ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 18 gennaio 2021

Cappellania di Palazzo

Soccorso CEI a Conte, così si diventa Chiesa di Stato

Il dichiarato appoggio della Chiesa italiana ai tentativi del presidente del Consiglio Conte di perpetuare il suo governo va contro la ragione politica e contro le esigenze della fede cattolica nei confronti della politica. Significa anche sostenere che questo governo - fortemente anti-cattolico nelle sue politiche - ha fatto bene le cose e continuerà a farle bene. Giudizio assurdo, viste le mancanze, l'incapacità e il radicalismo anti-vita e anti-famiglia dimostrati dall'esecutivo.

                              Giuseppe Conte e il cardinale Bassetti

La Chiesa italiana appoggia i “costruttori” a sostegno del governo Conte e tra di essi potrebbe anche esserci qualche cattolico dichiarato. Nel momento in cui scriviamo, i giochi non sono ancora conclusi e non è ancora chiaro se da varie componenti parlamentari qualche costruttore tradirà il proprio gruppo e voterà la fiducia al governo. Quando in ballo ci sono le poltrone da preservare dal rischio elezioni e un enorme gruzzolo da spartire come è il Recovery Fund, anche la pandemia può diventare un utile alibi.

Vada come vada la conta in Parlamento, di particolare interesse è l’appoggio della Chiesa italiana all’azione dei “costruttori” e  al progetto Conte, che molti chiamano neo-centrista colorandolo pure col passepartout del popolarismo europeo, tanto da attribuirgli qualche dignità.

Il cardinale Bassetti, tornato a Roma dopo la malattia e la convalescenza, ha detto che questo è il momento dei “costruttori” e che egli ripone piena fiducia nel presidente Mattarella. Difficile non vedere nella dichiarazione un appoggio al progetto in corso in questi momenti nei corridoi del palazzo.

Questa uscita decisamente e immediatamente politica del cardinale Bassetti è in linea con l’atteggiamento che la Chiesa italiana ha assunto fin dall’inizio nei confronti delle politiche governative sul Covid, del resto applicando alla lettera le indicazioni di papa Francesco. La CEI non ha mai minimamente messo in dubbio la validità di quelle politiche, anzi le ha sempre applicate con solerzia anche quando riguardavano il culto. Essa ha sempre fatto coincidere il bene comune con la necessità di eliminare le valutazioni critiche e perfino quelle scientifiche per rimanere uniti sotto la guida del governo in carica.

Il significato ultimo del bene comune, però, è detenuto dalla Chiesa e non dallo Stato, così facendo la Chiesa ha rinunciato alla ragione vera del suo ruolo pubblico e ha accettato non solo il bene comune indicato dal governo in questo caso specifico della pandemia, ma la titolarità originaria del governo nello stabilire cosa sia il bene comune. Il fatto è di notevole gravità e i dann di questo cedimento sulla Chiesa che è in Italia saranno di lungo periodo.

Del resto questa è la strada che le élites ecclesiastiche stanno battendo anche in un contesto più generale. Come la Santa Sede sta diventando la cappellania dell’ONU, facendo propria l’agenda globalista ed ecologista, così la Conferenza episcopale italiana si propone come cappellania dello Stato Italiano e perfino di Palazzo Chigi. Il sostegno di Bassetti ai “costruttori” rientra in questo ruolo di “Chiesa di Stato”. Il Covid è visto come occasione per superare le divisioni della società italiana sotto la guida del potere costituzionalmente stabilito, e la Chiesa intende se stessa come agenzia che collabora a questo “uscirne insieme”, non pensando che uscirne insieme non significa automaticamente uscirne bene. Pur di uscirne insieme, la Chiesa rinuncia a dire, dal suo punto di vista, ossia “dal di sopra” e “dal di fuori”,  cosa significhi uscirne veramente bene.

Rompere l’unità sotto Conte e Mattarella diventa così più grave che dire la verità sulla pandemia e sulle politiche pandemiche e lasciare la libertà di scelta politica ai fedeli-cittadini. Questo, del resto, ha sempre fatto ogni Cappellania di Palazzo.

