Nuovi dubbi sulla sua rinuncia. Ma Benedetto è ancora Papa?
Joseph Ratzinger ha superato il record di longevità per un pontefice. Ora gli ambienti vaticani tornano a chiedersi il perché della sua rinuncia
Joseph Ratzinger ha superato il record di longevità per un pontefice. Ora gli ambienti vaticani tornano a chiedersi il perché della sua rinuncia
Tornano i dubbi di un tempo. "Ingravescentem aetatem" è la motivazione ufficiale per cui Joseph Ratzinger ha rinunciato al soglio di Pietro nel 2013. Nonostante le evidenze emerse negli anni successivi a quello delle "dimissioni" abbiano dimostrato come l'ex pontefice si sia realmente fatto da parte per quel motivo, continuano ad essere sollevati "dubbi".
Tralasciamo la questione degli schieramenti interni al Vaticano: è una fonte super partes come Korazym.org a porre qualche quesito. La stessa effettività del "record", intanto, essendo Ratzinger un ex pontefice, risulta dibattuta tra gli addetti ai lavori. Ma sul sito citato si legge quanto segue: "Tra le motivazioni, quella che prende campo con maggiore coerenza è legata ai problemi di salute di Ratzinger (il motivo per cui si è dimesso, ndr). Il tempo però è sempre galantuomo e forse, anche giudice sovrano. Sta di fatto che a distanza di sette anni, il Papa emerito è ancora vivo e vegeto. Certo gli acciacchi legati all’età che avanza sono sotto gli occhi di tutti". E ancora l'articolo prosegue chiedendosi quali caratteristiche debba possedere un pontefice per rimanere sul soglio: "Ma alla fine, cosa è richiesto a un Pontefice in età avanzata: che sia capace di intendere e di volere. Nessuno tra i fedeli avrebbe l’ardire di chiedere ad un Papa in lá con gli anni di compiere viaggi apostolici in giro per il mondo. Si può evangelizzare anche da Città del Vaticano, grazie agli strumenti che ormai la tecnologia ci mette a disposizione". La conclusione, sulla scia del ragionamento, appare come del tutto naturale: "Dunque i dubbi non solo aumentano, ma diventano sempre più ingombranti, pesanti come macigni".
Il fatto che Ratzinger abbia superato una certa età, dunque, diviene una sorta di spia. Un elemento attorno cui riflettere per comprendere se Benedetto XVI, al netto delle dichiarazioni ufficiali, abbia davvero rinunciato per l'età, e dunque per l'impossibilità di governare una fase complessa per la Chiesa cattolica come quella odierna. In un'epoca polarizzata, sembra normale dividersi anche attorno all'effettiva causa delle dimissioni dell'ex vescovo di Roma. Utilizzando le parole pronunciate di recente da Francesco e tenendo in considerazione il numero delle volte in cui lo stesso Benedetto XVI ha ribadito l'origine della sua decisione, si direbbe un possibile "chiacchiericcio". Ma i fedeli continuano ad interrogarsi su quella rinuncia.
"Certo è che a distanza di anni, il Papa emerito è ancora sul pezzo, acuto e capace di intendere e di volere", fanno presente ancora su Korazym.org. La sensazione è che negli ambienti vicini alla Santa Sede un gruppo ristretto di persone non voglia quasi rassegnarsi all'ipotesi che Benedetto XVI si sia fatto da parte. Un sentore che diviene ancora più comune tra i fedeli. Nel frattempo, Benedetto XVI è tornato in qualche modo a parlare, rispondendo mediante una missiva destinata a tutti coloro che si sono stretti attorno alla sua persona durante i tempi pandemici.
