ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 29 aprile 2021

Per concepire il golpe elettorale contro Trump *

L’asse tra l’Italia e Cina è la chiave dell’operazione terroristica del coronavirus?



Si è già avuto modo di vedere precedentemente come la crisi del coronavirus non fosse affatto un evento inaspettato.

I piani alti del sistema stavano già da tempo pensando, o meglio preparando, una crisi pandemica e l’esempio più recente ed esplicativo viene dalla celebre esercitazione “Evento 201” finanziata da Bill Gates nell’ottobre del 2019.

Evento 201 sostanzialmente descrive tutto quello che accadrà successivamente quando secondo la versione ufficiale, si diffonde nel mondo un nuovo virus, risultato di una misteriosa mutazione da animale a uomo.

È esattamente quanto le istituzioni sanitarie internazionali sostengono riguardo al coronavirus che secondo la narrativa dominante sarebbe il risultato di una mutazione da pipistrello a uomo che ancora non è stata minimamente provata.

La Cina ha certamente avuto il ruolo primario nell’inizio di questa operazione terroristica ma c’è da considerare il ruolo di un altro Paese che potrebbe essere stato altrettanto decisivo, ovvero l’Italia.

Sembra esserci un filo rosso che lega Italia e Cina nella gestione e nell’inizio della crisi da coronavirus.

Se si segue infatti il corso degli eventi recenti si ha la vivida impressione che questi due Paesi abbiano agito di concerto per far apparire il Covid come un agente patogeno estremamente letale, quando i dati ufficiali dicono piuttosto che si tratta di un virus influenzale.

Per comprendere meglio ciò che accomuna Italia e Cina in questa operazione occorre andare ad analizzare un evento del tutto trascurato dai media e che invece potrebbe essere l’intera chiave di volta di questa storia.

L’evento in questione riguarda la visita dell’allora presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, alla sede di Avellino della Technogenetics avvenuta il 16 ottobre del 2019 e segnalata dal profilo “Game Over” su Twitter.

La Technogenetics è una importante azienda leader nel settore della diagnostica. Sostanzialmente si occupa di produrre test sanitari in grado di stabilire la positività o negatività a determinate patologie.

Questa azienda però non è più italiana dal 2015 quando fu rilevata dal colosso cinese KHB Shangai. La KHB Shangai è controllata a sua volta da un’altra società, chiamata Gree Real Estate Co, Ltd. La Gree appartiene alla SASAC, acronimo che identifica la commissione di amministrazione e supervisione del consiglio di Stato per le società a partecipazione statale che non è altro che l’ente che controlla le società statali cinesi.

La Technogenetics quindi è passata direttamente nelle mani della dittatura comunista cinese. È importante ricordare questa azienda perché assumerà un ruolo chiave nei mesi successivi quando appunto inizierà l’operazione coronavirus.

Sarà infatti la Technogenetics a predisporre il 12 gennaio 2020 il test PCR del tampone che verrà poi usato a Wuhan, e successivamente in Italia e in Europa.

Il test PCR si è rilevato e si rileva tuttora semplicemente fondamentale per mantenere in piedi la pandemia artificiale.

Questo test, come è stato già riscontrato in diverse occasioni, ha una scarsissima attendibilità tale da produrre fino al 90% di falsi positivi come ha riconosciuto lo stesso New York Times.

In Italia il caso più eclatante, a questo proposito, viene dai diciassette sanitari dell’ospedale di Nuoro San Francesco, risultati positivi al Covid con il tampone fino a quando il test sierologico ha dimostrato incontrovertibilmente che queste diciassette persone non hanno mai avuto alcun contatto con il virus.

Il tampone dunque crea una epidemia che di fatto non esiste e i vari governi mondiali continuano ad utilizzarlo fraudolentemente nonostante le prove della sua inattendibilità siano ormai lampanti.

Quel giorno Conte si reca in visita “casualmente” ad una azienda che sarà uno dei protagonisti indiscussi della crisi del Covid.

Lo stesso governo Conte, attraverso l’allora commissario all’emergenza Arcuri, commissionerà nell’ottobre 2020 l’acquisto di test rapidi Covid proprio alla Technogenetics.