L’appoggio della Chiesa italiana ai “costruttori” e il suo ossequio alle esigenze di perpetuità del governo Conte va prima di tutto contro la ragione politica stessa e poi contro le esigenze della fede cattolica nei confronti della politica. Appoggiare questo governo e impedire le conseguenze di una crisi, come per esempio le elezioni, significa sostenere che questo governo ha fatto bene le cose e che continuerà a farle bene e che le elezioni sono da rifiutare perché interromperebbero questo ciclo positivo.

Ma una simile valutazione non regge dal punto di vista della ragione politica, tante e tali sono state le mancanze, le inesperienze, le assurdità, le superficialità, di questo governo e il suo radicalismo politico sui principi della vita e della famiglia. Ma anche se – poniamo per assurdo – così fosse, da quando in qua spetta alla Chiesa appoggiare i governi? Qui entriamo nel campo delle esigenze della fede cattolica nei confronti della politica.

La politica diretta non rientra nel campo di competenze della Chiesa gerarchica. Quando il cardinale Bassetti sostiene e spinge i “costruttori” fa una cosa che non dovrebbe fare. La Chiesa dovrebbe – invece, ma non lo fa – dare le mete e i criteri per agire, astenendosi dal come, almeno finché il come non implichi esso stesso aspetti morali e di fede. 

Il 31 gennaio 2015, all’indomani dell’elezione di Sergio Mattarella alla Presidenza della Repubblica, in un articolo sulla Bussola [vedi qui] avevo sostenuto che il cattolico Mattarella avrebbe nascosto la sua cattolicità sotto le istituzioni. In questo modo “liquiderà i cattolici” – scrivevo - che non vogliano ridurre la loro fede alla loro cittadinanza. Non vorrei dare troppo peso né alle mie capacità previsionali né al ruolo giocato da Matterella, ma i segnali che addirittura la Chiesa italiana stessa abbia fatto questo passo non sono pochi e l’appoggio ai “costruttori” lo conferma.Stefano Fontana

https://lanuovabq.it/it/soccorso-cei-a-conte-cosi-si-diventa-chiesa-di-stato

Faria. Cei e Vaticano: Sogni Folli dietro l’Incredibile Appoggio a Conte.

18 Gennaio 2021 Pubblicato da  5 Commenti

 Marco Tosatti

Carissimi Stilumcuriali, ben conoscevamo l’Abate Faria come persona saggia e buona, ma non sospettavamo che dietro l’apparente bonomia e distacco dalle vicende di noi comuni mortali si celasse tanta sapienza anche di fatti e contorcimenti politici, come testimonia quello che state per leggere. Davvero, buona lettura…

§§§

Caro Tosatti,

quando si arriva alla mia età ci si può permettere il lusso di uscire dal proprio recinto e dalle proprie consuetudini, anche a rischio di sconfinare in ambiti di cui non si è esperti. In ogni caso confido nella sua comprensione.

Oggi vorrei condividere con lei e i lettori di Stilum curiae alcune riflessioni circa l’attualità politica. In particolare, sto seguendo con grande attenzione e, lo confesso, molta apprensione quanto sta accadendo in queste ore che precedono il confronto in Parlamento dove all’inizio della settimana entrante l'”avvocato del popolo” cosiddetto, Giuseppe Conte, chiederà la fiducia confidando di racimolare una manciata di “costruttori” sempre cosiddetti, per rimpiazzare la renziana Italia Viva.

La questione di cui mi preme parlare riguarda l’atteggiamento della Chiesa italiana (e non solo, per i motivi che dirò appresso), che reputo a dir poco strabiliante. Ma andiamo con ordine e riavvolgiamo il nastro della settimana appena conclusa.

