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venerdì 6 novembre 2020

Il “terminus ad quem”

Campane a festa per il cardinale Pell. E rintocchi a morto per la segreteria di Stato



Affari vaticani. La rivincita di Pell sulla segreteria di Stato”: così titolava lo scorso 11 giugno un post di Settimo Cielo.

Ma oggi per questa rivincita suonano le campane a festa. Perché la sala stampa vaticana ha diffuso il testo di una lettera di papa Francesco che dà il colpo di grazia proprio a quei vertici della segreteria di Stato che nel 2017 avevano respinto e umiliato i piani di riforma del cardinale australiano.

(Per la cronaca, era stato lo stesso papa Francesco a conferire a George Pell i pieni poteri per riformare le finanze vaticane e poi presto a revocarglieli a tutto vantaggio dei suoi avversari, salvo oggi registrare questo nuovo suo dietrofront, questa volta a sostegno del cardinale).

Il testo integrale della lettera di Francesco al cardinale segretario di Stato Pietro Parolin è anche a pagina 7 dell’edizione di oggi de “L’Osservatore Romano”, col richiamo in prima pagina.

La lettera porta la data del 25 agosto e termina fissando a  “prima del 1 novembre” la realizzazione dei cambiamenti in essa dettati.

Ma evidentemente in segreteria di Stato non devono essersi messi all’opera con la dovuta solerzia, visto che solo “nella serata di ieri 4 novembre” – come ha informato la sala stampa vaticana – il cardinale Parolin e gli altri maggiorenti si sono riuniti attorno al papa per una prima riunione finalizzata all’impresa.

E l’impresa consiste proprio in ciò che la segreteria di Stato ha fin qui sempre rifiutato di fare: la consegna di tutti i suoi beni mobili e immobili alla banca centrale vaticana, l’APSA, sotto “il controllo della segreteria per l’economia”, cioè dell’ufficio presieduto in origine dal cardinale Pell.

Ma nella sua lettera il papa dice di più.

Fa un esplicito riferimento agli “investimenti operati a Londra” e al famigerato “fondo Centurion”, dai quali – ordina – “occorre uscire al più presto o, almeno, disporne in maniera tale da eliminarne tutti i rischi reputazionali”.

Delle sue entrate e uscite ordinarie la segreteria di Stato dovrà rendere conto e ottenere l’approvazione. E anche le sue attività segrete dovranno passare al vaglio della commissione “per le materie riservate” recentemente istituita sotto la presidenza del cardinale Kevin Farrell.

Tanto meno la segreteria di Stato potrà pretendere di vigilare su qualsiasi altro ente della Santa Sede, in materia economica e finanziaria.

Insomma, “tenendo conto che la segreteria di Stato non dovrà più amministrare né gestire patrimoni, sarà opportuno che ridefinisca il proprio ufficio amministrativo, oppure valuti la necessità della sua esistenza”.

Il “terminus ad quem” fissato dal papa per questa spoliazione era, come s’è detto, il 1 novembre, festa di Tutti i Santi.

Forse sarebbe stato più adatto il 2, il giorno dei morti.

Settimo Cielo

di Sandro Magister 05 nov

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