La visita di Conte alla sede di questa società che ha avuto e ha un ruolo strategico nella cosiddetta “crisi pandemica” appare dunque una inquietante coincidenza ma a colpire è anche l’atmosfera che sembra trasparire dalle foto dell’evento.

Se si guarda infatti ad una di queste, si vede Conte lanciare sguardi d’intesa piuttosto affiatati con l’amministratore della società, Salvatore Cincotti.

Potrebbe essere un'immagine raffigurante 2 persone, persone che sorridono e il seguente testo "Morra de Sanctis, 34 Ottobre 2019"

In un’altra foto ancora, si vede l’ex premier impegnato a reggere il microfono allo stesso Cincotti.

Potrebbe essere un'immagine raffigurante 2 persone

La sensazione è quella che ci fosse un’atmosfera di estrema convivialità, come se tutti in qualche modo sapessero il vero senso della visita di Conte alla Technogenetics quel giorno.

Le coincidenze comunque non si fermano qui. Nella stessa giornata, appare il governatore sceriffo della Campania De Luca, un altro protagonista fisso della crisi terroristica del coronavirus.

De Luca è l’uomo che è arrivato a definire “bestie” coloro che non portano la mascherina tanto da arrivare a chiedere di mettere “alla gogna pubblica” queste persone.

Si può tranquillamente pensare che tutto questo sia il risultato di una serie di incredibili coincidenze che ha portato per delle circostanze stranissime i protagonisti dei mesi successivi a incontrarsi nello stesso posto e nella stessa sede di una società di proprietà cinese che sarà guarda caso proprio quella che produrrà i controversi tamponi nei mesi successivi.

Le coincidenze, ad ogni modo, non sono finite. Continuano il mese successivo e in questa storia è importante tenere bene a mente le date per vedere che gli eventi descritti non sembrano essere affatto il risultato del caso.

Dopo la visita di Conte presso la sede della Technogenetics ha infatti luogo un altro evento del tutto irrituale.

La Cina ha chiamato Grillo per avvisarlo di quello che stava per accadere?

Il 22 novembre del 2019, l’ambasciatore della Cina in Italia, Li Junhua, convoca Beppe Grillo, leader del M5S, presso l’ambasciata cinese.

All’epoca un imbarazzato e goffo ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, provò a giustificare questa anomala situazione come la visita di un “privato cittadino” presso la massima rappresentanza diplomatica cinese.

Beppe Grillo però non è proprio l’esatto ritratto del normale “cittadino privato”. Grillo era allora il leader del M5S, partito dello stesso Luigi Di Maio, che ha in Parlamento il numero più alto di seggi.

Se il capo di una missione diplomatica straniera convoca Grillo nella sua sede non è certo un evento che può interessare la sfera privata del solo Grillo, ma piuttosto riguarda gli interessi stessi del Paese.

Il M5S comunque stava già tessendo una tela di rapporti con la dittatura comunista cinese già nel 2013 ed è alquanto probabile che l’ambasciatore Li Junhua abbia convocato Grillo proprio perché il M5S nel corso degli anni può aver sviluppato il ruolo di interlocutore privilegiato di Pechino.

Il movimento grillino infatti sembra essere telecomandato da diversi poteri sovranazionali e la Cina è certamente uno di questi.

Prima ancora della tela di rapporti con il partito comunista cinese, Grillo aveva già sviluppato contatti con l’ambasciata americana che lo invitò a via Veneto nel 2008, all’epoca dell’amministrazione Obama.

L’ambasciatore americano dell’epoca, Roland Spogli, consegnò un dettagliato rapporto al dipartimento di Stato USA nel quale descriveva Grillo come “interlocutore credibile” il M5S come valida alternativa per la politica italiana.

Si era dunque già consumata una pesante ingerenza da parte dello Stato profondo di Washington nell’agone politico italiano, e questo lascia pensare che il potere delle grandi lobby anglosassoni voleva essere sicuro di controllare quella che già all’epoca aveva tutte le caratteristiche di una opposizione controllata dal sistema stesso.