Già il giorno stesso dello strappo operato da Renzi, ossia mercoledì scorso, l’agenzia Sir pubblicava una dura nota in cui definiva “irrazionale” la crisi, facendo eco in qualche modo a quanto aveva detto il pontefice regnante durante l’intervista al Tg5 trasmessa la domenica precedente in cui disse che non “c’è il diritto di allontanarsi dall’unità” riferendosi ovviamente alle vicende nostrane; poi l’indomani, ossia giovedì, ecco due editoriali sul giornalino dei vescovi, uno più duro dell’altro, che stigmatizzavano, nel primo caso, una “crisi che, al di là dell’assurdità di capitare nel pieno di una catastrofe sanitaria globale…in realtà è molto più difficile da accettare che da capire”, e che “in democrazia i risultati dei processi sono il frutto di un’intelligenza collettiva e bisogna avere l’umiltà di non credere di essere gli unici fuoriclasse mentre tutti gli altri sono inettti o incopetenti”; nel secondo, con un evidente riferimento a Renzi.

E arriviamo a venerdì, quando sulla prima pagina di Avvenire compare il titolo “Responsabilità cercasi”. Titolo che se riferito a Renzi e al tentativo di trovare in parlamento i “costruttori” o i “responsabili” altrimenti detti, è giornalismo e va bene.

Siccome però quel titolo può significare anche un appello alla responsabilità, allora non è più giornalismo, è politica. E la cosa cambia, caro Tosatti, visto e considerato che stiamo parlando dell’organo ufficiale della Cei. Non perché la chiesa italiana non abbia diritto di dire la sua, ci mancherebbe.

Ma un conto è dire la propria idea, altro è manifestare neanche troppo velatamente il proprio appoggio all’attuale governo, arrivando a sposare la narrativa secondo cui o i “responsabili” o morte, come se a questo governo non vi fosse alternativa. Posizione messa nero su bianco, rompendo così ogni indugio, da Angelo De Mattia che su Avvenire di ieri l’altro scriveva senza mezzi termini che quella dei “costruttori” cosiddetti, “oggettivamente si impone come unica opzione praticabile”.

Non solo. A scanso di equivoci aggiungeva poco dopo: “Non è il momento di governi istituzionali, di scopo, tecnici o di larghe intese. Non ne esistono i presupposti oggettivi e soggettivi”. Chiaro, caro Tosatti? Dunque per la Cei non c’è alternativa a un Conte-ter, punto e a capo. Posizione legittima, per carità. Ma con un doppio “ma”.

Primo, perchè checchè ne dicano i vescovi un’alternativa c’è, eccome. E non è il voto, che tutti sanno ipotesi estrema (anche se non inusuale nei regimi democratici, quelli per capirci dove il governo lo sceglie il popolo tanto caro a certa teologia); bensì un altro governo, con la stessa o altra maggioranza, auspicabilmente non raccogliticcia ma stabile, e soprattutto con un altro premier, a sua volta espressione della stessa maggioranza o con un profilo tecnico-istituzionale, auspicabilmente all’altezza della situazione e delle sfide immani che il paese deve affrontare.

Secondo, perchè è quanto meno sorprendente che la chiesa appoggi un governo che – tacendo delle ben note intromissioni in ambiti non suoi quale l’organizzazione del culto, su cui stendiamo un velo pietoso – tra Dl Zan, direttive a favore dell’aborto fai-dai-te e, ultima arrivata, l’inaudita decisione di ripristinare la ridicola denominazione genitore 1-genitore 2 al posto di padre e madre, ci sembra abbia ampiamente dimostrato quanto sia, come dire, sensibile alle istanze della dottrina sociale della chiesa (a meno, ovvio, di improbabili riletture politiche del vangelo, pure oggi di moda, che lasciano il tempo che trovano).

Eppure, a quanto pare per la chiesa italiana l'”avvocato del popolo” cosiddetto, Giuseppe Conte da Volturara Appula, resta la soluzione migliore. La domanda, caro Tosatti, è scontata: come mai? Cioè perchè, per quale motivo puntare tutto su uno come Giuseppi? Ebbene è nel tentativo di rispondere a questo interrogativo che la faccenda si fa intrigante. Perchè stando ad alcuni retroscena che si sono letti in questi giorni, è in atto una manovra il cui obiettivo va oltre l’esigenza di “mettere una toppa” alla crisi attuale, puntando invece al bersaglio grosso: le elezioni del 2023.

