Se il presidente CEI va a braccetto con Zan
La legge «andrebbe corretta più che affossata». Così il cardinale Bassetti ieri mattina ha platealmente sconfessato le associazioni - in gran parte cattoliche - che sabato pomeriggio hanno manifestato contro il ddl Zan sull'omo-transfobia. Un atto di sabotaggio sciagurato e irresponsabile, una manovra politica che oltretutto divorzia dalla verità proclamata dalla Chiesa, come aveva ben spiegato papa Benedetto XVI.
Detto con il massimo rispetto, ma l’arcivescovo di Perugia, nonché presidente della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), ci è o ci fa? Sabato pomeriggio a Milano c’è stata un’importante manifestazione di associazioni in gran parte formate dal laicato cattolico per chiedere il ritiro del ddl Zan sull’omo-transfobia; e il cardinale Gualtiero Bassetti, ieri mattina, non ha trovato nulla di meglio che sconfessarli affermando che il ddl Zan «andrebbe corretto, più che affossato».
Non può che essere interpretata come una deliberata azione di sabotaggio, una mossa prettamente politica che definire sciagurata e irresponsabile è ancora poco. Che Bassetti fosse per la modifica del ddl Zan e non per la sua bocciatura era infatti già chiaro, avendo la presidenza CEI già prodotto un comunicato al riguardo, che abbiamo già commentato. Ma intervenire in questo modo a poche ore dalla riuscita manifestazione di Milano e in occasione di una messa con gli operatori della comunicazione, ha un chiaro significato politico. Al punto che renderà ancora più complicata, ai limiti dell’impossibile, l’azione di quella già sparuta pattuglia di parlamentari che vorrebbero fermare l’approvazione del ddl Zan; che nulla ha a che fare con la difesa della dignità delle persone e tutto con la volontà di chiudere la bocca a chi dissente dal pensiero Lgbtetc.
Dopo aver premesso che la Chiesa è «per la difesa e la dignità di tutti» e che «bisogna difendere sempre i diritti della persona, mai omologare», il cardinale Bassetti è entrato nel merito sostenendo che il disegno di legge «andrebbe più corretto che affossato» e che «io penso che la legge potrebbe essere fatta meglio perché la legge dovrebbe essere chiara in tutti i suoi aspetti e senza sottintesi. Chiedo solo chiarezza» (clicca qui).
Ecco, se c’è un appunto che al disegno di legge non si può fare è proprio la mancanza di chiarezza. Addirittura comincia con l’articolo 1 che è un glossario per spiegare cosa significhino sesso, genere, orientamento sessuale e identità di genere. La gerarchia cattolica è d’accordo sul riconoscimento di queste definizioni e della loro promozione nel sistema giuridico? A questo dovrebbe rispondere il cardinale Bassetti.
E cosa non c’è di chiaro sul fatto che ogni anno il 17 maggio tutte le scuole di ogni ordine e grado dovranno celebrare – al pari di ogni ufficio pubblico – la Giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia con cerimonie, incontri e tutto quello che suggerisce la creatività? Vuole che si aggiunga esplicitamente che sono incluse anche le scuole cattoliche? Più soddisfatto così?
E nell’articolo 4 che parla di «pluralismo delle idee e libertà delle scelte» cosa ci sarebbe di sottinteso visto che è chiarissimo che viene dato pieno mandato ai giudici di stabilire quando le idee possono «determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti»? Lo vediamo già oggi che è diventato impossibile affermare pubblicamente che l’unica che può essere chiamata famiglia è quella naturale, fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna; che sostenere che un bambino ha bisogno di un papà e di una mamma è diventato blasfemo; e che i pochi preti che ancora ci provano vengono sottoposti alla gogna mediatica (e abbandonati dai loro vescovi). Che cosa pretende di più chiaro il cardinale Bassetti?
Se anche fosse vero – come qualcuno vocifera – che la posizione del presidente della CEI è imposta dall’alto, ciò non diminuirebbe la responsabilità del cardinale Bassetti che abbandona il proprio gregge al suo destino, sapendo benissimo che questa legge sarebbe disastrosa per il popolo cattolico e per chiunque osi ancora usare la ragione davanti alla dittatura del relativismo. Forse con il dialogo su tutto e a ogni costo, la presidenza CEI spera le sia almeno garantito uno spazietto per poter tenere aperte le chiese e celebrare qualche messa (sempre a numeri ridotti per il distanziamento sociale) promettendo in cambio di non disturbare il potere Lgbtetc. Lo ha già fatto con il protocollo sul lockdown: chiese aperte e qualche posto per seguire la messa in cambio dell’assenso a ogni decisione liberticida del governo. Il modello Cina fa ancora scuola: così la Chiesa verrà totalmente liquidata nella sua essenza mantenendo soltanto l’involucro, l’apparenza dell’esistenza.
