"I mondialisti vogliono estirpare il senso del sacro dal cuore dell'uomo"
Don Curzio Nitoglia
https://www.youtube.com/watch?v=cZ5peIRpg34
Laporta al Card. Bassetti: Date i Sacramenti! Pietro Pianse e si Pentì…
Marco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, il generale Piero Laporta ci ha inviato questa lettera, diretta al cardinale Gualtiero Bassetti, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, in convalescenza al Policlinico Gemelli dopo essere stato malato di Covid. Una lettera piena di fede, di pathos, e di indignazione. Buona lettura.
§§§
A Sua Eminenza Reverendissima, il signor Cardinale Gualtiero Bassetti, primate di Perugia-Città della Pieve e presidente della Conferenza Episcopale Italiana
Il sito della Conferenza Episcopale Italiana: «Il Cardinale Presidente esprime gratitudine a tutto il personale sanitario che si è preso e si sta prendendo cura di lui e di tutti gli ammalati e a quanti gli sono vicini con la preghiera e l’affetto. Nel rendere grazie al Signore, continua a pregare per tutti coloro che si trovano nella prova e nella sofferenza, nella certezza che il Padre misericordioso non abbandona mai i suoi figli.»
Mi congratulo per lo scampato pericolo di V. Em. Rev.ma; mi congratulo con tutto il cuore eppure con sentimenti contrastanti, sui quali avrei volentieri sorvolato se non coinvolgessero altre persone a me care, come mio fratello e un carissimo amico, fra quanti chiesero di pregare per V. Em. Rev.ma, mentr’era in terapia intensiva per il Covid. Recitai un’Ave Maria, il minimo che potessi, sinceramente tuttavia, perché con la Santa Trinità non si scherza, tanto meno si finge. Se la mia piccola preghiera fosse stata udita, sarei lieto perché V. Em. Rev.ma fu il “mio prossimo” da quando mio fratello mi sollecitò. E lo è tuttora. Per questo oso scrivere a V. Em. Rev.ma.
Perché solo un’Ave Maria? Pochi mesi prima che V. Em. Rev.ma fosse ammalato, mentre imperversava la prima sconcia offesa allo Spirito Santo, una persona a me molto cara lottava col tumore. Egli voleva l’Unzione degli Infermi (quella poi somministrata a V. Em. Rev.ma). Il suo parroco era però sparito: telefoni e e-mail muti. Dopo l’intervento chirurgico, il lunedì successivo alla Domenica delle Palme, il mio amico doveva iniziare la chemioterapia nel più importante ospedale cattolico di Roma. Chiamò quel cappellano, spiegò la sua condizione e chiese di recarvisi con una fogliolina d’olivo nel taschino della giacca e, rimanendo a debita distanza, riceverne una benedizione, nient’altro che una benedizione, magari da un capo all’altro del corridoio.
«Noooo! È vietaaato» rispose il ministro di Nostro Signore. Risparmio a V. Em. Rev.ma lo squallore rimanente di quella telefonata iscariota. Al mio amico non rimase che pregare. Non perché avesse paura di morire. Non ne ha affatto, lo conosco bene da moltissimo tempo. Egli voleva solo essere pronto a fronteggiare la morte da credente. Amava ripetere in quei giorni: «La vita, malattia meravigliosa con prognosi felice per quanti credono, infausta per i rimanenti».
Poco tempo dopo trovò un sacerdote degno della talare e sordo ai divieti contro lo Spirito Santo; ne ricevette l’Unzione degli Infermi, con grande giovamento, spirituale e fisico. Il mio amico è sopravvissuto bene, molto bene, grazie alla Divina Misericordia, guida e ispiratrice dell’impareggiabile carità e professionalità del personale sanitario. Nostro Signore s’aggirava per i corridoi di quell’ospedale, porgendo l’orecchio alle preghiere.
