ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 2 marzo 2021

Preparare il futuro

Lettera aperta a Papa Francesco


Ritorno al tweet, mi interrogo e La interrogo, su come dobbiamo cogliere e su cosa dobbiamo prepararci, a quale domani dobbiamo guardare, pensare e proiettarci, se viviamo un presente cosi mediocre, ricco di confusione e incertezza su ogni ambito della vita umana.

Come Lei saprà, il futuro non è qualcosa che giunge a caso. Il futuro è frutto di una lunga e precisa preparazione, volgendosi al passato come monito e mettendo in pratica nel presente delle accurate azioni. La visione d’insieme da Lei enunciata come possibile risoluzione, a mio avviso resta una frase d’ effetto piuttosto astratta, per nulla tangibile se lasciata come un cartellone pubblicitario. Necessita di una catechesi che approfondisce per non lasciare alcun vuoto pericoloso; catechesi che ancora oggi mi sfugge.

Padre Santo, da cattolica, giovane Psicologa clinica, quale sono io, La invito a “scendere” tra la gente e per la gente, La invito a non ascoltare solo le voci comode, ma ad ascoltare gli inquieti, quelli che scalpitano al pensiero di sopravvivere ad un sistema che ha una precisa volontà, rendere uno uguale a uno; un sistema che desidera annientare il pensiero e i luoghi del pensiero. La invito ad illuminare me e quanti come me non trovano risposte in un semplice tweet stile Ungaretti, pensando che in meno di 180 caratteri si possa raggiungere il senso di un pensiero complesso, che merita invece approfondimento e discernimento.

Ricordo, in modo ancora nitido, le Sue parole quando si accingeva a salire al Soglio di Pietro, come Capo della Chiesa Cattolica Romana, parole quali testimonianza e discernimento. Ne abbiamo un estremo bisogno.

Dunque Santità, dov’è la Sua testimonianza? Ce la indichi, La renda disponibile a tutti credenti e non, ci renda partecipi del Suo pensiero e renda tangibile, con azioni coerenti, la Sua testimonianza a quei valori Cristiani tanto professati.

Concludo con un pensiero di Sant’Agostino. La Speranza ha due bellissimi figli: lo Sdegno e il Coraggio, lo sdegno per la realtà delle cose, il coraggio per cambiarle. Ecco, questo è preparare il futuro. A mio avviso, e fintanto che l’essere umano non raggiungerà la nausea per la realtà che lo circonda, non si potrà generare coraggio necessario a ribaltare la realtà stessa.

Valentina Villano
1° marzo 2021


1 Marzo 2021   Blog dell'EditoreIn evidenza

di Valentina Villano

http://www.korazym.org/56891/lettera-aperta-a-papa-francesco/


Papa Francesco:
nessuna tolleranza per i funzionari del Vaticano non vaccinati


di Francesca de Villasmundo

Pubblicato su Media presse info







In Vaticano non v’è tolleranza né empatia né porte aperte per gli scettici o refrattari alla vaccinazione anti-Covid, al contrario, i funzionari non vaccinati rischiano di ritrovarsi davanti alle porte chiuse.

Il Vaticano bergogliano ha deciso di essere rigido con gli impiegati che scelgono di non farsi vaccinare contro il Covid. La vaccinazione è volontaria, ma … c’è un “ma” che rende questa vaccinazione volontaria un obbligo.
Un decreto del presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano
il cardinale Giuseppe Bertello,  prevede che gli impiegati che non possono ricevere il vaccino per ragioni di salute (vaccino messo a disposizione dal Vaticano) possono essere retrocessi o dovranno dimettersi, con il mantenimento dello stipendio. Per quelli invece che si rifiutano di ricevere l’iniezione “senza accertate ragioni di salute” vi saranno delle conseguenze di diverso tipo che possono arrivare fino alla interruzione del rapporto di lavoro.

Il decreto sulla sicurezza sanitaria in Vaticano, che parla dei vaccini e ricorda la regola (risalente al 2011 e riguardante gli accertamenti sanitari) sulla “responsabilità e le conseguenze” per i dipendenti che non possono o non vogliono essere vaccinati, “deve essere considerato come uno strumento che non ha alcun carattere sanzionatorio o punitivo”; esso piuttosto è “destinato a permettere una risposta flessibile e proporzionata all’equilibrio tra la protezione della salute della comunità e la libertà di scelta individuale, senza comportare alcuna forma di repressione contro il dipendente”.

In una nota del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano si dice che il decreto sulle urgenze sanitarie è stato pubblicato “per dare una risposta normativa urgente alla necessità imperativa di salvaguardare e di garantire la salute e il benessere dei dipendenti, dei cittadini e degli abitanti dello Stato della Città del Vaticano”.
“La premessa – spiega la Santa Sede – è dunque quella della protezione individuale del dipendente e della protezione collettiva dell’ambiente di lavoro nel caso di un avvenimento che potrebbe configurarsi come una urgenza per la salute pubblica”.

