ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 29 aprile 2021

Un animale assai comune

Conformista, vil razza dannata. La lezione di Giorgio Gaber



Scritto nel 1992 questo brano di Giorgio Gaber è ancora più attuale di vent’anni fa. Quella del conformista è una razza che non teme l’estinzione e la repressione. Anzi, prolifera là dove i regimi politici, culturali e ideologici si fanno più pressanti e serrati. E tempi come quelli che stiamo vivendo sembrano veramente il brodo di cultura in cui questa razza trova il suo elemento naturale.
Nel 1992 Gaber non poteva prevederlo, ma oggi, nel 2021 a tutte le declinazioni del conformista bisogna solamente aggiungere quella di “vaccinista”. Buon ascolto.

Io sono un uomo nuovo
Talmente nuovo che è da tempo
Che non sono neanche più fascista
Sono sensibile e altruista orientalista
Ed in passato sono stato un po’ sessantottista

Da un po’ di tempo ambientalista
Qualche anno fa nell’euforia mi son sentito
Come un po’ tutti socialista

Io sono un uomo nuovo
Per carità lo dico in senso letterale
Sono progressista
Al tempo stesso liberista antirazzista
E sono molto buono sono animalista

Non sono più assistenzialista
Ultimamente sono un po’ controcorrente
Son federalista

Il conformista
È uno che di solito sta sempre dalla parte giusta
Il conformista
Ha tutte le risposte belle chiare dentro la sua testa
È un concentrato di opinioni
Che tiene sotto il braccio due o tre quotidiani

E quando ha voglia di pensare pensa per sentito dire
Forse da buon opportunista
Si adegua senza farci caso
E vive nel suo paradiso

Il conformista
È un uomo a tutto tondo che si muove
Senza consistenza il conformista
S’allena a scivolare dentro il mare della maggioranza
È un animale assai comune
Che vive di parole da conversazione

Di notte sogna e vengon fuori i sogni di altri sognatori
Il giorno esplode la sua festa
Che è stare in pace con il mondo
E farsi largo galleggiando il conformista
Il conformista

Io sono un uomo nuovo
E con le donne c’ho un rapporto straordinario
Sono femminista
Son disponibile e ottimista europeista

Non alzo mai la voce sono pacifista
Ero marxista-leninista
E dopo un po’ non so perché mi son trovato
Cattocomunista

Il conformista
Non ha capito bene che rimbalza meglio di un pallone il conformista
Areostato evoluto che è gonfiato dall’informazione
È il risultato di una specie
Che vola sempre a bassa quota in superficie

Poi sfiora il mondo con un dito e si sente realizzato
Vive e questo già gli basta
E devo dire che oramai
Somiglia molto a tutti noi il conformista
Il conformista

Io sono un uomo nuovo
Talmente nuovo che si vede a prima vista
Sono il nuovo conformista

https://www.ricognizioni.it/conformista-vil-razza-dannata-la-lezione-di-giorgio-gaber/

Quello che permise il male

Per alcuni fu pavidità.

Altri erano stati indottrinati dal male. Alcuni ci erano semplicemente cascati, perché il male è per definizione menzogna ingannevole. Altri avevano piena comprensione, ed amavano la menzogna.

Molti non capivano. Non avevano letto abbastanza, non avevano visto abbastanza. Non avevano voluto vedere. Accade, quando onestamente pensi che il male non esista, o che accada solo altrove, ad altri. Ignari. Ignavi.

Perché è sempre così che il male si diffonde nel mondo. Non tutti sono cattivi. La maggior parte del tempo.
Ma tutti questi una cosa l’avevano in comune.

L’avrebbero pagata cara.

Non nel senso che qualcuno gliel’avrebbe fatta pagare. Ma nel senso che nessun male è senza conseguenze.
E quando queste arrivano, i ciechi vedono, i sordi odono, i pavidi si lamentano, gli idioti comprendono. Talvolta. I malvagi gioiscono, come si gioisce del male. Anche per loro c’è un prezzo. Un prezzo infinito, che può essere ripagato solo con una moneta eterna. Un soldo che non possiedono, di cui non vedrebbero necessità o senso, se non fosse stato per il male che ha permesso di svelarlo.
Tutti costoro, quando ogni cosa sarà evidente, comprenderanno.

Quello che permise il male siamo noi.