In quei mesi di chemioterapia fui assiduo col mio amico. Recitavamo il Santo Rosario. Non una volta quel cappellano fu visto, non una sola volta lo vedemmo nei corridoi e nelle sale dove giacevano e giacciono una quantità d’ammalati, non pochi di gran lunga più gravi del mio amico e ben più di quanto fosse e sia la maggior parte d’ammalati di Covid.
Confermo quindi la preghiera per V. Em. Rev.ma anche per riconoscenza a Nostro Signore. Voglia comprendere tuttavia quanto, quell’Ave Maria, mi fu impossibile disgiungerla dalle immagini dei camion militari, carichi di bare sulle quali non si posò un fiore né una benedizione. I nostri fratelli andarono alla cremazione, sacrificio rituale al satana della razza ieri, come oggi a quello della “sicurezza sanitaria”, in onore del quale la Santa Meretrice è nuovamente a Meriba, voltando le terga allo Spirito Santo.
I Santi Sacramenti negati per tre mesi e la Santa Messa scandita con orari da pizzeria. I Santi Sacramenti, istituiti da Nostro Signore col Suo Sangue, accantonati come fa un bambino capriccioso col giocattolo venuto a noia. I Santi Sacramenti sono e devono amministrarsi – come accade ogn’ora sul Golgota cinese – anche a costo della vita, della vita dei fedeli e dei pastori. Il gallo invece canta e cantò. Non tre volte in una notte, bensì in-ces-san-te-men-te per mesi e in queste ore ricomincia il suo canto blasfemo. San Pietro comprese l’orrore e pianse. Lo Spirito Santo attende ed esigerà riparo per lo sconcio inflittogli dagli officianti della Santa Meretrice.
La profezia di Fatima fiammeggia tuttora. I demoni, oggi plaudenti la Santa Meretrice, orineranno nelle chiese, scanneranno il Vescovo e i vescovi, presbiteri e fedeli, degni e indegni, senza distinzione, separati solo dal giudizio di Nostro Signore. Solo allora sapremo come, in quanto tempo e a quale prezzo il “Non Praevalebunt” sarà realtà.
Eppure tutto è Grazia. Non pochi atei o agnostici oggi vanno interrogandosi sugli effetti sociali e politici cagionati dalla Santa Meretrice, oscenamente accovacciata come Salomé davanti a Erode. S’interrogano e s’aprono, come tutti noi dovremmo interrogarci e aprirci alla Grazia, mentre la Santa Meretrice si danna con globalismo, guerre, povertà, malattia, aborto, denaro, laogai, torture, morte; in due parole: il nuovo umanesimo e l’oltraggio allo Spirito Santo. Il sabba incessante unisce presbiteri, cicisbei, cortigiane, sodomiti e satanisti, frullatori di feti, falsari e falsi. È quindi persino appropriato sospendere i Santi Sacramenti affinché i fedeli, così come gli atei e gli agnostici d’animo buono s’interroghino sul precipizio verso cui la Santa Meretrice ci trascina – se ci lasceremo trascinare.
Non stupisca se trovo davvero consolante sapere che V. Em. Rev.ma ricevette i Santi Sacramenti mentr’era malato. I Santi Sacramenti e la Santa Messa sono la più alta preghiera a Nostro Signore. A questa consolazione si giustappongono tuttavia le bare mandate ai forni crematori con guardie armate, obbedienti alla Satanica Inquisizione, cui la Santa Meretrice consente l’oltraggio dei luoghi santi, dei fedeli, delle loro anime, delle misere salme. I sopravvissuti, sprofondati nella codardia, paralizzati dalla paura di morire, s’accodano a pastori iscarioti, incapaci d’esortare: «Non abbiate paura!» Incapaci e sopraffatti ben più dei fedeli dalla paura della morte. La paura – solo paura predicata e praticata da pastori iscarioti – incoraggia l’orda: adulteri, satanisti, sodomiti, cocainomani e pubblici peccatori vanno all’assalto del Santo Natale mentre la Santa Meretrice discute del sesso dei “fratelli e delle sorelle”; una regressione bizantina, sconcia quanto grottesca, un lazzo a rinnovare gli oltraggi patiti da Nostro Signore col flagello e la Corona di Spine.
