LETTERA AI COMPLOTTISTI
Egregi complottisti, nonostante vi chiami in questo modo non intendo denigrarvi. Anzi, vi sono grato perché ci fate pensare, insinuate il dubbio che non tutto sia come appare e inducete a non accontentarci di quel che passa il convento. Cercate di decifrare il mondo.
Uso la definizione di complottisti senza disprezzo né ironia, solo per capirci e includervi dietrologi e malpensanti, diffidenti globali e dissidenti radicali. E “negazionisti”. Molte vostre supposizioni, e perfino qualche farneticazione, hanno una radice di verità o qualcosa di verosimile che fa riflettere. Lo dico riferendomi alle più controverse teorie che circolano da qualche tempo: su come è nato e come si è diffuso il contagio, sulle responsabilità e le mire della Cina, sui laboratori, sulla guerra per il controllo del pianeta; sugli interessi politici, economici, farmaceutici e strategici che si muoverebbero per la sua diffusione e per instaurare tramite la paura un regime globale di sorveglianza; e poi sull’uso e l’abuso di dati e notizie, veicolate, falsate, occultate, sul gigantesco business del vaccino, i misteri del 5G, le pianificazioni mondiali relative a nascite, aborti, modificazioni genetiche. E visto che ci siamo, sulle elezioni di Biden, le oscure trame in Vaticano e altri misteri degli ultimi tempi.
Reputo possibili molte vostre congetture, giudico inquietanti non pochi fatti che destano il vostro allarme. Conosco il rosario dei vostri sospetti canonici: la commissione Trilateral e il gruppo Bilderberg, Rockfeller, Soros e Attali, più contorno di sette, logge, mafie e società segrete. Più altre new entry asiatiche, le multinazionali, Big Pharma, i colossi globali del web ovvero la tetrarchia del Big-Tech (Amazon, Facebook, Google, Apple). Come voi reputo ingenuo affidarsi solo alla superficie delle cose, alla banale apparenza; viviamo in un’epoca dominata dalla volontà di onnipotenza, priva di remore e scrupoli di sorta, in cui si combattono tremende guerre sotterranee, con ogni mezzo.
Perché allora non sposo in toto le vostre teorie, perché la diffidenza che voi esercitate verso il mondo io la estendo anche alle vostre tesi? Perché fate un salto logico e documentale da ciò che è possibile, verosimile, a ciò che è effettivo, accertato. Trasformate l’utile esercizio della congettura, su cui scrisse un brillante trattato un grande futurologo come Bertrand de Jouvenel, in un teorema assoluto, in cui la realtà, la logica, il documento storico diventano così vaghi, oscuri e sibillini da perdere ogni fondatezza.
Si può pure sostenere una verità sconosciuta e destabilizzante, ma resta la domanda: ma voi come lo sapete, a quali fonti speciali attingete, inaccessibili agli altri, e perché lo sapete solo voi e i vostri affini, che non avete ruoli strategici e mansioni speciali nell’Intelligence, negli Arcana Imperii, nelle cabine di regia? Di solito il teorema regge su fonti di seconda mano e di terz’ordine, spesso attinte dalla cloaca del web o carpite da una notizia in apparenza innocua, e poi vengono montate nei passaggi seguenti usando la proprietà transitiva, i nessi presunti e collegando la “finta” casualità degli eventi che invece “non a caso” per voi accadono.
I complottisti godono di pessima fama agli occhi dell’establishment. E di solito vengono considerati una derivazione odierna di una mentalità cospirativa di tipo reazionario, se non fascista e nazista. Il riferimento classico è al complotto demo-pluto-giudeo-massonico, al falso dei Protocolli dei Savi Anziani di Sion. Ma il complottismo è stato fiorente anche nei regimi comunisti e nei partiti comunisti o di estrema sinistra, anche se era strumentale, serviva per giustificare le repressioni e demonizzare i nemici. Pensate al leit motiv delle forze oscure della reazione sempre in agguato, agli occulti disegni controrivoluzionari o più di recente alle trame nere che spiegavano ogni crimine e che tuttora vengono agitate quando si vuole montare una mobilitazione. Ricordo da ragazzo, in Puglia si captava Radio Tirana ed era un corso quotidiano di complottismo occidentale, imperialista e capitalista ai danni dell’Albania, della Cina e del comunismo…
Ma il padre di tutti i complotti resta Satana. Come le categorie politiche hanno una matrice teologica, così anche il complotto ha una matrice religiosa. La demonizzazione del nemico è una delle sue eredità ancora vive. Tuttora c’è chi attribuisce il male corrente al Principe delle Tenebre; o viceversa si attribuisce una sciagura alla punizione divina per i nostri comportamenti dissoluti.
