“Maria, un modello di fede e di vita per il cristianesimo e l’islam”: è il titolo di una prossima serie di webinar online che presentano la Madonna come un ponte tra il cattolicesimo e l’islam organizzato, tra gli altri, dalla Pontificia Accademia di Maria (Pontificia Academia Mariana Internationalis o PAMI).

Una intervista di Jeanne Smits a Moh-Christophe Bilek, pubblicata su Lifesitenews, nella mia traduzione.  

Grande Imam Ahmad al-Tayyeb e Papa Francsco
Grande Imam Ahmad al-Tayyeb e Papa Francsco 

“Maria, un modello di fede e di vita per il cristianesimo e l’islam”: è il titolo di una prossima serie di webinar online che presentano la Madonna come un ponte tra il cattolicesimo e l’islam organizzato, tra gli altri, dalla Pontificia Accademia di Maria (Pontificia Academia Mariana Internationalis o PAMI).

A partire dal 18 febbraio, dieci conferenze settimanali saranno tenute congiuntamente da relatori cattolici e musulmani che cercheranno “dialogo, conoscenza e cooperazione” su temi come “Maria, donna di fede”, “Dio che è amore e fede”, preghiera, purezza, ospitalità e non violenza, digiuno e penitenza, fraternità e cittadinanza.

L’Università pontificia francescana di Roma, l'”Antonianum”, è un altro co-organizzatore dell’evento attraverso la sua Cattedra di Studi Mariologici Duns Scot, così come la Commissione Mariana Internazionale Islamo-Cristiana e la Grande Moschea di Roma e il suo Centro Culturale Islamico d’Italia.

Il settimanale italiano Famiglia Christiana ha presentato l’evento alla luce della dichiarazione di Abu Dhabi, illustrando il suo articolo di sabato con una foto di Papa Francesco che firma il Documento della Fraternità Umana insieme all’Imam al-Tayyeb dell’Università Al-Azhar del Cairo.

Citando a lungo il Documento, Gian Matteo Roggio ha commentato: “Lo svolgimento di questi webinar è dunque finalizzato alla partecipazione attiva, libera, consapevole, solidale e popolare all’apertura di questo spazio di intersezione, interconnessione, accoglienza ospitale, rispondendo così alle esplicite richieste di Papa Francesco e del Grande Imam di Al-Azahr, il nobile Sceicco Ahmad Al-Tayyeb.”

Ai lettori di Famiglia Christiana in Italia si chiede di crederci: “La figura di Maria, donna ebrea, cristiana e musulmana, appartiene di diritto e di fatto al percorso, ai processi e alle esperienze che contribuiscono alla generazione di un tale percorso educativo, che scommette in positivo e con fiducia nell’ abbraccio tra le generazioni e in una nuova politica ed economia dove i Paesi non abbiano bisogno di costruire la propria identità sul disprezzo e sulla negazione sistematica, palese od occulta che sia, dell’ altro e degli altri: una identità, cioè, a scapito del difforme e pronta ad individuare in lui o in lei la causa di tutti i mali, gli insuccessi, i limiti e i problemi che hanno invece altrove le loro molteplici cause. Appartenendo a questi tre mondi religiosi e multi-culturali (l’ ebraismo, il cristianesimo, l’ islam), la figura di Maria è in sé stessa un invito pressante e costante ad intersecare e interconnettere questi stessi mondi, facendone addirittura un modello di convivenza plurale dove i confini di ciascuno sono fatti per permettere la comunicazione, il passaggio, lo scambio; e non per essere chiusi, secondo le tante figure di esclusione che hanno, come frutto, la cultura, la psicologia, la politica e l’ economia della guerra, dell’ odio e della inumanità.”

Con lo stesso stile magniloquente, Roggio ha aggiunto: “I webinar termineranno durante il mese di Ramadan con I datteri di Maria nella Sala Convegni della Grande Moschea di Roma (situazione sanitaria permettendo): nel ricordo di quanto affermato dal Sacro Corano (Sura 19,22-26), e cioè che dopo il parto presso il tronco di una palma, ella venne chiamata dal bambino appena nato che le disse «Non rattristarti […] scuoti verso di te il tronco della palma e questa farà cadere su te datteri freschi e maturi. Mangiane dunque», verrà condiviso un pasto di amicizia e fraternità una volta calato il sole, quale tangibile patto di alleanza per il servizio al bene comune di tutti, nessuno escluso, in obbedienza alla «comprensione della grande grazia divina che rende tutti gli esseri umani fratelli» (Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune).”

