Il 6 gennaio del 2021 resterà data storica. Una svolta negli accadimenti del mondo. Un colpo di Stato, tentato o riuscito che sia, nel cuore dell’impero. L’America si interroga sulla débâcle della sicurezza, dato che l’Fbi aveva avvertito per tempo della possibilità di incidenti e che il capo della polizia di Capitol Hill, Steven Sund, ha dichiarato di aver sollecitato per ben sei volte, durante la manifestazione, l’invio della Guardia Nazionale, sentendosi opporre dinieghi inspiegabili.
Incapaci e/o collusi
Sund ha dichiarato che Paul Irving, sergente d’armi responsabile della Sicurezza di Capitol Hill, non ha voluto intendere ragioni. E dire che Irving non è novellino: agente dei sevizi segreti per 25 anni, è stato assistente del “Direttore dei servizi segreti statunitensi dal 2001 al 2008” (cioè con George W. Bush), come da biografia ufficiale.
Anche il Pentagono, che ha il compito di dispiegare la Guardia Nazionale, contattato, ha nicchiato. Insomma, dei veri incapaci…
Ma i filmati mostrano anche altro: non solo alcuni poliziotti immobili, ma altri che aprono le transenne alla folla, invitandoli a entrare.
Nel video diventato virale, mentre si svolge tale ouverture, si può notare, accanto al blocco della polizia, un uomo incappucciato che segue la scena presso i poliziotti, al di qua delle transenne.
Nella sequenza finale del video il tizio si rivede: resta immobile mentre la folla tracima dal varco. Osserva quasi indifferente, sembra tanto un agente in borghese.
Nel video, mentre gli agenti spalancano i cancelli, si vede un altro incappucciato che con ampi gesti invita la folla a entrare. L’incappucciato, si può notare, era oltre i cancelli prima che questi fossero aperti. Aveva varcato la soglia altrove o stava già là come l’altro? Saperlo.
Insomma, non si tratta di una banale débâcle, ma alcuni agenti della polizia hanno innescato l’assalto (sono tra gli arrestati?). Si tratta peraltro di agenti scelti, dato che a guardia del Palazzo più importante d’America non si mettono improvvisati novellini. Sono vagliati con attenzione dalla Sicurezza, com’è ovvio, eppure…
L’ufficiale della Psiops e BHL
Tra i manifestanti, rivela il New York Post, anche un ufficiale molto particolare dell’Us Army, Emily Rainey, appartenente al “4° Gruppo Operazioni psicologiche di Fort Bragg, secondo il Maggiore Daniel Lessard, un portavoce del 1° Comando delle Forze Speciali”.
Si tratta del famoso PSYOPS, ramo dell’esercito che “utilizza informazione e disinformazione per plasmare le emozioni, il processo decisionale e le azioni degli antagonisti dell’America”.
Quel ramo specializzato nell’allestire le rivoluzioni colorate in giro per il mondo, per intendersi, che cioè crea e alimenta manifestazioni di piazza indirizzandole secondo i desiderata delle Agenzie Usa. La donna aveva condotto sul luogo 300 attivisti su un autobus. Attivista molto partecipe, dunque.
Ma al di là delle bizzarrie, che registriamo come tali senza trarre conclusioni, va registrato anche che Trump è rimasto incenerito da quanto avvenuto, dato che la sua chiamata alla piazza per protestare contro l’esito delle elezioni lo rende responsabile.
Da qui il procedimento di impeachement, il secondo nel suo mandato – o terzo se si vuol contare anche quello tentato col Russiagate. Sarà decisivo.
Si avvera così la profezia di Bernard-Henri Lévy (BHL), che all’inizio del mandato del tycoon aveva predetto che l’incubo Trump sarebbe terminato con l’impeachement (“Impeachement, istruzioni per l’uso” è il titolo del suo testo che ha avuto ampia diffusione anche in America, a cura di Project Syndacate – media che fa riferimento a George Soros -, come riferisce sul suo sito ufficiale).
