E’ uscito un libro in Francia che affronta criticamente la ricezione della Santa Comunione sulla mano. Riporto alcuni stralci di un articolo di Jeanne Smits, pubblicato su Lifesitenews, che commenta questa pubblicazione. Riportiamo integralmente la prefazione del libro scritta da S.E. Card. Raymond Leo Burke e una lettera del Card. Robert Sarah. La traduzione è mia.
Nella sua prefazione al libro, che comprende diversi autori, il Cardinale Burke ha ricordato il giorno della sua prima Comunione, aprendo le sue osservazioni con queste parole: “Non c’è niente di più grande nella vita cristiana che ricevere la Sacra Ostia, il Pane Celeste che è il vero Corpo, Sangue, Anima e Divinità di Nostro Signore Gesù Cristo. Niente è più importante nella vita di un cattolico della Santa Eucaristia”.
Poco dopo la pubblicazione del libro, il cardinale Sarah ha inviato una lettera a Renaissance catholique ringraziando l’editore e gli autori per il loro contributo ad un tema che gli sta molto a cuore. Il cardinale Sarah ha sostenuto in varie occasioni la Comunione sulla lingua in termini molto fermi.
Il libro è uno sforzo congiunto lanciato su iniziativa di Jean-Pierre Maugendre, fondatore di Renaissance catholique, un’organizzazione laica cattolica tradizionale francese che, a proposito, è attualmente citata in giudizio da un gruppo di attivisti LGBT per aver pubblicato l’insegnamento cattolico sulle unioni civili omosessuali.
Prefazione
Di seguito il testo completo della Prefazione del Cardinale Burke al Bref examen critique de la Communion sur la main (Editions Contretemps, 2021, 170 pagine):
Il giorno della Prima Comunione è il giorno più importante nella vita di un cattolico. Non c’è niente di più grande nella vita cristiana che ricevere la Sacra Ostia, il Pane Celeste che è il vero Corpo, Sangue, Anima e Divinità di Nostro Signore Gesù Cristo. Niente è più importante nella vita di un cattolico della Santa Eucaristia. San Tommaso d’Aquino, il Dottore Angelico, ci insegna: “[I]l bene spirituale comune di tutta la Chiesa è contenuto sostanzialmente nel sacramento stesso dell’Eucaristia.” La ricezione della Prima Comunione e ogni successiva ricezione della Santa Comunione è il nostro incontro più pieno e perfetto con Nostro Signore durante i giorni del nostro pellegrinaggio terreno e l’anticipazione del destino del pellegrinaggio, la nostra casa eterna con Dio – Padre, Figlio e Spirito Santo – nel Regno dei Cieli.
Data la realtà della Santa Comunione e il suo significato per noi, la Chiesa ha giustamente disciplinato molto attentamente il modo di ricevere il Sacramento dei Sacramenti, “la fonte e il culmine di tutta la predicazione del Vangelo” e l’azione con cui Cristo ci unisce pienamente al Suo Corpo Mistico. [2] Per secoli, il modo normale di ricevere la Santa Comunione è stata alla balaustra della Comunione, che divideva il santuario della Chiesa – in cui si compie il Sacrificio Eucaristico – dal resto della Chiesa. Il comunicante, se possibile, doveva inginocchiarsi con le mani poste sotto un panno bianco che copriva la lunghezza della balaustra della Comunione. Poi riceveva la Sacra Ostia direttamente sulla lingua dalle mani del sacerdote, che agiva nella persona di Cristo in virtù del Sacramento dell’Ordine. La disposizione del comunicante – inginocchiato all’ingresso del santuario, con le mani coperte, in modo che la Sacra Ostia fosse messa direttamente nella sua bocca dal sacerdote che rimaneva nel santuario, esprimeva in modo meraviglioso la meraviglia della Santa Comunione.
Ricordo vividamente la mia preparazione alla Prima Comunione nel 1956. I miei genitori a casa, i sacerdoti della mia parrocchia e le suore benedettine che mi educavano nella scuola parrocchiale mi assistevano tutti, istruendomi sul grande mistero della Santa Eucaristia, il Mistero della Fede, e la riverenza con cui ci si deve avvicinare a un così grande dono dell’amore divino. Quella catechesi continua a servirmi bene fino ad oggi. Anche se il 13 maggio 2021 saranno 65 anni dalla mia Prima Comunione, la meraviglia di quel giorno è sempre continuata e aumentata. Infatti, mi rendo sempre più conto che tutto il mio bene spirituale è contenuto nella Santa Eucaristia.
