Impeachment, Donald Trump assolto al Senato
Fallisce il tentativo dei democratici di condannare l'ex Presidente Usa accusato di istigazione all'insurrezione per l'assalto dei suoi sostenitori al Campidoglio il 6 gennaio scorso. Il voto finisce 57 a 43 ma erano necessari i due terzi del Senato
Fallisce il tentativo dei democratici di condannare l'ex Presidente Usa accusato di istigazione all'insurrezione per l'assalto dei suoi sostenitori al Campidoglio il 6 gennaio scorso. Il voto finisce 57 a 43 ma erano necessari i due terzi del Senato
57 a 43. Per la seconda volta l'ex presidente Usa Donald Trump è stato assolto nel processo di impeachment, giudicato non colpevole dell'accusa di istigazione all'insurrezione per l'assalto dei suoi sostenitori al Campidoglio il 6 gennaio scorso.
Trump: "Caccia alle streghe". E rilancia il suo movimento patriottico
L'assoluzione lascia aperta a Trump la possibilità di candidarsi nel 2024, anche se i democratici hanno lasciato intendere che potrebbero tentare di sabotare la sua candidatura invocando il 14 ° emendamento. "Voglio innanzitutto ringraziare il mio team di avvocati per il loro instancabile lavoro a favore della giustizia e della difesa della verità" ha dichiarato al termine del processo l'ex presidente Usa Donald Trump, in una dichiarazione riportata dai media internazionali. "I miei più sentiti ringraziamenti - aggiunge -anche a tutti i senatori e membri del Congresso degli Stati Uniti che si sono schierati con orgoglio per la Costituzione che noi tutti veneriamo e per i sacri principi legali nel cuore del nostro Paese". Trump ha condannato il processo di impeachment come "un'altra fase della più grande caccia alle streghe nella storia del nostro Paese". "Il nostro movimento storico, patriottico e bellissimo per rendere di nuovo grande l'America, Make America Great Again, è appena iniziato. Nei mesi a venire ho molto da condividere con voi e non vedo l'ora di continuare il nostro incredibile viaggio insieme per raggiungere la grandezza americana per tutta la nostra gente. Non c'è mai stato niente di simile", ha sottolineato l'ex presidente Usa
L'accusa: "Dimostrato che Trump ha tradito il suo Paese". Testimoni esclusi all'ultimo
Secondo il leader della maggioranza al Senato, il democratico Chuck Schumer, ha definito il voto "anticamericano" e ribadito l'ex Presidente Usa "ha ispirato, diretto e spinto una folla per impedire violentemente il trasferimento pacifico del potere, sovvertire la volontà del popolo e mantenere illegalmente il potere". "Abbiamo dimostrato che ha tradito il suo Paese, abbiamo dimostrato che ha tradito la Costituzione, abbiamo dimostrato che ha tradito il suo giuramento. Senatori, questo processo in ultima analisi non riguarda Donald Trump, il paese e il mondo sanno chi è Donald Trump. Questo processo riguarda chi siamo, chi siamo" ha dichiarato prima del voto il rappresentante dell'accusa Jamie Raskin, intervenendo in Senato a Washington.
In quella che Fox News definisce una "folle giornata ricca di colpi di scena", a sorpresa non sono stati chiamati testimoni nel processo di impeachment a carico di Donald Trump, anche se il Senato aveva votato sabato mattina in senso contrario. Gli avvocati di Trump e i rappresentanti dell'accusa hanno raggiunto un accordo a sorpresa nel pomeriggio. Il Senato aveva votato 55-45 per estendere il processo convocando testimoni a testimoniare, con cinque repubblicani che si sono uniti a tutti i democratici, fra cui Susan Collins del Maine, Lisa Murkowski dell'Alaska, Mitt Romney dello Utah, Ben Sasse del Nebraska e Lindsey Graham della Carolina del Sud, che ha cambiato il suo voto negli ultimi minuti.