La manovra, o se preferisce il disegno politico è presto detto: mettere Conte a capo di una formazione centrista, moderata, europeista e liberale, ma soprattuto in funzione anti sovranista per ostacolare il più possibile la destra di Salvini e Meloni che come tutti sanno è invisa (in modo particolare il primo) al pontefice regnante (e solo en passant ricordo che mentre Bergoglio non ha mai voluto ricevere Salvini quando questi era ministro dell’Interno, ben diverso è stato l’atteggiamento nei confronti della attuale titolare dell’Interno, Luciana Lamorgese, che invece è stata ricevuta in Vaticano e che giusto qualche giorno fa ha reintrodotto l’orrida e genderistica dicitura di “genitore 1-genitore 2” al posto di padre e madre, che Salvini aveva meritoriamente cancellato).

Ad arricchire il tutto, ci sono altri due elementi interessanti, entrambi rilevati da due articoli del Foglio di ieri. Il primo elemento riguarda il fatto che nonostante molti vescovi non siano affatto ostili a Salvini per non dire favorevoli tout court, a spingere nella succitata direzione di un appoggio ad un Conte-ter con l’orizzonte delle elezioni del 2023 vi sarebbero, scrive Matteo Matzuzzi, gli “input che arrivano direttamente dal Vaticano, assai ben disposto nei confronti di Conte, al pari della Civiltà Cattolica, l’importante rivista gesuita”; il secondo, rispetto al quale va detto che è arrivata una secca smentita da parte del prof. Zamagni, ipotizza addirittura un legame tra Conte e il nuovo soggetto politico nato appunto attorno alla figura di Zamagni nell’ottobre scorso, e che curiosamente porta lo stesso nome  – “Insieme” – del partito cui Conte starebbe lavorando. Ma sentiamo direttamente Valerio Valentini: “l’impegno in favore del premier non starebbe solo in un tasto da schiacciare martedì prossimo, quando Conte dovrà affrontare il rodeo di Palazzo Madama. “Ma è l’inizio di un percorso”, insomma l’atto fondativo di un possibile partito di stampo progressista, moderato e ovviamente cattolico. E la benedizione del Vaticano…starebbe perfino nelle suggestioni che ruotano intorno al nome del partito di Conte. Perchè “Insieme” di cui tanto si parla, è un simbolo già ideato nell’ottobre scorso dall’economista Stefano Zamagni, presidente della Pontificia accademia delle scienze sociali, con l’ambizione di riunire tutti i cattolici in un’unica forza politica. Che possa essere guidata da Conte?

Questo se lo sono sentiti dire due senatori forzisti di fede carfagnana da un prelato che s’era attivato, pare, su supposto mandato di Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di S. Egidio”. Insomma, caro Tosatti, la faccenda pare più complessa di quanto appaia. Inutile aggiungere che tutto torna; non mi stupirei affatto, visto e considerato che è chiaro a tutti da che parte penda politicamente l’attuale pontificato, di dover assistere presto  o tardi ad una riedizione di un progetto di stampo cattolico con una forte impronta sinistrorsa, insomma un cattocomunismo 2.0, di cui Conte sarebbe l’alfiere. Se a questo si aggiunge che dietro l'”avvocato del popolo” cosiddetto, secondo quanto emerso durante l’ultima puntata di #Cartabianca (ne ha scritto A. Pellicciari sulla Nuova Bussola), vi sarebbe la massoneria e – aggiungo io – le lobby gay che supportano il suo onnipresente portavoce Casalino, si capisce bene caro Tosatti che qui siamo di fronte ad un qualcosa di molto più grande di noi comuni mortali.

E di inquietante, anche. Per questo occorre pregare, pregare la Vergine Maria che interceda per questo nostro amato paese perchè finisca presto questo tempo così duro e possa tornare un po’ di serenità. Ma bando allo sconforto e alla tristezza! Piuttosto, teniamo a mente il salmo 127 (e bene farebbero a tenerlo a mente i vari Mattarella, Conte, Bergoglio, Spadaro, Avvenire, e compagnia cantanti): “Se il Signore non costruisce la casa, invano si affaticano i costruttori”. Come dicono i miei amici napoletani, stateve accuorte…

Abate Faria

https://www.marcotosatti.com/2021/01/18/faria-cei-e-vaticano-sogni-folli-dietro-lincredibile-appoggio-a-conte/

