 e in precedenza era impiegato per il giudice Scalia. È un'ex professoressa di legge che si ritiene sia impegnata a ribaltare la storica sentenza sull'aborto  Roe vs. Wade. 
Lagoa ha più esperienza giudiziaria di Barrett ed è stata inserita nel 3 ° distretto della Corte d'appello dall'ex governatore della Florida Jeb Bush nel 2006. Si è trasferita alla Corte d'appello degli Stati Uniti per l'11 ° distretto nel 2019 su ordine di Trump. Lagoa è conservatore, ma non è così fortemente supponente su  Roe vs Wade. Come cubano-americana di Miami, tuttavia, potrebbe anche aiutare a consolidare il crescente sostegno di Trump tra gli ispanici americani e aiutarlo a conquistare lo stato chiave della Florida.
Le caratterizzazioni di sinistra di Barrett come "estremista cattolico" tendono a far pendere la bilancia a favore della sua scelta da Trump. Inoltre, la scelta di Barrett consentirebbe a Trump di mettere a repentaglio gran parte dell'enfasi dei media e del partito democratico sulla fede cattolica di Biden. Hunter Biden è anche un “estremista cattolico” per avere una famiglia numerosa? Biden è un "buon cattolico" per essere liberale, ma Barrett è un "cattivo cattolico"? Questi sono esattamente il tipo di cartina di tornasole che affonderà ulteriormente il già disastroso calo del sostegno ai Democratici tra gli ispanici e altre parti dell'elettorato.

I repubblicani vogliono riempire il seggio di RBG al più presto

Trump promette che il seggio di RBG sarà occupato rapidamente e il leader della maggioranza al Senato Mitch McConnell si è impegnato a confermare la nomina di Trump, sebbene non vi sia alcuna garanzia che accadrà prima del giorno delle elezioni del 3 novembre. Per confermare la scelta i repubblicani dovrebbero essere singolarmente unificato senza perdere più di tre voti di conferma dei membri del partito.
I senatori non amano subire pressioni sugli incaricati SCOTUS e in genere amano prendere il loro tempo per fissare una nomina a vita alla corte di vitale importanza, e c'è una possibilità che il GOP possa perdere più voti di quanto potrebbe permettersi dai senatori che stanno già finendo carriera politica comunque, non appoggiare la scelta e non preoccuparti più del suicidio politico di non votare per confermare una nuova giustizia conservatrice.
Indipendentemente da ciò, la furia progressiva contro la percepita ipocrisia repubblicana sarà intensa. La nomina del presidente Barack Obama di Merrick Garland alla Corte Suprema nella primavera del 2016 è stata rifiutata dal Congresso controllato dai repubblicani che ha insistito sul fatto che le elezioni presidenziali devono essere terminate prima che una candidatura SCOTUS possa andare avanti. Il giudice conservatore Neil Gorsuch è stato insediato nel 2017.
McConnell non si sarebbe mosso in avanti con la scelta dell'altra parte, ma ora lo farà con la selezione del suo stesso partito.
Ciò non dovrebbe sorprendere nessuno, in particolare perché la politica federale è scivolata in una rissa a tutto campo negli ultimi anni e le tattiche democratiche sono diventate sempre più intense e senza guanti mentre cercano di estromettere Trump dall'incarico. Non c'è motivo di aspettarsi che il GOP giochi in modo corretto o aderisca a standard di civiltà politica a questo punto.
Biden ha già sottolineato che la nomina non dovrebbe avvenire fino a quando queste elezioni presidenziali non saranno decise, ma ha rifiutato di pubblicare un elenco di chi potrebbe nominare se diventasse presidente. È anche possibile che i Democratici introducano alcune leggi per facilitare l'approvazione delle leggi al Senato e consentire loro di espandere la Corte Suprema e porre fine all'imminente gioco di potere repubblicano.