Nel suo testo aveva previsto che “il pericolo per Trump verrà da quelle stesse folle che egli ha lusingato”. Nel suo articolo, sperava che tale folla si rivoltasse contro di lui. Un po’ quel che è accaduto, anche se in forme diverse da quanto profetizzato dal vate che ha prestato la sua entusiastica penna alle guerre senza fine dei neocon.
La desolazione sciamanica
Tempi strani, come da immagine icastica dello sciamano che presidia lo scranno più alto dell’Impero. Una photo opportunity scelta non a caso dal cornuto che, nella sua bizzarria, è simbolo e sigillo.
Finalmente è stato arrestato, dopo giorni di strana latitanza, in cui ha avuto tempo e modo di rilasciare interviste, anch’esse strane, se vogliamo, dato che sapeva di essere l’uomo più ricercato d’America e in tale veste avrebbe dovuto darsi alla macchia piuttosto che esporsi.
Personaggio bizzarro questo Jacob Anthony Chansley, detto Jake Angeli, alias Yellowstone Wolf, alias Loan Wolf alias “Q Shaman”, secondo il quale il male del mondo ha il suo rimedio nelle sostanze psichedeliche, in particolare quelle naturali, da cui l’importanza fondamentale dell’ambiente.
Nazista, suprematista, comparsa e doppiatore, durante l’assalto si guadagna il ruolo di attore protagonista, venendo immortalato mentre interloquisce con alcuni basiti agenti della polizia. Pare che sia stato anche lui a dar ordine di abbandonare il Campidoglio (Agi).
Nelle immagini, accanto a lui compare sempre a uno strano personaggio, robusto, con la barba, anch’esso con atteggiamenti da “santone”, del quale non si è scritto nulla né si sa il nome, nonostante la sovraesposizione mediatica (è stato arrestato?).
Lo strano sciamano psichedelico ha rubato la scena a tutti, nel giorno fatidico, mettendo il suo sigillo sugli avvenimenti. Mala tempora currunt, tempi da sciamani.
P.S. Mistero su un agente di polizia di Capitol Hill deceduto dopo l’assalto. Sabato scorso, secondo l’Associated Press, si sarebbe suicidato. Non ne sono chiari i motivi.
Le fotografie raccontano storie. E la foto dello strano sciamano che ha guidato l’assalto al Campidoglio Usa con il genero della speaker della Camera, la democratica Nancy Pelosi, ne sta alimentando a iosa nel web.
Per i sostenitori di Trump sarebbe la pistola fumante di un’operazione sporca allestita per distruggere Trump. Ci limitiamo a registrare la bizzarria, dedicando allo scatto un articolo di colore, che certo lo merita.
L’uomo immortalato con il cornuto è Michiel Vos, giornalista olandese che ha sposato la figlia della Pelosi, strenua nemica di Trump. Abbiamo cercato qualcosa su di lui su Google senza trovare molto.
Si capisce solo che la sua augusta parentela gli permette di aver dimestichezza con luoghi negati ad altri cronisti, come dimostra un’orgogliosa photo opportunity che lo vede in posa in una delle più alte stanze del potere americano, e aver familiarità con persone di alto livello, come da video con Obama.
E fa di lui un giornalista particolare, una sorta di ambasciatore informale del suo Paese negli States, almeno così sembra da un’altra foto che lo immortala mentre accompagna i reali dei Paesi Bassi in una visita in America.
Per alcuni sostenitori di Trump avrebbe guidato lui il cornuto nelle segrete stanze del potere, in coordinamento con la Pelosi.
Turista per caso
L’Associated Press, tra le altre testate, rigetta con sdegno tale tesi, chiarendo che Vos era al Campidoglio in qualità di cronista, per conto del canale televisivo olandese, Janek 4.
Interpellato sulla foto, Vos nega di aver avuto rapporti col cornuto che l’accompagna nello scatto, aggiungendo che nell’occasione non ha avuto contatti con la Pelosi e sua figlia, che durante l’assalto sono state portate in un bunker militare, rivelando anche l’angoscia dell’occasione.