Roggio, l’autore di queste righe molto filo-islamiche, non è semplicemente un giornalista, è un membro dell’ordine religioso, i Missionari di Nostra Signora di La Salette. Ha studiato mariologia alla Pontificia Accademia di Maria e ora è professore presso la stessa istituzione. Roggio terrà la conferenza su “Dio che è amore e misericordia” il 25 febbraio, insieme al teologo islamico Shahrzad Houshmand Zadeh, che insegna alla Pontificia Università Gregoriana.

Le parole di Roggio esprimono quindi chiaramente lo spirito dei prossimi webinar islamo-cristiani: uno spirito di profondo relativismo e di fuorviante equiparazione tra la fede cattolica e le credenze musulmane.

La vera domanda è questa: la Vergine Maria che noi cattolici onoriamo come Madre di Gesù, unico Figlio di Dio e Verbo Incarnato, è la stessa persona della donna chiamata “Miriam” dal Corano? Suo figlio, Issa, è l’equivalente coranico di Gesù? Sarebbe allora un “Gesù” che non potrebbe in alcun modo essere il Figlio di Dio, perché, proclama il Corano, una tale idea è “qualcosa di mostruoso” e che “non si addice al Misericordiosissimo avere un figlio”.

LifeSiteNews ha chiesto a Moh-Christophe Bilek, un kabyliano convertito dall’islam alla fede cattolica, se il Corano onora davvero la Vergine Maria, madre di Gesù. Bilek ha fondato un’associazione per i convertiti musulmani e per l’evangelizzazione dei musulmani, Notre Dame de Kabylie. Nato in Algeria nel 1951, vive in Francia dal 1961 e si è convertito nel 1970.

“Quando si guardano i personaggi storici, bisogna chiedersi dove e quando sono nati. Nel Corano, si dice solo una cosa sul luogo in cui si trova Miriam: è quando partorisce “nel deserto”. Probabilmente sapete che le figure bibliche nel Corano provengono tutte dall’Antico Testamento, tranne tre di esse: Giovanni Battista, il cui padre è identificato come Zaccaria; Miriam, il cui padre e fratello sono nominati come Imran (Amran) e Aronne. Miriam sembra essere la maggiore, la stessa Miriam che seguì la cesta di giunchi in cui Mosè era stato lasciato a galleggiare sul Nilo e che poi fece da intermediario con la figlia del faraone. Più tardi, il Corano menziona ‘Mosè, fratello di Aronne'”, ha spiegato Bilek.

L’Antico Testamento parla anche di Miriam, ha osservato: è sempre presentata come la sorella di Mosè, una profetessa, che non era d’accordo con suo fratello e fu poi punita da Dio; andò a morire nel deserto. Il suo “figlio” Ïssa di cui parla il Corano non appare nell’Antico Testamento, ha ricordato Bilek: “Del resto, nel Corano, Mosè è quello che è un importante profeta”.

“Il nome Gesù – chiamato Yeshua o una variante simile in arabo, aramaico o berbero – significa ‘Dio salva’ in ebraico. ‘Îssa’ non significa affatto questo”, ha detto Bilek, mostrando che per i musulmani, “Miriam” e “Îssa” non hanno nulla a che fare con il Salvatore dell’Umanità e la Sua benedetta Madre.

Tuttavia, ha osservato, “i musulmani sono molto intenti a equiparare Îssa a Gesù e Miriam a Maria, al fine di creare un legame con il cristianesimo. Il Corano parla sempre di Issa; la confusione nasce dal nome Miriam che è effettivamente lo stesso nome di Maria. Questa confusione non è nata in Oriente dove i musulmani sono obbligati a leggere il Corano in arabo – non è stato tradotto nelle lingue mediorientali – ma non a capirlo: devono solo essere in grado di recitarlo a memoria. Tutto questo è iniziato in Occidente nel XII secolo quando Pietro il Venerabile tradusse il Corano, in vista dell’evangelizzazione dei musulmani, con l’aiuto di un credente islamico che spinse Pietro a tradurre ‘Îssa’ come ‘Gesù’. Da allora, tutti hanno fatto lo stesso”, ha spiegato Bilek.

LifeSiteNews ha chiesto a Bilek perché il Corano racconta una storia vagamente legata all’Annunciazione. Egli ha risposto: “In quella storia, perché non si nomina Nazareth o la Giudea? O Betlemme? Nessuna indicazione è la stessa. Credo che questo sia deliberato, per rendere possibile la confusione”.

