ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 1 novembre 2020

Mao lockdown?

IL CONSIGLIO CEI

Messe sospese? Tre indizi che non escludono un lockdown

Un'ipotesi di lockdown ecclesiale non è ancora esclusa del tutto. Anzi, tre indizi fanno temere per un imminente stretta sulle Messe: la Cei convoca una consiglio straordinario, il Papa dà l'esempio celebrando prossimamente in privato e il Cts - notoriamente poco liberal - si pronuncerà a giorni sulle misure da adottare in chiesa. 


Tre indizi fanno una prova, ma per dire che ancora una volta Agatha Christie aveva ragione, dovremo aspettare il 3 novembre prossimo quando leggeremo il comunicato stampa del Consiglio Permanente Cei chiamato a pronunciarsi sulla chiusura delle Messe.

La parola chiusura Messe per la verità non è ancora stata pronunciata a livello ufficiale, ma il terreno è stato innaffiato e nessuno da parte delle Chiesa si è alzato a protestare: quando col Dpcm del 25 ottobre scorso Veltroni, Floris e compagnia cantante si sono chiesti perché i cinema sono chiusi e le chiese no, nessun vescovo si è alzato indignato a spiegare perché le due cose sono ontologicamente diverse.Così quando arriverà se mai arriverà, il nuovo lockdown ecclesiale sarà più facile da digerire da parte di tutti i fedeli. Ma stavolta è molto probabile che non arriverà su ordine del Governo Conte che non ama macchiarsi direttamente dei propri delitti. E poi non sta bene che un governo detti così legge a una Chiesa quando la Chiesa per senso di responsabilità sa già benissimo eseguire gli ordini da sola e capire l’antifona. Infatti, qui veniamo agli indizi che ci fanno temere per un nuovo imminente lockdown delle Messe. Magari non una chiusura totale ma una forte- fortissima limitazione alla vita pastorale e liturgica del popolo di Dio.

Primo indizio: martedì si svolgerà in videoconferenza una sessione straordinaria del Consiglio Episcopale Permanente. Argomento? Dopo l’Introduzione del Vice-presidente Monsignor Mario Meini (Vescovo di Fiesole) i lavori prevedono una condivisione e un confronto sulla situazione legata alla pandemia e alla sua progressiva diffusione nel Paese».

Dunque, i vescovi sentono il bisogno di ritrovarsi per affrontare una discussione sulla ripresa della pandemia. Ce n’è bisogno? Sembra di no. Non ci sono casi di covid trasmessi in chiesa o a messa, non sono allo studio ipotesi di chiusura e nemmeno i protocolli delle chiese attivi da maggio sono applicati con difficoltà. Anzi, sembra che tutto fili via anche troppo liscio. Nessuno si lamenta, i pochi irriducibili della comunione in bocca si stanno anche rassegnando. Eppure, i vescovi discuteranno sulla situazione della pandemia. Ma per decidere che cosa? Per lasciare le cose come sono ora e congedarsi con una stretta di mano? Difficile da pensare, qualche decisione verrà presa e qualcosa ci dice che andrà nella direzione della limitazione ulteriore degli accessi in chiesa, se proprio non si dovesse arrivare ad una chiusura totale. Cosa al momento da non escludere del tutto.

Il secondo indizio poi va nel solco dell’imitatio pontificalis.

Domani, memoria dei fedeli defunti, alle ore 16, il Santo Padre celebrerà la Santa Messa per i fedeli defunti nel Campo Santo Teutonico in forma strettamente privata, senza concorso di fedeli. Al termine si fermerà in preghiera nel cimitero e successivamente si recherà nelle Grotte Vaticane per il ricordo dei Pontefici defunti. Quella della forma privata delle benedizioni nei cimiteri è una decisione che hanno preso anche tante diocesi. Ma come? Una benedizione e una messa all’aperto (spesso le cappelle dei cimiteri sono piccole) che problemi possono provocare? Nessuno. Eppure, quest’anno la gran parte delle diocesi non ha dato disposizione in tal senso. Nel giorno dei defunti la presenza cristiana nei cimiteri sarà ridotta a una visita privata del parroco quasi in incognito. Della serie: «Scusate se ci siamo anche noi e se il luogo dove i morti riposano in attesa della Risurrezione non sarà irrorato dall’acqua benedetta».  Ah, la responsabilità...