Pubblicato da 
https://berlicche.wordpress.com/2021/04/29/quello-che-permise-il-male/

 L’assurdo cattosostegno al ddl Zan


Era matematico che si manifestassero: nipotini di quelli divorzisti e abortisti, figli legittimi di quelli pro fecondazione extracorporea e pro unioni civili, ecco i cattolici sostenitori del ddl Zan. Si tratta, nello specifico, dei giovani dell’Azione Cattolica di Castel di Lucio, i quali, per non lasciar spazio a dubbi circa la loro posizione, hanno pensato bene non solo di farsi immortalare con le mani pitturate con la nota scritta, ma anche di rafforzare l’iniziativa spiegando che l’omobitransfobia sarebbe un «peccato contro i precetti evangelici». E poi dicono che la Chiesa è rimasta indietro: devono ancora aggiornare il Codice penale, ma il Catechismo qualcuno l’ha già modificato…

Battute a parte, è evidente che il problema, qui, non son quei giovani siciliani; e non è neppure il responsabile della loro formazione, con cui pure sarebbe bello scambiare due parole. No, qui il problema è un certo mondo cattolico che, ormai da anni, commette tre errori fra loro drammaticamente concatenati. Il primo è quello di trascurare la formazione e lo studio. Dopo che Arcilesbica, fior di femministe e persino personalità gay hanno espresso pesanti riserve sul ddl Zan, che dei giovani di parrocchia lo sostengano significa solo una cosa: che non l’hanno letto né, tanto meno, hanno riflettuto sulle sue conseguenze. E ciò, lo si ripete, è anzitutto frutto d’una preparazione scarsa, per non dire inconsistente.

Tale errore, a sua volta, è espressione di un più grande abbaglio che purtroppo ha attecchito da anni anche in ambito teologico e, addolora dirlo, tra lo stesso clero. Il riferimento, qui, è ad un presunto conflitto tra dottrina e pastorale o, se si preferisce, tra verità e misericordia. Sta cioè sempre più passando l’idea che il rigore dottrinale sia l’antitesi alla fraternità. Ritieni fondamentale l’antropologia cristiana, e le conseguenze in fatto di etica e morale sessuale? Eh, allora vuol dire che sei scollegato dalla realtà, che te ne stai sulla tua bella torretta d’avorio, che non vedi «le ferite». Triste a dirsi, ormai si ragiona davvero così. La cosa è molto avvilente perché dimostra la non conoscenza di due aspetti.

Il primo aspetto è quello della misericordia cristiana. Magari a Castel di Lucio han dei vangeli diversi, ma in quelli a noi noti l’abbraccio misericordioso del Signore è sempre – sempre – vincolato all’impegno a non commettere più gli stessi peccati, come prova anche il famoso episodio dell’adultera: «Gesù allora le disse: “Neppure io ti condanno; va’ e non peccare più”» (Giovanni 8,11). Dunque ciò che il Cristianesimo propone non è una deroga all’adulterio, alla pratica omosessuale o ad altri peccati. Tutt’altro: è la possibilità di salvarsi previo incontro con la Verità. Il secondo aspetto non colto da chi vede scontro tra verità e misericordia è quindi il fatto che la seconda è sempre vincolata alla prima, pena la degenerazione in buonismo.

Il terzo errore che da tempo domina del mondo cattolico, e senza il quale non si spiegano certe sbandate, è la mancanza di coraggio. Abbiamo oggi pastori, anche ad alti livelli, che spiegano come secondo loro il ddl Zan «andrebbe migliorato». Ora, queste parole vanno benissimo se le dice – e infatti le ha dette – Aurelio Mancuso, ex Presidente nazionale di Arcigay. Dai pastori, però, devono venire indicazioni assai meno tiepide. Bisogna cioè avere il coraggio di dire la verità, vale a dire che il ddl Zan è un mostro giuridico che non aggiunge nulla alla tutela delle persone di tendenze omosessuali o di altro tipo ma incardina nell’ordinamento del nostro Paese ideologie aberranti. Questo è, purtroppo.

Se continuiamo a non dirle, queste cose, preferendo sussurrare se non addirittura parlare in codice – non sia mai che si facciano arrabbiare Alezzandro Zan, Elodie o Fedez! -, non siamo destinati ad andare lontano. E questo, si badi, non è un guaio dell’Azione Cattolica di Castel di Lucio. No, questo è un clamoroso tradimento proprio del Vangelo che, lo si deve capire una volta per tutte, non è il libro Cuore con sopra una spruzzatina di religione e neppure un vademecum di buoni sentimenti. È invece la santa base di duemila anni di fede vissuta, di sana dottrina, di misericordia autentica e non zuccherosa. Se non si è convinti di questo, tanto vale lasciare la Chiesa e iscriversi davvero solo a qualche movimento Lgbt. Almeno si evita l’ipocrisia.

Giuliano Guzzo

https://giulianoguzzo.com/2021/04/24/lassurdo-cattosostegno-al-ddl-zan/

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