Ma la cosa ancora più grave è che in questo modo la gerarchia ecclesiastica divorzia dalla verità e mette le basi per la distruzione della società. Lo aveva chiarito molto bene papa Benedetto XVI nel suo ultimo discorso alla Curia Romana, il 21 dicembre 2012, spiegando come la teoria del “gender”, che informa il ddl Zan, sia il rovesciamento dell’ordine della Creazione come voluta da Dio. E dopo avere dettagliato come questa «nuova filosofia della sessualità» sia una ribellione a Dio, così conclude: «Dove la libertà del fare diventa libertà di farsi da sé, si giunge necessariamente a negare il Creatore stesso e con ciò, infine, anche l’uomo quale creatura di Dio, quale immagine di Dio viene avvilito nell’essenza del suo essere. Nella lotta per la famiglia è in gioco l’uomo stesso. E si rende evidente che là dove Dio viene negato, si dissolve anche la dignità dell’uomo. Chi difende Dio, difende l’uomo».
Ecco il punto: rinunciando a difendere Dio, i nostri pastori hanno abbandonato gli uomini: tutti gli uomini, non solo i cattolici. Non hanno più nulla da dire all’uomo. E lo stesso discorso vale per tutti i movimenti e le associazioni cattoliche, tutte completamente assenti in questo frangente in cui una nuova dittatura anti-cristiana si sta affermando, tutte anestetizzate.
Se non altro questo frangente mette a nudo la reale situazione della Chiesa italiana.
Riccardo Cascioli
https://lanuovabq.it/it/se-il-presidente-cei-va-a-braccetto-con-zan
Il cardinale Bassetti, il ddl Zan, il mondo cattolico, i mass media. Un quadro a tinte fosche
Cari amici di Duc in altum, dopo alcuni mesi di silenzio mi ha scritto il Giovane Prete. Sconcertato dalle dichiarazioni del cardinale Bassetti sul ddl Zan, esprime qui tutto il suo sdegno. E allarga lo sguardo alle nostre libertà, in particolare a quella di pensiero, con annotazioni sconsolanti sul comportamento dei mass media.
***
Caro Aldo Maria, dopo tanto tempo torno a scriverti per condividere con te alcuni pensieri legati alla legge Zan.
La Cei
Anche in questi giorni chiunque si professi cattolico ha potuto fare la triste esperienza dell’essere ormai diventati orfani. Non abbiamo più padri! Lo dico come figlio addolorato di questa Chiesa fluida come l’identità “sognata” dagli attuali nemici di Dio e dell’uomo fatto a sua immagine e somiglianza.
Resto allibito di fronte alla resa dei nostri pastori su un tema fondamentale per la nostra fede e che ha ripercussioni concretissime nella vita delle persone, in particolare dei nostri giovani, coinvolgendo cosucce come l’identità sessuata, la libertà di pensiero, di parola e di educazione.
Il pensiero cattolico
Il 16 maggio è stato il giorno della definitiva resa della Cei, con l’intervento surreale del cardinale Bassetti che, dopo aver detto parole del tutto condivisibili, conclude inspiegabilmente che “la legge Zan va corretta e non affossata”, affermazione che non può che provocare d’istinto la domanda: “Ma ci è o ci fa?”. Come si fa a non capire che tutto ciò che di condivisibile aveva appena detto, se il ddl sarà approvato, non potrà più dirlo? Tuttavia, ancora prima di quest’uscita, si poteva intuire che qualcosa non quadrasse dal modo in cui Avvenire aveva trattato la manifestazione contro il ddl Zan di Milano: un piccolo ritaglio in fondo a pagina 10, sotto un articolo contro Salvini… Solo Il Manifesto ha osato mettere la notizia in prima pagina, forse per la presenza di femministe ostili alla legge in redazione. Già questo basta a capire quanto stiamo vivendo in un mondo capovolto, dove tutto è invertito…
Infine, vorrei spendere due parole sul modo di “argomentare” che il mondo cattolico sta adottando negli ultimi anni. Sempre, nel dibattito pubblico, il cattolico non utilizza argomenti di fede, ma di ragione. Ossia, mai diciamo: “Siamo contro i matrimoni omosessuali perché la pratica omosessuale è condannata dalla Scrittura”. Questo lo può dire il sacerdote dall’ambone, ma nel consesso civile l’impostazione è differente. Ci sono “ragioni” che possono essere comprese da tutti gli uomini di questo mondo che fanno sì che la relazione omosessuale non vada legittimata per via giuridica. C’è tutta una grande cultura cristiana che muove dalla retta ragione e che oggi stiamo abbandonando. La “cancel culture” è viva e operante anche dentro la Chiesa! Questo si traduce nel limitarci a riprendere le posizioni di esponenti di altre culture (solitamente ostili alle nostre) per accreditare la posizione che adottiamo. Nel caso della Legge Zan, abbiamo continuamente esposto come “nostre” le ragioni dell’Arcilesbica o di qualche femminista. Secondo me invece sarebbe opportuno prima esporre le ragioni che provengono dalla nostra riflessione e solo alla fine, per renderle ancora più convincenti, aggiungere le parole di chi è lontano dal nostro mondo ma che, proprio in nome della ragione comune, può percorrere un pezzetto di strada con noi.