Il M5S infatti non ha mai messo nella sua agenda politica gli argomenti temuti dal sistema che riguardano l’influenza del grande potere mondialista e la difesa della sovranità degli Stati nazionali.

Non poteva per la semplice ragione che entrambi i fondatori del movimento, Grillo e Gianroberto Casaleggio, erano espressione di quel potere.

Quella che comunque può sembrare una contraddizione apparente che vede il M5S vicino al potere anglosassone e allo stesso tempo alla Cina in realtà non lo è affatto.

È stata proprio la finanza anglosassone e lo stato profondo di Washington a creare il mostro mercantilista cinese.

È stato solo l’avvento di Trump alla Casa Bianca a separare gli USA dal mondialismo e inevitabilmente dal motore economico della globalizzazione, ovvero la Cina comunista.

Quando Grillo viene convocato dalla Cina, l’Italia era già diventata suo malgrado un satellite economico della stessa Cina.

L’Italia infatti a marzo del 2019 è stato il primo ed unico Paese europeo ad aderire all’accordo della via della Seta, la cosiddetta BRI (Belt and Road Initiative) che è un progetto pensato per la realizzazione di grandi opere necessarie per collegare la Cina all’Asia e all’Europa e costruire così dei canali privilegiati per l’esportazione delle merci cinesi.

La BRI finanzia i Paesi aderenti attraverso prestiti per realizzare infrastrutture chiave, quali porti e aeroporti.

Spesso però gli aderenti si ritrovano impossibilitati a ripagare gli esorbitanti crediti e la Cina a compensazione assorbe quelle stesse infrastrutture dando vita ad una micidiale colonizzazione economica che le consente di avere il controllo assoluto dei Paesi firmatari che si ritrovano invischiati in una vera e propria trappola del debito.

A distanza di un anno dall’accordo, non sembra essere un caso che la Cina infatti abbia acquisito il porto di Taranto. La Cina, in altre parole, si è servita dell’Italia come cavallo di Troia per entrare in Europa e avere così il controllo di un Paese, l’Italia, strategico per ler rotte commerciali navali del Mediterraneo.

E l’uomo che ha consegnato le chiavi dell’Italia e dell’Europa alla Cina è stato proprio Giuseppe Conte, vicino anche lui al M5S.

Il M5S in quest’ottica sembra dunque aver assunto un ruolo fondamentale per favorire il piano di espansione economica della Cina.

Il governo gialloverde all’inizio della sua avventura sembrava più vicino all’amministrazione Trump e avrebbe dovuto avere lo scopo di fare da contrappeso all’asse franco-tedesco e opporsi al gigante cinese.

L’accordo della via della Seta e la caduta del governo decisa dallo stesso Salvini hanno dimostrato che il governo Lega-M5S non è stato altro che un enorme bluff.

La Lega infatti non ha fatto nulla per opporsi all’accordo probabilmente vista anche la presenza di uomini della Cina nel suo partito, quali Michele Geraci sottosegretario allo Sviluppo Economico proprio nel governo gialloverde.

Il Carroccio in sostanza non è mai stato nemmeno realmente a sostegno di Trump. I suoi referenti sono gli stessi che si sono opposti alla presidenza Trump, tra i quali lo stato profondo di Washington e le lobby militari atlantiste che non hanno nulla a che vedere con la visione del presidente americano.

Trump ha infatti cercato di mettere fine al ruolo degli USA come milizia del potere mondialista che ha usato la superpotenza militare americana per colpire chiunque avesse rappresentato un intralcio dei piani del Nuovo Ordine Mondiale.

Salvini dopo l’apparente harakiri di agosto ha di fatto aperto la strada al governo PD-M5S ancora più saldamente nelle mani della Cina comunista e della finanza anglosassone in quello che è stato probabilmente un passaggio di consegne concordato al quale Salvini non ha fatto altro che dare esecuzione.

Successivamente a Salvini è stato affidato un altro compito che è stato quello di aprire la via di palazzo Chigi a Draghi.