Nel maggio del 1969, il Romano Pontefice, attraverso l’allora Sacra Congregazione per il Culto Divino, diede il permesso di ricevere la Santa Comunione nella mano, secondo il giudizio della Conferenza dei Vescovi, in aggiunta alla pratica secolare di ricevere la Santa Comunione sulla lingua. [3] Mentre, da un lato, l’Istruzione riconosceva di essere stata sollecitata da un abuso, [4] dall’altro chiariva che la tradizione plurisecolare di ricevere la Santa Comunione sulla lingua doveva essere conservata e anzi preferita. [5] Mentre l’Istruzione rende possibile alla Conferenza dei Vescovi di permettere la ricezione della Santa Comunione sulla mano, essa dichiara inequivocabilmente: “[Il] Sommo Pontefice ha deciso che il modo di distribuire la Santa Comunione ai fedeli, a lungo accettato, non deve essere cambiato.” [6]
Purtroppo, in alcuni luoghi, il risultato dell’accomodamento della ricezione della Santa Comunione nella mano contraddice completamente l’intenzione dichiarata dell’Istruzione. In quei luoghi, la ricezione della Comunione nella mano è vista come equivalente alla ricezione della Santa Comunione sulla lingua e come addirittura preferibile ad essa. La proibizione di ricevere la Santa Comunione sulla lingua, inimmaginabile nella tradizione immemorabile della disciplina liturgica ma ora universalmente ordinata da molti vescovi in risposta all’attuale crisi sanitaria internazionale, è una chiara indicazione di come l’accomodamento concesso dall’Istruzione ha portato alla sua attuazione in contraddizione con la sua intenzione chiaramente dichiarata, l’intenzione del Romano Pontefice che l’ha autorizzata con il suo mandato speciale.
Data la santità della Santa Eucaristia e la sua fondamentale e suprema importanza nella vita di ogni cattolico, è opportuno studiare ancora una volta la questione del modo più riverente di ricevere la Santa Comunione e, in particolare, esaminare la pratica di ricevere la Sacra Ostia nella mano. Per questo motivo, mi fa molto piacere raccomandare Bref examen critique de la Communion dans la main, che riunisce saggi di esperti che esaminano l’origine storica della pratica, i suoi aspetti dottrinali e giuridici, e l’esperienza reale della pratica negli ultimi cinque decenni. Lo studio attento del testo ci aiuta a capire come la pratica di ricevere la Santa Comunione in mano sia nata nel nostro tempo, ma rende anche evidenti le ragioni profonde della chiara e costante preferenza della Chiesa per la ricezione della Santa Comunione sulla lingua.
Nel ringraziare gli autori e i redattori di Bref examen critique de la Communion dans la main, prego che il loro lavoro possa rafforzare in molti la conoscenza e l’amore del Santissimo Sacramento. Attraverso la conoscenza e l’amore rinnovati e rafforzati della Santa Eucaristia, possa la pratica della ricezione della Santa Comunione dare una forte testimonianza della realtà del Santissimo Sacramento: Cristo, Dio Figlio Incarnato, presente – Corpo, Sangue, Anima e Divinità – in mezzo a noi per essere il cibo spirituale con cui le nostre menti e i nostri cuori sono riempiti di grazia divina per il nostro pellegrinaggio terreno, e noi anticipiamo il destino del nostro pellegrinaggio, la vita eterna nel Regno dei Cieli. Alla presenza del Santissimo Sacramento, davanti alla Presenza Reale di Nostro Signore Gesù Cristo, possiamo sempre pregare con le parole di San Tommaso d’Aquino per la festa del Corpus Domini: “O sacro banchetto, nel quale si riceve Cristo, si rinnova il ricordo della Sua Passione, la mente si riempie di grazia e ci viene dato un pegno della gloria futura.” [7]
Raymond Leo Cardinale BURKE
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La ringrazio per avermi dato il libro: Bref examen de la Communion dans la main … L’ho letto con attenzione, perché gli autori affrontano una questione essenziale e dolorosa, sulla quale mi sono espresso in diverse occasioni, anche in una conferenza rivolta ai membri di Sacra Liturgia, a Milano, il 6 giugno 2017. In particolare, ho detto che: “Sul tema della Comunione alla mano, suggerisco umilmente che la questione sia, in tutta serenità e onestà, esaminata dai vescovi, singolarmente o in modo collegiale. Sappiamo che il rifiuto o l’abbandono dell’esperienza e dei valori del passato non ha sempre prodotto buoni frutti in molti dei nostri contemporanei. Mi sembra che la Comunione nella mano sia una pratica che dovrebbe essere fortemente scoraggiata, sulla base delle precedenti disposizioni della Chiesa. Abbandonare l’eredità della Chiesa senza discernimento o per un atteggiamento puramente ideologico può causare un grande danno spirituale nelle anime. La Comunione in mano comporta grandi pericoli di profanazione e casi di deplorevole mancanza di rispetto per la Santa Eucaristia. Soprattutto, c’è il rischio di esporre il Corpo di Cristo al sacrilegio”.
