Vaccini e aborto / Limiti e condizioni della sottomissione all’autorità
Resistenza e doglie del parto
Omelia della III Domenica dopo Pasqua, 25 aprile 2021
Dalla Prima lettera di san Pietro apostolo (2, 11-19)
Carissimi, vi esorto, come stranieri e pellegrini, ad astenervi dai desideri della carne che fanno guerra all’anima, avendo una buona condotta in mezzo ai pagani, perché quegli stessi che vi calunniano come malfattori, giudicandovi dalle vostre opere buone, siano indotti a glorificare Dio nel giorno della sua visita. Siate sottomessi, a causa del Signore, ad ogni umana istituzione: sia al re, perché egli è sovrano, sia ai governatori in quanto suoi inviati per punire i malfattori e approvare i buoni. Perché così è la volontà di Dio, che voi, facendo il bene, chiudiate la bocca all’ignoranza degli uomini stolti, comportandovi da uomini liberi, non come chi usa della libertà come di una maschera per coprire la malizia, ma da servi di Dio. Rispettate tutti, amate i fratelli, temete Dio, onorate il re. Voi, domestici, siate sottomessi ai padroni con ogni rispetto, e non solo a quelli buoni o umani, ma anche agli scontrosi. Questa infatti è una grazia in Gesù Cristo nostro Signore.
Dal Vangelo secondo Giovanni (16, 16-22)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Un poco e non mi vedrete e ancora un poco e mi rivedrete, perché vado al Padre». Allora alcuni fra i suoi discepoli dissero: «Che cosa significa quello che ci dice: “Un poco e non mi vedrete e ancora un poco e mi rivedrete, perché vado al Padre?”». E dicevano: «Cosa intende con questo un poco? Non comprendiamo ciò che dice». Gesù, conoscendo che volevano interrogarlo, disse loro: «Vi chiedete l’un l’altro che cosa voglia dire: “Un poco e non mi vedrete e ancora un poco e mi rivedrete”. In verità vi dico, vi lamenterete e piangerete, mentre il mondo godrà; voi invece sarete afflitti, ma la vostra tristezza si muterà in gioia. La donna, quando sta per partorire, è nella tristezza, perché è giunta la sua ora; ma, appena ha dato alla luce il bambino, non ricorda più la sofferenza per la gioia che è venuto al mondo un uomo. Anche voi ora siete nella tristezza, ma io vi rivedrò e il vostro cuore si rallegrerà, e nessuno potrà togliervi la vostra gioia».
*
Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Sia lodato Gesù Cristo.
«Voi ora siete nella tristezza, ma io vi rivedrò e il vostro cuore si rallegrerà, e nessuno potrà togliervi la vostra gioia». Abbiamo ascoltato questa conversazione tra Gesù e gli Apostoli durante l’Ultima Cena. Il Signore si esprime in modo enigmatico e quindi gli Apostoli cominciano a chiedersi che cosa abbia voluto dire. San Giovanni riporta per tre volte quella frase proprio perché, evidentemente, quelle parole devono attirare la nostra attenzione: «Ancora un poco e non mi vedrete e di nuovo un poco e mi rivedrete, perché vado al Padre».
Indubbiamente, se intendiamo quelle parole nel senso storico più immediato, il Signore stava avvertendo gli Apostoli che, con la sua morte e sepoltura, non lo avrebbero più visto ma, subito dopo, lo avrebbero rivisto risuscitato. Tuttavia quelle parole hanno un senso che va al di là del significato immediato, inteso per coloro che erano presenti; l’Evangelista le riporta proprio perché riguardano anche noi. In effetti, Gesù stesso ha lasciato intendere che quella frase così enigmatica avrebbe dovuto essere ulteriormente scavata, perché aggiunge: «Io vado al Padre». Il Signore è salito al Padre dopo i quaranta giorni in cui si era trattenuto con gli Apostoli; nell’Ascensione, quindi, si è sottratto definitivamente alla vista dei discepoli, ma ha promesso che un giorno lo rivedremo, dopo un altro poco.
Indubbiamente le misure di Dio sono diverse dalle nostre: quel po’ di tempo, per Colui per il quale un giorno è come mille anni o mille anni come un giorno solo, non va calcolato secondo le nostre misure. Questo ci fa capire che viviamo in una fase provvisoria che prepara il ritorno glorioso del Signore alla fine dei tempi. Perciò il Signore preannuncia: «Voi mi rivedrete, il vostro cuore si rallegrerà, nessuno potrà togliervi la vostra gioia». Questa fase temporanea – dice Gesù – è come il parto: è un momento doloroso, indubbiamente, ma è qualcosa di passeggero; è una condizione di sofferenza che prelude a una grande gioia perché, una volta dato alla luce il bambino, la madre non pensa più al dolore che ha provato durante il parto, in quanto prevale la gioia per la nascita del figlio.