Questo sarebbe ancora più auspicabile perché nelle grandi battaglie antropologiche che abbiamo già di fronte, e che segneranno anche l’imminente futuro, lo scontro non sarà tra “pensieri differenti”, ma semplicemente tra ragione e follia. Per capirci: la copertina dell’Espresso non è un “pensiero differente”, è follia.
I media
Un punto urgente che bisogna affrontare è il totalitarismo massmediatico che vediamo in azione ogni volta che vengono messe sul tavolo tematiche LGBT+ (mettiamoci anche il più) o comunque bioetiche. Com’è possibile che ci sia una censura assoluta sulle manifestazioni che si oppongono alla propaganda arcobaleno e una totale visibilità in senso opposto? Non so se avete notato, ma una volta una notizia come quella relativa alla Marcia della Vita, o a qualsiasi altra iniziativa fedele all’insegnamento della Chiesa, veniva riportata. Magari con toni negativi, ma comunque non veniva ignorata totalmente. Oggi invece l’oscuramento avviene sistematicamente e coinvolge tutto il sistema dell’informazione, dai giornali alle televisioni.
Ora mi chiedo: com’è possibile tutto questo? Ci deve per forza essere una regia ben pianificata e questo è un problema molto serio per la nostra democrazia, per il diritto delle persone per lo meno a sapere quello che sta succedendo e quali siano le opinioni che si stanno confrontando. Mi ha colpito anche la velocità con cui il sistema ha bannato le proteste del mondo femminista legato ad Arcilesbica, fino a ieri portato in palmo di mano. Chi ha deciso che andava silenziato? Chi ha deciso (per tutti) che è finito il tempo di gay e lesbiche (con le loro vittorie) ed è arrivato il momento di fare il passo successivo, ossia imporre l’ideologia di genere? Non si tratta di essere complottisti, ma non è assolutamente possibile che questo avvenga casualmente, con questa velocità ed estensione!
Caro Aldo Maria, non so se magari tu ti sei fatto delle idee in proposito, avendo lavorato tanti anni nel mondo dell’informazione. Io sono un semplice sacerdote che legge molto e la mia risposta non può che essere quella tradizionale: massoneria. La Chiesa fino al Concilio Vaticano II l’ha condannata duramente e continuamente. Poi è calato il silenzio, ma dubito fortemente che, non parlandone più, essa sia come sparita improvvisamente. Anzi, sono portato a pensare invece che il suo potere si sia esteso ancora di più. Se a questo aggiungiamo il fatto che negli ultimi anni vi è stata una concentrazione del denaro in pochissime mani, ecco che il problema si fa sempre più grande. Che libertà e indipendenza avranno mai giornali e televisioni che devono la loro esistenza agli stessi padroni?
Il Giovane Prete
di Sabino Paciolla
E’ giunta come una doccia fredda, anzi ghiacciata, la notizia che il card. Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, durante l’omelia di ieri ha detto: il testo della legge Zan “andrebbe più corretto che affossato”.
“Noi siamo per la difesa e la dignità di tutti, di qualunque uomo o donna, bisogna difendere sempre i diritti della persona. Mai omologare”, ha detto il cardinale. “Io penso che la legge potrebbe essere fatta meglio perché la legge dovrebbe essere chiara in tutti i suoi aspetti senza sottintesi. Chiedo solo chiarezza” ha detto il porporato durante la messa che era dedicata agli operatori dell’informazione
Mi chiedo in che senso il testo Zan non andrebbe “affossato”. Significa forse che è un testo buono ma non abbastanza? Che dunque potrebbe essere corretto e migliorato? Faccio veramente fatica a capire le parole del porporato. Perché se fossero vere quelle parole di ieri, non comprenderei il testo pubblicato dalla stessa Conferenza dei vescovi italiani, da lui presieduta, quasi un anno fa, il 10 giugno scorso.