"Ecco perché l'ex Presidente è innocente"
"Donald Trump è innocente. In nessuna delle registrazioni presentate durante il processo di impeachment vi è, da parte sua, istigazione alla rivolta", ha affermato durante il dibattito il suo avvocato difensore, Michael van der Veen, nell'argomento conclusivo al processo in Senato, denunciando "il tentativo disperato" dell'accusa di salvare il caso. "Dall'inizio alla fine, questo impeachment è una vendetta politica" ha sottolineato van der Veen, come riporta l'agenzia Adnkronos. L'accusa ha "violentemente violato" le norme processuali presentando, nell'argomentazione finale, prove che non erano state accettate nel dibattimento, ha aggiunto, precisando che il caso non ha avuto alcun riferimento a leggi, alla costituzione o al Primo emendamento. "La glorificazione della rivolta civile da parte di giornalisti e politici durata anni" ha creato il clima per quello che è accaduto il sei gennaio, un assalto portato a termine da "sinistra e destra", ha aggiunto van der Veen, accusando i manager dell'impeachment di aver "fabbricato" le prove, "inammissibili in qualsiasi tribunale", e di essersi macchiati di "frode". Van der Veen ha sottolineato che "i democratici sono stati ossessionati da un impeachment contro Trump dall'inizio del suo mandato" e ora che "è un privato cittadino senza incarico hanno messo in piedi questo processo show", ha aggiunto l'avvocato.
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https://www.ilgiornale.it/news/mondo/impeachment-donald-trump-assolto-senato-1923855.html
Trump assolto. Ma i Democratici non demordono
Donald J. Trump è stato assolto per la seconda volta di fila. L’ultimo processo di impeachment si è concluso con la sconfitta degli accusatori. Record dell’unico presidente della storia americana ad essere finito sotto impeachment per due volte, la prima per un ex presidente. I Democratici ora potrebbero ricorrere al 14mo Emendamento per impedirgli una nuova candidatura.
Donald J. Trump è stato assolto per la seconda volta di fila. Anche l’ultimo processo di impeachment si è così concluso con la sconfitta degli accusatori. Non solo ha battuto il record dell’unico presidente della storia americana ad essere finito sotto impeachment per due volte nel corso del suo mandato (due volte in un anno, per la precisione), ma anche due volte assolto e, nel caso del secondo processo, è la prima volta da ex presidente.
Il voto di ieri in Senato è finito con 57 senatori per la condanna e 43 per l’assoluzione. Non essendoci la maggioranza qualificata richiesta (67 voti) il processo è finito con una vittoria di Donald J. Trump e dei suoi difensori. La maggioranza democratica, rispetto al voto di martedì (che aveva stabilito la costituzionalità del processo), è riuscita a convincere un solo repubblicano in più a votare contro l’ex presidente, Richard Burr, della Carolina del Nord. Una vera sorpresa considerando che il senatore conservatore era sempre stato molto in sintonia con il presidente repubblicano, dal 2016 in avanti. Gli altri sei senatori che hanno votato assieme ai Democratici per la condanna di Trump sono invece gli stessi di martedì: Bill Cassidy, Susan Collins, Lisa Murkowski, Mitt Romney, Ben Sasse e Pat Toomey. I Democratici si ritengono soddisfatti, in un certo senso, perché è un record il numero di Repubblicani che votano contro il loro presidente. Magra soddisfazione, tuttavia, considerando che gli accusatori hanno usato per due volte di fila la potente arma dell’impeachment, mediaticamente e politicamente clamorosa, senza ottenere risultati. Per rendere l’idea: in tutta la storia degli Stati Uniti, i processi di impeachment ai presidenti sono stati 4, di cui 2 a Trump. Nixon si dimise prima che il processo iniziasse, gli altri due riguardavano Andrew Johnson (1868) e Bill Clinton (1999).
Nel corso del processo, l’accusa ha forzato la mano più volte. Ad esempio chiamando una testimone, pur avendo concordato con la difesa che non si sarebbero tenute audizioni di testimoni. Gli avvocati di Trump e alcuni senatori, fra cui Ted Cruz, hanno vivamente protestato affermando che, se entrambe le parti avessero potuto convocare i loro testimoni, il processo sarebbe durato mesi. Il Senato ha comunque votato (55 a 45) di chiamare a testimoniare Jaime Herrera Beutler, una delle dieci deputate repubblicane che avevano votato a favore dell’impeachment alla Camera. La Beutler ha riportato una telefonata fra Kevin McCarthy (leader della minoranza repubblicana alla Camera) e l’allora presidente. Nella telefonata, il deputato avrebbe chiesto a Trump di fermare l’assalto al Campidoglio, ma avrebbe ottenuto solo una risposta vaga e condiscendente. Dopo aver detto che fra gli assalitori c’erano anche degli Antifa (circostanza successivamente verificata), Trump gli avrebbe risposto “penso che quella gente sia arrabbiata per le elezioni più di quanto lo siamo noi”. Questa testimonianza (indiretta, si tratta di parole riferite) è stata considerata dall’accusa come una “pistola fumante”.