In modo curioso il Signore non usa il termine figlio, ma parla della gioia che è venuto al mondo un uomo: ciò fa pensare che questo parto riguardi tutta la Chiesa, poiché la Chiesa, lungo la storia, dalla Pentecoste alla Parusia, ha il compito di generare Gesù Cristo nelle anime o, detto in altro modo, di rigenerare gli uomini in Gesù Cristo. Quest’uomo che deve nascere è la nuova umanità, l’umanità redenta, l’umanità incorporata a Gesù Cristo risorto. Questo processo, questo impegno è una fatica, qualcosa che richiede una sofferenza e un parto doloroso, perché tutta la Chiesa, a cominciare dai Pastori fedeli, soffre nel generare Cristo nelle anime. È normale che sia così, per cui non bisogna meravigliarsi se c’è una sofferenza. Bisogna pazientare, bisogna sopportare il dolore, bisogna respingere la tentazione di cedere a reazioni impulsive, perché le reazioni impulsive sono dannose, si ripercuotono contro di noi, possono dare l’impressione che siamo dei ribelli, che non vogliamo fare la volontà di Dio. Invece quello che per noi conta più di ogni altra cosa è rimanere fedeli al Signore, rimanere nel solco del suo insegnamento. Quindi dobbiamo sopportare pazientemente anche ciò che ci pesa, anche ciò che ci fa soffrire, senza tuttavia venir meno su ciò che è sostanziale: quando si tratta di obbedire al Signore, non dobbiamo avere dubbi.
Abbiamo sentito san Pietro ricordarci che siamo stranieri e pellegrini sulla terra; per questo non dobbiamo seguire i desideri della carne: dato che abbiamo una patria che è in cielo, dobbiamo pensare alla nostra anima; dobbiamo combattere prima di tutto contro le nostre tendenze cattive e poi cercare di dare agli altri un’immagine positiva, soprattutto a quelli che si oppongono a noi. Dobbiamo togliere ogni pretesto a chi ci attacca, perché altrimenti gli diamo materiale per poterci criticare; dobbiamo fare in modo che la nostra buona condotta tolga ogni argomento a chi ci accusa ingiustamente. Poi, come dice san Pietro, bisogna adoperarsi perché la volontà di Dio si adempia anche a livello pubblico: dobbiamo essere sottomessi all’autorità, in quanto l’autorità è istituita da Dio. Bisogna che la nostra libertà non sia un pretesto per coprire la malizia, ma che sia una libertà autentica, la libertà di chi serve Dio, di chi sa qual è il vero bene.
Nel parlare della sottomissione all’autorità, ovviamente, bisogna anche specificare quali sono le condizioni nelle quali l’autorità esercita legittimamente il proprio potere. Qui ribadisco che è indispensabile, prima di tutto, che l’autorità sia legittimamente costituita; altrimenti ha un potere puramente materiale, ma non ha formalmente la facoltà di imporre delle decisioni. Bisogna poi che l’autorità comandi in modo conforme alla legge: alla legge divina e alla legge umana giusta, cioè alla legge umana conforme alla legge divina; gli ordini iniqui non vanno eseguiti, perché sarebbe un peccato. Infine bisogna che l’autorità comandi nei limiti delle sue attribuzioni, entro le sue competenze, e che lo faccia nelle forme stabilite, poiché, se la forma non è quella richiesta per esercitare l’autorità, evidentemente non ci si può sentire obbligati.
Entro questo quadro, noi dobbiamo mantenere la coscienza limpida e verificare in che cosa l’autorità viene esercitata legittimamente e in che cosa no, soprattutto in riferimento – e mi duole dover tornare su questo argomento, ma è estremamente urgente – a terapie che possono essere dannose e anche moralmente illecite. Qui, per togliere ogni dubbio, andiamo a verificare proprio i criteri che sono stati indicati nel dicembre scorso dalla Congregazione per la dottrina della fede. Essa afferma che ai vaccini (ammesso che di vaccini si possa parlare, visto che si tratta piuttosto di terapia genica sperimentale) che sono stati elaborati con l’uso di linee cellulari tratte da feti umani abortiti può essere ammesso il ricorso in determinati casi, a certe condizioni. A prescindere dalla coerenza di questa conclusione, che non è comunque Magistero definitivo, quali sono queste condizioni? Prima di tutto che ci sia una minaccia grave in atto contro la salute, poi che non ci sia alcun’altra terapia disponibile e, infine, che ci sia una ragionevole proporzione tra i rischi e i benefici.
Ora, se uno considera la realtà in modo obiettivo, si rende conto che nessuna di queste tre condizioni sussiste, neanche una. Prima di tutto non c’è una grave minaccia in atto contro la salute: chi si vaccina non è in pericolo di vita, ma è sano; oltretutto, quella che viene presentata come un’epidemia molto pericolosa ha un tasso di letalità che è stato stimato dagli studi più recenti dello 0,15%, quindi un tasso di letalità molto basso. In secondo luogo, non è vero che non esistono altre cure, dato che c’è una pletora di terapie; basta renderle disponibili. Se il governo impedisce il ricorso a queste terapie, ovviamente, c’è un problema; bisogna chiedersi perché lo faccia, ma in ogni caso non è vero che l’unica possibilità è la cosiddetta vaccinazione. In terzo luogo, la proporzione tra i rischi e i benefici non è affatto ragionevole: da un lato i benefici sono completamente aleatori, non viene garantita alcuna immunità, e dall’altro, invece, i rischi sono altissimi. Le migliaia di casi di reazioni avverse gravi che sono registrate in tutto il mondo, in realtà, sono sottostimate: sappiamo che soltanto una parte dei casi viene segnalata, ma abbiamo fondate ragioni per credere che siano molto più frequenti.