L’Ap rimanda anche al servizio fatto per Janek 4, nel quale, in un impeccabile cappotto blu, Vos racconta, con lo sdegno dovuto, l’assalto a Capitol Hill.
Non appare realistica neanche a noi l’idea che la Pelosi, da dentro, dirigesse l’operazione Capitol Hill. Certe cose, quando e se si fanno, si fanno in altro modo.
Ma la foto scattata poco prima dell’assalto non può non destare la curiosità del caso, dato che le gesta dello strano sciamano di lì a poco avrebbero distrutto l’acerrimo nemico dell’augusta suocera. Bizzarro il destino, quando ci si mette.
Nello scatto, Vos non indossa l’elegante cappotto blu sfoggiato nel servizio Tv, ma veste sportivo, felpa giovanilistica e giacchetto casual.
Interpellato sul punto, ha spiegato che nell’occasione si era mischiato ai manifestanti in qualità di “turista”. Ed evidentemente si era vestito in modo adeguato. Con auricolari vistosi, di quelli per cellulare o altro. Turismo un po’ particolare, ma i gusti son gusti.
I due sono isolati, non sembra esserci gente attorno, così che l’effetto ottico che ottiene la foto, la suggestione, è che i due stiano parlando o abbiano appena finito.
Il cornuto, infatti, ride di gusto, e sembra quasi farlo al suo indirizzo, ma anche qui può essere un effetto ottico.
I due non sono in posa, gli occhi di Vos sembrano fissarsi sul il fotografo occasionale con certa sorpresa e fastidio, seccato, sembra, per quella che evidentemente sente come una violazione della privacy. E sembra di scorgere in quello sguardo un tacito interrogativo, come se si stesse chiedendo il perché di quello scatto rubato.
Fin qui le curiosità suscitate dalla foto. Come incuriosisce il fatto che il giornalista non abbia subito raccontato in Tv del suo incontro ravvicinato con lo sciamano che per ore ha tenuto in scacco il mondo. La foto, infatti, è stata pubblicata da altri.
Certo, anche se Vos non ha parlato col cornuto, come dice, lo ha incrociato da presso. Un giornalista che sa cogliere l’occasione non avrebbe mancato il momento per uno scoop.
Sul cornuto sono stati versati fiumi di inchiostro, Vos avrebbe anticipato tutti. Né aveva da temere imbarazzanti conseguenze, stando alle sue dichiarazioni postume riguardanti il turismo di piazza. Non indulgendo in dietrologie, ci limitiamo a registrare che al ragazzo manca il fiuto giornalistico.
Il cornuto ancora libero
Colore a parte, c’è un altro particolare che incuriosisce per motivi diversi e ben più gravi. E ha a che vedere con lo strano sciamano che poco dopo questo scatto scriverà una oscura pagina di storia.
Nella nota pregressa avevamo riferito di un articolo del Sun nel quale si rivelava che il cornuto, dopo la performance a Capitol Hill, aveva rilasciato un’intervista, nella quale raccontava di non essere stato arrestato e che stava tornando a casa tranquillo, dicendosi pronto a tornare sulla scena il giorno dell’inaugurazione della nuova presidenza.
Ci eravamo chiesti come mai non fosse stato arrestato, essendo stato consumato un reato gravissimo (si parla di golpe), del quale lui è stato protagonista assoluto.
E se c’è stata, com’è vero, una profanazione della democrazia americana, lui insediato sullo scranno più alto di Capitol Hill (foto della nota pregressa) ne è stato il principale profanatore.
La più che sofisticata sicurezza americana, che tutto vigila e controlla, ha in mano fotografie, filmati, biografia, indirizzo e numero di cellulare. Eppure lo strano sciamano gira libero e tranquillo, avendo pure agio di concedere interviste.
Nella nota scrivevamo di un ritardo che certamente sarebbe stato colmato al più presto. Così oggi abbiamo fatto una ricerca su Google, convinti di trovare la notizia della sua cattura, dato che gli è impossibile eludere la caccia.
