Da pochi giorni sono in commercio due testi che affrontano in maniera diversa il tema dei vaccini approfondendo due aspetti specifici del dibattito in corso. “Sulla liceità morale della vaccinazione” di Roberto de Mattei e “Cavie per legge” di Gianfranco Amato e Paolo Gulisano.

Ad un anno dalla comparsa della malattia covid-19 su scala mondiale, infiamma il dibattito sui vaccini. Un dibattito molto acceso che tocca non solo l’aspetto medico-scientifico ma anche delicate questioni etiche e politiche ad esso collegato. Considerati l’ultima spiaggia di fronte al dilagare dell’epidemia, l’unica arma possibile per combatterla, i vaccini sono oggi proposti e accolti con aspettative “messianiche” e vengono imposti alla popolazione da alcune autorità politiche perché – si afferma – solo se tutti si sottometteranno all’inoculazione del farmaco, il mondo sarà in grado di sconfiggere la malattia.

Molti però sono i dubbi riguardanti l’efficacia dei vaccini messi in campo dalle autorità sanitarie; complice la rapidità con cui sono stati immessi sul mercato, complice il fatto che anche i vaccinati presentino la possibilità di assumere e di trasmettere la malattia e che si siano evidenziate delle complicanze come quelle dovute al vaccino AstraZeneca che hanno portato al decesso di decine di persone in tutto il mondo. Non è dunque immediato credere all’efficacia del vaccino come ancora di salvezza così come viene presentato dalle autorità politiche e dai media.

Al di là della loro efficacia ci sono due aspetti di cruciale importanza che stanno suscitando serie obbiezioni alla possibilità di sottomettersi ai vaccini e che necessitano dunque di maggiore chiarezza: l’aspetto etico e quello giuridico.

Il primo riguarda la  quello della liceità etica dell’utilizzo di un farmaco che ha nella sua composizione la presenza di linee cellulari appartenenti a due feti abortiti (nel 1972 e nel 1985). L’obbiezione ha spinto la Congregazione per la Dottrina della Fede (CDF) a pubblicare il 21 dicembre una “Nota sulla moralità dell’uso di alcuni vaccini anti-Covid-19”. Un chiarimento che stabilisce la piena legittimità dell’utilizzo di quei vaccini «sviluppati facendo ricorso a linee cellulari che provengono da tessuti ottenuti da due aborti avvenuti nel secolo scorso» «quando non sono disponibili vaccini contro il Covid-19 eticamente ineccepibili». Pur non volendo giudicare «la sicurezza ed efficacia di questi vaccini» Secondo la CDF, in assenza di altri mezzi per arrestare l’epidemia, si può raccomandare la vaccinazione lasciando aperta la possibilità a un rifiuto «per motivi di coscienza». Ad ogni modo la Congregazione chiede «sia alle aziende farmaceutiche che alle agenzie sanitarie governative, di produrre, approvare, distribuire e offrire vaccini eticamente accettabili che non creino problemi di coscienza, né a gli operatori sanitari, né ai vaccinandi stessi».

Il secondo aspetto problematico riguardante i vaccini è quello dell’obbligatorietà della loro somministrazione, un argomento toccato anche dalla CDF che afferma che «la vaccinazione non è, di norma, un obbligo morale e che, perciò, deve essere volontaria». Tuttavia sono molti i governi che prevedono di stabilire l’obbligatorietà dei vaccini, ideando anche delle tessere, passaporti o certificati vaccinali che permettano al titolare – in quanto soggetto vaccinato – il pieno reintegro nella vita sociale (e dunque l’utilizzo di beni essenziali e non essenziali preclusi ai non-vaccinati). Il rischio di un regime sanitario o terapeutico che, rendendo obbligatoria la vaccinazione, segreghi gli obiettori di coscienza a cittadini di “serie B” privandoli della libertà individuale, esige dunque un approfondimento delle questioni giuridiche che riguardano la somministrazione obbligatoria dei vaccini. La questione dei diversi livelli di valutazione morale dei vaccini anti-Covid19 è stata affrontata dal prof. Stefano Fontana in un articolo pubblicato il 30 marzo su La Nuova Bussola Quotidiana. Per Fontana «la gestione politica della pandemia ha sopravanzato quella sanitaria»  aprendo di fatto dunque nuovi scenari etici sulla moralità della loro somministrazione.