Qui si presenta un notevole problema morale, perché entra in gioco il quinto comandamento: «Non uccidere». Già quei farmaci sono stati ottenuti con l’uccisione di esseri umani innocenti prima della nascita, di bambini che sono sicuramente stati uccisi in funzione dell’industria farmaceutica; su questo non c’è assolutamente alcun dubbio. Non è temerario affermarlo, dato che, per prelevare i tessuti, è necessario che il ricercatore sia presente all’aborto, dopo aver concordato la data, la modalità che consenta di estrarre il feto vivo e integro, nonché il compenso per la donna che abortisce. Quindi quegli aborti sono stati certamente commessi in vista di un utilizzo farmaceutico. Non possiamo credere che si tratti di due o tre casi isolati, relativi a cinquant’anni fa: abbiamo notizie agghiaccianti di un vero e proprio commercio a livello mondiale di questi organi e tessuti. A causa del quinto comandamento, non è lecito ricorrere a tessuti prelevati da feti umani abortiti.
Il quinto comandamento, però, entra in gioco anche rispetto ai danni per la salute, poiché non è lecito mettere in pericolo la propria integrità fisica senza un motivo proporzionato. Qui non si tratta di affrontare il martirio, dato che non sto mettendo in pericolo la mia vita per la fede; qui si tratta del profitto di società che sono già state condannate più volte a risarcimenti milionari per i danni provocati dai loro prodotti. Allora non è ragionevole che uno metta in pericolo la propria integrità fisica per gli interessi di quei signori e per l’onore di governanti che però, evidentemente, non fanno il loro dovere, che è quello di proteggere i cittadini, non di esporli a una minaccia. Se poi uno si accorge che i funzionari di certi organismi di controllo sono collusi con l’industria farmaceutica perché lavorano al tempo stesso anche per quelle società, è ovvio che non ci si debba fidare: sarebbe contrario alla ragione, oltre che alla morale.
Dobbiamo dunque ringraziare il Signore anzitutto di averci conservato la fede e l’intelletto, cosa che, di questi tempi, è una grazia rara, ma poi dobbiamo anche rimanere fermi nella volontà con l’aiuto della grazia e opporre il nostro rifiuto in modo categorico: in questo momento storico, tale scelta ha un’importanza determinante. Se nessuno si alza in piedi e parla forte per dire di no a questa barbarie, evidentemente quei signori andranno avanti; ma bisogna che si rendano conto che non possono farlo, che ci sono dei cattolici che dicono di no e uomini di buona volontà che, anche senza avere la fede, si rendono conto che certi discorsi sono assolutamente insostenibili. Viviamo con coraggio queste doglie del parto di cui ci ha parlato il Signore, sapendo che alla fine ci sarà donata una gioia che nessuno potrà toglierci; questo è il motivo per cui possiamo già pregustarla. Poi, oltre a sopportare con coraggio le doglie del parto, opponiamo anche la nostra ferma resistenza, non perché vogliamo disobbedire, ma perché obbediamo a Dio e alla sua legge.
Sia lodato Gesù Cristo.
Un sacerdote cattolico
Le politiche anti-Covid: scienza o ideologia?
Pubblichiamo un breve estratto dell’articolo “Per una epistemologia della narrazione dell’epidemia” del Prof. Giovanni Turco, pubblicato nel fascicolo n. 1 (2021) del nostro “Bollettino di Dottrina sociale della Chiesa” dedicato a: “Covid: la Chiesa nella tempesta perfetta”. Il fascicolo monografico contiene saggi di Mons. Crepaldi, Don Begato, Fontana, De Mari, Turco, Vignelli e può essere acquistato [euro 8] scrivendo a abbonamenti_acquisti@vanthuanobservatory.org
Dalla considerazione complessiva della narrazione mediatica prevalente emerge una questione essenziale: l’immagine che essa restituisce è di carattere scientifico o ideologico? Per cercare una risposta è opportuno distinguere tra l’uno e l’altro. Occorre, cioè, identificare i caratteri distintivi di ciascuno, per cogliere la specificità della ricerca scientifica e dell’impianto ideologico.
L’indagine scientifica si presenta con caratteri inconfondibili. Essa esige anzitutto che il campo di studio sia ben circoscritto, sia nei suoi termini euristici (per quanto riguarda, cioè, le domande alle quali cercare delle risposte) sia nella acquisizione e nella selezione dei dati (chiaramente pertinenti alla ricerca, obiettivamente consistenti, da chiunque verificabili).
La ricerca scientifica presuppone la logica. Questa è – come evidenzia Aristotele – l’organo, ovvero lo strumento di ogni scienza. Nessuna scienza ne può prescindere. Ciascuna vi è sottomessa. Essa esclude ciò che è contraddittorio. Ciò che è illogico, come tale, è anche antiscientifico. Una medesima locuzione alla quale si attribuiscono significati contrastanti, è estranea alla ricerca scientifica. Analogamente, il certo e l’ipotetico sono inconfondibili, come lo sono l’evidente e l’apparente.