Come potete vedere, le preoccupazioni degli autori di questo libro sono simili alle mie. È un peccato che un sacerdote che celebra abitualmente secondo la forma ordinaria del Rito Romano non sia stato associato alla composizione di questo libro, anche se alcuni di loro sono stati citati, come padre Christophe Kruijen. Soprattutto, vorrei sottolineare la qualità del lavoro realizzato: i tre sacerdoti studiano la questione da angolazioni complementari: storica (canonico de Guillebon), liturgica (abbé Barthe) e canonica (padre Rivoire). I loro contributi sono molto preziosi e inconfutabili: per ognuno di loro, si tratta di un lavoro preciso, completo, ben documentato, con citazioni di fonti nelle note. La conclusione di Jeanne Smits, in cui cita una lista impressionante di fatti deplorevoli, potrebbe sembrare, a prima vista, piuttosto polemica, eppure lei, parlando a nome di molti fedeli, ha il merito di mostrare le conseguenze a livello universale di questa pratica deleteria. In conclusione, penso che questo libro sarà un elemento importante nella riflessione che voglio fare su questo tema in vista di un ritorno alla pratica tradizionale della Comunione sulle labbra, di cui ho detto in questa stessa conferenza a Milano: “Santa Madre Teresa di Calcutta riceveva Gesù… nella sua bocca, come un bambino che si lascia umilmente nutrire dal suo Dio”. Era addolorata e rattristata nel vedere i cristiani ricevere la Santa Comunione nelle loro mani. Ecco le sue stesse parole: “Ovunque io vada in tutto il mondo, la cosa che mi rende più triste è vedere la gente ricevere la Comunione in mano”. Quando le è stato chiesto: “Qual è secondo lei il peggior problema del mondo di oggi?”, senza esitare ha dato questa stessa risposta. Vi auguro ora una felice e santa Pasqua, pregando per le intenzioni della vostra Comunità. Vi affido alla Beata Vergine Maria e a San Giuseppe, Custode della Sacra Famiglia e Protettore della Chiesa Universale, in questo anno che gli è dedicato.
Che Dio vi benedica!
Le assicuro i miei più cordiali sentimenti in Corde Christi.
Robert Card. Sarah
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[1] “[B]onum commune spirituale totius Ecclesiae continetur substantialiter in ipso Eucharistiae sacramento.” Summa Theologiae, III, q. 65, art. 3, ad 1. English translation: St. Thomas Aquinas, Summa Theologica, Complete English Edition in Five Volumes, tr. Fathers of the English Dominican Province (Westminster, MD: Christian Classics, 1981), p. 2372.
[2] “… fons et culmen totius evangelizationis.” Concilium Oecumenicum Vaticanum II, Decretum Presbyterorum Ordinis, “De Presbyterorum ministerio et vita,” 7 Decembris 1965, Acta Apostolicae Sedis 58 (1966), 997, n. 5. English version: Vatican Council II: The Conciliar and Post Conciliar Documents, ed. Austin Flannery, new rev. ed. (Northport, NY: Costello Publishing Company, 1992), p. 871, no. 5.
[3] Cf. Sacra Congregatio pro Cultu Divino, Instructio Memoriale Domini celebrans, “De modo Sanctam Communionem ministrandi,” 29 Maii 1969, Acta Apostolicae Sedis 61 (1969), 541-547. [Memoriale Domini celebrans].
[4] Memoriale Domini celebrans, p. 542.
[5] Memoriale Domini celebrans, pp. 542-543.
[6] “… Summo Pontifici non est visum modum iamdiu receptum sacrae Communionis fidelibus ministrandae immutare.” Memoriale Domini celebrans, p. 545. English translation: James I. O’Connor, The Canon Law Digest, Vol. VII (Chicago, IL: Canon Law Digest, 1975), p. 656.
[7] “O sacrum convivium, in quo Christus sumitur: recolitur memoria passionis eius, mens impletur gratia, et futurae gloriae nobis pignus datur.” Enchiridion Indulgentiarum. Normae et Concessiones, ed. 4ª (Città del Vaticano: Libreria Editrice Vaticana, 1999), p. 55. English translation: Manual of Indulgences. Norms and Grants, tr. USCCB Secretariat for the Liturgy, 4ª ed (Washington, DC: United States Conference of Catholic Bishops, 2006), p. 49.
Di Sabino Paciolla
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