“Lockdown” parola dell’anno. E da noi, fra un webinar e l’altro, ecco avanzare la sextortion e il poliamore
Lockdown è la parola dell’anno 2020. Ad eleggerla, senza troppa fantasia, è stato il dizionario di lingua inglese Collins. Ecco la definizione: “È l’imposizione di stringenti restrizioni sui viaggi, le interazioni sociali e l’accesso agli spazi pubblici”.
Una consulente del dizionario Collins, Helen Newstead, ha spiegato che la parola è stata scelta perché “racchiude l’esperienza condivisa da miliardi di persone sottoposte a restrizioni nelle loro vite quotidiane”.
L’impatto del Covid sulle parole del 2020 è travolgente. Tra le dieci espressioni inglesi più utilizzate, oltre a lockdown, rientrano coronavirus, social distancing (distanziamento sociale), self-isolate (auto-isolarsi), furlough (regime di sussidi pubblici per lavoratori) e key worker (lavoratore dei settori essenziali).
Nel 2019 la parola dell’anno per il Collins era stata climate strike (sciopero per il clima); nel 2018 single-use, ovvero monouso, in riferimento agli oggetti di plastica da bandire in quanto inquinanti. Nel 2017 espressione dell’anno era stata fake news e nel 2016 Brexit.
A differenza del Collins, il dizionario Oxford ha sostenuto che “il 2020 è un anno che non può essere racchiuso in una sola parola”.
“Dal punto di vista della lingua non ho mai assistito a un anno come questo” spiega il presidente di Oxford Dictionaries, Casper Grathwohl. Come fare a scegliere tra coronavirus, pandemia e mascherina? Impossibile. “Davvero senza precedenti quest’anno – sostiene Grathwohl – è stata l’iper-velocità con cui la lingua inglese ha accumulato un nuovo vocabolario collettivo relativo al coronavirus e quanto rapidamente sia diventato, in molti casi, una parte fondamentale della lingua”.
Tra le espressioni nuove diventate di uso comune ecco la sigla BLM, che sta per Black Lives Matter, TikToker (colui che condivide contenuti sulla piattaforma TikTok) e perfino Megxit, che sta a indicare, apprendiamo, “il disimpegno del duca e della duchessa di Sussex dai loro doveri reali, annunciato nel gennaio 2020”.
In Italia l’Accademia della Crusca registra coronavirus tra le parole nuove di uso comune, precisando però che la prima attestazione in ambito scientifico risale al 1970.
L’etimologia di coronavirus? Si tratta, spiega la Crusca, di un prestito integrale dell’inglese coronavirus, parola composta a partire dal sostantivo latino corona, ovvero corona, aureola, e dal latino scientifico virus.
E come si scrive coronavirus? La variante grafica più corretta è quella univerbata (cioè coronavirus, senza trattino) e con la minuscola, perché il sostantivo rappresenta un nome comune, che indica il genere di appartenenza del virus e non il nome proprio di uno specifico rappresentante di tale gruppo di virus.
Quanto alla pronuncia, la più corretta è quella italiana, coronavìrus, e non quella anglicizzante coronavairus. La parola, pur introdotta in italiano come prestito integrale dall’inglese, è stata infatti da subito adattata alla pronuncia della nostra lingua, anche in virtù del fatto che i due elementi che la compongono, corona e virus, dopo tutto sono entrambi di origine latina.
https://accademiadellacrusca.it/it/lingua-italiana/parole-nuove/
Tra le parole nuove del 2020 collegate al coronavirus la Crusca segnala termoscanner, ma, anche in questo caso, si tratta del ritorno in grande stile di una parola già esistente. L’uso di termoscanner quale strumento per riprodurre le gradazioni di calore del corpo umano risale infatti al 1999. Ora invece per termoscanner si intende lo “strumento per la misurazione a distanza della temperatura tramite rilevamento delle emissioni infrarosse della superficie del corpo”. Strumento che ha il vantaggio di evitare il contatto fisico controllando rapidamente la temperatura alle persone che transitano in aree pubbliche come aeroporti, stazioni, negozi, musei.