L’indagine scientifica richiede una discussione pubblica, cioè, aperta a qualsivoglia contributo ed a qualsiasi vaglio. Di modo che vi abbia rilievo solo il valore degli argomenti, indipendentemente da chi ne sia sostenitore o avversario. In quanto tale, la discussione scientifica non fa agio sul ruolo sociale o sul potere esercitato, ma si concentra sull’oggetto, sui metodi e sulle conclusioni. Prende in considerazione ogni autentica obiezione. Nulla occulta. Nessuno interdice.
Le soluzioni scientifiche sono necessariamente circoscritte e definite. Si limitano all’ambito studiato. Proprio in quanto tali, esse, sulla base di ulteriori indagini, sono suscettibili di essere riesaminate, corrette, o eventualmente abbandonate.
Diversamente accade per un impianto ideologico, ovvero per una teoria che si fa prassi, derivando da una prassi ed in essa terminando. Esso pretende di ricondurre ogni questione ad un punto di vista assolutizzato. Presume di costituire la lente attraverso la quale tutto riceve il suo significato. Attraverso la propria autoposizione l’ideologia pretende, anzi, il monopolio della scientificità.
Nella prospettiva dell’ideologia nulla si sottrae alla sua operatività. Tutto vi risulta come strumento o ostacolo. Ciò che conta per l’ideologia non è la validità delle premesse o delle inferenze, ma solo il risultato funzionale all’ideologia stessa. L’ideologia esclude sia finalità che la trascendano.
Nella discussione, quindi, il punto di vista ideologico non può non prevalere. La questione si dà in termini di prassi non di noesi. In questa visuale, l’interlocutore diviene un avversario. L’obiezione è identificata con l’ostilità. Ogni critica è asseverata come espressione di una sorta di patologia. Soprattutto, è proprio dell’attitudine ideologica il divieto di fare domande.
Le soluzioni prospettate dalle ideologie presentano caratteri totalizzanti ed olistici. In definitiva, esse si profilano come risolutive della stessa condizione umana e come portatrici di una soteriologia immanentizzata.
Del resto, ogni analisi o rappresentazione che derivi da una serie di presupposti aprioristici, ne dipende intrinsecamente. Li reca in sé. Ne proietta il filtro sugli elementi che include. È indissociabile dai presupposti e dagli scopi operativi che sottende. Sta o cade con questi.
La differenza tra impostazione scientifica ed impianto ideologico non potrebbe essere più inequivocabile.
Ciascuno, facendo riferimento alla narrazione mediatica della diffusione del virus può ricavare elementi per valutare a quale delle due sfere essa può essere ascritta. L’analisi che precede offre già diversi spunti. Ulteriormente, possono esserne segnalati altri.
Anche solo ad un primo sguardo, emerge il carattere sostanzialmente omogeneo della narrazione prevalente. Il tema viene presentato come la questione che occupa la scena globale, facendo retrocedere ogni altra al rango di elemento secondario. I diversi elementi del quadro complessivo vi trovano una collocazione selettiva rispetto all’insieme.
Non è arduo rilevare che la rappresentazione mediatica prevalente abbia escluso o eluso la discussione su alcune questioni decisive. Perché a parità di condizioni ambientali alcuni luoghi sono stati considerati come forieri del contagio ed altri no? Perché, pur in assenza di particolari misure di profilassi, in determinate aree geografiche il virus non ha prodotto gli effetti (devastanti) ipotizzati? Perché non sono state, primariamente, saggiate, incoraggiate ed approfondite risposte terapeutiche efficaci (se non grazie all’impegno ed alla sagacia di alcuni ricercatori e clinici)? Perché la “distanza di sicurezza” è stata identificata in alcuni contesti in un metro, mentre in altri è stata indicata in 2, 3, 4, fino a 7 metri? Qual è l’attendibilità diagnostica del test clinici (e particolarmente dei “tamponi”)? Quali ne sono i margini di errore? Qual è la percentuale media di diagnosi fallaci? Qual è l’efficacia, obiettiva e relativa, delle misure di segregazione adottate?
Queste e ad altre domande sono assenti dalla narrativa mediatica prevalente. Anzi si è registrata una sorta di interdizione della problematizzazione. Sovente, chi ha avanzato dubbi non si è trovato di fronte ad argomenti, ma ad una tenace azione di discredito. Il porre in questione non ha aperto una discussione, ma ha incontrato un ostracismo teso a squalificare l’interlocutore (con espressioni denigratorie come “negazionista” o “complottista”). Termini che imprimono uno stigma di riprovazione totale. Tale da gettare il sospetto addirittura sulle intenzioni e sulle capacità cognitive.
(Giovanni Turco)
https://www.vanthuanobservatory.org/le-politiche-anti-covid-scienza-o-ideologia-di-giovanni-turco/
TERRORISMO MEDIATICO IN INDIA
“Il Covid divora la gente in India, le foto mostrano gente morta per le strade”
questo il titolo. Tutti i giornali USA e europei rilanciano con ricca icono grafia, peccato che le foto siano quelle di un in una fabbrica di polimeri nell’Andhra Pradesh; una fuga di gas che ha ucciso 12 persone.