Quelli in cui Ratzinger è volato alla volta della Baviera per dimorare al capezzale del fratello Georg, poi deceduto, e quelli in cui è fuoriuscita una notizia su un herpes che ha colpito l'emerito: ""Cari amici - ha scritto l'emerito, secondo quanto si apprende dall'Adnkronos - dopo la mia visita a Ratisbona e la morte del mio caro fratello Georg a essa di poco successiva, mi è giunto un numero tale di lettere personali che mai avrei potuto immaginare e che mi hanno profondamente commosso. Ne abbiamo contate quasi mille". "Al contempo, però- ha continuato l'ex successore di Pietro - un herpes-zoster, che aveva iniziato a manifestarsi il giorno prima della mia partenza per Ratisbona, è andato assumendo forme che hanno precluso qualsiasi tentativo di risposta personale da parte mia. Così non posso fare altro che chiederle di cuore comprensione per il fatto che posso inviare solo questa lettera collettiva quale espressione della mia gratitudine più cordiale".
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Il Cardinale Kurt Koch propone di unificare le due forme del rito romano, straordinario (pre conciliare) e ordinario (post conciliare)
Intervistato dalla rivista cattolica tedesca Herder Correspondenz, il Cardinale Kurt Koch, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani ha suggerito un’idea per il futuro riguardante il Rito della Santa Messa. “Ci dovrebbe essere una riconciliazione delle due forme”, ha spiegato il Cardinale Koch, riferendosi al Rito post conciliare riformato da San Paolo VI e al Rito “tridentino” pre Concilio Vaticano II e che da ultimo era stato leggermente ritoccato da San Giovanni XXIII.
“Così potremmo avere una forma come sintesi anziché due diverse forme”, ha spiegato il Cardinale Koch, ritenendo che non ci si può aspettare nient’altro, poiché a lungo termine non può rimanere la coesistenza delle due forme.
“L’Eucaristia è la celebrazione centrale dell’unità della Chiesa. Non può avere questo significato se ci sono conflitti e controversie al riguardo”, ha detto Koch.
Specificando il suo pensiero al quotidiano tedesco Die Tagespost, Koch ha detto anche che un tale cambiamento richiederà probabilmente molto tempo e molta pazienza.
Il Cardinale ha chiarito al Die Tagespost che le sue considerazioni sulla rivista Herder Corrispondenz si basano sul pensiero di Papa Benedetto XVI. Secondo Koch, Papa Benedetto XVI era consapevole che “a lungo termine, la coesistenza delle forme, ordinarie e straordinarie del rito romano, non poteva continuare” ma che “la Chiesa avrà bisogno di un rito comune in futuro”.
Sempre secondo il Cardinale Koch, Papa Benedetto XVI sapeva anche che una nuova riforma liturgica non può essere prescritta, poiché richiede un processo di crescita. Tale tesi era stata formulata dall’attuale Papa Emerito già nel 2000 attraverso il libro-intervista “Dio e il mondo”, dove aveva assicurato al giornalista Peter Seewald riguardo a un possibile cambiamento nella liturgia che “se una sorta di movimento si sviluppa dall’interno e non è semplicemente imposta dall’alto, allora arriverà”.
[Fonte: Informazione Cattolica, 7 settembre 2020]
La domanda è obbligatoria: perché questo accanimento nella Chiesa Cattolica Romana – e curioso dettaglio, perché questo intervento del responsabile per l’ecumenisme e non della liturgia – contro la forma straordinario del Rito Romano (il Rito “tridentino” pre Concilio Vaticano II), mentre continuano ad esistere in tranquillità diversi altri Riti nella Chiesa Cattolica Romana?