In queste ore comprendiamo perché, nella Sua infinita lungimiranza, Nostro Signore, nonostante l’atroce sofferenza della Croce, ebbe la lucidità d’affidare la Sua Santissima Madre a San Giovanni e tutti noi ad Essa, dopo aver affidato la Chiesa a San Pietro, traditore per codardia. Questi tuttavia pianse e si pentì. Lo Spirito Santo attende e non tarderà a esigere il pentimento degli iscarioti di queste ore.
Rinnovando quell’Ave Maria, chino al bacio del sacro anello di V. Em. Rev.ma, mentre a Bisanzio si celia e si bestemmia, porgo il Pater Noster per la Santa Madre Chiesa, sotto le ali della quale i sofferenti s’adagiano da duemila anni e – NON PRAEVALEBUNT – continueranno a consolarvisi fino alla fine dei secoli, con l’aiuto di Nostro Signore, pietra fondante della Fede, della Chiesa universale e della Civiltà.
Pater noster, qui es in cælis:
sanctificétur Nomen Tuum:
advéniat Regnum Tuum:
fiat volúntas Tua,
sicut in cælo, et in terra.
Panem nostrum
cotidiánum da nobis hódie,
et dimítte nobis débita nostra,
sicut et nos
dimíttimus debitóribus nostris.
et ne nos indúcas in tentatiónem;
sed líbera nos a Malo.
Amen.
Gen. Piero La Porta
3 Dicembre 2020 20 Commenti
COVID E NATALE
Belgio e Francia, dove i vescovi difendono la Messa
In Belgio, i vescovi cattolici stanno concordando con il governo misure per tenere le celebrazioni religiose pubbliche, in Francia hanno ottenuto dalla magistratura una correzione delle misure di sicurezza, che altrimenti avrebbero limitato a 30 il numero di fedeli consentiti. Insomma, i vescovi in Belgio e in Francia difendono la Messa. E in Italia?
Misure anticovid in chiesa
Sarà per le analogie tra i framassoni e i francofoni, fatto sta che in Francia ed in Belgio in questi giorni se ne stan vedendo di tutti i colori sulle Messe (Liturgia cattolica della celebrazione eucaristica comunitaria). Precisiamo per vitare fraintendimenti. Alla Chiesa cattolica del Belgio, non pareva vero che i dati emersi dalla annuale ricerca sulla evangelizzazione del Paese emergesse l’aumento dei fedeli e dei partecipanti alla Santa Messa. I dati, pubblicati il 18 novembre, mostravano che 241.029 persone hanno partecipato alla Messa della terza domenica di ottobre 2019, con un aumento di 2.101 nella stessa domenica del 2018. Un modesto aumento, il numero dei partecipanti alla Messa rimaneva ben al di sotto del totale di 286mila nel 2016, ma comunque un segnale di ‘inversione di tendenza’. Dato importante che mostra una qualche efficacia dell’impegno di evangelizzazione in una terra di ‘senza Dio’, massoni e nuove enclaves nel quale il profeta adorato è Maometto con la sua Shaaria. Ancor meglio se i dati si paragonavano alla Messa di mezzanotte di Natale, 551.134 nel 2019 e solo 509.000 del 2018.