In India bruciano i morti per strada, titolano altri. certo , è il costume indiano da tremila anni.
L’India perde ogni anni 400000 pazienti di tubersolosi, ha un miliardo e trecentomilioni di abitanti, poche centinaia di morti covid sono la quota di una normale influenza, ma è indubbio che questi morti, che erano scemati fino quasi a zero con l’uso dell’ivermectina, stiano ricominciando a risalire.
Certo, ne vengono colpiti più di prima. Di “prima” che cominciassero le vaccinazioni di massa.
Sono i vaccinati che si ammalano di Covid in forma grave:
si vede un rapporto diretto fra la crescita dei vaccinati e la crescita dei morti
Non succede solo in India. Succede anche a Napoli:
Succede in MONGOLIA, che aveva zero morti di Covid ed ha cominciato le vaccinazioni dal 23 febbraio, con questo risultato:
Lo dice uno studio del CEnter for Disease Control
lo dice Oxford:
Comunque sia, in India le cose vanno meglio che in Italia, grazie a Speranza
https://www.silvanademaricommunity.it/2021/04/28/terrorismo-mediatico-in-india/
Vaccinazione antinfluenzale e tassi di mortalità COVID più alti
Dr. Joseph Mercola – 26 aprile 2021
La storia in sintesi
- I vaccini possono in alcuni casi scatenare malattie più gravi se esposti a un virus non correlato, attraverso un processo noto come interferenza virale.
- L’interferenza virale è risultata in gioco durante l’influenza suina pandemica del 2009. Il vaccino contro l’influenza stagionale ha aumentato il rischio per le persone di ammalarsi di influenza suina H1N1 pandemica e ha provocato episodi di malattia più gravi.
- I ricercatori hanno anche scoperto che i militari vaccinati contro l’influenza erano più inclini all’infezione da coronavirus non specificato rispetto ai colleghi non vaccinati.
- Un’analisi dei dati di ottobre 2020 ha riscontrato un’associazione positiva tra i decessi per COVID-19 e i tassi di vaccinazione contro l’influenza negli anziani di tutto il mondo. Le aree con i più alti tassi di vaccinazione avevano anche i più alti tassi di mortalità per COVID-19.
- Le possibili spiegazioni includono una ridotta immunità al SARS-CoV-2 per qualche meccanismo biologico sconosciuto e un’interferenza virale che causa una ridotta immunità aspecifica.
Una domanda che è rimasta in sospeso dopo la campagna di vaccinazione di massa del 2009 contro l’influenza suina pandemica H1N1 è se la vaccinazione contro l’influenza stagionale possa peggiorare o rendere più diffuse le infezioni pandemiche.1
All’inizio della pandemia COVID-19, il Dr. Michael Murray, naturopata e autore, ha confermato ciò che Judy Mikovits, Ph.D., mi ha detto nella sua seconda intervista, cioè che le vaccinazioni contro l’influenza stagionale possono aver contribuito alla mortalità drammaticamente elevata per COVID-19 registrata in Italia. In un post sul blog, ha sottolineato che l’Italia ha introdotto un nuovo tipo di vaccino antinfluenzale più potente, chiamato VIQCC, nel settembre 2019:2
“La maggior parte dei vaccini antinfluenzali disponibili sono prodotti in embrioni di uova di gallina. VIQCC, tuttavia, viene prodotto da cellule animali coltivate invece che da uova e quindi dà una maggiore ‘spinta’ al sistema immunitario.
VIQCC contiene anche quattro tipi di virus – 2 di tipo A (H1N1 e H3N2) e 2 di tipo B.3 Sembra che questo “super” vaccino abbia avuto un impatto sul sistema immunitario tale da aumentare l’infezione da coronavirus attraverso l’interferenza virale …”
Vaccini e interferenza virale
È stato dimostrato che il tipo di interferenza virale a cui si riferiva Murray era già in atto durante l’influenza suina pandemica del 2009. Una revisione del 2010, 4,5 in PLOS Medicine, diretta dalla dottoressa Danuta Skowronski, un esperto canadese di influenza presso il Centre for Disease Control in British Columbia, ha dimostrato che il vaccino contro l’influenza stagionale aveva aumentato il rischio di ammalarsi di influenza suina H1N1 pandemica e aveva provocato attacchi di malattia più gravi.
Le persone che sono state vaccinate con il vaccino trivalente durante la stagione influenzale 2008-2009 hanno avuto tra 1,4 e 2,5 volte più probabilità di essere infettati dal virus pandemico H1N1 nella primavera e nell’estate del 2009 rispetto a coloro che non si erano vaccinati.