Infatti, in quel testo si poteva leggere:
Al riguardo [delle discriminazione, ndr], un esame obiettivo delle disposizioni a tutela della persona, contenute nell’ordinamento giuridico del nostro Paese, fa concludere che esistono già adeguati presidi con cui prevenire e reprimere ogni comportamento violento o persecutorio.
Questa consapevolezza ci porta a guardare con preoccupazione alle proposte di legge attualmente in corso di esame presso la Commissione Giustizia della Camera dei Deputati contro i reati di omotransfobia: anche per questi ambiti non solo non si riscontra alcun vuoto normativo, ma nemmeno lacune che giustifichino l’urgenza di nuove disposizioni.
Anzi, un’eventuale introduzione di ulteriori norme incriminatrici rischierebbe di aprire a derive liberticide, per cui – più che sanzionare la discriminazione – si finirebbe col colpire l’espressione di una legittima opinione, come insegna l’esperienza degli ordinamenti di altre Nazioni al cui interno norme simili sono già state introdotte. Per esempio, sottoporre a procedimento penale chi ritiene che la famiglia esiga per essere tale un papà e una mamma – e non la duplicazione della stessa figura – significherebbe introdurre un reato di opinione. Ciò limita di fatto la libertà personale, le scelte educative, il modo di pensare e di essere, l’esercizio di critica e di dissenso.
Se fossi dinanzi al card. Bassetti gli direi:
Eminenza, il contenuto del vostro comunicato era chiarissimo e centratissimo. Esso segnalava una vostra “preoccupazione”, osservava che “non si riscontra alcun vuoto normativo”, che con la legge Zan “si finirebbe col colpire l’espressione di una legittima opinione”, parlava anche di un rischio di “deriva liberticida”. E allora, mi chiedo, cosa è cambiato in questi mesi da farle pronunciare le parole di ieri? Cosa è successo da farle cambiare opinione? Perché questa clamorosa marcia indietro?
Eminenza, quella legge non dovrebbe essere nemmeno immaginata, men che meno scritta perché è basata su assurdità giuridiche che portano a concepire un reato basato sul motivo di odio legato alla semplice espressione di opinioni critiche sulla tendenza omosessuale per ragioni che possono essere metafisiche e teologiche, etiche, psicologiche, mediche o sociali. Una assurdità che diventa gigantesca perché lascia al giudice la decisione di valutare se una determinata opinione sia stata espressa per convinzione scientifica, per convinzione religiosa, per scelta culturale, per tradizione familiare, ovvero, tutto al contrario, per odio. Non si può mettere nel codice penale un reato indefinito e lasciare al giudice la decisione di definirlo seduta stante e a suo piacimento. E’ una aberrazione giuridica degna di regimi totalitari.
Eminenza, con tutto il rispetto, ma una tale legge non può essere oggetto di “chiarezza” come lei dice e chiede, semplicemente perché quella sciagurata legge nasce e può vivere solo se NON si fa chiarezza sul reato contestato. Chi infatti facesse chiarezza si accorgerebbe che le leggi ci sono già. La mancanza di chiarezza è funzionale a colpire la libertà di opinione, di educazione, di stampa, e anche religiosa. E lei Eminenza, dovrebbe saperlo bene perché un suo confratello, il cardinale Antonio Cañizares, arcivescovo di Valencia, Spagna, nel giugno del 2016, è stato iscritto nel registro degli indagati semplicemente perchè nella sua omelia, detta in una cappella della locale Università Cattolica, aveva parlato di “impero gay e certe ideologie femministe” che mirerebbero a fare guerra “al bene prezioso della famiglia cristiana”. Per queste parole, avvalendosi di una legge simile a quella di Zan, ben 55 associazioni del mondo LGBT gli si sono scagliate contro e lo hanno denunciato.
Eminenza, lasci stare e non imiti i tentativi di alcuni esponenti del centrodestra che sul tema hanno proposto una legge “migliorativa”. E’ un tentativo vano e sbagliato sia per le ragioni suddette sia perché con una tale legge, proprio perché si riconosce l’esistenza di un reato legato all’orientamento sessuale, ci si avvierebbe in un territorio minato e pieno di sabbie mobili.