Infine, sempre dalla Crusca, ecco webinar, parola non direttamente collegabile alla pandemia ma che è ha fatto il suo ingresso sulla scena proprio in seguito a essa.
Seminario interattivo o conferenza realizzata a distanza attraverso l’uso di strumenti elettronici (computer, tablet, smartphone) e di internet, il webinar è una “parola macedonia” formata da web e (sem)inar. La prima attestazione risale al 2007, ma l’esplosione avviene nel giugno 2020, in seguito al lockdown.
A differenza di quanto successo da noi, dove abbiamo adottato webinar come prestito integrale dall’inglese, spagnoli e francesi hanno preferito un adattamento: ecco così il webinario e il webinaire.
In italiano si può dire anche videoseminario o teleseminario, ma la parola macedonia webinario ha registrato un successo maggiore.
In merito alla scelta dell’articolo da anteporre a webinar, l’uso propende per il webinar, i webinar e un webinar. Circa il plurale, ogni tanto ci si imbatte in webinars, ma è preferibile mantenere il termine invariabile.
Due curiosità. Tra le parole nuove del 2020, ma che non c’entrano con il coronavirus, la Crusca segnala sextortion, parola macedonia formata dalla fusione di sex, sesso, e (ex)tortion, estorsione: estorsione di denaro, di favori sessuali o altro ai danni di una persona, dietro minaccia di rendere pubblici contenuti personali e compromettenti di natura sessuale.
E infine, restando più o meno in argomento, ecco poliamore, definita così: “Possibilità o pratica di intrattenere più di una relazione intima (sessuale e/o sentimentale) contemporaneamente, con il consenso esplicito di tutte le persone coinvolte”.
Ma anche il poliamore non è proprio una novità. Come prima attestazione, l’Accademia fornisce infatti un brano tratto dall’Espresso del 1998. Titolo dell’articolo, In tre ci si ama meglio. Storia di Jane, che vive con due uomini.
Auguri!
Aldo Maria Valli
VOCI DAL FOSSO DI HELM: 2020 - 2021 RIFLESSIONI SUI NOSTRI TEMPI CON LA TWT - TRIARII WEB TV
L’OMS ha appena modificato la definizione di immunità di gregge. Adesso si acquisisce solo con la vaccinazione
aier.org
Non avete a volte la sensazione che stia succedendo qualcosa di sospetto? Sullo stesso argomento, voglio dire. Se non è una cosa è un’altra.
Il coronavirus sopravviveva sulle superfici e poi no. Le mascherine prima non funzionavano, poi funzionavano di nuovo e poi hanno smesso di funzionare. C’è una trasmissione asintomatica, solo che non c’è. I lockdown sono efficaci per controllare il virus, solo che non lo sono. Tutti i positivi sono malati asintomatici ma, ops, i test PCR sono assolutamente inattendibili perché non erano mai stati intesi come strumenti diagnostici. Tutti sono in pericolo per il virus, ma non lo sono. Si diffonde nelle scuole, ma anche no.
Si diffonde. Ogni giorno. Non c’è da stupirsi che così tanta gente abbia smesso di credere a ciò che dicono le “autorità sanitarie pubbliche.” Insieme ai governatori e agli autocrati che eseguono i loro ordini, queste stesse autorità hanno deciso di toglierci la libertà e i diritti umani e si aspettano che noi le ringraziamo per averci salvato la vita. Ad un certo punto, quest’anno, (per me era stato il 12 marzo) la vita ha iniziato a sembrarmi come un qualunque romanzo distopico di vostra scelta.
Bene, ora ho un’altra prova da aggiungere al mucchio delle cose che puzzano. L’Organizzazione Mondiale della Sanità, per ragioni sconosciute, ha improvvisamente cambiato la sua definizione di un concetto fondamentale dell’immunologia: quello dell’immunità di gregge. Questa scoperta era stata una delle maggiori conquiste della scienza del XX secolo: la teoria era gradualmente emersa negli anni ’20, per poi farsi sempre più raffinata nel corso del XX secolo.