È una confusione che Bilek rifiuta fortemente come convertito – mentre attualmente, ogni volta che il Vangelo viene tradotto in arabo, viene usato il cosiddetto nome coranico di Gesù, “Îssa”. 

“Quando aiutavo un Padre Bianco (membro della Society of African Missioners fondata intorno al 1868 dall’Abbé Lavigerie, ndr) a tradurre il Vangelo in arabo, mi rifiutavo assolutamente”, ha detto Bilek. “Se Îssa è l’equivalente di Gesù, allora il cristianesimo deve crollare, perché allora non è il Figlio di Dio, e non è venuto a salvare l’umanità”.

Bilek ha aggiunto: “Nel Corano, Adamo ha peccato, ma non appena ha lasciato il Giardino del Paradiso, Dio lo ha perdonato, rendendo inutile la redenzione. Dire che l’Issa del Corano è lo stesso di Gesù Cristo porta inevitabilmente a relativizzare il cristianesimo, se non a distruggerlo del tutto”.

Ha aggiunto che la maggior parte dei convertiti dall’Islam al cattolicesimo lasciano la loro vecchia religione senza sapere molto su di essa, ma che semplicemente arrivano alla conclusione, una volta che conoscono Maria e Gesù, che non possono essere gli stessi delle figure menzionate nel Corano. Un musulmano che incontra Gesù per la prima volta non può pensare che sia lo stesso – altrimenti sarebbe inutile convertirsi!”

Questo non è vero per i convertiti al protestantesimo, ha detto Bilek. La storia dell'”Annunciazione”, come raccontata dal Corano, ha davvero molto poco in comune con il Vangelo di San Luca. 

Così la sura Maryam racconta la nascita di Giovanni Battista, seguendo vagamente il racconto biblico, e l'”Annunciazione” dell’angelo Gibril a “Maryam” della nascita (più o meno) verginale di suo figlio.

Nella sura, l’assenso della donna, Maryam, non è richiesto. Il “fiat” di Maria non esiste nel Corano, lei non accetta liberamente di dare alla luce il Messia quando l’angelo “Gibril” le appare “come un uomo in tutto e per tutto”.

20. Lei disse: “Come posso avere un figlio, quando nessun uomo mi ha toccato e io non sono una meretrice?”.

21. Disse: “Così disse il tuo Signore: ‘E’ facile per Me e ne faremo un segno per l’umanità e una misericordia da parte Nostra. E’ una questione già decisa”.

22. Così rimase incinta e se ne andò con lui (il bambino, ndr) in un luogo lontano.

Più avanti nella sura, Maryam è chiamata “sorella di Aronne”. E lei dice:

35. Non spetta ad Allah avere un figlio – la gloria sia a Lui. Perché una cosa accada, Egli dice: “Sii”, ed essa avviene…

Come osservato in precedenza, la nascita di Issa nel deserto non è più in linea con il racconto dettagliato e preciso del Vangelo della nascita storica di Gesù in precise circostanze storiche di questa storia.

LifeSiteNews ha chiesto a Bilek quale ruolo pensa che la Vergine Maria abbia nei confronti dell’Islam. Ha risposto facendo riferimento al libro dell’Apocalisse e alla figura della donna nel cielo in preda al parto, che deve fuggire nel deserto perché è attaccata da Satana. 

“Se Dio ha permesso all’Islam di esistere, e tutta questa confusione, è perché succederà qualcos’altro. Credo fermamente che la Donna dell’Apocalisse metterà le cose a posto. Lei è adornata con dodici stelle, vestita dal sole, e la luna è sotto i suoi piedi: Credo che queste simboleggino le religioni monoteiste: sappiamo che la luna è il simbolo dell’Islam, ed è sotto i suoi piedi”.

Ha concluso: “Dio ha voluto una sola religione: se no, perché si sarebbe impegnato fino al punto in cui l’ha fatto, fino a morire sulla croce per la nostra salvezza? Ora si comportano come se l’Islam possa essere vero o portare la verità così come il cristianesimo, ma allora il cristianesimo è vano. Ma noi abbiamo fede e sappiamo che solo Dio può risolvere la questione dell’Islam”.

Di Sabino Paciolla|

https://www.sabinopaciolla.com/il-vaticano-organizza-una-conferenza-per-promuovere-maria-come-modello-di-fede-sia-per-il-cristianesimo-che-per-lislam/