Ma la difesa dell’ex presidente è riuscita abbastanza agevolmente (in un terzo del tempo concessole) a smontare l’impianto dell’accusa. In primo luogo considerando che un processo di impeachment contro un ex presidente non ha precedenti e non è costituzionale. Non è neppure utile (visto che è un istituto che serve a rimuovere una persona ritenuta indegna della sua carica), se il mandato è finito. Questo argomento è risultato poi determinante: anche diversi senatori repubblicani, pur condannando l’operato di Trump, hanno comunque votato contro l’impeachment, perché non pertinente. Lo stesso Mitch McConnell, capogruppo dei Repubblicani al Senato, nella sua dichiarazione scritta di ieri pomeriggio, prima del voto, ha specificato che il Senato non ha la competenza di giudicare un ex presidente (che resta comunque passibile di giudizio presso qualunque tribunale civile o penale). I difensori hanno anche contestato l’imparzialità del processo, a causa dell’assenza di un’indagine, della mancata istituzione di commissioni e per l’assenza di un giudice della Corte Suprema nel ruolo di supervisore, carica che invece è stata ricoperta nell’occasione da “un membro del Senato con una lunga storia di dichiarazioni pubbliche contro il 45mo presidente”, cioè il senatore democratico Patrick Leahy.
Il piatto forte della difesa è stato quello di usare la stessa arma dei Democratici e di ritorcerla contro di loro. I Democratici hanno infatti accusato Trump sulla base delle sue parole pronunciate nel discorso del 6 gennaio, considerato alla stregua di una “istigazione” alla rivolta. Come prova, i Democratici hanno trasmesso in aula dei video, montati per l’occasione, in cui si alternavano le parole di Trump e le scene dell’assalto al Campidoglio. Ebbene, gli avvocati difensori dell’ex presidente hanno mostrato i loro video, in cui si ascoltavano parole altrettanto incendiarie di Elizabeth Warren (ex candidata presidenziale, senatrice del Massachusetts), Nancy Pelosi (presidente della Camera), Joe Biden e Kamala Harris stessi e Chuck Schumer (presidente del Senato). Elizabeth Warren e Kamala Harris hanno usato ripetutamente l’espressione “battersi come dei dannati” per difendere la propria posizione politica o il voto elettorale, le stesse parole che i Democratici considerano come un invito alla sovversione se pronunciate da Trump. Il contesto? Anche su questo, gli avvocati dell’ex presidente, usando lo stesso espediente retorico, hanno alternato i video dei discorsi dei maggiori esponenti democratici e le scene di devastazione delle proteste degli Antifa e di Black Lives Matter dei mesi scorsi: ne esce un bel quadretto, con i Democratici che minimizzano o addirittura giustificano quelle violenze. Infine, quanto all’accusa della “grande menzogna” di Trump, cioè la sua accusa contro i sospetti brogli elettorali, gli avvocati dell’ex inquilino della Casa Bianca hanno fatto risentire le stesse identiche accuse lanciate da Hillary Clinton e Nancy Pelosi contro l’elezione di Donald Trump che consideravano “fraudolenta” dopo “elezioni truccate”.
Morale della storia? Se si applicassero gli stessi criteri per tutti, anche quasi tutti i vertici democratici dovrebbero essere rimossi dal loro incarico. Un discorso retorico è protetto dal Primo Emendamento della Costituzione (libertà di espressione) e nessuno può essere messo sotto accusa per le sue parole. Trump assolto potrebbe ricandidarsi legalmente nel 2024. Ma i Democratici non rinunceranno tanto facilmente alla sua cancellazione dalla scena politica per via giudiziaria. La prossima mossa potrebbe essere quella di un altro voto per renderlo non candidabile, stavolta sulla base del Quattordicesimo Emendamento della Costituzione (il suo terzo articolo prevede l’esclusione da future candidature di uomini di Stato che, nel corso del loro mandato e dopo aver prestato giuramento, abbiano istigato a una rivolta contro la Costituzione). Far ricorso al Quattordicesimo Emendamento non è stato escluso, ieri, dal capogruppo democratico al Senato Chuck Schumer. Quindi la storia continua…
Stefano Magni
https://lanuovabq.it/it/trump-assolto-ma-i-democratici-non-demordono
Trump: il MAGA è tutt’altro che finito!