Padre Livio, direttore di Radio Maria, è stato vituperato da tutti per aver denunciato la mano di Satana nel mondo d’oggi; ma lui diceva ciò che da millenni sostengono quasi tutte le religioni, applicava una convinzione in cui credevano in tanti fino a poco tempo fa, ammessa anche nel catechismo e nella dottrina cristiana. La mano sinistra del demonio o la collera divina dietro le catastrofi. Il castigo dell’anti-provvidenza è il rovescio dell’invocazione a Dio perché ci aiuti, o la preghiera perché intervenga la Provvidenza, che i santi o gli dei ci proteggano dal male e dalla sventura. Se si crede al disegno divino e al Bene metafisico è coerente credere anche al disegno diabolico e al male metafisico.
Insomma, il complotto viene da molto lontano. Attraversa mondi, culture, visioni, religioni, ideologie. E spesso conserva un nucleo originario di verità. Ma è un sentore, un’intuizione, non è una verità assodata e dimostrata. Vagliatela col rigore della ragione e il senso della realtà.
Fonte: Marcello Veneziani
Lettera a Marcello Veneziani
Seguo Veneziani da molto tempo ed ho sempre apprezzato le sue analisi ed i suoi arguti commenti sulla deriva politica e sociale dell’Italia di oggi; tuttavia questa volta sono rimasto deluso nel leggere le sue argomentazioni presenti in questo articolo.
Caro Veneziani non posso pensare che lei creda veramente a quello che scrive. “…..I complotti sono teoremi che si reggono su fonti di seconda mano e di terz’ordine, spesso attinte alla cloaca del web e carpite da una notizia in apparenza innoqua….”
Al contrario di Veneziani noi riteniamo che sono proprio le versioni ufficiali quelle che reggono a stento su fonti di propaganda e di manipolazione, il più delle volte, e che vengono presentate come fatti e rappresentazioni della realtà che è del tutto diversa da quella ufficiale.
Il ragionamento non regge ed è facile dimostrarlo: prenda per esempio, Veneziani, la narrazione dei fatti relativi all’11 Settembre.
Lei Veneziani davvero crede che l’abbattimento delle Twin Towers sia stato causato da quello che ci hanno raccontato le fonti ufficiali? Spieghi allora come mai anche negli USA non ci crede più nessuno, a partire dall’associazione dei parenti delle vittime che ha vinto la causa giudiziaria per chiamare a risarcimento il Governo dell’Arabia Saudita (mai colpevolizzato nella versione uficiale). Oppure spieghi perchè l’associazione degli ingegneri statunitensi ha chiesto di chiarire le cause reali del crollo delle torri desecretando i rapporti e come mai la stessa richiesta è stata fatta dai dirigenti dei pompieri di New York, gli stessi che hanno perso decine di colleghi nel crollo. Tutte le persone assennate hanno ormai capito che quello delle Twin Towers è stato un “inside job” e che la versione ufficiale faceva acqua da tutte le parti. Dietro quell’evento c’era ben altro.
In aggiunta prenda per esempio la versione delle guerre fatte dall’Amministrazione USA in paesi come l’Iraq, l’Aghanistan, la Libia, la Siria, la Somalia, lei ci crede nella versione delle “armi di distruzione di massa” e nella fialetta di Colin Power mostrata all’ONU ? Lei Veneziani crede che nella guerra in Siria i mercenari, terroristi presentati dall’Occidente come “opposizione moderata” fossero patrioti che volevano portare la democrazia in Siria e abbattere il cattivo tiranno? Una guerra civile come sostenevano le fonti occidentali o un guerra per procura? Chi se non le fonti alternative (complottisti ) ha mai denunciato la collusione dei paesi occidentali con i gruppi terroristi, jihadisti che operano in Siria e in altri paesi del Medio oriente, utilizati da USA, GB Francia per destabilizzare i regimi sgraditi a Washington?