Per verificare ulteriormente i dati, Skowronski ed altri ricercatori hanno condotto uno studio di follow-up sui furetti. I risultati sono stati presentati alla Conferenza Interscience 2012 su Agenti Antimicrobici e Chemioterapia. All’epoca, Skowronski ha commentato i risultati del suo team, dicendo a MedPage Today:6
“È possibile che il vaccino abbia un effetto diretto per cui il vaccino stagionale ha indotto alcuni anticorpi cross-reattivi a riconoscere il virus pandemico H1N1, ma questi anticorpi erano a bassi livelli e non efficaci nel neutralizzare il virus. Invece di uccidere il nuovo virus in realtà potevano facilitarne l’ ingresso nelle cellule”.
In totale, sono stati condotti cinque studi osservazionali in diverse province canadesi che hanno portato a risultati identici. Tali risultati hanno anche confermato i dati preliminari del Canada e di Hong Kong. Come il professore Peter Collignon, esperto australiano di malattie infettive, ha riferito a ABC News: 7
“Sono disponibili alcuni dati interessanti che suggeriscono che se ci si immunizza con il vaccino stagionale, si ottiene una protezione meno completa rispetto a quella che si otterrebbe con un’infezione naturale …
Potremmo essere perversamente convinti che se arrivasse qualcosa di veramente nuovo e brutto, le persone che sono state vaccinate potrebbero in effetti essere più vulnerabili rispetto all’infezione naturale”.
La vaccinazione antinfluenzale aumenta l’infezione da Coronavirus non specificata
Uno studio 8,9 pubblicato nel numero del 10 gennaio 2020 della rivista Vaccine ha inoltre riscontrato che le persone avevano più probabilità di contrarre qualche forma di infezione da coronavirus se erano state vaccinate contro l’influenza. Come sottolineato in questo studio intitolato “Vaccinazione antinfluenzale e interferenza del virus respiratorio tra il personale del Dipartimento della Difesa durante la stagione influenzale 2017-2018:”
” La vaccinazione antinfluenzale può aumentare il rischio di altri virus respiratori, un fenomeno noto come interferenza virale … Questo studio si è proposto di indagare l’interferenza virale confrontando lo stato dei virus respiratori tra il personale del Dipartimento della Difesa in base al loro stato di vaccinazione antinfluenzale.”
Sebbene la vaccinazione contro l’influenza stagionale non abbia aumentato il rischio di tutte le infezioni respiratorie, è stata in effetti “significativamente associata a coronavirus non specificati” (il che significa che non è stato menzionato specificamente il SARS-CoV-2, che era ancora sconosciuto al momento in cui questo studio è stato condotto) e al metapneumovirus umano (hMPV 10).
Ricordiamo che il SARS-CoV-2 è uno dei sette diversi coronavirus noti per causare malattie respiratorie negli esseri umani. 11 Quattro di essi – 229E, NL63, OC43 e HKU1 – causano sintomi associati al comune raffreddore.
OC43 e HKU1 12 sono anche noti per causare bronchite, esacerbazione acuta della malattia polmonare cronica ostruttiva e polmonite in tutti i gruppi di età. 13 Gli altri tre coronavirus umani – che sono in grado di causare malattie respiratorie più gravi – sono SARS-CoV, MERS-CoV e SARS-CoV-2.
I membri del personale di servizio che erano stati vaccinati durante la stagione influenzale 2017-2018 avevano il 36% in più di probabilità di contrarre un’infezione da coronavirus e il 51% in più di contrarre un’infezione da hMPV rispetto agli individui non vaccinati. 14,15
Vaccinazione antinfluenzale legata a tassi di mortalità COVID più alti
1 ottobre 2020, il professor Christian Wehenkel, un redattore accademico di PeerJ, ha pubblicato un’analisi dei dati 16 in quella stessa rivista, in cui riferisce di aver trovato una “associazione significativa tra i decessi per COVID-19 e i tassi di vaccinazione contro l’influenza negli anziani di tutto il mondo”.
In altre parole, le aree con i più alti tassi di vaccinazione tra gli anziani avevano anche i più alti tassi di decessi per COVID-19. Per essere corretti, la nota dell’editore sottolinea che la correlazione non è necessariamente uguale alla causalità:
“Che cosa significa? Per esempio, in alcune città l’aumento delle vendite di gelati è correlato all’aumento del tasso di omicidi. Ma questo non significa che se si vendono più gelati il tasso di omicidi aumenterà. C’è qualche altro fattore in gioco – la temperatura atmosferica.
Allo stesso modo, questo articolo non dovrebbe suggerire che ricevere la vaccinazione antinfluenzale comporti un aumento del rischio di morte per un individuo con COVID-19, poiché ci possono essere molti fattori di disturbo in gioco (inclusi, per esempio, i fattori socioeconomici)”.
Ciò detto, una delle ragioni dell’analisi era quella di ricontrollare se i dati avrebbero supportato i rapporti che sostenevano che la vaccinazione contro l’influenza stagionale era negativamente correlata alla mortalità per COVID-19 – compreso uno che ha rilevato che le regioni italiane con tassi di vaccinazione più alti tra gli anziani avevano tassi di mortalità per COVID-19 più bassi. 17 “Ci si aspettava un’associazione negativa”, scrive Wehenkel in PeerJ. Ma non è ciò che ha trovato:
“Contrariamente alle aspettative, la presente analisi a livello mondiale e la sottoanalisi europea non supportano l’associazione negativa precedentemente riportata tra i decessi per COVID-19 (DPMI) [morti COVID-19 per milione di abitanti] e IVR [tasso di vaccinazione antinfluenzale] negli anziani, osservata in studi in Brasile e Italia”, ha sottolineato l’autore. 18
“Per determinare l’associazione tra i decessi COVID-19 e la vaccinazione antinfluenzale, sono stati analizzati i set di dati disponibili dei paesi con più di 0,5 milioni di abitanti (in totale 39 paesi).
