ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 6 marzo 2021

Tutto è pronto, benché non si veda

Signore, donaci un capo e una pioggia di grazie

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 Queste sono le origini del cielo e della terra quando furono creati, nel giorno in cui il Signore Dio fece il cielo e la terra, ogni virgulto del campo prima che spuntasse nella terra e ogni erba della regione prima che germogliasse: infatti il Signore Dio non aveva fatto piovere sulla terra e non c’era l’uomo che lavorasse la terra, ma una sorgente saliva dalla terra, irrigando l’intera superficie della terra (Gen 2, 4-6 Vulg.).

Questa è la traduzione letterale in italiano della versione latina di san Girolamo di un celeberrimo passo della Bibbia che nelle traduzioni moderne è profondamente alterato. C’è infatti una duplice difficoltà: una attenente alla filologia e l’altra alla punteggiatura. A livello filologico, è ben noto che il grande Dottore ebbe a disposizione codici ebraici ben più antichi di quelli pervenuti fino ad oggi, dai quali è tradotto l’Antico Testamento. Il cosiddetto testo masoretico, ormai universalmente preso come riferimento, è in realtà molto tardivo, essendo stato completato non prima del X secolo d.C. I masoreti erano rabbini che intesero fissare la corretta lettura delle Scritture, messe per iscritto con le sole consonanti, inventando un sistema di segni per indicare le vocali. Il problema è che, spesso, la stessa sequenza di consonanti, con vocali diverse, può avere significati molto diversi. Dato che il giudaismo postbiblico, dopo la distruzione del tempio di Gerusalemme, si riorganizzò in chiave decisamente anticristiana, non fa meraviglia che a subire le maggiori manipolazioni siano stati proprio quei passi veterotestamentari che preannunciano Gesù Cristo.

L’altra questione, tuttavia, è ancor più rilevante per il passo in questione. L’attuale scienza biblica ritiene di dover mettere un punto dopo le parole quando furono creati. Secondo l’insindacabile giudizio degli studiosi, infatti, lì terminerebbe un supposto primo racconto della creazione attribuito a una supposta fonte sacerdotale e inizierebbe un presunto secondo racconto attribuito a una presunta fonte jahwista. All’epoca dei miei studi di base, era dato per certo che il Pentateuco risultasse dal tardivo assemblaggio di ben quattro documenti di epoche diverse, con buona pace di Mosè e di tutti coloro (compreso Nostro Signore) che lo hanno sempre considerato l’autore, mentre oggi viene dato altrettanto per certo che i documenti sarebbero in realtà solo due… Comunque sia, quel punto a metà della frase cambia radicalmente il senso del testo, che invece si ricompone perfettamente non appena lo si legga in continuità, come del resto fece san Girolamo, purché non si pretenda di imporre all’autore sacro la mentalità dei razionalisti attuali.

Ora, cosa significa che «il Signore Dio fece […] ogni virgulto del campo prima che spuntasse nella terra e ogni erba della regione prima che germogliasse»? In che senso li aveva fatti, se ancora non c’erano? Nella ricerca di una spiegazione ci viene in soccorso san Bonaventura con la tesi, presa in prestito dagli stoici, delle ragioni seminali, cioè di princìpi inerenti al mondo creato, nascosti ma capaci di determinarne lo sviluppo secondo un piano prestabilito. Sebbene il loro statuto metafisico non sia del tutto chiaro, l’idea è interessante per far luce sul modo in cui il Creatore potrebbe aver impresso alla Sua opera un dinamismo evolutivo da Lui programmato e governato. L’agiografo ha dunque descritto un momento in cui, una volta poste le condizioni di base, mancava soltanto che si mettesse in moto il processo mirante alla comparsa dei vegetali; precedentemente, invece, aveva presentato l’insieme dell’opera in un ordine organico e con uno sguardo complessivo, con non sono necessariamente in contrasto con l’approccio successivo.

Tutto era dunque predisposto perché la terra (nominata sette volte in tre versetti) si ricoprisse in modo mirabile di vegetazione. Mancavano però due elementi, cosa che spiega come mai nessuna pianta fosse ancora spuntata: la pioggia che fecondasse il suolo e l’uomo che lo coltivasse; al tempo stesso, una fonte d’acqua saliva dal basso per evitarne il completo inaridimento. Lasciando l’esegesi biblica strettamente intesa, proviamo ora a trasporre questo quadro nell’attualità del momento. L’impressione dei cattolici più avvertiti è che sia la società che la Chiesa siano ridotte a un deserto, nel cui aspetto esterno nulla permette di presagire la rifioritura di un giardino. Lo Spirito Santo, tuttavia, ci avverte che in realtà Dio ha già predisposto ogni cosa perché da tale desolazione rinasca una rigogliosa vita cristiana: tutto è pronto, benché non si veda. La primavera già freme nelle gemme e nei boccioli; i princìpi e gli elementi del prodigioso rinnovamento sono già stati collocati, per chi sa scorgerli con l’occhio dell’anima illuminato dall’alto.

Ciò che ancora manca per far sbocciare il giardino, anche oggi, è l’acqua dal cielo e il coltivatore: una pioggia di grazie e un uomo inviato da Dio a lavorarlo. C’è già, nondimeno una sorgente che sale dal basso: è la ragionevolezza di tante persone di buon senso che, anche lontano dalla Chiesa e dalla fede, hanno conservato l’uso della ragione, l’indipendenza di spirito e la libertà di dire il vero. Tutto è pronto per la rinascita della società cristiana, ma c’è bisogno di una guida e di un potente soccorso dal Cielo. Per questo la Crociata di Preghiera a San Giuseppe, iniziata per chiedere, in vista dell’avvento del regno di Maria, la liberazione dalla tirannia che ci opprime a livello sia civile che ecclesiastico, deve concentrarsi nel chiedere questi due doni: un capo e la pioggia. È del tutto certo che il Signore sia pronto a concederceli, purché ricorriamo con fervore e perseveranza al patrocinio del Patrono della Chiesa universale, incaricato da Dio di manifestare particolarmente nel nostro tempo la Sua cooperazione alla salvezza.

La consacrazione a san Giuseppe è una delle condizioni perché la nostra preghiera abbia un effetto irresistibile sul Suo cuore castissimo. Per questo ci stiamo preparando con assiduità, contando di effettuarla nel giorno della solennità. Chi non ha potuto iniziare adesso il percorso di preparazione potrà effettuarlo in vista della festa del 1° maggio, in occasione della quale la consacrazione sarà ripetuta con chi non avrà potuto compierla il 19 marzo. Fin d’ora tutti sono caldamente invitati a pregare intensamente e a fare penitenza per l’intenzione indicata. Il mondo e la Chiesa sono esposti a minacce senza precedenti, non solo per la vita spirituale, ma finanche per la vita fisica; tuttavia il Signore non può permettere che la Sua opera sia annientata dai servitori di Lucifero. Bisogna senza dubbio esser pronti a soffrire per rimanergli fedeli, ma con la certezza che le forze del male non potranno mai prevalere, per quanto sembrino invincibili. Per intercessione di Maria immacolata e di san Giuseppe, vi benedico tutti di cuore.

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