Il dibattito è particolarmente acceso anche in campo cattolico, dove convivono posizioni contrastanti. In queste settimane sono stati pubblicati due libri che affrontano in maniera diversa gli aspetti problematici che abbiamo appena descritto. Lo fanno con la competenza e la professionalità di tre autori già noti al pubblico: l’avvocato Gianfranco Amato presidente dei Giuristi per la Vita, il medico e scrittore Paolo Gulisano e il professore Roberto De Mattei, storico della Chiesa.

Il libro del prof. De Mattei, pubblicato da Edizioni Fiducia (pp. 74, euro 10,00) è intitolato Sulla liceità morale della vaccinazione. Una risposta chiara ed esauriente a coloro che considerano la vaccinazione contro il Covid-19 in sé illecita, perché funzionale all’aborto”. Secondo l’autore, il «testo è destinato soprattutto a chi vuole approfondire il problema dei vaccini anti-Covid alla luce della teologia e della filosofia morale». Non tutti infatti hanno accolto il via libera del Vaticano e alcuni commentatori hanno parlato di “tradimento” delle posizioni tradizionali della Chiesa Cattolica. Volendo dunque contribuire a chiarire i dubbi e le perplessità di molti, il prof. de Mattei affronta le diverse tesi che vorrebbero negare la liceità della vaccinazione anti-Covid concludendo che far ricorso a questi vaccini è lecito ed affermando inoltre la piena legittimità morale dell’obbligo vaccinale in vista del “bene comune” (De Mattei elenca alcuni episodi storici – riguardanti anche lo Stato Pontificio e i papi – per corroborare la sua posizione a riguardo). Per quanto riguarda le linee cellulari di feti abortiti di distinguere tra la concatenazione storica degli eventi (aborto e loro utilizzo) e il giudizio morale, così come tra i diversi tipi di cooperazione al male (in questo caso ad un atto “intrinsecamente cattivo” come l’aborto procurato) che può essere prossima, remota, formale o materiale. Nel caso dei vaccini anti-covid ottenuti da cellule di feti abortiti, non si darebbe una cooperazione né formale né prossima all’atto immorale già compiuto nel passato ma solo un’appropriazione degli esiti prodotti da quell’atto per trarne un beneficio. Il libro ha ricevuto il plauso della prof.ssa Giorgia Brambilla, docente di bioetica, così come del prof. Thomas Ward (presidente della John Paul II Academy of Human Life and Family) che si è detto grato al Prof. De Mattei «per il suo lucido e autorevole chiarimento sulla liceità di utilizzare e somministrare i vaccini Covid nell’attuale pandemia. Dissipando coraggiosamente la confusione causata dalla promozione di opinioni personali in opposizione alla coerente, provata e vera dottrina morale della Chiesa, ha difeso le coscienze dei medici e degli infermieri cattolici Pro-life e ha protetto le coscienze, la salute e la vita degli anziani e dei cattolici vulnerabili che per paura di offendere gravemente Dio potrebbero essere stati indotti a pensare di non avere l’opzione morale di usare il vaccino».

Sostanzialmente diversa è la posizione esposta nel secondo libro su cui richiamiamo l’attenzione, opera dell’avvocato Gianfranco Amato e del dottor Paolo Gulisano, intitolato “Cavie per legge. Considerazioni sull’obbligatorietà del vaccino Covid-19” (Youcanprint 2021, pp. 54, € 8,00). In questo breve saggio giungono alla conclusione che non sia eticamente ammissibile somministrare senza l’espresso consenso degli interessati i vaccini Covid-19 finora immessi nel mercato.