Per stimare accuratamente l’influenza dell’IVR sui decessi per COVID-19 e mitigare gli effetti delle variabili interferenti, è stata eseguita una sofisticata classificazione dell’importanza delle diverse variabili, includendo come variabili predittive l’IVR e alcune variabili geografiche e socioeconomiche potenzialmente importanti, nonché le variabili relative agli interventi non farmaceutici.
Le associazioni sono state misurate con coefficienti di correlazione non parametrici Spearman rank e funzioni di Foresta casuale.
I risultati hanno mostrato un’associazione positiva tra i decessi COVID-19 e l’IVR delle persone ≥65 anni. C’è un aumento significativo dei decessi per COVID-19 dalle regioni orientali a quelle occidentali del mondo. Sono necessarie ulteriori indagini per spiegare questi risultati, e un ulteriore lavoro su questa linea di ricerca potrebbe portare alla prevenzione dei decessi associati al COVID-19″.
Cosa potrebbe spiegare il legame tra vaccinazione e mortalità?
Nella sezione di discussione dell’articolo, Wehenkel sottolinea che le spiegazioni precedenti su come la vaccinazione antinfluenzale potrebbe diminuire le morti per COVID-19 non sono supportate dai dati che ha raccolto.
“Il vaccino antinfluenzale può aumentare l’immunità all’influenza a spese di una ridotta immunità al SARS-CoV-2 attraverso qualche meccanismo biologico sconosciuto … In alternativa … ridotta immunità non specifica nelle settimane successive, probabilmente causata dall’interferenza virale. ~ Professor Christian Wehenkel”
Per esempio, cita una ricerca che attribuisce l’effetto benefico della vaccinazione antinfluenzale a una migliore prevenzione delle coinfezioni da influenza e SARS-CoV-2, e un’altra che suggerisce che il vaccino antinfluenzale potrebbe migliorare l’eliminazione del SARS-CoV-2.
Questi argomenti “non possono spiegare la relazione positiva, diretta o indiretta, tra i tassi di vaccinazione antinfluenzale e i decessi COVID-19 per milione di abitanti e l’indice di mortalità dei casi riscontrati in questo studio, che è stato confermato da una classificazione imparziale dell’importanza delle variabili utilizzando modelli di Foresta Casuale”, dice Wehenkel. 19 (Foresta Casuale si riferisce all’algoritmo di classificazione preferito usato nella scienza dei dati per modellare le previsioni. 20) Invece, egli offre le seguenti ipotesi: 21
“Il vaccino antinfluenzale potrebbe aumentare l’immunità all’influenza a spese di una ridotta immunità al SARS-CoV-2 attraverso qualche meccanismo biologico sconosciuto, come suggerito da Cowling et al. (2012) 22 per il virus respiratorio non influenzale.
In alternativa, una più debole immunità temporanea e non specifica dopo l’infezione virale influenzale potrebbe causare questa associazione positiva a causa della stimolazione della risposta immunitaria innata durante e per un breve periodo dopo l’infezione. 23, 24
Le persone che avevano ricevuto la vaccinazione antinfluenzale sarebbero state protette contro l’influenza, ma non contro altre infezioni virali a causa di una ridotta immunità non specifica nelle settimane successive, 25 probabilmente causata dall’interferenza virale. 26, 27, 28
Sebbene gli adiuvanti vaccinali umani esistenti abbiano un alto livello di sicurezza, gli adiuvanti specifici dei vaccini antinfluenzali dovrebbero essere testati anche per le reazioni avverse, come l’ulteriore aumento degli indicatori di infiammazione 29 nei pazienti COVID-19 con infiammazione già fortemente aumentata.” 30
Il paradosso del vaccino antinfluenzale
Poiché l’analisi di Wehenkel si concentra sull’impatto del vaccino antinfluenzale sulla mortalità COVID-19 tra gli anziani, può essere utile dare un’occhiata alle informazioni presentate in un workshop dell’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 2012. A pagina 6 della presentazione del workshop 31 in questione, il relatore discute “un paradosso tratto dagli studi sulle tendenze” che mostra che “la mortalità legata all’influenza è aumentata negli anziani statunitensi quando la copertura vaccinale è passata dal 15% al 65%“.
A pagina 7, egli sottolinea inoltre che mentre ci si aspetterebbe un calo della mortalità del 35% dovuto all’aumento della copertura vaccinale, supponendo che il vaccino sia efficace al 60%-70%, il tasso di mortalità è invece aumentato, anche se non esattamente di pari passo con la copertura vaccinale.