Dal Vaticano ai servizi segreti: così Conte ha costruito la sua rete di potere

Il premier in questi anni ha consolidato alcune colonne del potere reale: tra rapporti e simpatie, Giuseppi cerca la salvezza in Aula e pone le basi per un suo partito


Sono ore cruciali per il futuro di Giuseppe Conte, aggrappato al "numero magico" dei responsabili che potrebbe salvargli la poltrona fino al 2023

Il premier è alla ricerca disperata di quelli che vengono definiti "costruttori", ovvero parlamentari situati in altri schieramenti che potrebbero votargli la fiducia per sposare un progetto con connotazioni ancora da stabilire. L'azione di raccattare i voltagabbana però non passa solo per il palazzo: c'è più di una regia che si muove dietro le quinte, in totale silenzio. Il tutto si basa su una rete di potere che il premier è riuscito a costruire in questi anni, da quando si è insediato a Palazzo Chigi.

Per convincere gli indecisi dovrà lanciare un segnale nel suo discorso alla Camera e al Senato. Magari non lo dirà esplicitamente, ma ci si aspetta che faccia riferimenti per una sua scesa in campo in occasione delle prossime elezioni, facendosi promotore di un proprio partito che guardi al centro e al mondo della Chiesa. Fino all'ultimo momento utile cercherà le espressioni giuste da utilizzare, decidendo cosa dire e cosa non dire. I rapporti che Giuseppi ha consolidato con servizi segreti, grandi aziende partecipate, Vaticano, sistema dell'informazione, Confindustria e sindacati contribuiranno alla nascita di una lista personale? Lo scopriremo vivendo, ma l'evidenza è che l'avvocato abbia rafforzato alcune colonne del potere reale.

La rete di Conte

Il generale Gennaro Vecchione, capo del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza, è visto come la personalità di maggior fiducia di Conte. Il quale in questi anni si è reso protagonista del parto di diversi contiani anche nel mondo della grandi partecipate: come riportato da La Stampa, vicini al presidente del Consiglio sono ritenuti Matteo Del Fante (amministratore delegato di Poste italiane), Michele Crisostomo dell'Enel, Fabrizio Palermo (presidente di Cassa depositi e prestiti) e Giuseppe Busia (nuovo capo dell'Anticorruzione). Con le parti sociali ha mosso qualche passo significativo: un partito di Conte - fanno sapere - avrebbe un ottimo rapporto con la Cisl. Da sottolineare che invece gli animi con Carlo Bonomi non sono mai stati ottimi, anche se il messaggio arrivato da Confindustria a Palazzo Chigi è stato chiaro: "La crisi deve essere risolta il prima possibile".

I rapporti con la Chiesa

Senza dimenticare che il premier guarda con grande simpatia Villa Nazareth, il collegio universitario nel quale ha conosciuto a suo tempo Pietro Parolin. Viene riferito che però il segretario di Stato del Vaticano in questa fase non sta godendo di ottimi rapporti con Papa Francesco. I politici italiani cercano comunque di salvaguardare i canali speciali con alcuni cardinali. Non a caso in questi giorni di crisi politica molti attori della scena religiosa si stanno muovendo. Tra questi spicca monsignor Giancarlo Bregantini, che ha lanciato un appello "al senso di responsabilità dei costruttori" per consentire a Giuseppi di proseguire la sua avventura al governo con una coalizione ampia. L'arcivescovo di Campobasso-Bojano, intervistato da La Stampa, ha confessato di intravedere lo spazio per la nascita "di un partito a vocazione cattolica, ispirato al popolarismo cristiano". Una serie di riferimenti a cui oggi e domani Conte farà affidamento?

 

https://www.ilgiornale.it/news/politica/vaticano-ai-servizi-segreti-cos-conte-ha-costruito-sua-rete-1917393.html

La Rete di Conte …. in Vaticano

“Monumento collocato nel 2000, anno del “Grande Giubileo” indetto da Karol Wojtyla al centro della basilica romana di Santa Maria degli Angeli. Il significato dell’opera balza agli occhi: sulla piramide egizia mozzata del vertice, come quella del dollaro e del sigillo del Grande Oriente d’Italia, si libra, al posto della cuspide, là dove nel fregio del dollaro brilla l’occhio del dio della massoneria, un grande angelo con in testa una fiamma dell’iniziazione.

