I 4 scivoloni del discorso di Draghi
Del discorso di Mario Draghi colpisce la banalità del politically correct cui si è abbandonato.
Da chi è stato governatore della Banca Centrale Europea mi sarei aspettato un’illustrazione asciutta del programma senza abbandonarsi alla retorica ambientalista e gretina un tanto al chilo. Delusione più che sconcerto. Quattro i passaggi che meritano la matita rossa.
Punto 1: irreversibilità euro
“Sostenere questo governo significa condividere l’irreversibilità della scelta dell’euro”. Sto già dormendo. Per comprendere la palese scemenza propagandistica cui si affida chi attacca Matteo Salvini perché a domanda ha risposto “l’euro non è irreversibile”, è sufficiente rovesciare la frase e “vedere di nascosto l’effetto che fa” avrebbe cantato Iannacci. “L’euro è eterno”. Ecco. È una cazzata sufficientemente ciclopica o si può fare peggio?
Del resto, il continuo insistere sul tema dell’irreversibilità dell’euro (e quasi sempre l’aggettivo “irreversibile” si associa al sostantivo “coma” che appunto ben dipinge lo stato di salute dell’economia italiana dentro l’euro) non so se sia qualificabile come una professione di fede o come una sorta di training collettivo di autoconvincimento nella seduta di europeisti anonimi. Peraltro, la supposta irreversibilità dell’euro non dipenderà da noi. Ma soprattutto dai tedeschi che rifiutando qualsiasi condivisione del debito in comune ci manderanno finalmente al diavolo quando sarà il momento. Ed è proprio qui che Marione nostro commette un secondo clamoroso svarione.
Punto 2: il bilancio comune europeo
“Condividere la prospettiva di un’Unione Europea sempre più integrata che approderà al bilancio pubblico comune”. Se qui Draghi fosse in buonafede la spiegazione sarebbe semplice. Più che una buccia di banana avrebbe pestato un vero e proprio merdone di dinosauro. Ma non facendolo così fesso, penso abbia scelto di abbracciare l’ennesima trovata propagandistica ad uso del piddino. Il bilancio comune europeo non ci può essere, non in quanto non previsto dai trattati ma in quanto esplicitamente vietato. Andatevi a vedere l’articolo 125 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea. Al massimo è concepibile una roba tipo il Recovery Fund. Iniziativa talmente tossica e farraginosa che non ha nessuna possibilità di essere messa in piedi nel 2021. Come del resto implicitamente ammesso dallo stesso Draghi. Cosa che gli vale un giudizio meno severo di quello che altrimenti gli avrei affibbiato.
Punto 3: la cessione della sovranità
“Gli Stati nazionali rimangono il riferimento dei nostri cittadini (grazie Mario n.d.r.), ma nelle aree definite dalla loro debolezza (tipo la negoziazione per i vaccini? n.d.r.) cedono la sovranità nazionale per acquistare sovranità condivisa”. “A Mario! a ripiiate” direbbero a Roma. Leggiamogli l’articolo 11 della Costituzione secondo capoverso: “[L’Italia] consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni”. Mario, Mario, Mario? Dobbiamo spiegarti la differenza fra “limitare” o “cedere”? Dobbiamo sottolineare “in condizioni di parità con gli altri Stati”? Dobbiamo evidenziare “pace e giustizia fra le Nazioni”? Chiaro rimando a organizzazioni come Onu -o al limite Nato- e non certo all’Unione Europea. Cosa, peraltro, che i padri costituenti vollero tassativamente escludere dopo intenso dibattito nella stesura definitiva dell’articolo?
Punto 4: protezione del lavoro
“Il governo dovrà proteggere i lavoratori, tutti i lavoratori, ma sarebbe un errore proteggere indifferentemente tutte le attività economiche”. Qui Mario non ci siamo proprio. Le imprese che hanno chiuso lo hanno fatto perché lo Stato le ha chiuse. Non sono andate fuori mercato perché inefficienti. I ristoranti hanno le serrande abbassate non perché la gente ha smesso di mangiare. E gli impianti invernali sono bloccati non perché la gente ha smesso di sciare. Qui nessuna ironia è ammessa. È il punto di congiunzione astrale del peggio della retorica liberista (lo Stato non può aiutare le imprese) col peggio della retorica comunista (lo Stato decide l’indirizzo dell’economia col piano quinquennale). Mario, tenga il libretto e si ripresenti al prossimo appello. Anzi fra due.
di Fabio DragoniFabio Dragoni
MARIO DRAGHI, UN INCAPPUCCIATO DELLA FINANZA – Gianluigi Paragone
Il senatore Gianluigi Paragone non le ha mandate a dire al Presidente del Consiglio Mario Draghi. Così, mentre il nuovo premier si accingeva ad incassare una fiducia bulgara nell’aula di Palazzo Madama (262 voti favorevoli, 40 contrari, 2 astenuti), Paragone gli rinfacciava il suo passato, da sempre a favore dell’economia finanziaria neoliberista.
“Lei ci ha provato oggi a fingersi sociale, ma tutte le sue parole, messe in controluce, rivelano l’innervatura neoliberista che le ha permesso di fare carriera. Rivelano la neolingua degli incappucciati della finanza, per usare un espressione cara al professor Caffè”.
Nel suo intervento, il senatore di Italexit ha citato diversi passi del professor Federico Caffè, grande economista italiano che fu maestro di Mario Draghi durante i suoi studi economici all’Università di Roma.
Paragone, intercettato dai nostri microfoni, ha aggiunto “Mario Draghi non viene a salvare l’Italia, non abbiamo mai visto un banchiere neoliberista di cultura finanziaria neoliberista che voglia salvare l’economia reale, i piccoli imprenditori, gli artigiani, i commercianti, i lavoratori, le famiglie. No, non è questa la visione di Mario Draghi. Il suo programma è quello di fare delle riforme con il pilota automatico”.
Quello che penso del Governo Draghi - Danilo Quinto - 18 febbraio 2021
https://www.byoblu.com/2021/02/18/mario-draghi-un-incappucciato-della-finanza-gianluigi-paragone/
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