card. Gualtiero Bassetti
card. Gualtiero Bassetti

di Sabino Paciolla

E’ giunta come una doccia fredda, anzi ghiacciata, la notizia che il card. Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, durante l’omelia di ieri ha detto: il testo della legge Zan “andrebbe più corretto che affossato”. 

“Noi siamo per la difesa e la dignità di tutti, di qualunque uomo o donna, bisogna difendere sempre i diritti della persona. Mai omologare”, ha detto il cardinale. “Io penso che la legge potrebbe essere fatta meglio perché la legge dovrebbe essere chiara in tutti i suoi aspetti senza sottintesi. Chiedo solo chiarezza” ha detto il porporato durante la messa che era dedicata agli operatori dell’informazione

Mi chiedo in che senso il testo Zan non andrebbe “affossato”. Significa forse che è un testo  buono ma non abbastanza? Che dunque potrebbe essere corretto e migliorato? Faccio veramente fatica a capire le parole del porporato. Perché se fossero vere quelle parole di ieri, non comprenderei il testo pubblicato dalla stessa Conferenza dei vescovi italiani, da lui presieduta, quasi un anno fa, il 10 giugno scorso. 

Infatti, in quel testo si poteva leggere

Al riguardo [delle discriminazione, ndr], un esame obiettivo delle disposizioni a tutela della persona, contenute nell’ordinamento giuridico del nostro Paese, fa concludere che esistono già adeguati presidi con cui prevenire e reprimere ogni comportamento violento o persecutorio.

Questa consapevolezza ci porta a guardare con preoccupazione alle proposte di legge attualmente in corso di esame presso la Commissione Giustizia della Camera dei Deputati contro i reati di omotransfobia: anche per questi ambiti non solo non si riscontra alcun vuoto normativo, ma nemmeno lacune che giustifichino l’urgenza di nuove disposizioni.

Anzi, un’eventuale introduzione di ulteriori norme incriminatrici rischierebbe di aprire a derive liberticide, per cui – più che sanzionare la discriminazione – si finirebbe col colpire l’espressione di una legittima opinione, come insegna l’esperienza degli ordinamenti di altre Nazioni al cui interno norme simili sono già state introdotte. Per esempio, sottoporre a procedimento penale chi ritiene che la famiglia esiga per essere tale un papà e una mamma – e non la duplicazione della stessa figura – significherebbe introdurre un reato di opinione. Ciò limita di fatto la libertà personale, le scelte educative, il modo di pensare e di essere, l’esercizio di critica e di dissenso.

Se fossi dinanzi al card. Bassetti gli direi: 

Eminenza, il contenuto del vostro comunicato era chiarissimo e centratissimo. Esso segnalava una vostra “preoccupazione”, osservava che “non si riscontra alcun vuoto normativo”, che con la legge Zan “si finirebbe col colpire l’espressione di una legittima opinione”, parlava anche di un rischio di “deriva liberticida”. E allora, mi chiedo, cosa è cambiato in questi mesi da farle pronunciare le parole di ieri? Cosa è successo da farle cambiare opinione? Perché questa clamorosa marcia indietro?

Eminenza, quella legge non dovrebbe essere nemmeno immaginata, men che meno scritta perché è basata su assurdità giuridiche che portano a concepire un reato basato sul motivo di odio legato alla semplice espressione di opinioni critiche sulla tendenza omosessuale per ragioni che possono essere metafisiche e teologiche, etiche, psicologiche, mediche o sociali. Una assurdità che diventa gigantesca perché lascia al giudice la decisione di valutare se una determinata opinione sia stata espressa per convinzione scientifica, per convinzione religiosa, per scelta culturale, per tradizione familiare, ovvero, tutto al contrario, per odio. Non si può mettere nel codice penale un reato indefinito e lasciare al giudice la decisione di definirlo seduta stante e a suo piacimento. E’ una aberrazione giuridica degna di regimi totalitari.

Eminenza, con tutto il rispetto, ma una tale legge non può essere oggetto di “chiarezza” come lei dice e chiede, semplicemente perché quella sciagurata legge nasce e può vivere solo se NON si fa chiarezza sul reato contestato. Chi infatti facesse chiarezza si accorgerebbe che le leggi ci sono già. La mancanza di chiarezza è funzionale a colpire la libertà di opinione, di educazione, di stampa, e anche religiosa. E lei Eminenza, dovrebbe saperlo bene perché un suo confratello, il cardinale Antonio Cañizares, arcivescovo di Valencia, Spagna, nel giugno del 2016, è stato iscritto nel registro degli indagati semplicemente perchè nella sua omelia, detta in una cappella della locale Università Cattolica, aveva parlato di “impero gay e certe ideologie femministe” che mirerebbero a fare guerra “al bene prezioso della famiglia cristiana”. Per queste parole, avvalendosi di una legge simile a quella di Zan, ben 55 associazioni del mondo LGBT gli si sono scagliate contro e lo hanno denunciato. 

Eminenza, lasci stare e non imiti i tentativi di alcuni esponenti del centrodestra che sul tema hanno proposto una legge “migliorativa”. E’ un tentativo vano e sbagliato sia per le ragioni suddette sia perché con una tale legge, proprio perché si riconosce l’esistenza di un reato legato all’orientamento sessuale, ci si avvierebbe in un territorio minato e pieno di sabbie mobili.