Chi aveva ragione nel descrivere la realtà di quelle guerre, i “complottisti” che vedevano la mano degli USA per impadronirsi di quei paesi e delle loro risorse o le fonti come la RAI, la 7, Repubblica o La Stampa che supportavano la versione ufficiale?
Ci sarebbero molti altri esempi anche sulla storia politica italiana, dagli “anni di piombo” a “mani pulite”, alle privatizzazioni ed alla svendita del patrimonio italiano (industriale e bancario) per spiegare le vere cause di quegli avvenimenti ma il discorso sarebbe lungo. Vogliamo parlare del caso Mattei, del caso Moro, del caso Ustica ?
La verità, caro Veneziani, è quella che non esistono i complotti ma esistono le strategie che sono quelle del potere di manipolare l’informazione e i fatti puntando a presentare come verità assolute le notizie fornite dai camerieri del potere (i falsi media) e ridicolizzare o emarginare coloro che confutano le versioni ufficiali presentandoli come “complottisti”.
Viviamo nell’epoca della falsa informazione e della manipolazione delle menti, caro Veneziani, come lei stesso ha riconosciuto in molti dei suoi articoli, per questo bisogna apprezzare che esistano ancora persone che forniscono una versione diversa o opposta rispetto a quelle ufficiali, salvo le apposite deformazioni e depistaggi fatti appositamente per confondere e denigrare coloro che sostengono versioni scomode per il potere.
con stima
Luciano Lago
https://www.controinformazione.info/lettera-ai-complottisti/
DAVIDE E GOLIA: L'IMPARI LOTTA?
Che fare se Golia possiede i media e Davide la voce sola?
di
Francesco Lamendola
Abbiamo visto, nel precedente articolo Questa battaglia, come tutte, è sulla comunicazione (pubblicato sul sito dell’Accademia Nuova Italia il 07/12/20) che ciò che fa la differenza fra quanto detto alla televisione e quanto detto al di fuori di essa è il principio della quantità che si fa arbitrariamente qualità; che assume, cioè, un alto grado di plausibilità e di persuasività proprio in ragione del fatto che viene proclamato dal piccolo schermo e che per ciò stesso, indipendentemente dal suo contenuto di verità, acquista un significato e un valore intrinseci. Inconsapevolmente, la gente pensa: Se lo dice la tv, è probabile che sia vero; e se lo dicono tutte le televisioni, allora sarà vero senz’altro. Meccanismo psicologico che è tipico della massa, non della psicologia individuale; ma è appunto la fruizione quotidiana della televisione che crea la massa, insieme ad altri fattori della società moderna, per cui si può dire che l’una cosa determina l’altra: non ci sarebbe una così grande credulità verso i contenuti televisivi se non ci fosse il pubblico televisivo, ma non ci sarebbe nemmeno quest’ultimo se non ci fosse l’abuso quotidiano della televisione come spettacolo e come passatempo da parte di centinaia di milioni di persone che non sono solite ricorrere ad altre fonti per apprende ciò che accade nel mondo. Possiamo anzi dire che la tv ha la capacità di persuadere quanto più la si guarda, e che la sua capacità pervasiva/persuasiva va assai oltre i contenuti specifici, ma si estende a ogni aspetto del reale, e in questo senso la pubblicità televisiva, che parrebbe un ambito limitato alla sfera commerciale, è suscettibile di esercitare l’influsso più penetrante di tutti, appunto perché il pubblico non sta in guardia contro la sua capacità di persuadere, o per dir meglio di sedurre, in maniera dolce ed occulta, e crede che si tratti solo di lasciarsi o non lasciarsi influenzare circa l’acquisto di un determinato prodotto. Per dirne una: la pubblicità non si limita a reclamizzare questa o quella merce, ma presenta anche un modello di stili, di comportamenti, di modi di essere, i quali pur non essendo il suo oggetto specifico, influenzano, eccome, la mente del pubblico: tant’è vero che nel giro di qualche settimana, mese o anno lo stile complessivo di una società può essere profondamente cambiato soltanto dall’opera silenziosa e implacabile della pubblicità televisiva. E se fossimo stati meno distratti, noi italiani avremmo potuto rendercene perfettamente conto proprio osservando noi stessi, a partire da quando il mezzo televisivo è entrato nelle case di ogni famiglia, cioè nel decennio fra il 1960 e il 1970, durante il quale si è verificata l’eclisse degli stili di vita nazionali ed è incominciata la sciocca e pedissequa imitazione di modelli stranieri, specialmente d’oltre Atlantico, cosa che si è accompagnata anche a un mutamento profondo della società stessa, dei suoi valori, dei contenuti culturali, educativi, estetici, religiosi, ecc.
