ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 11 dicembre 2020

“Iil disastro dei disastri”.

Indizio n.23 : “Lettera di Alfredo Grande. Il termine ‘placatus’ e il sacrificio propiziatorio: un’interessantissima riflessione sulle modifiche del novus ordo” di INVESTIGATORE BIBLICO

[…Duilio, il nostro amico Alfredo Grande ci ha inviato una riflessione interessantissima. So che non sei molto informato sulle modifiche alla Messa Cattolica che sono state apportate negli ultimi 58 anni. Gli amici di UnaVox.it avevano pubblicato tempo fa uno studio che analizza ciò che è avvenuto dal Concilio in poi. Comprenderai che si è apportato un certo considerevole svuotamento dei contenuti. Il discorso è molto complesso. Alfredo nella sua lettera fa riferimento al sacrificio propiziatorio. Leggi questo estratto: http://www.unavox.it/doc85d.htm#b Il nuovo concetto di Offertorio. E leggi la sua lettera. Ti renderai conto che in questi decenni la barca ha cambiato direzione da Roma verso ‘le terre dei fratelli separati’, assorbendone diversi errori. Tutto combacia, Duilio. Gli errori di traduzione, i cambiamenti, l’intercomunione. Una domanda devi porti: dove attraccherà la barca? Ricordati di comprarmi il tabacco alla menta piperita quando passi in tabaccheria… ]*

Pubblico integralmente e senza aggiunte la lettera inviatami da Alfredo Grande, nostro stimato lettore.

*** *** ***

Caro Investigatore biblico,

ecco pane per i suoi denti. Nella traduzione dei Messali del Novus Ordo le segnalo quella molto significativa del termine placatus presente nel Hanc igitur. Il testo latino del Novus Ordo è il seguente:

«Hanc ígitur oblatiónem servitútis nostrae, sed et cunctae famíliae tuae, quaesumus, Dómine, ut placátus accípias: diésque nostros in tua pace dispónas, atque ab etérna damnatióne nos éripi, et in electórum tuórum iúbeas grege numerári. (Per Christum Dóminum nostrum. Amen.) »

La preghiera è identica a quella del Vetus ordo, ma nella traduzione nelle lingue vernacolari sparisce placátus. Ecco la traduzione tronca nel messale romano (novus ordo) in lingua italiana:

« Accetta con benevolenza, o Signore, l’offerta che ti presentiamo noi tuoi ministri e tutta la tua famiglia:  disponi nella tua pace i nostri giorni, salvaci dalla dannazione eterna, e accoglici nel gregge dei tuoi eletti.  »

Ma la traduzione corretta è la seguente:

« Ti preghiamo, dunque, o Signore, di accettare placato questa offerta di noi tuoi servi e di tutta la tua famiglia; fa che i nostri giorni scorrano nella tua pace e che noi veniamo liberati dall’eterna dannazione e annoverati nel gregge dei tuoi eletti» . (Congiunge le mani) Per Cristo nostro Signore. Cosí sia

In tutte le traduzioni volgari è stato espunto il termine “placato”, proprio il riferimento al sacrificio propiziatorio. La voluta e fraudolenta omissione del “placatus” è gravissima.

Ci sono documentazioni storiche a dimostrarlo (Intervista concessa dal Canonico Andrea Rose (oggi scomparso) a Stefano Wailliez, nel quadro di uno studio storico sulla riforma liturgica. L’intervista è stata pubblicata dal Courrier de Rome giugno 2004  http://www.unavox.it/Documenti/doc0106.htm):

SW: Nelle sue memorie, mons. Bugnini spiega che quando non riusciva ad ottenere questa o quella formulazione nel testo ufficiale in latino, diceva: “l’aggiusteremo nelle traduzioni”. Ha avuto modo di sentirlo anche lei?

CAR: Ma certo! Lo dicevano a Roma. Dom Dumas ha lavorato in questo senso. Egli era molto progressista. E anche lui diceva: ” lo aggiusteremo nelle traduzioni “. Si è molto spinto per la libertà delle traduzioni e si è andati molto a fondo in questa direzione.

Padre Riccardo Barile scrive sulla NBQ (https://lanuovabq.it/it/messale-ecco-i-testi-che-hanno-guidato-i-traduttori):

Nel caso di espressioni difficili da comprendere perché di sensibilità superata – ad esempio “disprezzare le cose terrene”, Dio “placato” (e come, se prima non era “irato”?) ecc. – «non basta sopprimere ciò che non va, bisogna trovare come esprimere nel linguaggio attuale realtà evangeliche equivalenti» (Clp 24). Altre volte non si trova «alcuna parola che renda con esattezza il testo», per cui la liturgia vi aggiunge un senso proprio: ad esempio “mistero” non è solo «qualcosa di nascosto», ma richiama «la realtà soprannaturale comunicata in un segno sensibile» (Clp n. 18).

C’è da rimanere basiti dalla parole di Barile, che si chiede come possa Dio essere placato se prima non era irato! Come fa a non sapere che il placatus dell’ Hanc igitur richiama direttamente il dogma del Concilio di Trento sul fine propiziatorio del Santo Sacrificio della Messa! Insegna il Concilio di Trento:

« Il santo Sinodo insegna che questo sacrificio è veramente propiziatorio. … Placato infatti da questa offerta, il Signore, concedendo la grazia e il dono della penitenza, perdona i peccati e le colpe, anche le più gravi » (Dottrina e canoni sul sacrificio della Messa, Cap. 2, Denz).