L’obiettivo della legge Zan è quella di creare due categorie di persone: da una parte coloro che si ritengono moralmente puri, nel giusto e che per ciò stesso si reputano non odiatori, e dall’altra coloro che vengono considerati dai primi odiatori, e che per ciò stesso devono essere passibili di un giudizio etico e giuridico di radicale e assoluta immoralità, soggetti a punizione e rieducazione.

Eminenza, la legge Zan nega la realtà a causa di una posizione ideologica. Un approccio che non è cristiano, anzi, un approccio che è radicalmente anticristiano.

Eminenza, noi vogliamo continuare ad ascoltare pastori che annunciano la Parola di Dio e tengano le loro omelie in tutta libertà, senza alcun bavaglio ideologico. Vogliamo continuare a esprimere il nostro pensiero sulla vita, affermare la famiglia, educare i nostri figli alla luce del piano di Dio, e soprattutto in tutta libertà, senza condizionamenti, senza timori di finire davanti ad un tribunale o persino di correre il rischio di finire in prigione.

Eminenza, tutto questo non passa attraverso una legge Zan, neanche se fosse migliorata e corretta. 

L’apertura di Bassetti (Cei): «Il ddl Zan? Possono farlo ma deve essere più chiaro»

Il cardinale: il testo è scritto male. Va corretto, non affossato

L'apertura di Bassetti (Cei): «Il ddl Zan? Possono farlo ma deve essere più chiaro»Il cardinale Gualtiero Bassetti (LaPresse)
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«Guardi, che ci si ponga il problema di difendere le persone omosessuali da insulti omofobi, aggressioni o violenze, per me non è né è mai stato un problema, ci mancherebbe. Tutte le creature devono essere difese, protette e tutelate. Però la legge dev’essere chiara e non prestarsi a sottointesi». Il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, è appena rientrato nella sua diocesi a Perugia dopo aver celebrato la messa per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali nella Basilica di Santa Maria in Montesanto, a Roma. Una sua frase all’uscita, in risposta ad una domanda, non poteva passare inosservata: il disegno di legge Zan contro l’omofobia «andrebbe più corretto che affossato».

Voi vescovi avete cambiato idea, eminenza?
«Ma no, è diverso. Io ho sempre sostenuto che non ci fosse bisogno di questo disegno di legge perché c’è già tutta una legislazione sufficiente a tutelare le persone contro le discriminazioni e le violenze. Non ne vedevo la necessità, tutto qui. Ma è chiaro che se poi decidono di andare avanti, non è una questione che spetti a me decidere, c’è un Parlamento. Se si ritiene utile una legge specifica contro l’omofobia, va bene, come dicevo non è certo questo il problema».

E qual è?
«La chiarezza. In ogni legge, lo dico da cittadino, il testo dev’essere scritto in modo semplice e chiaro. Così com’è ora, è un testo che si presta ad essere interpretato in varie maniere e può sfociare in altre tematiche che nulla hanno a che vedere con l’omofobia, gli insulti o le violenze. Ecco: come cittadino ho diritto di chiedere che scrivano una legge chiara, in modo che non abbia infiniti sensi e interpretazioni».

Che cosa la preoccupa?
«Che nella formulazione non si sconfini in altri campi, in terreni pericolosi come la cosiddetta “identità di genere”. Una simile confusione antropologica mette in discussione la differenza uomo-donna e per noi è inaccettabile. Questo non vuol dire che non si debbano accettare o accogliere le scelte diverse, le varie situazioni esistenziali, le fragilità. Però una legge deve tutelare le garanzie e i valori fondamentali. La distinzione fra uomo e donna esiste. Per chi è credente viene da Dio, chi non crede dice invece dalla natura, ma esiste».

C’è chi teme per la libertà di espressione e sostiene che citare la Genesi potrebbe essere «passibile di denuncia», che ne dice?
«Mah, non so davvero se possa essere così. Ma è chiaro che noi continueremo a citare la Bibbia, questo non ce lo può impedire nessuno. “E Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò”…Questo è il progetto di Dio per l’umanità e la Chiesa cattolica insegna questa verità di fondo. Del resto la stessa distinzione si può riscontrare in tutte le civiltà nella storia... Anni fa mi premiarono con l’“Etrusco d’oro” e ne sono fiero: tra gli etruschi la donna era una regina, godeva di grande autonomia e considerazione. E anche nella civiltà etrusca c’era grande chiarezza nella distinzione di genere. Non si può omologare tutto».

Ora che si può fare?
«Non sta a me, come vescovo, fare le leggi. Da cittadino noto che il testo è scritto male. Secondo me la tutela da queste situazioni era già contenuta nelle leggi esistenti ma se si vuole accentuare, si accentui: nel senso della protezione, però. Con chiarezza e senza ambiguità».


https://www.corriere.it/politica/21_maggio_16/apertura-bassetti-cei-il-ddl-zan-possono-farlo-ma-deve-essere-piu-chiaro-4b9f682e-b67b-11eb-8229-cdeaa8e61468.shtml