Il clamore dato alla notizia deve aver stimolato l’attenzione del governo e dei circoli del ‘libero pensiero’ (proprio e non altrui) da sempre parte attiva delle amministrazioni del Regno del Belgio. Infatti, con un decreto ministeriale del 29 novembre, il governo ha deciso di vietare ai circa 6,5 milioni di cattolici del Paese le Messe natalizie e imposto il divieto delle celebrazioni alla presenza di fedeli sino al 15 gennaio. Lo ripeto: abolite le Celebrazioni Pasquali, istituzione della Eucarestia, Passione, Morte e Resurrezione di Nostro Signore, non resta, a Codalunga e ai suoi seguaci, che abolire l’Incarnazione di Dio, la Nascita di Gesù Cristo che ricordiamo la Notte di Natale. Tolto anche il Natale, è bene che ce lo ricordiamo, non rimane altro che una religiosità gnostica o esoterica. Andiamo avanti, perché la reazione dei vescovi cattolici, pungolati dagli avvenimenti francesi, non si è fatta attendere. Con un comunicato stampa del 1° dicembre, i vescovi hanno riconosciuto la necessità di misure per contrastare la pandemia del coronavirus (certo non siamo noi cattolici ad aver occupato sconsiderevolmente le piazze per emulare i teppisti violenti dei Black Lives Matters americani), salvando vite umane e alleviando la pressione sul sistema sanitario della nazione. "Tuttavia, i vescovi, come molti credenti, sentono questo divieto e blocco delle celebrazioni religiose pubbliche nelle chiese come un limite all'esperienza della loro fede…I vescovi vogliono riprendere il dialogo con i ministri competenti per consultarsi sulla ripresa delle celebrazioni religiose pubbliche, una ripresa inquadrata da protocolli che garantiscono la massima sicurezza". Ora ed in vista del Natale, non a gennaio.
Il culto pubblico, dopo esser stato ‘sospeso’ tra marzo ed aprile scorsi (casualmente in periodo pasquale) è ripreso a giugno, ma è stato sospeso ancora una volta il 2 novembre (casualmente nel pieno delle festività di Santi e defunti), nel corso di un secondo blocco nazionale a seguito di un nuovo picco di casi di coronavirus. Nella loro dichiarazione di martedì, i vescovi belgi hanno esortato con forza i sacerdoti di tutto il paese a tenere aperte le chiese per la preghiera privata il più a lungo possibile in dicembre e gennaio, ma anche di permettere le visite anche famigliari al presepe in chiesa nei giorni di Natale, nel rispetto delle misure di protezione contro Covid-19. Gli incontri ci saranno fin dai prossimi giorni, i toni della gerarchia cattolica belga sono diversi da quelli dei cugini francesi, ma la sostanza non cambia di una virgola: dopo la Pasqua non ci toglierete il Natale.
Appunto, i vescovi francesi non si son per nulla piegati, alla incettabile decisione del governo della scorsa settimana, se Macron ed i grembiulini di Francia speravano di aver messo a tacere i pastori cattolici ed il gregge, si sbagliavano. Tant’è che la Conferenza Episcopale Francese sin da venerdì 27 Novembre aveva annunciato la presentazione di un altro ‘appello d’urgenza’ al al Consiglio di Stato, definendo "inaccettabile" la proposta di un limite di 30 persone per le messe pubbliche durante l'Avvento. “Noi vescovi abbiamo il dovere di garantire la libertà di culto nel nostro Paese". Chi la dura la vince. Sebbene la stragrande maggioranza di magistrati d’oltralpe sia affiliata o simpatizzante dei ‘Grandi Ordini’, stavolta il Consiglio di Stato non poteva dar torto alla Chiesa e contraddire la sua stessa ed ultima decisione, nella quale intimava al governo di trovare una soluzione concordata che consentisse la ripresa delle Messe pubbliche, garantendo le previsioni sanitarie standard. Così, il Consiglio di Stato francese il 29 novembre, in risposta all’appello della Chiesa cattolica, ha stabilito che il limite di 30 persone proposto per le messe e altre forme di culto pubblico è un provvedimento governativo "sproporzionato" e deve essere modificato dal 2 dicembre in poi. 72 ore di tempo lasciati al Governo per decidere il da farsi o dover subire una ennesima decisione, stavolta definitiva, dalla magistratura.