Oggi gli stessi monopolisti della grande finanza, le multinazionali del farmaco, della stampa, del cinema e della televisione controllano anche i canali informatici e le piattaforme online, e hanno aumentato le misure di controllo per bloccare e neutralizzare qualunque voce di dissenso!
Ora, nella situazione in cui ci troviamo al presente, con i mass-media interamente impegnati al servizio di quelli stessi che vogliono sottometterci per mezzo del terrore creato dalla pandemia, si tratta di vedere se e cosa si possa fare per contrastare gli effetti del Pensiero Unico realizzato mediante la Narrazione Unica. Sembrerebbe una battaglia persa in partenza: se quel che conta non è la verità, ma il monopolio dei mezzi d’informazione, come si può evitare che la massa continui ad essere manipolata, e che si lasci docilmente manipolare? Per fare un esempio concreto: ci si sarebbe potuti aspettare che il rifiuto della segregazione sanitaria imposta con il pretesto della pandemia, un provvedimento assurdo, che non si era mai visto neanche durante le vere pestilenze del passato, e che sta uccidendo l’economia, i primi a reagire, a rifiutare di sottomettersi e quindi anche di accettare il Pensiero Unico, sarebbero stati quelli più direttamente danneggiati nella loro stessa possibilità di sopravvivenza: piccoli imprenditori, commercianti e artigiani. Invece si assiste allo sconcertante spettacolo di gente che perde l’azienda, che perde il lavoro, ma che accetta con rassegnazione il proprio destino perché convinta, in apparenza, che tale sia il prezzo da pagare per scongiurare l’ulteriore diffusione del contagio e una paurosa moria di persone, specialmente quelle più anziane. Ma se neanche i più colpiti dalla dittatura sanitaria imposta dal governo reagiscono, cosa ci si può aspettare dagli altri, dagli statali, dai pensionati, i quali, almeno in un primo tempo, non soffrono particolari difficoltà di tipo economico? E se i mass-media continueranno a battere, sempre più ossessivamente, sul tasto del terrore sanitario, e i politici e i governatori delle regioni li asseconderanno, e i partiti di opposizione continueranno a brillare, come finora è stato, per la loro assenza e la loro inadeguatezza: chi o che cosa permetterà di rompere l’incantesimo maligno della bolla mediatica che tiene la popolazione inchiodata ai dettami del Pensiero Unico, e le impedisce perfino di esprimere la più legittima e naturale protesta?
Per rispondere a questa domanda, bisogna partire dall’analisi realistica dei fatti. I fatti dicono che le persone più serie, preparate e intelligenti non riescono a convincere e spostare quote significative di opinione pubblica finché le televisioni e i giornali dicono l’opposto: e ciò seguiterà a verificarsi fino a quando la popolazione sarà, appunto, “opinione pubblica”. L’opinione pubblica è un’astrazione creata dagli organi di stampa per indicare gli orientamenti prevalenti, indotti dalla stampa stessa. In altre parole, esiste un’opinione pubblica dove i giornali sono molto diffusi e dove non vi sono altre fonti d’informazione alle quali la gente possa attingere. Perciò bisogna partire da qui, e 1) smettere di leggere i giornali e di guardare la televisione, o almeno le grandi reti nazionali, tutte asservite ai piani dell’élite globalista; 2) cercare la vera informazione e il contatto con altre persone e gruppi che la pensano allo stesso modo, sfruttando gli spazi di libertà che ancora esistono nella rete. Con la scusa della pandemia, infatti, il governo ha paralizzato, insieme a ogni altra forma di vita sociale, anche l’attività culturale e informativa dei gruppi e delle associazioni che cercano di tener vivo un minimo di pensiero critico; nulla però vieta che incontri e conferenze possano avvenire online, come si fa per la scuola pubblica, con la cosiddetta didattica a distanza. E infatti il governo, non solo in Italia, ma in tutti i Paesi occidentali, si sta accanendo proprio contro questi ultimi spazi di libertà sulla rete informatica: ogni giorno vengono cancellati dei video, vengono rimossi dei contenuti, vengono penalizzati dei blog, insomma viene attuata una durissima censura ai danni di quanti si sforzano di tener accesa la fiammella della libertà di pensiero e si rifiutano di appiattirsi sulle verità preconfezionate del Pensiero Unico al potere. Tuttavia finché tali spazi esistono bisogna sfruttarli al massimo, e anzi cercare di potenziarli; ma è chiaro che non dureranno ancora per molto.