Anzitutto va detto, che il Mistero pasquale celebrato nella liturgia cattolica (e ortodossa) è uno, ma le forme della sua celebrazione sono diverse. La Chiesa di Cristo, fedele alla fede apostolica, dalla prima comunità di Gerusalemme fino alla fine dei tempi celebra e celebrerà in ogni luogo lo stesso Mistero pasquale. Le varie tradizioni liturgiche o Riti manifestano la cattolicità (che significa “universalità”) della Chiesa per il fatto di significare e comunicare lo stesso Mistero di Cristo. I diversi Riti nella Chiesa si sono formati nei tempi e nelle varie regioni in cui si è diffusa la Chiesa. Tutti i Riti derivano da quella prima “frazione del pane” praticata dagli apostoli, secondo le istruzioni ricevute da Gesù, per commemorare la sua morte e risurrezione, celebrando l’Eucaristia. In seguito, alla primitiva semplicità di quelle celebrazioni si sono aggiunti nuovi elementi di letture sacre, preghiere e invocazioni. Sono così nati i vari modi di celebrare che ora chiamiamo “Riti”. Il criterio che assicura l’unità nella multiformità delle tradizioni liturgiche è quindi la fedeltà alla Tradizione apostolica, ovvero la comunione nella fede e nei sacramenti ricevuti dagli apostoli, comunione significata e garantita dalla successione apostolica.
La Chiesa Cattolica, sia in Occidente che in Oriente, ha un’ampia gamma di riti, con quattro “tronchi” principalii:
In Occidente:
– Il Rito Latino
In Oriente:
– Il Rito Antiocheno (Siriaco)
– Il Rito Bizantino (nato da un gruppo di riti provenienti dal Rito Antiocheno sotto l’influenza di San Basilio e San Giovanni Crisostomo)
– Il Rito Alessandrino (Egitto).
In questi quattro “tronchi” si raggruppano tutti i 29 riti oggi esistenti.
Nel Rito Latino dell’Occidente si distinguono:
1. Il Rito Romano: la liturgia tridentina ha avuto la sua ultima espressione nel Messale di Papa Giovanni XXIII del 1962, usato fino al Concilio Vaticano II (Forma Straordinario del Rito Romano); il Messale postconciliare del 1970 di Papa Paolo VI, rivisto da Papa Giovanni Paolo II con la terza edizione tipica (Forma Ordinaria del Rito Romano). Nei termini del Motu proprio Summorum Pontificum di Papa Benedetto XVI del 7 luglio 2007, sull’uso della liturgia romana precedente alla riforma del 1970, si è indicato che la Messa tridentina, ovvero il Messale Romano promulgato da San Pio V e nuovamente modificato da Giovanni XXIII con il Messale del 1962, deve essere considerata come espressione straordinaria della liturgia della Chiesa. Per questo è lecito celebrare la Santa Messa secondo l’edizione tipica del Messale Romano promulgato da Papa Giovanni XXIII.
Alcuni Riti liturgici latini persistono oggi per la celebrazione della Messa in forma rivista dal 1965-1970, ma i Riti liturgici specifici per celebrare gli altri sacramenti sono stati praticamente abbandonati. Tra quelli ancora in vigore:
– Il Rito Bracarense o Bragano, forma opzionale in uso nell’Acidiocesi di Braga, sede del Primate del Portogallo.
I riti di alcuni ordini religiosi, che restano in uso in forma limitata con il permesso dei superiori ecclesiastici grazie al Motu proprio Summorum Pontificum. Grazie a questo testo, gli ordini religiosi con rito proprio hanno recuperato la loro liturgia. Questi riti sono simili al Rito Romano nella sua Forma Straordinaria, ma con alcune particolarità:
– Il Rito Premostratense dell’Ordine dei Premostratensi.
– Il Rito Domenicano dell’Ordine dei Predicatori.
– Il Rito Carmelitano dell’Ordine del Carmelo.
– Il Rito Certosino dell’Ordine dei Certosini.
– Il Rito Cistercense dell’Ordine dei Cistercensi.
Tra i riti oggi in disuso:
– Il Rito Celtico.
– Il Rito Gallicano (Francia), di cui si conserva il libro liturgico più antico della Chiesa latina (V secolo), ha subito un notevole influsso orientale e ha vissuto una sorta di rinascita nel XVII e nel XVIII secolo in varie liturgie regionali, come quella di Lione.
