di Pierluigi Pavone

Sotto assedio. Questa è la sensazione comune in questo tempo di Natale 2020: si potrebbe attribuire l’assedio al Covid o alle sue anglosassoni varianti, o attribuire l’assedio alle disposizioni governative. Abbiamo tutti l’incredibile necessità di essere liberati e guariti: dal peccato, dall’eresia, dalla malattia, dalla prova. Come sempre. Ed è sempre più comune tra i fedeli – e non è detto che sia un male per la coscienza – la sensazione che la Chiesa stessa sia in una sorta di cattività dottrinale, presa sempre più nella morsa, altrettanto assediante e soffocante, della apostasia. Eppure “non c’è niente di nuovo sotto il sole”. Solo la fede si rinnova, nel tempo e nello spazio, tra le persecuzioni del mondo e le consolazioni di Dio, come scriveva sant’Agostino. Proprio come il Santo Sacrificio dell’Altare. Certamente si avrebbe ragione a indicare questi tempi ecclesiali come eccezionali, per il grado di corruzione dottrinale e mondanizzazione massonica, socialista e sincretista. Altrettanto eccezionali sono questi tempi di copri-fuoco, per la pandemia mondiale.

Tuttavia, non è la prima volta di un Natale senza Messe. Anzi, il nostro sarà sotto controllo statale, ma pur sempre consentito. I nazisti invece vietarono tutto. Fu così a Roma durante la Seconda Guerra Mondiale. La guerra era persa e il paese a vario titolo tradito. Siamo dopo il tristemente noto “8 Settembre 1943”: mesi terribili. A luglio gli Americani erano sbarcati in Sicilia, nel gennaio dell’anno successivo sarebbero sbarcarti anche ad Anzio, in mezzo una delle battaglie più tremende, quella di Ortona. Vittorio Emanuele III era già fuggito e Roma era sotto occupazione nazista dal 10 settembre (dopo la battaglia di Porta san Paolo) e lo rimarrà per nove mesi, fino al 4 giugno 1944.

Pio XII celebra una sola solenne Messa il giorno della vigilia. Il 24 Dicembre 1943 cadeva di venerdì. Il Vicario di Cristo parla al mondo intero in un radiomessaggio (qui il testo completo). E distingue efficacemente, tra i tormenti, i dubbi e gli abissi della morte che la guerra determina, “le vie del Signore” da quelle “illuminate dalla falsa luce di una saggezza puramente terrena”. Gli occhi del cristiano guardano al Cielo, alla Stella di Betlemme. Il Papa ha il coraggio di richiamare tutti a “doveri ignoti ad altre età, che solo animi coraggiosi e risoluti a tutto potranno portare a compimento: cuori non timorosi di assistere al ripetersi e rinnovarsi del mistero della Croce del Redentore nel cammino della Chiesa sulla terra, senza pensare ad abbandonarsi con i discepoli di Emmaus ad una fuga dalla amara realtà”.

La fuga amara dalla realtà. Il Cristiano si differenzia dallo gnostico antico proprio perché non fugge dal mondo, non matura un atteggiamento anti-cosmico né anarchico: il cristiano vive nella concretezza della materia, perché Dio stesso ha preso carne umana. E ha scelto di farlo nella forma più innocente possibile, quella stessa forma che oggi nel grembo di milioni di madri è uccisa, in nome di moderni diritti. Il Cristiano non sceglie il tempo in cui vivere, perché il tempo appartiene a Dio, ma sceglie di combattere, nel tempo in cui vive e contro i potentati spirituali e politici che agiscono nel mondo per la dannazione delle anime, la buona battaglia della fede. Pio XII – mentre il mondo è distrutto dalla guerra – chiama a ben altre armi: “serrate le vostre file. Non cada il vostro coraggio; non rimanete inerti in mezzo alle rovine. Uscitene fuori alla ricostruzione di un nuovo mondo sociale per Cristo. Splenda su di voi la stella che guidò il cammino dei Magi a Gesù”. Sono i sapienti del mondo a farsi inondare della Verità dell’unico Uomo-Dio; a inginocchiarsi al Bambino divino. Non il contrario, in cui rinnegando la divinità di Cristo è la Chiesa a cedere (e adulterare) ad un Vangelo terreno, a inginocchiarsi allo spirito di questo mondo. Il cristiano collabora per il Regno di Dio, non per un mondo tempio pagano di dio, come per la gnosi cabalista e l’ecologismo contemporaneo, che riduce la figliolanza con Dio ad una figliolanza terrena con il pianeta. La ricostruzione a cui fa riferimento Pio XII non è certo una ricostruzione socialista, ma secondo quel Cristo che proprio il socialismo ha cercato prima e cerca oggi di negare o adulterare per una mitica versione comunista o ecologico-marxista. Il Papa indica i frantumi non solo degli edifici materiali bombardati nel conflitto, ma anche i frantumi delle fallaci credenze di emancipazione e dominio. Si rivolge sia a coloro che posero la loro fiducia nella espansione mondiale della vita economica, fondando su questa “la fratellanza i popoli, e ripromettendosi dalla sua grandiosa organizzazione, sempre più perfezionata e affinata, inauditi e insospettati progressi di benessere per il consorzio umano”; sia a coloro, che riposero la felicità nella scienza senza dio.

Il cristianonon dialoga col mondo, né muove i passi verso una sincretistica identità di intenti col mondo e le sue organizzazioni nazionali e internazionali. Anzi, ha il coraggio di indicare la vera causa del male. “L’apostasia dal Verbo divino, per il quale furono fatte tutte le cose, ha condotto l’uomo all’apostasia dallo spirito, così da rendergli arduo il perseguimento di ideali e di scopi altamente intellettuali e morali. Per tal modo la scienza apostata dalla vita spirituale, mentre s’illudeva di aver acquistato piena libertà ed autonomia, rinnegando Dio, si vede oggi punita con un servaggio, che non fu mai più umiliante, essendo divenuta schiava e quasi automatica esecutrice di indirizzi e ordini, che non tengono in alcun conto i diritti della verità e della persona umana. Ciò che a quella scienza parve libertà fu vincolo di umiliazione e di avvilimento; e scoronata com’è, non riprenderà la dignità primitiva, se non con un ritorno al Verbo eterno, fonte di sapienza così follemente abbandonato e dimenticato”.

Che questo Natale, nonostante tutto, rinnovi in tutto il mondo e nella Chiesa, il vero bisogno di ogni uomo, cioè di convertirsi all’unico Salvatore, del corpo e dell’anima. Come spesso muove la Provvidenza, è possibile che questo Natale eccezionale per tante ragioni materiali, mediche e politiche sia occasione per guardare da vicino all’umiltà della stalla. L’assenza di feste mondane e spesso paganizzazioni dello stesso Cristianesimo possano essere monito per un ritorno all’essenziale. Perché Dio ha scelto una fanciulla di Nazareth e un uomo giusto d’Israele, una stalla di Betlemme e una Croce di Gerusalemme. Nel rifiuto del mondo, nel controllo omicida dei vari Erodi, nell’odio e nel tradimento da parte dei suoi. E nonostante questo quella definitiva Parola del Padre non tornò al Cielo prima di sconfiggere il più grande morbo patogeno dell’umanità, ovvero Satana e le sue opere.