«Se qualcuno dirà che il sacrificio della Messa è solo un sacrificio di lode e di ringraziamento, o una semplice commemorazione del sacrificio offerto sulla croce, o non un sacrificio propiziatorio, … e che non deve essere offerto … per i peccati, le pene, le soddisfazioni e altre necessità, sia anàtema »

Ma, come può rilevare ogni persona di buon senso, per negare qualcosa non è necessario che si affermi positivamente la sua negazione, ma basta che di quella tal cosa comunque non se ne parli, che non la si rilevi, che non se ne accenni in alcun modo: che ci si passi sopra come non ci fosse.

I novatori hanno lavorato così bene che pure un bravo domenicano come Barile si è dimenticato del sacrificio propiziatorio.

Per i modernisti è stato sufficiente che non si faccia menzione alcuna della necessità che essa rivesta anche il carattere di « sacrificio propiziatorio … offerto … per i peccati, le pene, le soddisfazioni », così da renderla perfettamente coerente alla nuova natura di “Redenzione dolce” impressa alla dottrina dalla Nouvelle Théologie di Rahner, De Lubac eccetera: soppresso il “placatus” dalla traduzione dell’Hanc igitur, si è volutamente nascosto il carattere propiziatorio del sacrificio.

Infatti, sia nel sacrificio del Calvario, sia in quello della Messa, Gesù, Sacerdote e Vittima, si offre per gli stessi identici fini: per adorare, per placare, per ringraziare e per impetrare. È un Dio che placa la giustizia divina, provocata dai nostri peccati. E le sue soddisfazioni superano quelle di tutti i santi riuniti insieme, anzi quelle di tutti gli uomini nell’ipotesi che, per un solo peccato, si struggessero in lacrime, si macerassero in penitenze per tutta l’eternità, poiché le soddisfazioni di Cristo sono soddisfazioni di un Uomo-Dio e, quindi, di valore infinito. Per questo, il Crocifisso, ed equivalentemente la Messa, può giustamente chiamarsi il parafulmine del mondo, poiché ad essa deve il mondo se non si è ancora subissato sotto il peso enorme, schiacciante, delle sue iniquità.

“Oltretutto, Cristo, soddisfacendo la giustizia divina, ci riscatta, ossia ci redime (redimere è sinonimo di riscattare). Pertanto, senza propiziazione si rende vana la croce di Cristo. Si provoca il disastro dei disastri”.

Postilla

Qualche mese fa ho voluto fare questo test con amici di provata fede cattolica. Persone devote e di preghiera che partecipano quotidianamente, quando possono, alla Messa secondo il novus ordo. La mia domanda, inviata tramite sms, era la seguente: “Sapete cos’è il sacrificio propiziatorio?”. Nessuno ha saputo rispondermi, addirittura una mia cara amica mi ha scritto che sentiva puzza di zolfo…

Un mio caro e giovane amico, con grande coraggio umano, a 19 anni è stato da solo a Londra per 40 giorni allo scopo di imparare bene l’inglese, che era la materia per lui più ostica al liceo, ed alla fine parlò inglese molto bene. Ragazzo cattolico con alto senso del dovere, ma di scarsissima dottrina, ogni domenica partecipò alla messa anglicana (http://justus.anglican.org/resources/bcp/Italian1979/HC.html) e, comparandola con quella cattolica novus ordo, mi disse che era contento di comprendere che erano praticamente identiche.

Il che è assolutamente vero, togliendo il sacrificio propiziatorio…

Sia lodato Gesù Cristo

Alfredo Grande

*** *** ***

[…Ieri Duilio mi ha aiutato a completare il Presepe. Voleva a tutti i costi inserire una statuina di un lama. Questa generazione è fatta così. Stravagante. L’ho fatto desistere naturalmente. Tuttavia, per non farlo rimanere troppo male, ho accettato di appendere in casa un gingillo natalizio che mi fa venire i brividi. Un folletto con la barba. La tipica decorazione natalizia statunitense che di Natale non ha nulla. Povera Italia, diceva mio nonno. E non aveva ancora visto la ricorrenza di Halloween. Probabilmente sarebbe impazzito. Finito di appendere il pupazzetto del folletto con la barba, ha seguitato per un’ora a canticchiare una nenia televisiva: “a Natale puoi…a Natale puoi..”. Questo è bastato per farmi tornare i sintomi della gastrite. Ma mi ha dato spunto per una riflessione personale. La strategia del nemico è sempre zuccherata. Manifesti, pubblicità, trasmissioni: si parla di Natale, si fanno alberi, si appendono palline, folletti, renne, lucine…ma il Signore del Natale non viene menzionato. Chi può essere l’artefice di una strategia così ben architettata? In fondo se il padrone della terra permette che la zizzania conviva con il grano buono, bisogna reagire con i Presepi. Per questo quando incontro un bambino sono solito dire: “Cosa ti regalerà Gesù Bambino quest’anno?”. E il bambino: “Gesù Bambino?? Intendi Babbo Natale!!”. E io: “Ehm…si, però tu non sai una cosa importantissima. Babbo Natale è solo quello che fa le consegne. Gesù è quello a cui chiedere i regali. Ma dove vivi, per dindirindina!”.]*

Investigatore Biblico

*Retropensiero dell’autore. Vuoi un chiarimento sul contenuto? Vai qui:
https://investigatorebiblico.wordpress.com/cose-il-retropensiero-di-investigatore-biblico/

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