Ma l’esempio pontificale prosegue: «Come le altre celebrazioni liturgiche dei prossimi mesi, la Messa sarà celebrata nella Basilica di San Pietro, all’Altare della Cattedra, con una partecipazione molto limitata di fedeli individuati secondo le modalità usate nei mesi scorsi, nel rispetto delle misure di protezione previste e salvo variazioni dovute alla situazione sanitaria». Nei prossimi mesi, dunque avremo una presenza molto molto risicata di fedeli alle celebrazioni papali. Prossimi mesi vuol dire anche Natale? Sembra di sì dato che anche in questo caso l’agenda del Papa è già chiusa a Messa con partecipazione di folto (e inclito) popolo. Vuoi mettere che i vescovi sull’esempio del Papa prenderanno la palla al balzo per imporci una nuova stretta?

Vedremo, ma ora dobbiamo arrivare al terzo indizio. Dopo aver inserito gli adattamenti successivi al 7 maggio nell’ultimo Dpcm, la domanda sulle Messe avanzata dal Prefetto del Culto Michele Di Bari non al Comitato Tecnico Scientifico non ha ancora ricevuto una risposta: «Siamo in attesa, speriamo questa settimana» - ha detto Michele Di Bari non più tardi di ieri pomeriggio alla Bussola -. Come potete immaginare ha dovuto affrontare diverse problematiche in queste ultime ore». Tradotto: il CTS non ha ancora affrontato la partita delle chiese. Ma una volta aperto il dossier chiese si renderà conto che le misure messe in campo dalle parrocchie sono le stesse che le hanno consentito di celebrare Messa a luglio e agosto quando ormai il covid era pressoché sparito. Oggi la situazione è cambiata e bisogna cambiare qualcosa nell’ambito della prevenzione. Vuoi mettere che i vescovi con la riunione di martedì si sono soltanto messi avanti sulla chiusura imminente?

Lamentarsi? L'ultimo vescovo che lo ha fatto, dando del dittatore al presidente del Consiglio, in un video, poi tolto ma circolato a lungo, si è "liberamente" (e inspiegabilmente) dimesso qualche giorno fa. Com'era con Mao? Colpirne uno per educarne cento?

Andrea Zambrano

https://lanuovabq.it/it/messe-sospese-tre-indizi-che-non-escludono-un-lockdown

INTERVISTA AL VESCOVO MALLE

Francia, tra Nizza e Covid, chiese chiuse. No del vescovo

Messe pubbliche sospese da martedì in Francia. Per Covid e con la scusa delle ragioni di sicurezza dopo l'attentato di Nizza. 30 persone per funerale, solo sei ai matrimoni, compresi gli sposi: «Il governo cambi queste stupide norme, con quale diritto decide quale tipo di culto può essere praticato e quale no?». La Bussola intervista il vescovo francese Xavier Malle: «Dopo l'attacco di Nizza, siamo gravemente colpiti e dobbiamo ritrovarci nella nostra chiesa-famiglia, ma ci siamo abituati: la nostra Chiesa è perseguitata fin dalla Rivoluzione francese». 

- IMPARARE AD ADORARE IL SANTISSIMO, di Giorgia Guasco


Mentre gli occhi sono ancora bagnati dalle lacrime versate per l'attentato di Nizza, i cattolici francesi si preparano ad affrontare un'altra durissima prova. Venerdì è cominciato il nuovo lockdown annunciato mercoledì scorso dal presidente Macron e destinato a durare almeno fino al 1 dicembre. Con il ritorno del reconfinement verrà interdetta la partecipazione dei fedeli alle Messe, mentre matrimoni e funerali si potranno svolgere soltanto a numero contingentato. Il divieto sarebbe dovuto entrare in vigore da subito, ma dopo le proteste dei vescovi, il governo francese ha deciso di concedere un periodo di "tolleranza" - questo il termine utilizzato in conferenza dal primo ministro Jean Castex - per la Solennità di Ognissanti e per la Commemorazione dei Defunti.

La celebrazione delle Messe pubbliche, dunque, sarà sospesa a partire dal 3 novembre. Una decisione fortemente contestata dall'episcopato transalpino che lo considera, come ha scritto, monsignor Marc Aillet, vescovo di Bayonne, "un grave attacco alla libertà di culto" dal momento che non ci sono stati casi di contagio all'interno delle chiese dove vengono rispettate rigorosamente tutte le precauzioni sanitarie. Uno dei pastori più attivi in questi giorni nel mettere in evidenza le contraddizioni delle disposizioni restrittive all'esercizio del culto previste nell'articolo 47 del decreto che prescrive le misure anti-Covid è monsignor Xavier Malle, giovane vescovo di Gap-Embrun che ha accettato di dire la sua alla Bussola.

