ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 19 aprile 2021

L’odio del sacro

CAMBIARE LE SCRITTURE?

    Cambiare la Scrittura per creare il vangelo dei poveri. Vogliono rubare il vero Gesù? Gli pseudo cattolici il cui scopo è ridurre il Vangelo alle dimensioni del loro "minuscolo cervello" e alle necessità della loro "ideologia"                                                                                                              di Francesco Lamendola  

  

 http://www.accademianuovaitalia.it/images/gif/chiesa/0-CRISTO-OK-200.gif

  

Uno dei maggiori precursori della teologia della liberazione, anche se oggi il suo nome è ricordato da pochi, è stato Paul Gauthier (1914-2002), già prete operaio in Palestina e in vari altri luoghi, presente al Concilio su invito del vescovo di Nazaret, monsignor Hakim, ove diffuse le sue idee sulla “chiesa dei poveri” che avrebbero fatto breccia sino ai nostri giorni, per poi liberarsi della tonaca e sposare una sua seguace. 


Ciò che lo distingue dai teologi della liberazione di matrice latino-americana è il fatto che, oltre a tutti i temi sociali cari a questi ultimi, egli ha portato la sua volontà di rivedere il messaggio evangelico dalla pastorale alla dottrina, facendosi senza tanti problemi banditore di un vangelo nuovo e tutto suo, fondato principalmente sui Vangeli gnostici e apocrifi, e caratterizzato da un vero e proprio odio teologico nei confronti di San Paolo, accusato di aver totalmente stravolto il messaggio originario del Maestro, per costruire una religione della colpa e del sacrificio, sul modello del giudaismo e della Legge antica, dal quale proveniva. Sono le stesse identiche idee di Ernest Renan, e infatti Gautier non ha mai nascosto la sua speciale devozione nei confronti del venerato papà di tutti i modernisti delle generazioni successive: idee vecchie e stravecchie, quindi, già confutate, anche sul piano filologico, da insigni studiosi. Ma tant’è: quando si è dominati dalla frenesia si sfasciare ogni cosa per rifarla meglio e più bella di prima, non si può andare troppo per il sottile: e così va bene anche citare ad ogni pagina Renan e il suo bruciante antipaolinismo, sebbene si tratti di una minestra passata e ammuffita da almeno sessant’anni. Non importa: tutto fa brodo quando si vuol “riformare” il cristianesimo fondandosi sulle proprie sensazioni e sulle proprie emozioni. Ecco allora che sant’Agostino diventa un teologo “sottile”, nel senso deteriore del termine, e san Tommaso d’Aquino un “arido”; ma che dire?, ecco anzi lo stesso Gesù Cristo diventare un poeta, un meraviglioso poeta che racconta parabola e poco altro, che non dice nulla in fatto di teologia e che non scrive nulla, tranne in quell’unico caso, quello della donna adultera, in cui si mette a scrivere… sulla sabbia. Ci sarebbe da sorridere di fronte a tanta ingenuità e a tanto dilettantismo, se la portata delle idee di uomini come Paul Gauthier non fosse stata devastante per la fede cattolica, che già stava vivendo, intorno alla metà del XX secolo, un momento di crisi profonda. La verità è che uomini come lui hanno scavato la fossa entro la quale la dottrina è stata fatta precipitare, partendo, naturalmente, da semplici “aggiustamenti” pastorali e da innocenti “riforme” liturgiche; oh, come abbiamo imparto a conoscere bene le arto del diavolo! Per distruggere la fede nel cuore dei cattolici, egli agisce così: si presenta candido e animato dalle migliori intenzioni di questo mondo; dice di ammirare moltissimo Gesù Cristo, ma “solo”di voler liberare il suo messaggio da ciò che altri, e specialmente san Paolo, vi hanno costruito sopra, abusivamente; addirittura, di voler liberare Cristo dalla Chiesa, come se la Chiesa non fosse stata fondata da Cristo e come se Egli non avesse fatto la solenne promessa di assisterla per sempre, tutti i giorni, sino alla fine del mondo, aggiungendovi la promessa che le porte degli inferi non prevarranno contro di lei.