Il noto “Giuseppi” di Trump su Twitter dell’agosto 2019 può aver portato molti a pensare che Trump avesse dato un sostegno anche al Conte II, ma quel tweet sembra più essere stato il risultato di una informativa volutamente errata dell’ambasciata americana di via Veneto che avrebbe omesso al presidente USA il coinvolgimento del PD nel nuovo governo Conte.

Ad ogni modo, dopo l’incontro di Grillo del 22 novembre con l’ambasciatore cinese succede il mese dopo un altro strano evento che vede ancora una volta protagonista il comico genovese.

Il 17 dicembre, Grillo si presenta a Roma con una mascherina sul volto e ai giornalisti che lo circondano spiega che lo fa per “proteggersi dai virus”.

A questo punto, si può ipotizzare un collegamento tra la visita di Grillo all’ambasciata cinese e la sua apparizione con la mascherina.

La Cina ha chiamato Grillo per informarlo di quanto stava per accadere?

Italia e Cina si sono coordinate per scatenare il terrorismo sanitario?

La circostanza è certamente singolare così come tutti gli eventi che messi in fila fanno vedere una sorta di raccordo e coordinamento tra Italia e Cina.

Il mese dopo infatti dalla Cina vengono mostrate immagini che fanno pensare che ci sia un qualche virus letale in giro, ma il governo Conte e i virologi quali Pregliasco e Burioni, erano tutti impegnati a dire che non esisteva alcun rischio Covid in Italia.

A Roma, il 30 gennaio del 2020, fa la sua comparsa una strana coppia di cinesi proveniente da Wuhan che avrebbe portato il virus in Italia.

Se Wuhan è stata effettivamente la città del contagio, come sostengono i media o l’OMS, il buon senso avrebbe voluto non far arrivare nessuno da Wuhan già nelle settimane precedenti.

Al contrario, il governo Conte ha chiuso i voli solo dopo che i due cinesi erano già arrivati e la sensazione era quella che chi ha concepito questa operazione volesse far credere che il “letale” virus di Wuhan era giunto in Italia proprio per atterrire ancora di più l’opinione pubblica.

La coppia di cinesi comunque è piuttosto singolare. Sono rimasti allo Spallanzani 59 giorni e nessuno ad oggi ha mai avuto una degenza così lunga per via del Covid, a meno che i pazienti non avessero già altre gravi patologie pregresse.

Secondo quanto detto dallo stesso Spallanzani, i due cinesi avrebbero avuto solo il coronavirus e ad oggi restano un caso praticamente unico per la loro degenza record.

A febbraio poi accade un altro fatto strano. I media riportano la notizia del famoso paziente 38enne di Codogno positivo al Covid, ricoverato il 20 febbraio, e dimesso il 23 marzo.

Stranamente il paziente zero con il quale sarebbe entrato in contatto non ha avuto nessun sintomo e stava benissimo. All’epoca era lo stesso dottor Puro dello Spallanzani a dire che per trasmettere il virus occorreva un sintomatico e che il Covid non era letale.

L’OMS stessa successivamente ha confermato che gli asintomatici non possono trasmettere il virus.

Quindi non si comprende da dove sarebbe partito questo misterioso “contagio”. Ancora più surreali le dichiarazioni del paziente uno di Codogno che la prima cosa che ha detto appena uscito dall’ospedale è stata l’invito a “stare a casa e ad evitare contatti con i famigliari” quando erano gli stessi virologi dello Spallanzani nello stesso periodo delle sue dimissioni a dire che non c’era rischio alcuno.

La premura del paziente 1 di far apparire il Covid come oltremodo contagioso, e di veicolare il messaggio del governo Conte di “stare a casa” appare sicuramente anomala.

A marzo 2020, comunque il terreno era già pronto. La popolazione è già ampiamente terrorizzata e Conte chiude l’Italia. Nessuno gli si oppone ovviamente. Le false opposizioni della Lega e di Fdi erano al contrario in prima linea per soffiare sul fuoco della falsa emergenza chiedendo di chiudere tutto.

Poi arriva Bergamo e la macabra parata di camion militari completamente inutile da un punto di vista sanitario, ma utile da un punto di vista psicologico per terrorizzare ancora di più la popolazione.