Questi riti e alcuni altri di minore importanza sono stati assorbiti dalla liturgia romana.
2. Il Rito Ispanico o Mozarabico (Spagna e Portogallo), noto almeno dal VI secolo, ma probabilmente affonda le radici nell’evangelizzazione originaria, il suo uso è persistito tra i mozarabici, ovvero i cristiani sottomessi agli arabi in Spagna e la sua celebrazione attualmente è in genere semiprivata.
3. Il Rito Ambrosiano dell’Arcidiocesi di Milano e in alcune zone vicine, simile al rito romano, con alcune varianti nei testi e una leggera differenza nell’ordine delle letture.
[Fonte: Padre Henry Vargas Holguin – Aleteia, 17 marzo 2015]
“L’Eucaristia è la celebrazione centrale dell’unità della Chiesa. Non può avere questo significato se ci sono conflitti e controversie al riguardo”, ha detto Koch.
Specificando il suo pensiero al quotidiano tedesco Die Tagespost, Koch ha detto anche che un tale cambiamento richiederà probabilmente molto tempo e molta pazienza.
Il Cardinale ha chiarito al Die Tagespost che le sue considerazioni sulla rivista Herder Corrispondenz si basano sul pensiero di Papa Benedetto XVI. Secondo Koch, Papa Benedetto XVI era consapevole che “a lungo termine, la coesistenza delle forme, ordinarie e straordinarie del rito romano, non poteva continuare” ma che “la Chiesa avrà bisogno di un rito comune in futuro”.
Sempre secondo il Cardinale Koch, Papa Benedetto XVI sapeva anche che una nuova riforma liturgica non può essere prescritta, poiché richiede un processo di crescita. Tale tesi era stata formulata dall’attuale Papa Emerito già nel 2000 attraverso il libro-intervista “Dio e il mondo”, dove aveva assicurato al giornalista Peter Seewald riguardo a un possibile cambiamento nella liturgia che “se una sorta di movimento si sviluppa dall’interno e non è semplicemente imposta dall’alto, allora arriverà”.
[Fonte: Informazione Cattolica, 7 settembre 2020]
La domanda è obbligatoria: perché questo accanimento nella Chiesa Cattolica Romana – e curioso dettaglio, perché questo intervento del responsabile per l’ecumenisme e non della liturgia – contro la forma straordinario del Rito Romano (il Rito “tridentino” pre Concilio Vaticano II), mentre continuano ad esistere in tranquillità diversi altri Riti nella Chiesa Cattolica Romana?
Anzitutto va detto, che il Mistero pasquale celebrato nella liturgia cattolica (e ortodossa) è uno, ma le forme della sua celebrazione sono diverse. La Chiesa di Cristo, fedele alla fede apostolica, dalla prima comunità di Gerusalemme fino alla fine dei tempi celebra e celebrerà in ogni luogo lo stesso Mistero pasquale. Le varie tradizioni liturgiche o Riti manifestano la cattolicità (che significa “universalità”) della Chiesa per il fatto di significare e comunicare lo stesso Mistero di Cristo. I diversi Riti nella Chiesa si sono formati nei tempi e nelle varie regioni in cui si è diffusa la Chiesa. Tutti i Riti derivano da quella prima “frazione del pane” praticata dagli apostoli, secondo le istruzioni ricevute da Gesù, per commemorare la sua morte e risurrezione, celebrando l’Eucaristia. In seguito, alla primitiva semplicità di quelle celebrazioni si sono aggiunti nuovi elementi di letture sacre, preghiere e invocazioni. Sono così nati i vari modi di celebrare che ora chiamiamo “Riti”. Il criterio che assicura l’unità nella multiformità delle tradizioni liturgiche è quindi la fedeltà alla Tradizione apostolica, ovvero la comunione nella fede e nei sacramenti ricevuti dagli apostoli, comunione significata e garantita dalla successione apostolica.