 

Lucem Ferens – articolo di Carlo Alberto Agnoli.

Non possono non venire alla mente l’angelo della cappella dei Sangro e tutti i Geni della rivoluzione, oltre al Prometeo dei Rockefeller e il Baphomet di Eliphas Levi. Per eliminare ogni dubbio, su una faccia della piramide è stata posta la scritta “L’angelo della luce”, il Lucem ferens insomma. La scelta di Santa maria degli Angeli è significativa: quel tempio fu eretto su progetto di Michelangelo in onore dei Sette Principi degli Angeli e cioè dei Spiriti che stanno davanti al trono di Dio. Tali spiriti, sono identificati dalla gnosi, e quindi dalla massoneria, con gli Arconti, malvagi spiriti planetari collaboratori del Demiurgo, custodi del gran carcere cosmico.
Ora questa figura gigantesca e deforme di colore tenebroso che in sottolineata coincidenza col volgere del millennio, con rapido volo impetuoso e con gesto d’impero viene a collocarsi proprio in mezz alla Basilica, in stridente e sconcertante dissonanza coi dolci, sereni e candidi angeli che l’adornano, ben più che sembrare un essere del loro coro, ha tutta l’aria del demone vendicatore che irrompe e conquista. Come nell’inno “ A Satana” del Carducci o nel “Lucifero” di Rapisardi.
A questo proposito è interessante considerare che il grado 28° del Rito Scozzese , fa esplicito riferimento ai sette Arcangeli cui è dedicata la Basilica, è intitolato “Cavaliere del Sole” e che, come sottolinea Salvatore Farina nei suoi “Rituali”, “la sua liturgia offre una sorprendente somiglianza di spirito, di forma e di linguaggio con i Misteri di Mitra”. Ora Mitra, divinità solare dal culto misteriosofico, è ritenuto in massoneria l’avversario del cristianesimo delle origini, ed è assimilato al pure solare Apollo, che a sua volta il Pike, nel commento al medesimo grado, identifica Dioniso, dio dell’Orgia (“Moral and Dogma”, cit. vol VI, pag. 62), considerato, sempre in massoneria, insieme con Prometeo, la maschera pagana di Lucifero.
Un aspetto che va rimarcato in questo monumento è che mentre tutte le preesistenti figure angeliche sono laterali, subordinate quindi alla centralità dell’Altar maggiore, ove è custodito il Corpo di Cristo, questo nuovo spirito si pone di fronte a quell’Altare, arrogandosi una centralità che esclude ogni subordinazione.
Il violento contrasto cromatico con le altre figure angeliche è stato esplicitamente voluto con evidenti valenze simboliche. Nel libro di presentazione di quest’opera, edito da “Il Cigno” di Roma, intitolato appunto l’”angelo della luce”, si legge infatti che lo scultore – evidentemente su indicazione della committenza – “ ha invecchiato il bronzo, con acidi speciali, conferendogli così una patina grigio-ferro gremita di crepe, fessure, buchi, in alcuni dei quali rifulgono, come sulle ali e sul corpo, dei cristalli di varie dimensioni, alla stregua di trascorrenti bagliori di luce”(in prefazione all’opera citata che non ha numerazione).
Inoltre va sottolineato che la Basilica di Santa Maggiore degli Angeli contiene importanti, anche se niente affatto esoterici, riferimenti cosmologici e solari.
In essa, invero, su ordine di Papa Clemente XI, è stata ricavata, e si estende sul suo pavimento, la più perfetta di tutte le mediane esistenti: quella progettata dal canonico veronese Francese Bianchini, realizzata nel 1702 per verificare l’esattezza della riforma gregoriana del calendario e quindi le posizioni del sole nel corso dell’anno.
Carlo Alberto Agnoli.
Atti dell’9° Convegni di Studi Cattolici. Ottobre 2001

https://www.maurizioblondet.it/la-rete-di-conte-in-vaticano/

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