(Scrive dunque Paul Gauthier nel suo libro Vangeli del terzo millennio (tradizione dal francese di Luciana Cioccoli, Edizioni Qualevita, 1992, pp.127-133):

«La psicologia, la storia e la critica dei testi dimostrano oggi che l’Occidente cristiano sta vivendo da duemila anni su gravi malintesi. Noi siamo in presenza di due insegnamenti antagonisti, quello di san Paolo e quello di Gesù, e il primo ha annesso il secondo».

Così riassume il suo libro “San Paolo ovvero il Colosso dai piedi d’argilla” [Ed. Metanoia] Emile Gillabert, fondatore dell’associazione Metanoia, nata nel 1974 per la diffusione del Vangelo secondo Tommaso.

Se vogliamo ritrovare il messaggio di Gesù nella sua purezza originale è importante sfrondarlo dalle aggiunte, interpolazioni che la teologia, l’ideologia, la morale paolina hanno provocato fin dalla reazione dei vangeli posteriori alle lettere di Paolo. (...)

Paolo purtroppo conserva nel so subconscio il messaggio inumano, sacrificale e lo esprime come rivelato, mentre Gesù libera totalmente da esso l’umanità. Gesù non parla mai di peccato originale.

Nel Vangelo secondo Maddalena, alla richiesta di Pietro “Parlaci del peccato del mondo”, Gesù risponde: “Non esiste peccato del mondo”, riprendendo la parola di Yaweh in Geremia: “dei vostri peccati non voglio più sentir parlare”(Ebrei, 8,12Geremia, 31,31-34) (…)

Lo steso Gesù ha soprattutto narrato delle parabole, più poeta che teologo. Non ha scritto nulla salvo che, una volta, sulla sabbia! (Giov 8,6). Ma egli non cessa di annunciare il suo vangelo mediante la luce con cui illumina le coscienze in tutta l’umanità (Giov 1,9). Egli è la Parola vivente attraverso i secoli.

Durante il “secolo dei lumi” alla vigilia della Rivoluzione francese del 1789, non è stato forse lui ad illuminare coloro che hanno proclamato “Liberté, egalité, fraternité” e i diritti dell’uomo e del cittadino? (…)

Non è forse urgente, come già chiedeva nel 1975, Grégoire Haddad, vescovo greco cattolico di Beirut, “liberare il Cristo dalla Chiesa”?Ma per fare ciò non bisogna liberare anche la stessa Chiesa dal Paolo giudaizzante, che confonde il messaggio di Gesù con il suo, prigioniero lui stesso dei miti dell’Antica Alleanza?

È a questo travaglio liberatore che dovrebbero dedicarsi i teologi, gli storici ed esegeti, tutti coloro, liberi credenti che sognano una Chiesa del dialogo. Non ci sarà dialogo possibile , né un vero ecumenismo, se non quando le Chiese saranno liberate loro stesse  nella Nuova Alleanza.

Non è questa la era teologia della liberazione? Le chiese non saranno credibili per l’umanità se non quando avranno fatto il riassetto in casa propria, nelle loro ideologie e si saranno desacralizzate esse stese nel bagno evangelico della Nuova Alleanza.

Se è finalmente giunta l’èra dello Spirito,  come aveva annunciato Gioacchino da Fiore, cerchiamo di seguire il soffio che spinge l‘umanità attuale verso una métanoia, una conversione verso l’interiorità, verso la meditazione, lo yoga, lo zen, verso la democrazia vera, non solo politica ma anche culturale e sociale e soprattutto economica con un’equa ripartizione delle risorse del pianeta e già impegnandosi alla loro protezione, all’ecologia, alla resistenza a tutte le tirannie di cui il capitalismo sfrenato è una delle più delittuose. Innumerevoli gruppi sono animati da questo ideale umanitario, e le leggi sociali nelle vere democrazie correggono, in parte, i misfatti del capitalismo.

Ma è urgente che l‘umanità sia liberata da tutti i sacralismi, da tutte le religioni sacrificali e sacralizzanti; che si diffondano invece quelle dello Spirito, dell’Amore, della comunione fraterna. Che le Chiese si liberino dal cacangelo paolino (cattivo = cacòs) e vivano nello spirito, nel Cristo resuscitato!