Vengono distrutti i corpi con le cremazioni e vengono rese impossibili le autopsie per stabilire la vera causa di morte delle persone.

Questo fatto già da solo costituisce un reato. Se la Cina, ad ogni modo, è stata fondamentale per dare vita alla crisi Covid a livello globale, l’Italia è stata decisiva per trasportarla in Europa.

In altre parole, la Cina è stata scelta per avviare il terrorismo sanitario su un piano globale mentre l’Italia è stata scelta per avviarlo sul piano europeo.

C’è stato un preciso disegno diffamatorio per screditare l’Italia agli occhi del mondo facendola passare come una sorta di “untore” internazionale, e in questo senso viene in mente la famigerata grafica della CNN che mostra tutte le frecce dell’origine del contagio che partono proprio dall’Italia.

La mappa choc della Cnn: "Italia focolaio del coronavirus ...

L’Italia è servita sostanzialmente a fare da laboratorio privilegiato per gli esperimenti della cabala mondialista che considera questa nazione come un nemico assoluto per via delle sue radici cristiane e romane.

Il governo Conte stesso è stato in prima linea nel favorire la riuscita di questo piano, quando ha esaltato a dismisura la pericolosità di un virus influenzale e ha successivamente instaurato una dittatura sul modello di quella cinese.

Pochi mesi dopo comunque la Cina esce dall’operazione terroristica del coronavirus. In Cina, l’estate scorsa riapre tutto, e si balla nelle discoteche attaccati senza l’inutile e dannosa mascherina mentre in Italia chiudono i locali notturni.

Pechino ha recitato la sua parte e ora si prepara a passare all’incasso comprando a prezzi di saldo gli ultimi gioielli italiani e europei.

I media che prima mostravano ossessionatamene le immagini dalla Cina ora non mostrano più nulla. A Shangai, per prendere solo una città come esempio, è tutto aperto. Molti non indossano la mascherina. A Wuhan, la città del terribile virus, è tutto aperto e non esistono zone gialle o rosse.

In Cina, tra l’altro, non si sta vaccinando praticamente nessuno. Sono solamente 16 su 100 le dosi somministrate in Cina che colloca questo paese al 57º posto al mondo nella somministrazione dei vaccini Covid.

Mentre qui in Europa e in Italia viene fatta una campagna di terrorismo psicologico che vuole far credere che il vaccino è la “salvezza” contro il Covid, in Cina, il Paese da dove sarebbe partito questo virus “letale”, hanno ripreso a lavorare senza fare nessuna vaccinazione di massa.

E’ la Cina stessa a rivelare attraverso la sua politica che il Covid è stato ed è una enorme truffa.

L’asse Italia-Cina decisivo per concepire il golpe elettorale contro Trump

Il filo rosso tra Italia e Cina non si è mai spezzato comunque, e dopo il coordinamento nella falsa pandemia a novembre 2020 sembra aver avuto un ruolo altrettanto decisivo nell’orchestrare il colpo elettorale contro Donald Trump.

Le fonti vicine allo scandalo dell’Italiagate hanno riportato come la notte del 3 novembre a Roma, nella sede dell’ambasciata americana a via Veneto sarebbe stato utilizzato un satellite militare di Leonardo per hackerare i voti e spostarli da Trump a Biden.

Leonardo è una società partecipata a maggioranza dal governo e questo coinvolgerebbe inevitabilmente lo stesso Conte.

Nello stesso momento, in Cina, un gruppo di hacker professionisti portava avanti altri attacchi informatici per favorire il candidato democratico, Joe Biden, fantoccio da anni nelle mani della stessa dittatura comunista.

Sembra dunque esserci un filo comune che lega sia la cosiddetta “pandemia” sia il colpo di Stato contro Donald Trump e quel filo comune è l’asse tra Italia e Cina che è stato decisivo per dare vita ad entrambe le operazioni.

Il trait d’union tra Italia e Cina per tutto questo tempo è stato l’ex premier Giuseppe Conte.