L’immunità di gregge è un fenomeno affascinante che si può analizzare in termini strettamente biologici o statistici, a seconda dell’approccio preferito. (Non è certamente una “strategia,” quindi ignorate qualsiasi fonte mediatica che la descrive come tale). La prima cosa che, sulla base delle osservazioni empiriche, ci insegna l’immunità di gregge è che i virus respiratori sono o diffusi e per lo più lievi (quello del comune raffreddore) o molto gravi e di breve durata (Ebola).
Come mai? Perchè quando un virus uccide il proprio ospite, quando cioè un virus sovraccarica la capacità dell’organismo di integrarlo, il virus muore con l’ospite e perde la capacità di replicarsi. Più questo accade, meno il virus si diffonde. Se il virus non uccide il suo ospite, può infettarne altri con tutti i mezzi consueti. Quando si viene infettati da un virus l’organismo reagisce e il sistema immunitario codifica l’informazione in modo da creare immunità nei suoi confronti. Quando questo succede in un numero sufficiente di persone (e ogni caso è diverso, per cui non è possibile dare delle percentuali precise, soprattutto visto il grandissimo numero di immunità crociate) il virus perde la sua caratteristica pandemica e diventa endemico, cioè prevedibile e gestibile. Ogni nuova generazione incorpora questa informazione attraverso una continua esposizione.
Questo è ciò che si potrebbe chiamare una lezione introduttiva alla Virologia/Immunologia. È ciò che si legge in ogni libro di testo. È un concetto che viene insegnato da almeno ottant’anni nelle ore di biologia delle medie superiori. Osservare il funzionamento di questo fenomeno evolutivo è una cosa meravigliosa perché ci fa toccare con mano come l’organismo umano si sia adattato alla presenza di agenti patogeni, in modo efficace e senza razioni spropositate.
La scoperta di questa affascinante dinamica della biologia cellulare è uno dei motivi principali per cui la medicina è diventata così efficiente nel XX secolo. Abbiamo mantenuto la calma. Abbiamo gestito i virus con un approccio professionale medico-paziente. Abbiamo evitato la tendenza medievale a farsi prendere dal panico e abbiamo usato razionalità e intelligenza. Anche il New York Times riconosce che l’immunità naturale è una potente difesa nei confronti del Covid-19, il che non è per nulla sorprendente.
Finché, un giorno, quella strana istituzione chiamata Organizzazione Mondiale della Sanità (un tempo gloriosa per il suo ruolo nell’eradicazione del vaiolo) ha improvvisamente deciso di cancellare una nozione riportata da tutti i testi di virologia. Ha letteralmente cambiato la scienza con un approccio tipicamente sovietico. Con il tasto “Canc” ha eliminato dal proprio sito web ogni riferimento all’immunità naturale. Come se non bastasse, ha anche descritto in modo errato la struttura e il funzionamento dei vaccini.
Per chiarezza, cercherò di essere il più preciso possibile. Ecco il sito web dell’OMS come si presentava il 9 giugno 2020. Potete vederlo qui su Archive.org. Dovete spostarvi in fondo alla pagina e cliccare sulla domanda riguardante l’mmunità di gregge. Vedrete quanto segue.
Nel complesso, è una descrizione piuttosto accurata. Anche l’affermazione che la soglia “non è ancora chiara” è corretta. Ci sono immunità crociate fra il Covid e gli altri coronavirus e c’è la memoria delle cellule T che contribuisce all’immunità naturale.
Alcune stime della soglia sono basse, anche meno del 10%, il che è ben lontano dalla stima prevista del 70% di popolazione immune ai virus, che è lo standard in campo farmaceutico. La vita reale è molto più complicata dei modelli, economici o epidemiologici. La vecchia definizione dell’OMS è abbastanza precisa, anche se “popolare.”
Tuttavia, in uno screenshot del 13 novembre 2020, leggiamo la seguente nota, che farebbe presumere che gli esseri umani non abbiano affatto un sistema immunitario, ma che si debbano interamente affidare a Big Pharma e farsi iniettare nel sangue i suoi intrugli.