Nel finale del suo “San Paolo”, in nome della storia e dell’esegesi, Ernest Renan conclude:

«Nella creazione del cristianesimo la parte di Paolo deve essere ridimensionata in modo che divenga inferiore a quella di Gesù… Dopo essere stato per 300 anni, grazie al protestantesimo ortodosso, il dottore cristiano per eccellenza, Paolo vede, ai nostri giorni, finire il suo regno; Gesù invece è più vivente che mai. Non è più la lettera ai Romani il compendio del cristianesimo, bensì è il Discorso della Montagna. Il vero cristianesimo che durerà eterno viene dai Vangeli, non dalle epistole di Paolo. Gli scritti di Paolo sono stati un danno ed uno scoglio, la causa dei principali difetti della teologia cristiana; Paolo è il padre del sottile Agostino, dell’arido Tommaso d’Aquino, del tetro calvinista, dello scontroso giansenista, della teologia feroce che danna e predestina alla dannazione Gesù è invece il padre di tutti quelli che cercano, nei sogni dell’ideale, il riposo per le loro anime Ciò che fa vivere il cristianesimo è quel poco che sappiamo della parola e della persona di Gesù. L’uomo ideale, il poeta divino, il grande artista che, da solo, sfida il tempo e le rivoluzioni… Solo lui è assiso alla destra di Dio Padre per l’eternità».

Che dire di questo guazzabuglio imbarazzante di spropositi e grossolanità storiche e teologiche d’ogni sorta; di questa confusione totale di principi e di valori; di questo indigeribile minestrone super-religioso che fa di Gesù Cristo il profeta della Rivoluzione francese e del suo vangelo un messaggio diretto contro il sacro e il sacrificio, contro tutto ciò che la Chiesa ha insegnato per duemila anni, e che appigliandosi ai vangeli gnostici, anche ai più improbabili, pretende di riscrivere il Nuovo Testamento in maniera radicalmente nuova e originale, una maniera che sarebbe piaciuta a Mirabeau e Robespierre, a Marx e Lenin, ma soprattutto che piace al signor Bergoglio, il quale sta traducendo in pratica tutti i deliranti “insegnamenti” del prete spretato Paul Gauthier? Se costui non è oggi tanto ricordato e citato come altri precursori e ideologi delle istanze più avanzate del post-concilio, e in particolare come padre della teologia della liberazione, crediamo che dipenda soprattutto dal fatto che egli ha maturato le sue idee  lavorando specialmente nei Territori palestinesi, e perciò vi è in esse un elemento critico, magari anche soltanto implicito, nei confronti dei fratelli maggiori. I quali non devono essere infastidito da critiche di alcun tipo, mai, per nessuna ragione al mondo, essendo la Nostra aetate, in una gerarchia ideale del Vaticano II, in cima alla piramide, e ogni altro testo e ogni altra riforma, subordinati ad essa, poiché tutto, nel Concilio, si è svolto idealmente in funzione di essa, direttamente o indirettamente. Ciò non toglie che il ruolo di Gauthier nell’indicare ai cattolici più avanzati, cioè più stanchi di essere cattolici e più bramosi di diventare modernisti e ultraprogressisti, il canovaccio fondamentale sul quale sviluppare le sue intuizioni, e soprattutto metterle in pratica a livello pastorale e sociale. In un certo senso, la Chiesa visibile è, oggi, quale la voleva Paul Gauthier, oltre che Karl Rahner; e il signor Bergoglio sembra un papa uscito dai più ardenti desideri di Paul Gauthier, il quale non esiterebbe a riconoscerlo e a salutarlo come il primo papa della storia che ha veramente compreso il senso profondo del Vangelo e lo sta mettendo in pratica.