L’obiettivo della legge Zan è quella di creare due categorie di persone: da una parte coloro che si ritengono moralmente puri, nel giusto e che per ciò stesso si reputano non odiatori, e dall’altra coloro che vengono considerati dai primi odiatori, e che per ciò stesso devono essere passibili di un giudizio etico e giuridico di radicale e assoluta immoralità, soggetti a punizione e rieducazione.
Eminenza, la legge Zan nega la realtà a causa di una posizione ideologica. Un approccio che non è cristiano, anzi, un approccio che è radicalmente anticristiano.
Eminenza, noi vogliamo continuare ad ascoltare pastori che annunciano la Parola di Dio e tengano le loro omelie in tutta libertà, senza alcun bavaglio ideologico. Vogliamo continuare a esprimere il nostro pensiero sulla vita, affermare la famiglia, educare i nostri figli alla luce del piano di Dio, e soprattutto in tutta libertà, senza condizionamenti, senza timori di finire davanti ad un tribunale o persino di correre il rischio di finire in prigione.
Eminenza, tutto questo non passa attraverso una legge Zan, neanche se fosse migliorata e corretta.
L’apertura di Bassetti (Cei): «Il ddl Zan? Possono farlo ma deve essere più chiaro»
Il cardinale: il testo è scritto male. Va corretto, non affossato
«Guardi, che ci si ponga il problema di difendere le persone omosessuali da insulti omofobi, aggressioni o violenze, per me non è né è mai stato un problema, ci mancherebbe. Tutte le creature devono essere difese, protette e tutelate. Però la legge dev’essere chiara e non prestarsi a sottointesi». Il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, è appena rientrato nella sua diocesi a Perugia dopo aver celebrato la messa per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali nella Basilica di Santa Maria in Montesanto, a Roma. Una sua frase all’uscita, in risposta ad una domanda, non poteva passare inosservata: il disegno di legge Zan contro l’omofobia «andrebbe più corretto che affossato».
Voi vescovi avete cambiato idea, eminenza?
«Ma no, è diverso. Io ho sempre sostenuto che non ci fosse bisogno di questo disegno di legge perché c’è già tutta una legislazione sufficiente a tutelare le persone contro le discriminazioni e le violenze. Non ne vedevo la necessità, tutto qui. Ma è chiaro che se poi decidono di andare avanti, non è una questione che spetti a me decidere, c’è un Parlamento. Se si ritiene utile una legge specifica contro l’omofobia, va bene, come dicevo non è certo questo il problema».
E qual è?
«La chiarezza. In ogni legge, lo dico da cittadino, il testo dev’essere scritto in modo semplice e chiaro. Così com’è ora, è un testo che si presta ad essere interpretato in varie maniere e può sfociare in altre tematiche che nulla hanno a che vedere con l’omofobia, gli insulti o le violenze. Ecco: come cittadino ho diritto di chiedere che scrivano una legge chiara, in modo che non abbia infiniti sensi e interpretazioni».
Che cosa la preoccupa?
«Che nella formulazione non si sconfini in altri campi, in terreni pericolosi come la cosiddetta “identità di genere”. Una simile confusione antropologica mette in discussione la differenza uomo-donna e per noi è inaccettabile. Questo non vuol dire che non si debbano accettare o accogliere le scelte diverse, le varie situazioni esistenziali, le fragilità. Però una legge deve tutelare le garanzie e i valori fondamentali. La distinzione fra uomo e donna esiste. Per chi è credente viene da Dio, chi non crede dice invece dalla natura, ma esiste».
C’è chi teme per la libertà di espressione e sostiene che citare la Genesi potrebbe essere «passibile di denuncia», che ne dice?
«Mah, non so davvero se possa essere così. Ma è chiaro che noi continueremo a citare la Bibbia, questo non ce lo può impedire nessuno. “E Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò”…Questo è il progetto di Dio per l’umanità e la Chiesa cattolica insegna questa verità di fondo. Del resto la stessa distinzione si può riscontrare in tutte le civiltà nella storia... Anni fa mi premiarono con l’“Etrusco d’oro” e ne sono fiero: tra gli etruschi la donna era una regina, godeva di grande autonomia e considerazione. E anche nella civiltà etrusca c’era grande chiarezza nella distinzione di genere. Non si può omologare tutto».
Ora che si può fare?
«Non sta a me, come vescovo, fare le leggi. Da cittadino noto che il testo è scritto male. Secondo me la tutela da queste situazioni era già contenuta nelle leggi esistenti ma se si vuole accentuare, si accentui: nel senso della protezione, però. Con chiarezza e senza ambiguità».
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.