 

«Nella prima parte del saggio – spiega G. Amato – si analizzano, dal punto di vista medico-scientifico, i motivi per cui tali vaccini si situino, di fatto, in una fase ancora sostanzialmente sperimentale. Nella seconda parte, invece, si evidenziano le ragioni per cui, sotto il profilo giuridico, l’obbligo di sottoporsi ad una sperimentazione scientifica violerebbe una serie di importanti disposizioni etiche e normative a livello nazionale ed internazionale».

Riguardo al legame di alcuni vaccini coltivati con l’ausilio di linee cellulari provenienti da aborti, gli autori reputano «inaccettabile» il loro utilizzo in quanto, non essendo il vaccino una “cura” ma una “prevenzione”, il fine non giustificherebbe i mezzi. Sarebbe pertanto «immorale» accettare una «logica di soppressione di una vita umana per ottenere un mezzo di prevenzione» (p. 11). Tuttavia secondo gli autori il legame con l’aborto non rappresenta l’unica preoccupazione etica da mettere in evidenza poiché «assumere certe sostanze che possono essere dannose per l’organismo non è affatto etico» (p. 7). Una preoccupazione seria giacché i vaccini Covid-19 attualmente presenti sul mercato sono stati approvati «in tempi straordinariamente accorciati rispetto alle normali fasi di studio di un vaccino» senza dare spazio ad un «confronto aperto e trasparente dei vari prodotti in competizione» (p. 9). In mancanza di prove sufficienti sull’efficacia e la sicurezza dei vaccini (si hanno risultati di fase 1 e 2) l’apprensione di gran parte della popolazione è dunque in qualche modo giustificata giacché la somministrazione di farmaci in fase sperimentale si potrebbe configurare come un vero e proprio esperimento (da qui il titolo del libro). È dunque chiaro agli autori, visti questi presupposti, che un tale tipo di vaccino debba essere somministrato solo ed esclusivamente su volontari e «non deve essere introdotta alcuna forma di forzatura o penalizzazione» per chi, in coscienza, rifiuta l’inoculazione del farmaco. Un principio etico – quello della proibizione di una sperimentazione clinica obbligatoria – previsto dal Codice di Norimberga e dalla Carta di Helsinki la cui violazione comporterebbe «una preoccupante emergenza democratica in termini di libertà e diritti fondamentali» (p. 34).

Secondo Amato e Gulisano, infatti, la questione dei vaccini si configura come un problema politico più che una questione scientifica. L’obbligatorietà di un tale trattamento sanitario aprirebbe dunque un panorama giuridico tutt’altro che rassicurante in una società che ha fatto della libertà e dei diritti la sua bandiera. A questo riguardo è di particolare interesse ed utilità l’ultimo capitolo del libro (pp. 41ss) che si occupa delle “tutela legale” di fronte a qualsiasi provvedimento che violi l’art. 32 della Costituzione Italiana (riguardante la tutela della salute) così come il Codice di deontologia medica (art. 35), ma anche documenti internazionali come la Convenzione di Oviedo (art. 5), la Dichiarazione universale sulla bioetica e i diritti umani dell’UNESCO (art. 3-6) e la Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea (art. 3). Di particolare rilievo è un pronunciamento della Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa che il 27 gennaio del 2021, riferendosi ai vaccini anti-Covid19, raccomanda agli stati membri di «garantire che i cittadini siano informati che la vaccinazione NON è obbligatoria e che nessuno può essere politicamente, socialmente o altrimenti sottoposto a pressioni per farsi vaccinare, se ciò va contro la sua volontà» così come «garantire che nessuno sia discriminato per non essere stato vaccinato, a causa di possibili rischi per la salute o per non aver comunque prestato il proprio consenso». Parole che corrono il rischio di rimanere inascoltate mentre l’emergenza sanitaria sembra «assumere ogni giorno di più il profilo di una “dittatura sanitaria”» in cui «in nome della cosiddetta “biosicurezza” si possano legittimamente sospendere diritti, libertà e garanzie costituzionali» (p. 49). 

di Miguel Cuartero Samperi

 

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