Ovviamente i vescovi cattolici del Paese hanno accolto con favore la decisione affermando in una nota che, finalmente "la ragione è stata riconosciuta". Jean Castex d’urgenza ha incontrato una delegazione di vescovi francesi domenica sera stessa, 29 novembre, per discutere un nuovo protocollo per la ripresa delle Messe pubbliche. Hanno ribadito la proposta originaria, riapertura delle liturgie pubbliche a un terzo della capacità di ogni chiesa, 4 metri quadri di distanza tra ogni fedele (il doppio di ciò che è previsto in Italia). L’arcivescovo di Reims e Presidente della Conferenza Episcopale, ha commentato l’incontro con parole franche che ben fanno capire la situazione ed il terrore che la Sentenza del Consiglio di Stato, le manifestazioni composte e devote dei fedeli e la fermezza della Chiesa di Francia, hanno provocato nell’intero governo. Moulins-Beaufort ha detto: "È andata bene. Abbiamo detto al primo ministro come la sua decisione brutale avrebbe ferito molte persone. Ha capito bene".
Tuttavia, mercoledì 2 dicembre, il Primo ministro Jean Castex ha annunciato in tarda mattinata alla BFMTV e a radio RMC una possibile evoluzione di queste misure sanitarie. Sino alla tarda serata questa era la posizione del governo, inviata ai vescovi ed altri leader religosi, ovvero uno spazio di sei metri quadrati per ogni fedele, poco meno degli 8 metri quadri previsti per gli avventori dei negozi (8m ² per cliente) ed un massimo di 30 fedeli per le parrocchie con chiese di minori dimensioni. "Spero di raggiungere un accordo", questa regola dovrebbe essere in vigore fino al 15 dicembre, quando si dovranno studiare nuovi allentamenti delle misure sanitarie, se la situazione sul fronte dell'epidemia lo consentirà. Allo stesso tempo, un Primo ministro apparso ammansito, ha assicurato che sin dai prossimi giorni, insieme ai vescovi e leader religiosi, si studieranno nuovi limiti per le distanze tra fedeli in vista delle festività del Natale.
La guerra alla Messa non è finita. Certo in Italia ci sono vescovi (con tutto il rispetto) che sotto gli ordini del ministro comunista della Salute Pubblica, Speranza, sarebbero capaci anche di anticipare la Messa di Mezzanotte a Mezzogiorno (sbianchettando) pure i racconti evangelici. Non ci sono possibili mediazioni né in Francia, tantomeno in Belgio o nel Regno Unito ed in Irlanda dove sono pendenti casi giudiziari, promossi dalle Chiese contro i rispettivi governi che limitano e vietano la libertà religiosa e di culto. Non manchiamo di pregare, manca poco al Natale, ed in questi giorni della ‘Novena della Immacolata’, tanto cara al popolo minuto di Dio, si moltiplicano le stelle accese sulla terra da tanti Vescovi, stelle che splendono in Cielo che ci indicano la Via per Verità nascente, carnale, storica del Natale.Luca Volontè https://lanuovabq.it/it/belgio-e-francia-dove-i-vescovi-difendono-la-messa
La rarissima congiunzione del 21dicembre
Di Alessandro Veronesi
E’ da tutta l’estate che Giove e Saturno compaiono vicini in cielo, e stanno continuando a ridurre la loro distanza.
La distanza minima si avrà il 21 dicembre, lo stesso giorno del solstizio d’inverno: la distanza tra i due pianeti sarà di soli 6’6.6″ (un decimo del diametro apparente della Luna): circostanza rarissima nei secoli passati, mentre in futuro avremo eventi simili nel 2080, 2417, 2874 (notte di Natale…).
Quel giorno vedremo dall’Italia Giove e Saturno come un unico astro luminosissimo verso Ovest, poco dopo il tramonto.
Ma cosa dire della distanza angolare minima che raggiungeranno i due pianeti il 21/12/2020?
C’è motivo di credere che sia stata questa rara congiunzione a guidare i Re Magi a Betlemme.