Alla fine di questa storia, le strade del mondialismo sembrano tutte condurre sempre a Roma.

di Cesare Sacchetti

https://lacrunadellago.net/2021/04/28/lasse-tra-litalia-e-cina-e-la-chiave-delloperazione-terroristica-del-coronavirus/ 

*

Difendere l'Ucraina per dividere la Russia dalla Cina

Il rinnovato atteggiamento aggressivo della Russia nei confronti dell'Ucraina avviene assieme all'avvicinamento evidente fra Russia e Cina. Fare concessioni alla Russia, adesso, sarebbe sbagliato. Al contrario, un'alleanza europea più compatta dovrebbe sbarrare l'espansione di Putin verso Occidente e spingerlo a guardare a Oriente. 

La concentrazione di forze russe in Crimea e ai confini dell’Ucraina solleva ancora una volta dubbi sulle intenzioni di Mosca nell’immediato e su quelle del suo nuovo zar, Vladimir Putin. Può essere che il dittatore russo veda nella crisi del coronavirus in Europa un’opportunità di espandere la sua influenza verso Occidente, o può cercare di distrarre i russi dai loro problemi economici con un altro progetto imperialista, oppure è semplicemente irritato dal modo in cui lo ha trattato il presidente Joe Biden, che lo ha definito “assassino”.

Vista da Washington, una rinnovata offensiva sulla frontiera orientale europea pone una serie di interrogativi più ampi e di natura globale: questo è un altro sintomo dell’intesa fra Russia e Cina che potrebbe creare molteplici problemi agli Stati Uniti e ai loro alleati? E cosa potrebbero fare gli Usa per evitare un potenziale rafforzamento di una tacita cooperazione anti-Washington?

Pur non essendoci un trattato formale che dà inizio ad una Duplice Alleanza di Russia e Cina nel Ventunesimo Secolo, possiamo solo supporre il grado di cooperazione strategica che hanno raggiunto deducendolo dalle loro azioni. Sembrerebbe un’alleanza opportunistica, fino a questo punto: un’operazione militare russa in Europa può essere attentamente osservata dai leader cinesi per valutare quali opportunità possa creare, ad esempio, nel Mar Cinese Meridionale. Viceversa, una maggiore attenzione americana, e occidentale in generale, per le mosse cinesi nel Pacifico o nel Medio Oriente, può dare al Cremlino l’idea di poter agire più liberamente nel suo teatro d’operazioni favorito, quello europeo.

Una cooperazione più stretta fra Russia e Cina è improbabile, perché sarebbe molto controproducente per Mosca. Putin diverrebbe il partner debole di Xi Jinping, il bandito di provincia, a corto di soldi, che lega le sorti della Russia ad un aspirante imperatore mondiale con grandi forzieri e ambizioni oceaniche. Un’alleanza di questo genere danneggerebbe il consenso interno di Putin, per il quale gli alti e bassi di popolarità dipendono dall’economia e dal prestigio, percepito, della Russia. Diventando il secondo violino della Cina, la Russia si trasformerebbe in una potenza asiatica, concentrata all’interno del continente eurasiatico, minerebbe la storica ricerca di diventare una grande potenza europea. Il vassallaggio alla Cina non è quel glorioso risultato di politica estera che Putin vuole lasciare in eredità.

Ma resta la possibilità di una cooperazione opportunistica. La domanda, quindi, è se gli Stati Uniti e i loro alleati possano evitare o ostacolare tale collaborazione. Corteggiare la Russia con concessioni, ad esempio consentire a Mosca una maggiore influenza sull'Ucraina e sul Mar Nero e, più in generale, lungo la frontiera orientale dell'Europa, non servirebbe a nulla. Un accordo di questo genere non solo ignorerebbe le aspirazioni delle nazioni in questa regione – “estero vicino”, in termini dispregiativi - ma non cambierebbe nemmeno le ambizioni russe di diventare una grande potenza in Europa. Sarebbe solo un segnale ulteriore che la Russia può espandersi a Occidente. Non sarebbe un compromesso, lo scambio di una maggiore influenza russa in Europa per la cooperazione russa contro la Cina, ma un dono unilaterale a Mosca.