A pagina 10, si rileva un altro paradosso. Mentre gli studi osservazionali sostengono che il vaccino antinfluenzale riduce del 50% il rischio di mortalità invernale per qualsiasi causa tra gli anziani, e la copertura vaccinale tra gli anziani è aumentata dal 15% al 65%, nessun calo di mortalità è stato riscontrato tra gli anziani durante i mesi invernali. 32, 33
Vedendo come gli anziani abbiano maggiori probabilità di morire a causa dell’influenza, e come l’influenza rappresenti dal 5% al 10% di tutte le morti invernali, una “riduzione del 50% della mortalità [è] semplicemente impossibile”, afferma il relatore. Prosegue poi evidenziando gli studi che mostrano prove di deviazione negli studi che stimano l’efficacia del vaccino antinfluenzale negli anziani. Quando questa deviazione viene corretta, l’efficacia del vaccino tra gli anziani è scoraggiante.
È interessante notare che nel documento si sottolinea che gli immunologi sanno da tempo che l’efficacia del vaccino negli anziani è bassa, a causa della risposta immunitaria senescente, cioè il naturale declino della funzione immunitaria che si verifica con l’età. Questo è il motivo per cui l’influenza “rimane un problema significativo negli anziani nonostante i diffusi programmi di vaccinazione antinfluenzale”, sottolinea il relatore.
Segnalazione di tutti gli effetti collaterali del vaccino COVID-19
La mia convinzione è che gli attuali “vaccini” COVID-19, che usano la tecnologia di terapia genica mRNA, probabilmente faranno più male che bene nella maggior parte dei casi. Ci sono molti rapporti di anziani in case di cura che muoiono in poche ore o giorni dopo aver ricevuto il vaccino. Questo è probabilmente dovuto a una risposta infiammatoria spropositata.
Se sei anziano e fragile, o un membro della famiglia è anziano e sta pensando di fare il vaccino, ti esorto a fare una ricerca più approfondita e a rivedere le statistiche sugli effetti collaterali prima di prendere una decisione.
Ultimo ma non meno importante, se tu o qualcuno che ami ha ricevuto un vaccino COVID-19 e sta sperimentando effetti collaterali, assicurati di segnalarlo: 34
Se vivi negli Stati Uniti, fai un rapporto su VAERS
Segnala il problema su VaxxTracker.com, che è un sistema non governativo di monitoraggio degli eventi avversi (se vuoi, puoi presentarlo in forma anonima)
Segnala il problema sul sito web CHD
Tradotto da Cinthia Nardelli per ComeDonChisciotte
https://comedonchisciotte.org/vaccinazione-antinfluenzale-e-tassi-di-mortalita-covid-piu-alti/
L’Amministrazione Biden adduce l’obiettivo della salute pubblica a giustificazione dell’utilizzo dei bambini abortiti nella ricerca scientifica. E’ un duplice inganno, sia perché potrebbero essere utilizzati con pari efficacia tessuti animali o cellule staminali adulte, sia perché esiste un vasto commercio di “carne umana” per scopi certamente non etici (rif. qui).
Articolo pubblicato il 27 aprile su Catholic Vote. Traduzione di Wanda Massa.
La portavoce della Casa Bianca Jen Psaki ha detto che il presidente Biden “è rispettosamente in disaccordo” con i vescovi degli Stati Uniti, che si oppongono al fatto che l’amministrazione usi i corpi dei bambini abortiti per la ricerca scientifica.
All’inizio di questo mese, l’amministrazione Biden ha annullato un divieto introdotto da Trump sull’utilizzo di resti umani abortiti.
Parlando a nome dei vescovi statunitensi, l’arcivescovo Joseph Naumann, presidente del Comitato dei vescovi per le attività a favore della vita, ha condannato la decisione. “Il nostro governo non ha il diritto di trattare le vittime innocenti dell’aborto come una merce che può essere depredata per ottenere parti del corpo da usare nella ricerca“, ha dichiarato Naumann.
Citando la condanna dei vescovi in una conferenza stampa martedì, Owen Jensen di EWTN ha sollecitato una risposta dalla Casa Bianca.
“…Come tutti sappiamo, l’amministrazione ha appena revocato il divieto per i ricercatori di utilizzare tessuti fetali provenienti da aborti volontari“, ha detto Jensen, “e la Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti, i leader della fede del presidente stesso, ha detto in reazione [che è] ‘profondamente offensivo per milioni di americani che i dollari delle nostre tasse siano utilizzati per la ricerca che collabora con un’industria costruita sulla predazione di vite innocenti’“.
“Come risponde la Casa Bianca a questa critica?” Ha chiesto Jensen.
“Guarda, penso che la Casa Bianca … rispettosamente non è d’accordo“, ha detto Psaki, “e crediamo che sia importante investire nella scienza e cercare opportunità per curare le malattie e penso che sia quello che si spera di fare“.
Guarda lo scambio di battute qui sotto.
Owen Jensen fa notare che
USCCB, “I leader della stessa fede del presidente” hanno condannato la decisione di Biden di usare i soldi delle tasse per la ricerca che utilizza tessuti di bambini abortiti.
Psaki: “La Casa Bianca è rispettosamente in disaccordo” con la Chiesa cattolica su questo.
https://twitter.com/i/status/1387123257183293451
Di Wanda Massa
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