Eccellenza, contrariamente a quanto si era temuto in un primo momento, sarà possibile partecipare alle Messe di Ognissanti e recarsi in visita ai cimiteri. Lei ha scritto su Twitter: "Un effetto dei nostri martiri di Nizza?" 

Era una richiesta della Chiesa di Francia. Il divieto di partecipare alle Messe nel giorno di Ognissanti e il 2 novembre sarebbe stato traumatico per le famiglie che hanno perso una persona cara durante il primo lockdown e non sono state in grado di accompagnarle adeguatamente. Le persone sono morte assolutamente sole, è stato un grande fallimento della prima ondata. Un'altra buona notizia è stata la possibilità per le famiglie e per i cappellani di continuare a visitare i nostri anziani nelle case di riposo.

Nell'articolo 47 del decreto che prescrive le misure generali per contrastare la pandemia si era deciso - con dietrofront dell'ultima ora - di stabilire un massimo di sei persone per i matrimoni e di trenta per i funerali. Qual era la logica alla base di questa decisione del governo?

Chi ha potuto decidere questi numeri? Trenta per un funerale sono meglio dei venti previsti durante la prima ondata, ma date le dimensioni delle nostre chiese non ha alcun senso igienico. Quanto al limite di sei persone per un matrimonio, non è rispettoso: due sposi, due testimoni, il celebrante e poi bisognerà chiedere di scegliere un solo genitore? Spero che il governo cambierà questi stupidi numeri. Così come spero che cambierà idea sul divieto di adorazione.

I sostenitori della sospensione delle funzioni religiose si appellano alla legge di separazione tra Stato e Chiese del 1905 e dicono: “esiste il libero esercizio del culto ma rimane sotto stretto controllo statale per motivi di ordine pubblico”. Come si sente di rispondere a quest'argomentazione?

La vera questione d'ordine pubblico è quella di dover, purtroppo, proteggere le nostre chiese dagli attacchi. Per quanto riguarda i protocolli sanitari, ci stiamo allenando da mesi. Per quanto ne so, nessuna chiesa è diventata un "cluster". E con quale diritto un governo civile in un Paese in cui vige la separazione tra Stato e Chiesa decide quale tipo di culto può essere praticato in una chiesa e quale no? Una sepoltura sì, ma un matrimonio no! Il Consiglio di Stato ha ricordato alla fine del primo lockdown che la libertà religiosa gode di uno status altamente protetto in Francia e questo è una fortuna. I giudici avevano riaperto il nostro culto prima ancora della decisione del governo. Dobbiamo tornare in tribunale? Personalmente, chiedo al governo di revocare la sua decisione.

Si può dire che le chiese sono ancora di più servizi "essenziali" e "vitali" per i cattolici dopo l'attentato di Nizza?

Poter celebrare nelle nostre chiese è importante per due motivi: beneficiare dell'aiuto dei sacramenti e vivere un tempo fraterno in comunità. E dopo l'attacco di Nizza, siamo gravemente colpiti e dobbiamo ritrovarci nella nostra chiesa-famiglia.

Leggi restrittive, profanazioni sacrileghe, attentati terroristici: il cattolicesimo è sotto attacco in Francia. Crede che la Chiesa francese sia tornata ad essere una Chiesa di martiri?

Leggi restrittive, profanazioni sacrileghe, attentati terroristici: il cattolicesimo è sotto attacco in Francia. Crede che la Chiesa francese sia tornata ad essere una Chiesa di martiri?

Qualche tempo fa, un giovane filosofo francese, Martin Steffens ha scritto un libro intitolato "Nient'altro che amore, linee guida per il martire in arrivo". Era prima dell'assassinio di padre Hamel a Rouen. Il martire è etimologicamente colui che testimonia la sua fede, anche dando la vita. In questo momento c'è un'identificazione molto forte con Nostro Signore Gesù. Ecco perché la canonizzazione è più veloce, senza bisogno di miracoli. Ma al di là del martirio sanguinoso che prima pensavamo riservato ai nostri fratelli cristiani d'Oriente, ma che ora sappiamo che potrebbe riguardare anche noi, c'è il martirio incruento. Quindi il martirio dei media. Ad esempio, è impossibile in Francia affermare che non è giusto promuovere cartoni animati non rispettosi.La nostra Chiesa in Francia è perseguitata fin dalla Rivoluzione francese. Le nostre chiese furono saccheggiate due volte, durante la Rivoluzione e nel 1906. Abbiamo una grande capacità di resistenza. Quindi, come dice san Paolo, teniamo duro!

Nico Spuntoni

https://lanuovabq.it/it/francia-tra-nizza-e-covid-chiese-chiuse-no-del-vescovo

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