Molti si chiedono da dove tragga Bergoglio una rozzezza teologica così grossolana, una cafonaggine pastorale così inverosimile. Non basta dire che è un allievo della teologia della liberazione, anche perché non è del tutto vero: negli anni della dittatura militare in Argentina, si è guardato bene dal mostrare una particolar propensione all’ascolto del “grido dei poveri”; sembrava, piuttosto, filare perfettamente d’amore e d’accordo coi generali (criminali) della giunta di governo. La risposta alla domanda sta nella lettura di libri come quello di Paul Gauthier: nel fermento disordinato, caotico, presuntuoso, di mille e mille personalità, grandi e piccole, di mille e mille movimenti e gruppi “ecclesiali” i quali, sull’onda del Concilio soprattutto, ma in alcuni casi ancor prima di quell’evento, lavoravano assiduamente per demolire, mattone dopo mattone, l’intero edificio della dottrina cattolica, per distruggere tutto ciò che la Tradizione cattolica ha tramandato e per edificare, al loro posto, tante mille idee soggettive di chiesa, di cristianesimo, perfino di Gesù Cristo. Ciascuno si stava fabbricando il suo vangelo e il suo Gesù, a misura delle proprie esigenze e delle proprie fantasie; ciascuno si sentiva in diritto di propalare ovunque gli errori più funesti, le eresie più diaboliche, incoraggiato anche dalla soppressione dell’Indice dei libri proibiti, decisa da Paolo VI nel 1966, e dal conseguente diluvio di stampa pseudo cattolica o anticattolica spacciata, però, a danno delle anime e a presa in giro delle intelligenze, come cattolica, anzi come la sola autenticamente cattolica. Tutto veniva rimesso in discussione, a partire dagli anni ‘50 con la Nouvelle Théologie, e dagli anni ’60 con il Concilio e il famigerato “spirito del Concilio”; non vi era più una certezza, una verità, che potessero reggersi salde sulle loro basi, davanti al soffiare impetuoso del vento della contestazione. Mille e  mille don Lorenzo Milani, mille e mille padre David Maria Turoldo, mille e mille Paul Gauthtier afferravano l’orlo del mantello di Gesù Cristo e lo tiravano ciascuno nella propria direzione, affermando d’avere in pugno ciascuno la vera essenza del cristianesimo. Si noti come nel disordinato sproloquio di Gauthier si rincorrono e si accavallano eresie antichissime, come quella di Marcione, che voleva buttare nel cestino tutto l’Antico Testamento e buona parte le Nuovo, per far emergere il “vero” Gesù Cristo, ed eresie recentissime, come quella che vuol fare di Gesù il banditore delle rivoluzioni moderne e il campione dei diritti dell’uomo e del cittadino del 1789. Il tutto senza alcun imbarazzo, anzi, aggiungendovi generose spruzzate di ecologismo all’ingrosso, alla Greta Thunberg, di ambientalismo d’accatto, di anti-capitalismo viscerale di matrice marxista, e specialmente di odio per il sacro. Questo infatti è  il comune denominatore delle eresie alla Paul Gauthier: l’odio del sacro. E lo dicono apertamente, costoro: bisogna togliere il sacro dal cristianesimo, anzi da tutte le chiese e da tutte le religioni; e bisogna incoraggiare lo yoga, lo zen, la meditazione trascendentale e tutto il ciarpame di marca New Age che, a partire da quegli anni, stava invadendo l’immaginario collettivo degli uomini moderni, delusi dalle mancate promesse delle ideologie tradizionali e angustiati da un crescente senso di vuoto e di precarietà esistenziale.

Bisogna conoscerli per sapere che razza di vipere sono stati, e sono tutt’oggi, questi pseudo cattolici il cui unico scopo è ridurre il Vangelo alle dimensioni del loro minuscolo cervello e alle necessità della loro ideologia: tutta umana, anzi umanitaria, e patologicamente refrattaria al sacro, al silenzio, alla preghiera, alla spiritualità, alla trascendenza. Vogliono rubare il vero Gesù Cristo e dare al suo posto una copia sbiadita, un semplice uomo, come va insegnando Enzo Bianchi, sostenuto dal signore argentino vestito di bianco. Non ci riusciranno: Gesù è davvero troppo grande e luminoso perché questi nani riescano a offuscarlo coi loro sproloqui e le loro deliranti fantasticherie in salsa buonista, ecologista e comunista. 

 

Cambiare la Scrittura per creare il vangelo dei poveri 

di Francesco Lamendola

 


 http://www.accademianuovaitalia.it/index.php/cultura-e-filosofia/teologia-per-un-nuovo-umanesimo/10071-cambiare-le-scritture

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.