Per il Vaticano, “fornire una risposta sanitaria, prendere le misure immediatamente necessarie per rispondere alla pandemia, avendo presente i suoi effetti a lungo termine, è importante per la guarigione globale e rigenerativa”. Pertanto, “farsi vaccinare è considerata una decisione responsabile, poiché il rifiuto del vaccino può anche rappresentare un rischio per gli altri e tale rifiuto potrebbe aumentare seriamente i rischi per la salute pubblica”.
Per la Santa Sede, “l'emergenza sanitaria deve essere affrontata per garantire la salute e il benessere della comunità dei lavoratori, nel rispetto della dignità, dei diritti e delle libertà fondamentali di ciascuno dei suoi membri”. Le misure devono essere adottate secondo il principio di necessità, tenendo conto del rischio reale per la salute pubblica e secondo i criteri di rapidità, adeguatezza e proporzionalità”.

La regolamentazione riguarda “tutte le misure appropriate per prevenire, controllare e contrastare le emergenze eccezionali di salute pubblica e sono ampiamente indicati tutti gli strumenti per una risposta adeguata e proporzionata al rischio sanitario”.
Tra queste misure, su raccomandazione dell’autorità sanitaria dello Stato, il ricorso alla vaccinazione può essere ritenuto necessario in certi contesti: nelle attività professionali legate al servizio pubblico, nei rapporti con i terzi o a rischio per la sicurezza della comunità lavorativa”.

Secondo il decreto, “l’adesione volontaria a un programma di vaccinazione deve quindi tener conto del rischio che un eventuale rifiuto della persona interessata possa costituire un pericolo per essa, per gli altri e per l’ambiente di lavoro”. Per questo motivo, la protezione della comunità può prevedere, per coloro che rifiutano la vaccinazione in assenza di motivi di salute, l’adozione di misure che, da un lato, riducano al minimo il pericolo in questione e, dall’altro, consentano di trovare soluzioni alternative affinché la persona interessata possa svolgere il suo lavoro”.

In questa Roma progressista, dove è buona educazione corteggiare coloro che negano Dio, che contestano la divinità di Cristo; dove è lodevole essere benevoli con coloro che abbandonano la loro religione cattolica, o la morale naturale divina, che flirtano con atei, buddisti, idolatri diversi; dove si scrivono documenti fraterni con musulmani o altri settari; dove si predica l’uso di ponti e porte aperte, tutto è quasi permesso in nome della “cara libertà”, ma ... una cosa non è tollerata, proprio per niente, astenersi dal farsi vaccinare contro il covid.

Viviamo decisamente in un tempo sbalorditivo!

"Per difendere la popolazione israeliana ci rivolgiamo alla Corte penale internazionale"



Gli avvocati di Tel Aviv Ruth Machnes e Arik Sukovolsky, con riferimento alla vaccinazione di massa messa in piedi in Israele, portano il caso di fronte alla Corte penale internazionale. "Il codice di Norimberga", sostengono i legali, "è stato violato dall'utilizzo indiscriminato di un farmaco che è corretto definire sperimentale. Le discriminazioni contro i non vaccinati sono poi intollerabili"

Vox Italia Tv


Bibi, Pfizer e le elezioni

 

Gilad Atzmon – The UNZ Review – 20 febbraio 2021

 

Il più grande organo di informazione israeliano, Ynet, ha riferito poche ore fa che nel paese, che si è trasformato volontariamente nel campo di prova di Pfizer, “il 75,4% delle persone diagnosticate ieri aveva meno di 39 anni. Solo il 5,5% aveva più di 60 anni.”Il numero di pazienti critici è sceso a 858 – il più basso dal 4 gennaio. Tuttavia, questo numero è più del doppio di quello di metà dicembre, appena prima che Israele iniziasse il suo esperimento “pionieristico” di vaccinazione di massa. Ynet riporta oggi che “In Israele il 59,9% dei pazienti critici ha più di 60 anni. Il 18,2% ha un’età compresa tra i 50 e i 59 anni. Inoltre, il 10,8% ha tra i 40 e i 49 anni e il 7,5% ha 30 anni. Ad oggi, più di un terzo dei pazienti critici ha un’età compresa tra i 30 e i 59 anni“.

Il significato di quanto sopra può difficilmente essere negato o almeno richiede un’attenzione immediata. Il paese che guida la gara delle vaccinazioni di massa evidenzia un cambiamento radicale nella natura della pandemia. Non ci vuole un genio per sospettare che ci possa essere una correlazione tra la campagna di vaccinazione di massa e la crescente vulnerabilità delle fasce di età più giovani, compresi i neonati e le donne incinte. La biologia qui è anche lontana dall’essere troppo complicata. Il virus, che inizialmente mieteva vittime tra gli anziani e i vulnerabili, si è trasformato attraverso la mutazione e ora è abbastanza adatto per attaccare altri segmenti della società e in particolare i gruppi di età più giovani.