Altre scelte possibili per sostituire Ginsburg

Sebbene i rapporti dicano che Trump ha ristretto il campo a Barrett o Lagoa, altre donne nella rosa dei candidati includono Bridget Bade della Corte d'Appello degli Stati Uniti per il Nono Circuito, Martha Pacold della Corte Distrettuale degli Stati Uniti per il Distretto settentrionale dell'Illinois, Sarah Pitlyk del Corte distrettuale degli Stati Uniti per il distretto orientale del Missouri, vice consigliere della Casa Bianca Kate Todd, Joan Larsen della Corte d'Appello degli Stati Uniti per il Sesto Circuito, Britt Grant della Corte d'Appello degli Stati Uniti per l'11 ° Circuito e Allison Jones Rushing della Corte degli Stati Uniti di appelli per il quarto circuito.
È sempre possibile che Trump andrà invece con una di queste donne, poiché è noto per la sua imprevedibilità e ha già cambiato idea su un plettro SCOTUS, avendo precedentemente osservato che avrebbe inserito il senatore Ted Cruz ma recentemente ha annunciato che lo farà essere una donna invece.

Calcolo politico

I repubblicani avrebbero potuto evitare di nominare un sostituto per intensificare ulteriormente le elezioni e aumentare l'affluenza alle urne evangelica e socialmente conservatrice. Fare delle elezioni del 2020 un referendum su  Roe contro Wade  e se il GOP avrebbe avuto la possibilità di mettere un conservatore in panchina sotto un presidente rieletto Trump avrebbe fortemente entusiasmato molti elettori di destra.
Tuttavia, la denominazione di una sostituzione ora presenta diversi vantaggi per il GOP. In primo luogo, può essere visto come un altro fiore all'occhiello di Trump e un'altra vittoria su cui gli elettori devono riflettere quando hanno votato. In secondo luogo, il crollo elettorale del Partito Democratico e di sinistra che sicuramente arriverà come sostituto viene nominato e controllato probabilmente fornirà disordini, retorica drammatica e comportamenti che effettivamente diminuiranno il sostegno ai Democratici negli stati cruciali e aumenteranno l'affluenza alle urne repubblicane.
La dichiarazione riportata da RBG prima della sua morte che desidera soprattutto che un sostituto non sia nominato fino a quando non sarà "installato" un nuovo presidente infiammerà ulteriormente i progressisti arrabbiati e intensificherà le loro minacce e accuse di ipocrisia da parte dei repubblicani per il loro precedente rifiuto di consentire a Garland di farlo. procedere in avanti su SCOTUS.
Varie celebrità e personalità liberali dell'establishment hanno già rilasciato dichiarazioni stravaganti e forse illegali che incitano alla violenza e promettono che moriranno prima di consentire al GOP di sostituire RBG e "bruciare l'intera fottuta cosa", nelle parole del conduttore televisivo Reza Aslan, per esempio.

Qual è il prossimo?

Se Trump nomina Barrett, i media e il clamore nazionale saranno considerevoli. Le udienze saranno intensamente partigiane e amare, ma le elezioni sarebbero chiaramente orientate a favore di Trump. Anche una scelta meno controversa di Barrett rischia di provocare un crollo da parte delle élite costiere e dei progressisti. Cerca talk show a tarda notte e altri mezzi di trasmissione per le persone costiere che impazziscono e non essere sorpreso di vedere una maggiore agitazione e agitazione a livello di strada.
Gli Stati Uniti sono ora nella non invidiabile posizione di sciogliersi sui rapporti razziali e sulla politica con un'udienza controversa alla Corte Suprema all'orizzonte. Qualunque cosa accada, è probabile che la morte di RBG diventi un punto cruciale nella storia degli Stati Uniti e ciò che verrà dopo sarà probabilmente drammatico a livello politico e popolare.
Trump ha avuto un grande impulso nel 2016 con la possibilità di riempire la Corte Suprema con una giustizia conservatrice, e le sue successive nomine di Gorsuch per sostituire Scalia e Brett Kavanaugh per sostituire Anthony Kennedy hanno aiutato a portare molti evangelici e conservatori sociali dalla sua parte e vederlo come un vincitore che fa le cose. È probabile che la morte di RBG sia ciò che vince Trump alle elezioni del 2020 e aiuta la sua amministrazione a rimodellare il banco federale per diventare più conservatore su tutta la linea.