Uno strumento di manipolazione dei popoli subdolo, martellante e monopolista: la Tv ha la capacità di persuadere quanto più la si guarda? La gente pensa: "Se lo dice la Tv, è probabile che sia vero; e se lo dicono tutte le televisioni, allora sarà vero senz’altro!"
Gli stessi monopolisti della grande finanza, le multinazionali del farmaco, della stampa, del cinema e della televisione controllano anche i canali informatici e le piattaforme online, e hanno aumentato le misure di controllo per bloccare e neutralizzare qualunque voce di dissenso. Esistono degli algoritmi che, in presenza di determinate parole-chiave, nonché di immagini-chiave, fanno scattare automaticamente la censura e la relativa sanzione. Provate a fare l’esperimento, se non ci credete; se pensate che si tratti di fantasie di complottisti o di gente affetta da mania di persecuzione, provate a parlare sui social, in un certo modo, di quelle tali categorie o minoranze, di quelle tali centrali di potere che dominano la scena mondiale mediante il World Economic Forum, il Gruppo Bilderberg o le riunioni segrete nel Bosco Boemo in California; e state a vedere cosa accade. Se siete i gestori di un sito o di un blog, vi verrà segnalata la presenza di contenuti controversi, o scorretti, formule che si usavano nei sistemi totalitari del passato e che ora sono tornate di moda per indicare il crimine di libera informazione e di libera opinione. Nei casi più seri, vi giungerà una mail da Youtube che vi accuserà d’incitamento all’odio e magari vi anche un avviso della polizia postale che qualcuno ha sporto denuncia contro di voi. L’algoritmo viene allertato anche se parlate di Covid-19, di pandemia, di vaccini: provare per credere. Il minimo che vi possa capitare è che appaia un rimando nel quale si dice che, per avere informazioni corrette su tali argomenti, dovete visitare i siti istituzionali a ciò preposti, ad esempio quello del ministero della Salute. Il quale, trovandosi affidato alle amorevoli cure di un’aquila della medicina come il ministro Roberto Speranza, è di per sé quanto mai rassicurante. Del resto, è logico che quei signori agiscano in tal modo: ricordiamo la sorte toccata a Julian Assange per aver reso pubblici i contenuti di file riservati, e il fatto curioso di esser passato da beniamino dei liberal a figlio di nessuno dopo che le sue rivelazioni sono state ritenute rilevanti per la sconfitta di Hillary Clinton nel 2016. I progressisti amano molto la libertà d’informazione, ma solo quando favorisce loro.
I partiti di opposizione continueranno a brillare, come finora è stato, per la loro assenza e la loro inadeguatezza: chi o che cosa permetterà di rompere l’incantesimo maligno della bolla mediatica che tiene la popolazione inchiodata ai dettami del Pensiero Unico, e le impedisce perfino di esprimere la più legittima e naturale protesta?