L’ex presidente Trump ha rilasciato il seguente comunicato poco dopo aver saputo che il Senato, nonostante i voltagabbana repubblicani, non era stato in grado di decidere con maggioranza qualificata l’impeachment.
Voglio innanzitutto ringraziare il mio team di avvocati dedicati e altri per il loro instancabile lavoro a favore della giustizia e della difesa della verità.
I miei più sentiti ringraziamenti anche a tutti i senatori e membri del Congresso degli Stati Uniti che si sono schierati con orgoglio per la Costituzione, che noi tutti veneriamo, e per i sacri principi legali nel cuore del nostro paese.
La nostra amata Repubblica Costituzionale è stata fondata sullo stato di diritto imparziale, la salvaguardia indispensabile per le nostre libertà, i nostri diritti e le nostre libertà.
È un triste commento ai nostri tempi che a un partito politico in America venga concesso un permesso gratuito per denigrare lo stato di diritto, diffamare le forze dell’ordine, acclamare le folle, giustificare i rivoltosi e trasformare la giustizia in uno strumento di vendetta politica e perseguitare, fare liste di proscrizione, cancellare e sopprimere tutte le persone e i punti di vista con cui o con cui non sono d’accordo. Sono sempre stato, e sempre sarò, un campione per l’incrollabile Stato di diritto, per l’eroismo delle forze dell’ordine e il diritto degli americani di discutere pacificamente e onorevolmente le notizie del giorno senza malizia e senza odio.
Questa è stata l’ennesima fase della più grande caccia alle streghe nella storia del nostro Paese. Nessun presidente ha mai subito una cosa del genere, e questi comportamenti continueranno perché i nostri avversari non possono dimenticare i quasi 75 milioni di persone, il numero più alto mai registrato per un presidente in carica, che ci hanno votato solo pochi mesi fa.
Voglio anche trasmettere la mia gratitudine ai milioni di cittadini onesti, laboriosi, rispettosi della legge, amanti di Dio e del Paese che hanno coraggiosamente sostenuto questi importanti principi in questi tempi molto difficili e impegnativi.
Il nostro movimento storico, patriottico e bellissimo per Make America Great Again è appena iniziato. Nei mesi a venire ho molto da condividere con voi e non vedo l’ora di continuare il nostro incredibile viaggio insieme per raggiungere la grandezza americana per tutta la nostra gente. Non c’è mai stato niente di simile!
Abbiamo così tanto lavoro davanti a noi e presto emergeremo con una visione per un futuro americano luminoso, radioso e senza limiti.
Insieme non c’è niente che non possiamo realizzare.
Rimaniamo un unico popolo, una famiglia e una gloriosa nazione sotto Dio, ed è nostra responsabilità preservare questa magnifica eredità per i nostri figli e per le generazioni di americani a venire.
Possa Dio benedire tutti voi e possa Dio benedire per sempre gli Stati Uniti d’America.
Un discorso estremamente patriottico che viene a indicare un impegno rafforzato dell’ex presidente nell politica vissuta.
Chi potranno essere i suoi obiettivi?
- Prima di tutto l’ala moderata del partito, che si è rivelata con i sette voti che hanno fatto il salto della Quaglia al Senato. Appare indubbio che questi senatori sono nel mirino e che, se veramente Trump controlla la maggioranza dell’elettorato repubblicano, saranno le prossime vittime;
- Quindi le riforme elettorali nei singoli stati, affinché non si ripeta ciò che è successo nel 2020;
- Infine, ovviamente, i democratici, a partire da quelli che sono il suo bersaglio preferito, cioè quelli dell’Establishment, come la Pelosi.
Trump si è rivelato molto incerto nell’azione presidenziale, come si è visto da tempo come quello che è successo nei social, è dovuto, soprattutto, alla sua mancanza di decisione. Vedremo ora se, a lezione ricevuta, agirà in modo più deciso.
Leoniero Dertona
https://scenarieconomici.it/trump-il-maga-e-tuttaltro-che-finito/
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