Paul R. Brian
 

"Chi ha i voti decide". Le cinque donne di Trump per la Corte Suprema

Entro sabato la scelta. Ipotesi impeachment, i dem: "Useremo ogni freccia al nostro arco"

Donald Trump stringe il cerchio sulla nomina del successore di Ruth Bader Ginsburg alla Corte Suprema, mentre i democratici ventilano addirittura lo spettro dell'impeachment per fermare la conferma prima delle elezioni del 3 novembre.
In un'intervista con Fox News, il presidente americano ha rivelato che l'annuncio della nomina dovrebbe arrivare venerdì o sabato, e che la rosa dei candidati si è ristretta «a quattro, cinque persone». «Sarà una donna, con grande talento e molto brillante», ha anticipato il tycoon.
Tra i nomi in corsa per la successione ci sono la 48enne Amy Coney Barrett, giudice delle corte d'appello di Chicago, la giudice dell'undicesimo circuito delle Corti d'appello Barbara Logoa, 52enne nata a Miami e figlia di esuli cubani. E ancora Allison Jones Rushing, 38 anni, giudice del quarto circuito delle Corti d'appello, e Joan Larsen, magistrato alla Corte d'Appello di Cincinnati, conosciuta per le sue posizioni conservatrici. «Sarà una brava persona, con valori morali molto, molto alti», ha precisato il Comandante in Capo, sottolineando che il voto sulla nomina del successore di Ginsburg dovrebbe avvenire «prima delle elezioni». «Il Senato ha un sacco di tempo a disposizione per arrivare al voto prima del 3 novembre».
I democratici, invece, hanno intenzione di usare tutte le armi a loro disposizione per evitare che i conservatori consolidino una maggioranza compatta di 6 contro 3 nel massimo organo giudiziario statunitense. E la speaker della Camera, Nancy Pelosi, non esclude neppure la possibilità di usare l'impeachment per fermare la conferma in Senato del giudice nominato da Trump. «Abbiamo le nostre opzioni», ha detto, assicurando che i dem «useranno ogni freccia nel loro arco», per bloccare il candidato del presidente. A sostenere l'ipotesi è anche la deputata ultra-progressista Alexandria Ocasio-Cortez, secondo cui il Congresso non dovrebbe scartare la possibilità di un impeachment di Trump o del ministro della Giustizia William Barr per fermare il voto. «È molto importante capire che la posta in gioco è alta» nella sostituzione di Ginsburg. «Ci sono in gioco i diritti delle donne, i diritti del lavoro e i diritti alla salute», ha aggiunto. L'eventualità, comunque, sembra non spaventare affatto The Donald, il quale al contrario è convinto che una mossa del genere gli permetterebbe di stravincere le elezioni. «Ho sentito che se io farò la nomina mi metteranno sotto impeachment, per aver fatto quello che devo in base alla costituzione», ha affermato. «Se faranno una cosa del genere, credo che i miei numeri saliranno, vinceremo tutte le elezioni e riconquisteremo la Camera».
Trump, inoltre, con Fox ha messo in dubbio anche le ultime volontà di Ginsburg, la quale prima di morire aveva lasciato scritto alla nipote che il suo «più fervente desiderio è di non essere rimpiazzata prima che si insedi un nuovo presidente». «Non so se lo ha detto o se è stato scritto da Adam Schiff o da Nancy Pelosi», ha detto riferendosi al presidente della commissione intelligence e alla speaker della Camera. «Sarei più incline per la seconda opzione, questa cosa è venuta fuori dal nulla, sembra un'operazione di Schumer», (il leader della minoranza dem in Senato) «o forse della Pelosi o del losco Schiff», ha proseguito: «Forse lo ha detto, forse non l'ha detto».