Fino al 20 dicembre, il giorno in cui Israele ha lanciato la sua campagna di vaccinazione di massa, il paese aveva registrato 3.074 morti. In meno di due mesi di “successo” della vaccinazione di massa quel numero è quasi raddoppiato. Al momento di scrivere questo articolo, si trova a 5.526. Questo spettacolare aumento dei decessi (80% in meno di due mesi) è avvenuto quando il paese era in isolamento; quindi, non si può proprio dire che sia stato “l’incontrarsi socialmente” a favorire la diffusione del virus. L’unica cosa che si stava diffondendo in Israele in questi due mesi erano i vaccini della Pfizer e il cosiddetto mutante britannico che, apparentemente, è più popolare a Bnei Brak che nel Kent. La domanda inevitabile qui è se c’è una connessione tra la vaccinazione e le mutazioni, ma questa è l’unica domanda che, in Israele, nessuno è autorizzato a fare.

Nel novembre 2020 i dati del Ministero della Salute israeliano segnalavano che Israele aveva rilevato 400 casi di coronavirus in bambini di età inferiore a due anni. Nel febbraio 2021, quel numero è cresciuto fino a 5.800. Abbiamo a che fare con un aumento netto di circa il 1.300%, decisamente impressionante. Il sito Ynet riporta che in tutto il mondo si segnala questo tipo di aumento della di morbilità dei neonati per Covid-19. Ho tentato di approfondire il tema ma non sono riuscito a trovare alcuna conferma se ciò sia vero. In Gran Bretagna, per esempio, tutto quello che ho trovato sono rapporti su un “baby boom di Covid-19” e alcune preoccupazioni riguardanti un aumento dell’obesità infantile. In effetti, nessuno riferisce di un aumento del 1.300% di Covid-19 nei neonati, tranne Israele.

Non sono in grado di determinare cosa ha portato gli israeliani a diventare cavie per un gigante farmaceutico con una storia dubbia in materia di etica e di sicurezza. Bisogna considerare la possibilità che in Israele il successo di una campagna di vaccinazione di massa potrebbe essere la manovra primaria di Netanyahu e del suo partito in vista delle prossime elezioni. Netanyahu affronta una seria battaglia legale, e vincere le elezioni va ben oltre la politica per lui. È una battaglia esistenziale per la sopravvivenza. Credo che Bibi abbia dovuto scegliere tra la guerra con l’Iran e un vaccino Pfizer. Aveva sicuramente buone ragioni per supporre che la Pfizer fosse di gran lunga un’opzione migliore e più pacifica.

Netanyahu ha probabilmente capito che il successo di una campagna di vaccinazione di massa gli avrebbe assicurato la vittoria. Questa era effettivamente una considerazione ragionevole da parte sua, e potrebbe rivelarsi corretta. Vale la pena menzionare che nessuno degli avversari politici di Netanyahu nella sinistra o nel centro israeliano, ormai in via di estinzione, ha osato sfidare la politica dei vaccini di Netanyahu. Inoltre, non una sola istituzione di sinistra in Israele ha preso le difese dei molti israeliani riluttanti a farsi vaccinare (attualmente più del 50%). Non un solo politico si è schierato dalla loro parte e ha difeso i loro diritti elementari.

Nel frattempo, il governo vuole disperatamente assicurarsi che l’intera nazione sia vaccinata e non esiterà a introdurre misure totalitarie. Il Jerusalem Post ha riportato oggi che “verrà richiesto un passaporto verde per entrare in determinati luoghi e per partecipare a determinate attività. Solo persone state vaccinate o guarite dal coronavirus potranno ottenerlo. Come parte del programma, “palestre, teatri, hotel, concerti e sinagoghe registrate potranno operare a partire dalla prossima settimana“. Israele ha già firmato accordi con paesi che consentiranno l’accesso solo agli israeliani in possesso di passaporto verde.

Ci si può chiedere perché il governo israeliano sia così ossessionato dal vaccinare l’intera popolazione, compresi i giovani, l’esercito e altri segmenti che non sono necessariamente ad alto rischio. Una possibilità è che il governo israeliano conosca ormai le reali implicazioni del vaccino. Israele non può chiudere un occhio sull’aumento del 1.300% dei casi di Covid-19 nei neonati. Non può nemmeno ignorare che il numero di morti per Covid-19 dall’inizio della campagna di vaccinazione è uguale a quello dei militari caduti nella guerra dello Yom Kippur del 1973, una guerra da cui il paese è ancora traumatizzato.

È possibile che la leadership israeliana riconosca ora l’errore fatale che ha fatto distribuendo il vaccino su larga scala. Può essere plausibile che l’unica soluzione che ha trovato sia quella di vaccinare l’intera popolazione, sperando che questo possa fornire una protezione almeno temporanea, che possa durare fino alla data delle elezioni di marzo.

Se c’è qualche validità nella mia oscura rappresentazione della realtà israeliana, è ragionevole concludere che, con Bibi al timone e Pfizer con un ago, gli israeliani non hanno davvero bisogno di nemici.

Link: https://www.unz.com/gatzmon/bibi-pfizer-and-the-election/

 

Traduzione di Arrigo de Angeli per ComeDonChisciotte

https://comedonchisciotte.org/bibi-pfizer-e-le-elezioni/


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