In pratica, questa nota dell’Organizzazione Mondiale della Sanità cancella di colpo migliaia di anni di coesistenza fra esseri umani e agenti patogeni. Da questo si può solo dedurre che tutti noi non siamo altro che tabule rase senza alcuna possibilità di miglioramento, su cui l’industria farmaceutica appone la propria firma.
In effetti, questo cambiamento dell’OMS ignora e addirittura spazza via 100 anni di progressi medici in virologia, immunologia ed epidemiologia. È un passo assolutamente non scientifico, un vero e proprio regalo all’industria dei vaccini, esattamente quello che, secondo i teorici della cospirazione, l’OMS ha fatto fin dall’inizio di questa pandemia.
Ancora più strana è l’affermazione che un vaccino proteggerebbe le persone da un virus, piuttosto che esporle ad esso. In realtà un vaccino funziona proprio stimolando il sistema immunitario attraverso l’esposizione [al virus o a parti di esso]. Le motivazioni di un’affermazione del genere non riesco francamente a comprenderle. Questo concetto è noto da secoli. Semplicemente, non c’è modo per la scienza medica di sostituire completamente il sistema immunitario umano. Si può solo cercare di stimolarlo, attraverso quella che una volta si chiamava inoculazione.
Traete voi le votre conclusioni. È un segno dei tempi. Da quasi un intero anno, i media ci dicono che la “scienza” ci impone di rispettare i suoi dettami, che vanno contro ogni principio del liberalismo e contro ogni aspettativa di poter vivere in mondo moderno liberamente e con la certezza dei propri diritti. Poi la “scienza” ha preso il sopravvento e i nostri diritti vengono soppressi. E ora la “scienza” sta di fatto cancellando la sua stessa storia, passando un tratto di penna sopra le sue stesse scoperte scientifiche per sostituirle con qualcosa di fuorviante, nel migliore dei casi, o di palesemente falso nel peggiore.
Non so dire perché l’OMS abbia fatto questo. Dati gli eventi degli ultimi nove o dieci mesi, è comunque ragionevole supporre che la decisione sia stata politica. Fin dall’inizio della pandemia, quelli che patrocinavano il lockdown e soffiavano sul fuoco dell’isteria da coronavirus si erano opposti all’idea dell’immunità di gregge, insistendo invece sul fatto che avremmo dovuto vivere in isolamento fino allo sviluppo di un vaccino.
Ecco perché la Grande Dichiarazione di Barrington, scritta da tre dei più autorevoli epidemiologi del mondo, che sosteneva l’opportunità di abbracciare il fenomeno dell’immunità di gregge come modo per proteggere i più vulnerabili e ridurre al minimo i danni alla società era stata accolta con tanto astio. Ora vediamo anche l’OMS soccombere alle pressioni politiche. Questa è l’unica spiegazione razionale per la modifica della definizione di immunità di gregge, così com’era nota fin dal secolo scorso.
La scienza non è cambiata, solo la politica. Ed è proprio per questo che è pericoloso e mortale delegare la gestione dei virus alle forze della politica. Alla fine, anche la scienza si piega alla doppiezza di una politica asservita a Big Pharma.
Quando gli attuali libri di testo, quelli che gli studenti usano all’università, contraddicono le ultime dichiarazioni ufficiali delle autorità politiche, nel bel mezzo di una crisi in cui la classe dirigente sta chiaramente tentando di assumere un potere permanente, allora abbiamo un problema.