Con grande meraviglia ci siamo invece imbattuti in un’altra sua intervista pubblicata alcune ore fa su Vice. Interpellato dal media americano, lo strano sciamano racconta che sta tornando in Arizona e che ha contattato l’Fbi… Il mistero dello sciamano continua dunque a restare tale.
https://piccolenote.ilgiornale.it/48908/usa-strano-sciamano
Accanto ai patrioti americani
Sera di S. Giuliano
Brian D. Sicknick è il nome dell’agente 42enne rimasto ucciso il 6 gennaio durante l’assalto al Congresso lanciato da parte di sostenitori del presidente Donald Trump. Parlando da Wilmington, nel Delaware, il presidente eletto Joe Biden ha assicurato che i responsabili della morte si Sicknick “pagheranno” per le loro azioni mentre i leader del Partito democratico hanno presentato Sicknick come un martire della #Resistenza contro il tycoon. In questo senso, la speaker della Camera Nancy Pelosi ha descritto la morte dell’agente di Capitol Hill come un promemoria della necessità di “proteggere il nostro Paese da tutte le minacce, straniere e interne”. La pagina Twitter della Democratic Coalition ha chiesto ai repubblicani di “condannare l’attacco terroristico al Campidoglio, mettendo sotto accusa il leader della rivolta, Donald Trump” in nome del poliziotto morto durante gli scontri.
L’agente del Campidoglio era un sostenitore Trump
Tuttavia, come nota il New York Post, c’è un dato di fatto che la sinistra dem ignora: Brian Sicknick era convinto un sostenitore del presidente Usa Donald Trump, come ha confermato la sua amica Caroline Behringer – assistente al Congresso di Nancy Pelosi – poco dopo la sua morte. Lungi dal condividere le opinioni della #Resistenza, si era opposto all’impeachment di Trump. Come molti sostenitori del tycoon che ora vengono censurati, credeva che il sistema fosse fondamentalmente truccato a favore di un’élite ristretta. In passato aveva persino chiesto un cambio di regime in America. Ma chi era Sicknick?
L’agente “ha servito il suo Paese in modo onorevole” e ha reso la sua famiglia “molto orgogliosa”, ha detto suo fratello. Fu congedato con onore nel 2003, secondo il tenente colonnello Barbara Brown, portavoce della Guardia nazionale del New Jersey. Brian D. Sicknick era patriota e veterano di guerra convinto che l’America dovesse ridurre il suo impegno militare all’estero. Dopo aver servito il suo Paese e osservato il funzionamento del suo governo, si era convinto del fatto che l’America fosse governata da un’oligarchia egoista, insensibile e irresponsabile, scrive il New York Post. Sei mesi dopo il diploma di scuola superiore nel 1997, entrò a far parte della Air National Guard del New Jersey. Fu schierato in Arabia Saudita e Kirghizistan. Nel 2003, Sicknick espresse i suoi crescenti dubbi sulla Guerra al Terrore lanciata dall’amministrazione Bush in Afghanistan. “Il morale delle nostre truppe è pericolosamente basso. Comincio a vedere una tendenza crescente di soldati statunitensi che chiedono: “Perché siamo ancora qui?”. Era arrivato a credere che gli Stati Uniti fossero impegnati in una “guerra non necessaria”. E quelle promesse di disimpegno militare fatte da Donald Trump, probabilmente lo convinsero a sostenerlo nel 2016.
Bandiere a mezz’asta
La polizia non ha confermato le circostanze della morte dell’agente, ma ha spiegato che “è stato ferito” durante l’assalto al Campidoglio da parte dei manifestanti. È tornato nel suo ufficio di divisione ed è crollato, quindi è stato portato in un ospedale locale dove è morto intorno alle 21:30 di giovedì. Secondo due agenti delle forze dell’ordine che hanno parlato con l’Associated Press, Sicknick è stato colpito alla testa con un estintore. Al fine di onorare la sua memoria e quella di Howard Liebengood, l’altro agente rimasto uccido durante gli scontri, il presidente americano Trump ha firmato un provvedimento con cui ha ordinato che le bandiere americane vengano fatte sventolare a mezz’asta su tutti gli edifici federali fino al 13 gennaio.