La Chiesa Cattolica, sia in Occidente che in Oriente, ha un’ampia gamma di riti, con quattro “tronchi” principalii:
In Occidente:
– Il Rito Latino
In Oriente:
– Il Rito Antiocheno (Siriaco)
– Il Rito Bizantino (nato da un gruppo di riti provenienti dal Rito Antiocheno sotto l’influenza di San Basilio e San Giovanni Crisostomo)
– Il Rito Alessandrino (Egitto).
In questi quattro “tronchi” si raggruppano tutti i 29 riti oggi esistenti.
Nel Rito Latino dell’Occidente si distinguono:
1. Il Rito Romano: la liturgia tridentina ha avuto la sua ultima espressione nel Messale di Papa Giovanni XXIII del 1962, usato fino al Concilio Vaticano II (Forma Straordinario del Rito Romano); il Messale postconciliare del 1970 di Papa Paolo VI, rivisto da Papa Giovanni Paolo II con la terza edizione tipica (Forma Ordinaria del Rito Romano). Nei termini del Motu proprio Summorum Pontificum di Papa Benedetto XVI del 7 luglio 2007, sull’uso della liturgia romana precedente alla riforma del 1970, si è indicato che la Messa tridentina, ovvero il Messale Romano promulgato da San Pio V e nuovamente modificato da Giovanni XXIII con il Messale del 1962, deve essere considerata come espressione straordinaria della liturgia della Chiesa. Per questo è lecito celebrare la Santa Messa secondo l’edizione tipica del Messale Romano promulgato da Papa Giovanni XXIII.
Alcuni Riti liturgici latini persistono oggi per la celebrazione della Messa in forma rivista dal 1965-1970, ma i Riti liturgici specifici per celebrare gli altri sacramenti sono stati praticamente abbandonati. Tra quelli ancora in vigore:
– Il Rito Bracarense o Bragano, forma opzionale in uso nell’Acidiocesi di Braga, sede del Primate del Portogallo.
I riti di alcuni ordini religiosi, che restano in uso in forma limitata con il permesso dei superiori ecclesiastici grazie al Motu proprio Summorum Pontificum. Grazie a questo testo, gli ordini religiosi con rito proprio hanno recuperato la loro liturgia. Questi riti sono simili al Rito Romano nella sua Forma Straordinaria, ma con alcune particolarità:
– Il Rito Premostratense dell’Ordine dei Premostratensi.
– Il Rito Domenicano dell’Ordine dei Predicatori.
– Il Rito Carmelitano dell’Ordine del Carmelo.
– Il Rito Certosino dell’Ordine dei Certosini.
– Il Rito Cistercense dell’Ordine dei Cistercensi.
Tra i riti oggi in disuso:
– Il Rito Celtico.
– Il Rito Gallicano (Francia), di cui si conserva il libro liturgico più antico della Chiesa latina (V secolo), ha subito un notevole influsso orientale e ha vissuto una sorta di rinascita nel XVII e nel XVIII secolo in varie liturgie regionali, come quella di Lione.
Questi riti e alcuni altri di minore importanza sono stati assorbiti dalla liturgia romana.
2. Il Rito Ispanico o Mozarabico (Spagna e Portogallo), noto almeno dal VI secolo, ma probabilmente affonda le radici nell’evangelizzazione originaria, il suo uso è persistito tra i mozarabici, ovvero i cristiani sottomessi agli arabi in Spagna e la sua celebrazione attualmente è in genere semiprivata.
3. Il Rito Ambrosiano dell’Arcidiocesi di Milano e in alcune zone vicine, simile al rito romano, con alcune varianti nei testi e una leggera differenza nell’ordine delle letture.
[Fonte: Padre Henry Vargas Holguin – Aleteia, 17 marzo 2015]
Non dimentichiamo Papa Sant'Agatone, che fu eletto pontefice all'età di 103 anni.
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