Jeffrey A. Tucker
fonte: aier.org
Link: https://www.aier.org/article/who-deletes-naturally-acquired-immunity-from-its-website/
23.12.2020
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org
di Zory Petzova, ComeDonChisciotte.org
Costituitosi nel sistema cronologico come lo spartiacque fra un prima e un dopo, il 2020 sarà annoverato dalla sociologia come l’inizio dell’involuzione della specie umana, l’anno in cui alla società post-moderna sono bastate poche pressioni poiché regredisse a uno stato di minorità dei livelli del feudalismo medievale, annullando con un colpo solo tutto lo sforzo dell’evoluzione sociale compiutasi finora, e cancellando per sempre la magistrale lezione di I.Kant, secondo cui il più alto e nobile scopo dell’essere umano è l’esercizio della ragione. La ragione intesa come la facoltà primaria dell’uomo di pensare, collegando fra loro concetti e idee secondo raporti logici, ma anche come una struttura sovratemporale che dà unità e senso alla complessità della vita, che altrimenti si dissolverebbe nella particolarità e nel relativismo delle singole esperienze e dei singoli casi empirici; la ragione come luce, come guida che fa discernere fra il vero e il falso, il giusto e l’ingiusto, il bene e il male. Invitando a uscire dallo stato di minorità da imputare a se stessi, Kant dichiarava che nessuno poteva richiamarsi a dogmi di fede e atti di fiducia cieca, e che nessuna idea poteva essere ammessa in una discussione pubblica senza una argomentazione razionale, volta a spiegare, dimostrare o confutare una data affermazione.
Nel anno passato la ragione è stata la grande assente nelle discussioni e nelle decisioni della classe politica, a meno che per quest’ultima non si sia trattato di uno stato di minorità e di un’inadeguatezza intenzionali; è stata assente dall’operato degli esperti tecno-scientifici dell’emergenza, dove hanno prevalso gravi conflitti d’interesse; ma la sua assenza è stata eclatante oltre tutto nella sintomatologia comportamentale delle persone comuni, persone che, intercettate un anno prima, non avrebbero mai ammesso di poter agire un giorno in modo così cieco e autolesionista, e di dover bandire come fosse un tabù proprio la capacità di pensare. La debolezza della ragione porta inevitabilmente alla stupidità, scriveva R. Musil, ma non a quella semplice e onesta, dovuta alla mancanza di educazione, bensì alla stupidità pretenziosa, quella delle élite che si prefigurano alla guida della società, ma praticano pensieri banali, poveri di immagini e di bellezza, incapaci addirittura di nascondere la propria vanità. Il raffinato studioso della stupidità avvertiva di non sottovalutare mai la stupidità perché essa è la vera dittatura, a maggior ragione perché sa dissimulare se stessa. “A differenza della verità, che ha solo una veste in ogni occasione, la stupidità è mobile in tutti i sensi e può indossare tutti i vestiti della verità, e non c’è praticamente nessun pensiero importante che essa non sia in grado di utilizzare.”
Qualcuno potrebbe obbiettare, dicendo che una gran parte delle persone, senza differenza di posizione sociale, non esercitassero la ragione nemmeno prima, ma a tale obbiezione si potrebbe rispondere che forse prima non ne avevano bisogno, e che è nei momenti critici e di straordinaria difficoltà che una capacità, una facoltà latente debba essere tirata fuori. Nello sviluppo sociale che ha succeduto all’Illuminismo, l’evoluzione del pensiero è stata portata avanti da una istruzione sempre più diffusa e dall’educazione a pensare in modo critico e razionale, in modo autonomo, il che ha distinto la mentalità dell’uomo moderno. Motivo per cui alcune capacità cognitive, acquisite e rafforzate dal processo culturale-educativo, dovrebbero avere una espressione epigenetica maggiore, essere di tendenza dominante, o quanto meno fungere da filtro rispetto agli istinti primari, fra cui la paura atavica della morte e l’inclinazione alle superstizioni, che oggi agiscono sotto le mentite spoglie della scienza.