https://it.insideover.com/politica/ecco-la-verita-sullagente-di-polizia-morto-al-campidoglio.html
Tutti contro The Donald
Non bastava l’ingiustificabile e gravissima censura dei magnati della Silicon Valley e degli oligarchi dei social, l’esclusione della piattaforma Parler da Google e da tutti gli store, la “purga” a cui sono stati sottoposti gli “influencer” e opinionisti conservatori di tutto il mondo: la dittatura del politicamente corretto si abbatte su tutto ciò che ha a che fare con Donald Trump. Dopo l’assalto al Campidoglio dei sostenitori del tycoon dello scorso 6 gennaio, che ha portato alla morte di cinque persone, e che ha in qualche modo sancito l’ingloriosa uscita di scena di The Donald, una nube di conformismo si addensa su chiunque abbia manifestato simpatie per il tycoon o che sia riconducibile in qualche modo al Presidente Usa.
Anche il Golf scarica The Donald
Nulla rimane escluso, a cominciare al golf. Come riporta l’agenzia LaPresse, la Pga of America ha deciso di tagliare i legami con il presidente uscente degli Stati Uniti votando a favore di una proposta di privare dell’organizzazione del Pga Championship 2022 il Trump National Golf Club di Bedminster, in New Jersey. È la seconda volta in pochi anni. Il presidente della Pga Jim Richerson ha annunciato che il Consiglio ha votato per esercitare il suo diritto di “terminare l’accordo” con il Trump National. “Ci troviamo in una situazione politica non di nostra creazione”, ha detto in un’intervista telefonica ad AP Seth Waugh, Ceo della Pga of America. “Siamo fiduciari per i nostri membri, per il gioco, per la nostra missione e per il nostro marchio. Il danno avrebbe potuto essere irreparabile. L’unico vero modo di agire era andarsene”, ha aggiunto.
E sempre nel mondo dello sport, nel mirino della sinistra dem è finito anche il quarterback della Washington Football Team, Taylor Heinicke, colpevole, dicono i detrattori, di essere un sostenitore del Presidente Usa. Ma non finisce qui. Nei giorni scorsi anche Shopify, la piattaforma dell’e-commerce con oltre 800.000 esercenti in tutto il mondo, ha deciso di scaricare Donald Trump mettendo offline i siti gestiti dalla campagna del presidente e dalla Trump Organization in risposta alle violenze in Campidoglio. La società ha spiegato che le sue politiche vietano alla piattaforma di sostenere le organizzazioni che promuovono la violenza. Guai anche per l’avvocato del tycoon Rudolph Giuliani: l’Ordine degli Avvocati di Manhattan ha avviato un’indagine per rimuovere l’ex sindaco di New York dai suoi membri.
La caccia alle streghe dei “trumpiani” in Italia
La caccia alle streghe degli anti-trumpiani dell’ultim’ora si avverte anche in Italia. Antonio Padellaro sul Fatto Quotidiano, scrive: “Vorrei che Salvini, Meloni, la Maglie, insieme allo show permanente del Covid governo ladro continuassero a funzionare come promemoria. A ricordarci che i sovversivi se ne sono andati, ma che continuando a guardare da un’altra parte quel Trump, o un altro Trump, potrebbe presto ritornare e sarebbe molto, molto peggio”. “Salvini e Meloni non se la possono cavare solo invocando la fine della violenza a #CapitolHill. Serve una condanna netta, una presa di distanza senza ambiguità da #Trump, che ha la responsabilità politica di un attacco gravissimo contro la democrazia americana” scrive ancora Twitter il vice ministro all’Economia Antonio Misiani, del Pd.
Grillini e Pd dimenticano però che se c’è un “trumpiano” vero, che ricevette persino la benedizione con un famoso tweet del tycoon (“Giuseppi”) quello è il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, colui che spalancò le porte all’ex attorney general William Barr e a John Durham facendogli incontrare con i vertici dei nostri servizi segreti nell’estate 2019.