Più in generale, c’è bisogno di ricostituire il senso critico e di lavorare sulle cause che hanno reso quasi tutti dipendenti dalla televisione e, in misura minore, dalla carta stampata. Non è difficile. La ragione principale di tale dipendenza, a ben guardare, è la stessa per cui la grande maggioranza delle persone non si prende cura della propria salute in prima persona, ma preferisce affidarsi ciecamente a qualcun altro, a cominciare dal medico, e si ritiene soddisfatta solo se torna a casa dal suo ambulatorio con la ricetta in tasca per acquistare un nuovo farmaco, mentre resta delusa se gli viene consigliato di lavorare sulla prevenzione, di seguire una dieta più opportuna, di fare del moto, di combattere la tristezza con una vita attiva e ricca di interessi, insomma se si tratta di fare la fatica di assumersi la responsabilità di star bene, invece di correre ai ripari dopo che la salute se n’è andata: sempre però aspettandosi la soluzione dall’esterno, in modo da non doversene occupare personalmente. Se non fosse così diffuso questo genere di pigrizia, il livello medio di salute delle persone sarebbe sicuramente più alto; così come se la pigrizia non si manifestasse nell’accendere il pulsante del telecomando e mandar giù mezz’ora al giorno, magari più volte, di frottole televisive servite a domicilio, e da consumarsi in maniera del tutto passiva, forse non saremmo arrivati a questo punto di asservimento e di umiliazione. In altre parole è la pigrizia mentale, unita alla sciatteria, al conformismo e alla sfiducia in noi stessi, che rendono così deboli le nostre difese immunitarie, sia a livello fisico che a livello intellettuale. Un organismo sano si protegge da se stesso, naturalmente, contro gli assalti delle malattie: la malattia subentra quando l’equilibrio psicofisico si è rotto. Allo stesso modo, la pigrizia mentale e il conformismo ci rendono passivi davanti alla televisione e fanno sì che noi le conferiamo tutto il potere che essa esercita su di noi. Siamo proprio noi, infatti, a consegnarci, disarmati e indifesi, al potere tirannico che esercita il piccolo schermo, o meglio che esercitano per mezzo di esso i Padroni Universali. Stiamo rendendo loro le cose un po’ troppo facili, perché ci comportiamo, e non certo da ieri, ma da una vita intera, come dei cani sperduti che anelano a ritrovare ad ogni costo un padrone, un padrone qualsiasi, e non vedono l’ora che qualcuno se li prenda e metta loro il guinzaglio, così almeno avranno la certezza di non patire la fame e di avere una cuccia ove rifugiarsi quando fa freddo. Noi ci comportiamo esattamente così: non è la televisione ad essere forte, siamo noi che le diamo tutta questa forza; non sono le multinazionali del farmaco ad essere forti, è il nostro atteggiamento rinunciatario e sbagliato davanti al fatto della salute e della malattia che le rende così potenti e temibili. Se noi modifichiamo il nostro modo di porci, se noi ci riprendiamo una parte almeno di quegli spazi di libero arbitrio cui abbiamo volontariamente rinunziato; se torniamo a impossessarci delle stanze della nostra casa che abbiamo ceduto, chissà poi perché, a degli estranei, oltretutto male intenzionati nei nostri confronti, allora ci sono delle buone speranze di poter modificare radicalmente lo stato di cose presente, e di riprenderci quella libertà d’informazione, e perciò di scelta, che attualmente abbiamo perduto, consegnandola a chi non merita affatto la nostra fiducia.
Dobbiamo riprenderci quella libertà d’informazione, e perciò di scelta, che attualmente abbiamo perduto, consegnandola a chi non merita affatto la nostra fiducia!
A questo punto, la cosa essenziale che abbiamo scoperto farci difetto è la motivazione. Molti si chiederanno perché mai dovrebbero sobbarcarsi la fatica di occuparsi personalmente della propria salute, delle propria informazione, dei propri risparmi, della propria fede, visto che chi dovrebbe occuparsi di tali cose desta, sì, qualche sospetto di sfruttare la propria posizione per curare il suo interesse e non il nostro, ma in tutti i casi è molto più semplice lasciare che le cose vadano come sono sempre andate, e ciascuno si occupi del proprio ambito: il medico della nostra salute, il giornalista della nostra informazione, il bancario dei nostri risparmi e il sacerdote della nostra fede. E se si fa osservare alla gente che è stupido seguitare a dar fiducia a chi ha mostrato di non meritarla questa risponderà che alla fine non si può pensare a tutto, visto che ci sono già tante cose importanti delle quali si è costretti ad occuparsi. Il che è vero: ma fra le cose essenziali non ci sono i vestiti firmati, il pilates, i tatuaggi, l’abbronzatura, ecc.; e guarda caso, a dedicare moltissimo tempo a tali attività sono proprio quelli che dicono di non aver tempo per occuparsi seriamente della salute, dell’informazione, dei risparmi e della fede. Pertanto, è chiaro che dobbiamo operare un radicale ripensamento della nostra vita. Se siamo soddisfatti di come abbiamo finora vissuto, abdicando alla responsabilità di prenderci cura di noi, allora non c’è niente da fare. Se invece ci rendiamo conto che il potere si appresta a schiavizzarci sfruttando la nostra pigrizia, c’è ancora qualche speranza…
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