Quello che è avvenuto quest’anno invece è aver accettato di essere governati proprio dalla paura e dalla suggestione, che non avrebbero potuto che creare un bipolarismo irrazionale, dove alla cieca paura è stata contrapposta un’altrettanto cieca fede scientista, con la speranza nel miracolo di un vaccino, senza che quest’ultimo disponga dei minimi requisiti di efficacia e di sicurezza. La ragione, benché basata sulla ratio, non è sinonimo di scienza, ma la unisce assieme alle altre forme di conoscenza; essa è lo strumento con cui tutto ciò che è nascosto, occultato, confuso viene portato alla luce e all’evidenza, e cioè alla presenza razionale. Un compito che può essere svolto solo partendo dall’evidenza soggettiva, ossia dalla nostra capacità di pensare; solo il soggetto pensante può rendere le cose vere, a prescindere da ogni teoria, propaganda o narrazione dominante, perché solo la ragione ci permette di riconoscere il senso intenzionale di ciò che accade. Come scriveva E. Husserl, il mondo e la storia non sono un accumularsi insensato di fatti, ma il progressivo rivelarsi e realizzarsi di ciò che è nascosto.
Nel corso della storia la pandemia appare non come un accadimento contingente, anche se in questo modo è stata presentata; al contrario, essa irrompe già carica di inquietudine, di un telos destabilizzante, e le conferme non tardano ad arrivare, implicite nelle stesse modalità – politiche e ideologiche, della sua gestione. Ma anche volendo ipotizzarla come un evento accidentale, essa appare ugualmente paradigmatica di un nuovo quadro sociale, un quadro inedito. Le reazioni (ir)razionali, provocate dall’annuncio della pandemia, che hanno portato a veri e propri atti di autolesionismo, come quelli di porre auto-limitazione perfino al proprio respiro, sono difficilmente analizzabili, in quanto, da una parte, potrebbero essere interpretate come espressione dell’istinto di autoconservazione, anche se con effetti opposti, ma dall’altro andrebbero viste come i riverberi di un patto, di una convenzione sociale, fatta di pressioni nemmeno tanto sottili. Analisi ancora più difficile, considerando che, in un contesto fortemente manipolabile dai mass-media, non è possibile stabilire dove finisce la volontà individuale – razionale o irrazionale che sia, e dove inizia la convenzione sociale, comprensiva di tutte le imposizioni di obblighi e sanzioni, ossia di forme di coercizione. Spesso quello che crediamo essere un comportamento individuale, pensato e misurato a una esistenza concreta e specifica, è espressione di un condizionamento o di una necessità sociale, come quella di essere accettati dagli altri. A questo punto bisogna chiedersi se la volontà e la libertà individuali non fossero solo una chimera giuridica.
Nell’antichità il singolo individuo si considerava parte del polis e della comunità, successivamente si considerava un suddito- dell’impero, del Regno, dello Stato. Lo spazio personale inizia ad emanciparsi dalla comunità con l’avvento del Razionalismo, quando la ragione da semplice accessorio diventa strumento attivo della conoscenza. Nella modernità inizia a emanciparsi dallo Stato anche la società, costituendo parte attiva le cui dinamiche ed esigenze si fanno istanze: nasce lo Stato di diritto. A differenza del passato, dove la pressione sull’individuo veniva esercitata in gran parte dalla tradizione, nello Stato moderno le pressioni, che mirano a conformare a un determinato modello di comportamento, vengono svolte con gli strumenti delle ideologie, l’istruzione, l’educazione. Con i mezzi di influenza e di controllo più raffinati, l’individuo assorbe e interiorizza i valori delle élite senza percepirli come una coercizione esterna, bensì come una convinzione propria interiore. In questo modo l’artificiale costruzione dello Stato, che per lungo tempo è stato percepito e contrastato come un corpo estraneo alla vita organica della comunità, diventa parte integrante della coscienza di ogni individuo. L’ideologia e la narrazione delle libertà e dei diritti individuali procedono mano a mano con la sempre più crescente dipendenza dalle garanzie delle autorità istituzionali, per cui, nel momento in cui le istituzioni diventano sovranazionali e non più democratiche, l’individuo si trova a dover dipendere dalle decisioni e dalle imposizioni di forze economiche, politiche, burocratiche totalmente sconosciute e anonime, e per questo ancora più potenti. Ma in questo percorso la società post-moderna globale e globalizzante è ripiombata nel buio del medioevo, perchè, similmente a come accadeva nei confronti di papi e re, non può più chiedere al potere di legittimarsi all’opinione pubblica in modo razionale, ma deve obbedire e accetarlo per come è.
