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giovedì 12 novembre 2020

Salvate il soldato Francesco

MASCARUCCI: SALVIAMO FRANCESCO DAI FRANCESCANI….

 

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, Americo Mascarucci ci ha inviato questa interessante riflessione su San Francesco d’Assisi, il primo Pontefice gesuita, e i rapporti con l’ordine francescano. Buona lettura. 

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Dopo Fratelli Tutti c’è Gambetti cardinale. Ma salviamo San Francesco dai francescani

 

Il 21 luglio 1773 è una data storica per la Chiesa. Proprio quel giorno papa Clemente XIV emise la bolla Dominus ac Redemptor con cui disponeva lo scioglimento della Compagnia di Gesù. Antonio Ganganelli, così si chiamava il pontefice, era stato eletto proprio perché ostile ai gesuiti, che in quegli anni erano in lotta con le principali corone d’Europa, visto che erano diventati una potenza politica in perenne conflitto con i sovrani e i governi. Francia, Spagna, Portogallo avevano espulso la Compagnia dai loro territori, soprattutto dalle Colonie dell’America Latina, chiuso le scuole dove si diceva venissero indottrinati i giovani e manipolate le coscienze, e i sovrani invocavano un intervento della Chiesa. Ma i gesuiti erano molto influenti anche dentro le sacre stanze, al punto che lo stesso Ganganelli aveva dovuto faticare molto per essere eletto, proprio perché la Compagnia aveva fatto di tutto per ostacolarlo sapendolo un pericoloso avversario.

Tuttavia Clemente XIV esitò molto prima di decidere, prese tempo, cercò di soprassedere, fino a quando si trovò costretto ad agire di fronte alle pressioni sempre maggiori che avanzavano dentro e fuori la Chiesa. Così la Compagnia fu sciolta e a sopprimerla fu un papa proveniente dall’Ordine francescano conventuale.

Sembra incredibile che oggi sia proprio un pontefice proveniente dalla Compagnia di Gesù, poi ricostituita da Pio VII al rientro a Roma dopo il periodo della prigionia napoleonica, a riconoscere centralità all’ordine francescano. Non soltanto con la scelta di chiamarsi Francesco, primo papa nella storia della Chiesa, ma dimostrando una fiducia speciale proprio negli esponenti dell’ordine francescano promossi alla guida di importanti dicasteri e diocesi italiane; è il caso di Josè Rodriguez Carballo già ministro generale dell’Ordine dei frati minori nominato segretario della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata.

Ultima in ordine di tempo la notizia del cardinalato a padre Mauro Gambetti custode del Sacro convento di Assisi. Anche in questo Papa Francesco sembra essere in perfetta antitesi rispetto al suo predecessore, Benedetto XVI, che al contrario aveva fortemente ridimensionato il potere dei francescani di Assisi, fino a privarli dell’autonomia loro concessa da Paolo VI sulle due principali basiliche, il Sacro convento e la Porziuncola; autonomia che aveva portato nel tempo a costituire una sorta di “diocesi parallela” a quella ufficiale di Assisi. Con l’ex vescovo Sergio Goretti, un santo uomo come pochi, perennemente in polemica con i frati conventuali abituati ad organizzare iniziative ed incontri anche di carattere internazionale, quindi dalla forte rilevanza politica e mediatica, dei quali il vescovo veniva il più delle volte tenuto all’oscuro e informato dai giornali. Iniziative che in alcuni casi avevano trovato il monsignore contrario, fatto questo che però era stato ritenuto del tutto irrilevante dai francescani, forti della loro autonomia.

In pratica i frati erano diventati i custodi assoluti, oltre che dei santuari, anche dello “spirito di Assisi” tanto caro a Giovanni Paolo II, al punto da ricevere nel Sacro convento leader mondiali, capi di Stato, rappresentanti delle diverse religioni, e ad organizzare eventi di respiro internazionale, religiosi e non, senza informare il vescovo Goretti, che più volte si era lamentato in pubblico, chiedendo un intervento del papa.