Il modo migliore per scoraggiare la cooperazione opportunistica russa con la Cina è semmai impedire a Mosca di espandersi a Occidente. Scoraggiare l’espansionismo della Russia in Ucraina e lungo la frontiera orientale dell'Europa, fa sì che la Russia possa concentrare la sua attenzione e le sue risorse sui confini asiatici.

Finché la Russia vede l’Occidente come un blocco politicamente decadente e debole dal punto di vista militare, costituito da nazioni in conflitto fra loro, continuerà a spingersi verso l'Europa utilizzando una vasta gamma di “strumenti”, divisioni corazzate incluse. E’ per accelerare questa spinta verso Occidente, che la Russia cerca una qualche forma di accordo con la Cina, al fine di assicurarsi la stabilità dei confini orientali. Ma quando i leader russi si renderanno conto dell'impossibilità di un'espansione imperiale sulla loro frontiera occidentale, daranno meno valore alla cooperazione con la Cina per aiutarne la continua ascesa in Oriente. In effetti, potrebbero prestare maggiore attenzione alle incursioni economiche e politiche della Cina in Asia centrale, in Siberia e più in generale nel continente eurasiatico. L'obiettivo di scoraggiare la Russia non è quindi solo quello di impedire ulteriori azioni destabilizzanti da parte di Mosca, ma anche di reindirizzare l'attenzione russa verso i suoi confini orientali.

L’unico modo per scoraggiare la Russia è un’azione compatta degli Stati europei. Il ruolo degli Stati Uniti è certamente importante: dovrebbero continuare ad armare l’Ucraina e sostenere gli alleati della NATO rafforzando la propria presenza sul fianco orientale. Ma la debolezza dell'Alleanza occidentale sta nella confusione strategica dell'Europa, retoricamente contraria all'aggressività di Mosca ma divisa all'atto pratico e per lo più molto riluttante ad ammettere la realtà di un'offensiva militare russa. Ad esempio, la Germania può anche esprimere la sua preoccupazione per l'attuale rafforzamento militare russo in Crimea, però al tempo stesso sta dando gli ultimi ritocchi al gasdotto Nord Stream 2, che mina la sicurezza e l'economia dell'Ucraina (così come i membri della Nato e dell'Ue in Europa centrale). È un messaggio troppo contraddittorio. Se Berlino prendesse sul serio la sicurezza dell'Ucraina (e dell'Europa), annullerebbe questo gasdotto russo.

Infine, l’Europa deve armare l'Ucraina. Se gli Stati Uniti sono l'unica potenza che fornisce quantità relativamente modeste di armi (ad esempio, missili Javelin anticarro), la Russia vede l’opportunità di dividere l’Alleanza occidentale: le potenze europee (Germania, Francia, Regno Unito) sono disposte ad accogliere Mosca, mentre gli Stati Uniti appaiono come il corpo estraneo, il lontano potentato sempre più concentrato sull'Asia e privo di sostegno nelle capitali europee. Ma se un gruppo selezionato di stati europei, per esempio, il "Triangolo di Weimar" - Germania, Francia e Polonia - cooperasse nel fornire aiuti militari all'Ucraina, il messaggio a Mosca sarebbe chiaro: una ferma volontà europea di contrastare ulteriori aggressioni imperiali. La stabilità di lungo periodo dell'Europa deve provenire da fonti europee.

L'amministrazione Biden farebbe bene, quindi, a continuare gli sforzi di Trump per convincere gli alleati europei ad aumentare le loro spese per la difesa e a prendere sul serio la loro sicurezza. Per gli Stati Uniti, la sicurezza dell'Europa è legata all'equilibrio di potere dell'Asia. Un teatro europeo aperto all'aggressione russa creerebbe invece le condizioni per una cooperazione opportunistica sino-russa, che pone enormi sfide agli Stati Uniti. L'obiettivo è quindi stabilizzare l'Europa, scoraggiare la Russia e quindi concentrarsi sulla Cina.

Jakub Grygiel*

*Jakub Grygiel è un professore di scienza politica alla Catholic University of America, membro della Marathon Initiative e visiting fellow della Hoover Institution.

https://lanuovabq.it/it/difendere-lucraina-per-dividere-la-russia-dalla-cina

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.