Roberto Vivaldelli 12 GENNAIO 2021
Il movimento QAnon, una delle espressioni più esasperate e complesse del trumpismo e della destra alternativa statunitense, potrebbe aver raggiunto il punto di ritorno con l’adesione all’assalto al Campidoglio. Delle oltre ottanta persone tratte in arresto, almeno venticinque affronteranno la gravissima accusa di “terrorismo domestico” ed è noto che fra i partecipanti all’irruzione figurassero elementi appartenenti e/o vicini alla realtà QAnon, fra i quali “lo sciamano”.
Gli eventi del 6 gennaio potrebbero rivelarsi il canto del cigno di questo pittoresco fenomeno sottoculturale, che, già da tempo attenzionato dagli investigatori per la sua prossimità alla galassia del suprematismo bianco e per le presunte capacità di radicalizzare i seguaci, a partire dalle prossime settimane potrebbe diventare oggetto di indagine da parte di giustizia e antiterrorismo.
Gli occhi della Fbi su QAnon dal 2019
È dal 30 maggio 2019 che QAnon è ufficialmente nel mirino degli investigatori, e, a partire dall’insediamento dell’amministrazione Biden, tale monitoraggio potrebbe condurre all’avvio di una stagione di lotta senza quartiere da parte della giustizia. In tale data la FBI pubblicava un bollettino d’intelligence – il primo del genere – per denunciare la crescente minaccia alla sicurezza nazionale posta dagli “estremisti domestici mossi dalle teorie del complotto”, citando espressamente il movimento QAnon – protagonista di alcuni incidenti e attentati falliti negli anni recenti, fra i quali uno contro un monumento del Tempio Satanico.
Gli analisti dell’agenzia governativa di polizia federale avevano concluso che “è altamente probabile che le teorie cospirative emergeranno, si diffonderanno ed evolveranno nel mercato moderno dell’informazione, spingendo occasionalmente gli estremisti, sia in gruppo che singolarmente, a consumare atti violenti o criminali”. Nel bollettino, inoltre, veniva dato spazio ad una previsione: un aumento considerevole della circolazione di complottismo radicalizzante durante le presidenziali del 2020.
Il Campidoglio, lo spartiacque
La FBI non è l’unica entità ad osservare QAnon con attenzione e preoccupazione. Al movimento è stato dedicato un intero capitolo in un rapporto datato luglio 2020 del Combating Terrorism Center (CTC) dell’Accademia Militare degli Stati Uniti di West Point, il quale mette i lettori a conoscenza di fatti poco o per nulla noti, come il processo per terrorismo ad un qanonista e il presunto nesso fra radicalizzazione, violenza ed esposizione alle teorie del movimento. Il giudizio del CTC è univoco: “QAnon rappresenta una minaccia alla sicurezza pubblica con il potenziale, in futuro, di diventare una minaccia di terrorismo domestico più impattante”.
Mettere al bando il movimento è complicato: è un fenomeno sottoculturale dalle venature religiose, completamente decentralizzato e privo di struttura – non esistono portavoce, gerarchie e gruppi organizzati –, e i cui membri, spesso e volentieri, non si conoscono né si incontrano, essendo legati semplicemente dalla comune appartenenza ad un blog o ad un gruppo Facebook.
Perseguire penalmente, invece, è molto più semplice: i primi fascicoli con l’accusa di terrorismo sono stati già aperti ed è altamente probabile che i fatti del Campidoglio verranno letti dalla posterità come l’evento spartiacque che ha cambiato per sempre la percezione dell’opinione pubblica su QAnon. Il fatto che la polizia federale abbia già annunciato di aver avviato consultazioni riguardanti il destino dei Proud Boys – vicini alla realtà qanonista –, i quali potrebbero essere inclusi nell’elenco delle organizzazioni terroristiche a causa della loro partecipazione all’irruzione del 6 gennaio, è indicativo della traiettoria che stanno per intraprendere giustizia e antiterrorismo.
Emanuel Pietrobon 12 GENNAIO 2021
https://it.insideover.com/politica/qanon-complottismo-dissidenza-o-terrorismo.html
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