‘Il salto di qualità’ che l’emergenza pandemica- volente o nolente- è riuscita a conseguire è proprio questo: all’improvviso l’individuo si è svegliato in una nuova realtà, dove non solo non poteva esercitare le sue consuete libertà, ma non poteva nemmeno reclamare la mancanza di garanzie giuridiche, e nemmeno esternare pubblicamente il proprio dissenso. In modo repentino e inafferabile egli è passato da un’entità sociale a una mera unità biologica, in quanto la differenza fra il suo essere e il suo non essere ha assunto le misure di un virus, al netto di ogni titolarità di diritti sociali, economici e individuali. A questo punto possiamo chiederci che valore reale abbiano le norme costituzionali, tutt’ora vigenti nella loro formalità, se è stato possibile sopprimerle così facilmente.
Vista con un certo cinismo, l’emergenza pandemica è stata l’operazione sanitaria perfetta, dove ‘sanitario’ è riferito non alla malattia Covid, bensì a un esperimento che implica la sanità mentale di tutta la società. Il fatto peculiare di questa emergenza è stato il concorso sincronizzato fra governanti, esperti e media nel creare l’effetto di massa nocebo (che sarebbe l’opposto di placebo). Sarebbe bastato riversare 24 ore al giorno per alcuni mesi numeri, immagini e statistiche di malati e morti, con la continua presenza dell’immagine grafica del virus, per creare il fenomeno della Mass Psychogenic Illness che, in assenza di virus e batteri, assume gli stessi sintomi fisici delle malattie respiratorie, manifestazioni molto simili tra l’altro alla sintomatologia Covid (voce consultabile su Wikipedia), per cui anche gli individui più ragionevoli e resistenti si sono visti costretti a immaginarsi malati e a cadere nella rete dell’isteria di massa, un fenomeno tra l’altro molto diffuso nel Medio evo, ma con implicazioni ben meno deprimenti.
Quello che più propriamente ha avuto luogo nella nostra società è una lunghissima e lungimirante propaganda dello stress, ma mentre lo stress provocato da una paura reale è utile all’esistenza, in quanto libera l’ormone dell’adrenalina che mobilita l’organismo per difendersi meglio dal pericolo, uno stress protratto, anche se esercitato solo a livello psico-mentale, è in grado di cambiare sottilmente il nostro metabolismo bio-chimico, e a portare a un abbassamento delle forze immunitarie, esponendo maggiormente l’organismo alle infezioni, nonché a una serie di disagi. Ma i disagi più permanenti rimarranno quelli culturali, visto che è stata creata ad hoc una nuova religione, con un nuovo consenso che divide fra buoni e cattivi, con le nuove categorie e il lessico della neolingua, con le nuove liturgie, simbolismi e ritualità che, per quanto artificiosi e sterili, faranno rimpiangere i peggiori monoteismi. Un nuovo sistema di dogmi, un nuovo senso comune si è fatto dominante, e ci invoca di fidarci ciecamente della scienza senza dubitarci, senza metterla sotto esame. Il sacrificio dell’inteletto è l’atto supremo della nuova religione, il fanatismo del scientismo.
Per chi ancora conserva la ragione, egli sa che la nostra ragione ha bisogno di pensare il pericolo, qualsiasi esso sia, come qualcosa che può essere affrontato e gestito con calma e ponderazione, e che in questo modo tutto il corpo psico-fisico darà le risposte migliori, ma si trova a dover combattere con la suscettibilità dell’immaginazione che tende verso le tonalità oscure e distopiche. Inoltre, la ragione sa, o in qualche modo intuisce, che questa è stata la finalità di chi ha gestito la situazione pandemica, e di chi ha contribuito a crearla. Ma in questo nefasto anno la ragione si è trovata come un gigante imbrigliato dai Lilliput del regno del nanismo mentale, costretta a un semi-sogno, un semi-pensiero, un semi-volere, a una semi-esistenza. Un anno minorato, che sarà impossibile dimenticare.
31 dicembre 2020
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