La Stella di Betlemme – studio
In sostanza:
- la “Stella” sarebbe stata una congiunzione planetaria tra Giove e Saturno, caratterizzata dall’essere “tripla” (ossia i pianeti si avvicinano e allontanano tre volte nell’arco di 7 mesi, non separandosi mai più di 3° tra loro)
- questa congiunzione è avvenuta da maggio a dicembre del 7 a.C., che corrisponde a una delle date più probabili della nascita di Cristo
- la congiunzione è stata visibile verso Est, subito prima dell’alba
- la congiunzione si è verificata nella costellazione dei Pesci, costellazione in cui il Sole passava all’epoca durante l’equinozio di primavera
- per il verificarsi di un’analoga situazione occorre risalire fino al 4038 a.C.
- durante lo svolgersi della congiunzione tripla, a causa del moto combinato della Terra i due pianeti si sono “arrestati” in cielo (18/07) e hanno percorso un tratto della loro orbita in direzione opposta (retrograda: da Est a Ovest) fino al 13/11, riprendendo poi a muoversi di moto diretto (da Ovest a Est)
Per quanto attiene alla narrazione dell’evento da parte di San Matteo, l’interpretazione cronologica potrebbe essere la seguente:
- aprile/maggio: i Magi osservano la congiunzione comparire a Est, emergendo progressivamente dalla luce del Sole (“abbiam veduto la sua stella sorgere in Oriente [all’alba/dal Sole]”)
- giugno: la congiunzione non si scioglie, e i Magi proseguono le osservazioni
- 18 luglio: inizia il moto retrogrado da Est verso Ovest: la “Stella” inizia a muoversi in cielo verso Gerusalemme, situata a Ovest rispetto al luogo d’osservazione dei Magi (“ed ecco la stella, che avevan visto sorgere in Oriente [all’alba/dal Sole], andar loro innanzi [di moto retrogrado, conducendoli innanzi]“)
- ottobre/novembre?: i Magi decidono di partire e arrivano a Gerusalemme in autunno, con la “Stella” che sta ora tramontando a Ovest, scomparendo poco prima del sorgere del Sole
- una volta arrivati “in zona” la Stella non serve più a indicare la direzione, cosicché devono chiedere a Erode “dov’è nato il Re dei Giudei”
- 13 novembre: termina il moto retrogrado e ricomincia il moto diretto da Ovest verso Est
- la “Stella” in quei giorni è quindi (quasi) ferma in cielo: nel frattempo i Magi raggiungono Betlemme
- “fin quando, giunta [con i Magi] sopra il luogo dov’era il Bambino, si fermò [terminò il moto retrogrado]”
retrogrda
Dunque:
- i Magi studiano la congiunzione Giove-Saturno, e vedono che non si scioglie come le altre ma anzi – una volta avvicinatisi i due pianeti – entrambi cambiano direzione e puntano verso Gerusalemme: vi vedono un’indicazione divina
- i Magi partono e arrivano a Gerusalemme mentre la congiunzione continua a muoversi “con loro” verso Ovest, tanto che arrivati in zona compare ormai verso Ovest prima dell’alba
- i Magi chiedono a Erode e raggiungono Betlemme, trovando il Bambino proprio quando la congiunzione sta cambiando nuovamente direzione e pertanto è “ferma” rispetto alle stelle fisse: ecco il segno che il loro viaggio è terminato assieme a quello della “Stella” che ha ormai assolto il suo compito
- questo spiega perché “vedendo la stella, provarono una grandissima gioia”
Se Matteo avesse avuto nozioni di astronomia, avrebbe potuto scrivere:
“Dov’è nato il re dei Giudei? Perché noi abbiam veduto la sua stella sorgere all’alba/dal Sole e siam venuti per adorarlo”.
Ed ecco la stella, che avevan visto sorgere all’alba/dal Sole, andare di moto retrogrado, conducendoli innanzi…
…fin quando, giunta (con i Magi) sopra il luogo dov’era il bambino, terminò il moto retrogrado.
(MB: Il compimento del ciclo e l’inizio di un altro? Ci sono ancora dei Magi capaci di dirci dove punta la Stella?)
https://www.maurizioblondet.it/la-rarissima-congiunzione-del-21dicembre/
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.