Intervento che arrivò con Benedetto XVI. Il quale, nominando il successore di Goretti, ovvero l’attuale vescovo Domenico Sorrentino, tolse ogni autonomia ai francescani, riconducendoli sotto l’autorità del vescovo diocesano e obbligandoli di fatto a sottoporsi a lui. Le parole di Goretti alla notizia del provvedimento furono emblematiche: “Finalmente, auguro al mio successore di non avere gli stessi problemi che sono toccati a me”.

Oggi sembra che Papa Francesco, in perfetta discontinuità con Ratzinger, voglia risvegliare lo spirito di Assisi in nome di quell’ecumenismo e dialogo interreligioso che è stato sempre il cuore pulsante delle attività del Sacro convento. Dove si pratica sistematicamente l’incontro con atei e non credenti che tanto piace a Bergoglio e dove sono accolti con tutti gli onori esponenti della cultura laicista. E dove ci si ostina a propagandare l’immagine del San Francesco “protestante”;  non il “soldato di Cristo” pronto al martirio pur di convertire il sultano d’Egitto, non il “cappellano” delle Crociate che cade in depressione per la sconfitta dei cristiani ad opera dei musulmani e dice al sultano che non vuole doni materiali e ricchezze al posto della sua conversione a Cristo, ma il “santino propagandistico” di derivazione protestante, il “giullare di Dio” che ammansisce i lupi e parla con gli uccellini orgoglioso del corno che gli avrebbe regalato il sultano (corno ancora oggi custodito nel Sacro convento e spacciato come simbolo dell’amicizia fra Francesco e i musulmani). Uno che la Chiesa dell’epoca, la Chiesa delle crociate,  avrebbe come minimo bruciato sul rogo come eretico e non proclamato santo a soli due anni dalla morte.

Un’ammirazione spasmodica quella di Francesco per i francescani del Sacro convento amati dalla sinistra liberal e radical, cui ha fatto da contraltare l’ostilità nei confronti del ramo più conservatore del francescanesimo, quello dei Francescani dell’Immacolata, colpevoli di essere troppo legati alla tradizione tridentina e di aver riportato in auge, a seguito del motu proprio Summorum Pontificum di Benedetto XVI la messa di san Pio V. Nei confronti del fondatore padre Stefano Manelli si è assistito ad un vero e proprio processo da inquisizione, di quelli che non si vedevano dai tempi di Paolo IV contro il cardinale Giovanni Morone. Con la differenza che mentre il Morone era accusato di simpatie luterane, padre Manelli promuoveva la riscoperta dell’antico rito pre conciliare, in piena conformità con le aperture di Benedetto XVI verso i tradizionalisti della Fraternità San Pio X.

A questo punto appare evidente come anche nella politica di valorizzazione degli ordini religiosi, il gesuita Bergoglio persegua un preciso disegno rivolto ad interpretare quell’ermeneutica della discontinuità che vede nel Concilio Vaticano II una definitiva rottura rispetto alla tradizione precedente. In un mix di teologia progressista a metà strada fra rivoluzione integrale alla Leonardo Boff ed ecumenismo alla Giorgio la Pira  Chi meglio dei francescani del Sacro convento sa interpretare quello spirito di Assisi sempre più simile ad un grande “festival del sincretismo”, alla base dell’enciclica “Fratelli Tutti”? E viene da chiedersi: ma San Francesco, quello vero, quello che San Bonaventura ci presenta nella sua integrità di uomo e di santo nelle Legende, sarebbe contento di vedere quanto viene oggi fatto in suo nome? Forse è il caso di iniziare a salvare San Francesco dai francescani e restituirlo al ruolo di “alfiere di Cristo”, non di precursore del politicamente corretto.

Americo Mascarucci – giornalista e scrittore

12 Novembre 2020 Pubblicato da  Lascia il tuo commento 

Marco Tosatti

https://www.marcotosatti.com/2020/11/12/mascarucci-salviamo-francesco-dai-francescani/

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