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Un insolito nesso tra due realtà incommensurabili: rosso e bianco, verità e libertà
Esiste un evidente - almeno per chi si nutre di razionalità e di onestà, due cibi alquanto rari, specie oggi - parallelo tra due realtà in sé incommensurabili: la Messa in Rito Romano Antico e il colore della regione italiane sotto sovversione sanitaria virologica.
Questo nesso del tutto insolito, e in sé incredibile, risiede nella procedura mentale e sovversiva che sottende le due realtà. Nel secondo caso, proclamare con artefatta gioia che una regione è bianca, con le "masse" che festeggiano per la ritrovata limitata "libertà", presuppone che qualcuno abbia il potere di confinarci in casa dando colori alle regioni, ponendosi così al di sopra della Costituzione e dei più elementari (e tanto idolotrati) "diritti dell'uomo" liberal-democratici.
In pratica, questo qualcuno (chi governa Stato e regioni) ci "concede", oggi, un colore che ci piace. E così facendo si è impossessato di ciò che non gli appartiene: la nostra stessa dimensione di esseri umani liberi.
In tal modo, ben pochi capiscono che questo qualcuno, che come ogni politicante si compiace di rinfacciarci la sua generosità, ci "concede" di muoverci, e quindi si è arrogato il diritto - che non ha ha - di impedirci di muoverci quando vorrà impedircelo.
Proprio nella sua "concessione" colorata consiste la sua tirannia.
In pratica, la "regione bianca" è una situazione peggiore della ragione rossa: questa è per forza di cose una situazione transeunte, perché legata a un'emergenza (vera o falsa che sia), mentre la "regione bianca" è la vittoria totale, direi innata, del totalitarismo sanitario: senza alcuna ragione valida, "loro" ci permettono di uscire (e sempre con "moderazioni" varie"). Quanti capiscono che, in questo caso, il bianco è più pericoloso del rosso? Venendo alla Messa in Rito Romano antico, dove risiede il nesso?
Tutti i conservatori celebrano Benedetto XVI per aver "liberalizzato" la "Messa antica" (chiamiamola così per comodità), dichiarandola però "Rito Straordinario". In tal maniera, ha reso "straordinario" ciò che è stato naturale e ordinario per diciannove secoli, e "ordinario" un rito di appena pochi decenni nato invece a tavolino per ragioni legate alla sovversione interna alla Chiesa stessa, di cui oggi tutti vediamo i meravigliosi risultati.
Ma, al di là di questo, come ho già avuto modo di dire, il Motu Proprio del papa tedesco ha causato anche innegabili e importanti vantaggi pratici nella diffusione tra i popoli del rito di sempre della Chiesa Cattolica, avvicinando un numero enorme di persone (specie i giovani) alla vera Messa e della vera Fede ("lex orandi, lex credendi"), e molti sacerdoti a una superiore dignità teologica, spirituale, liturgica.
Però, ammesso onestamente questo, va anche detto che, proprio questi vantaggi corrispondono, in qualche modo, alla gioia che si può provare quando la nostra regione viene dichiarata "bianca".
Perché come nessuno ha il diritto di classificare (con colori o in altra maniera) il nostro status di esseri umani e cittadini, specie senza una cogente e grave ragione di fatto, così nessuno aveva il potere di dichiarare il Rito ufficiale di Santa Romana Chiesa "impedito" e quindi, "concesso" (il famoso "indulto" di Giovanni Paolo II), come si trattasse di una "charte octroyée" di liberale memoria.
Non aveva diritto Paolo VI di vietarla, né di sospendere a divinis chi continuava a celebrare la Messa di sempre; non avevano diritto Giovanni Paolo I e Giovanni Paolo II di procrastinare per decenni (specie il secondo, ovviamente) tale divieto: e il papa polacco ha concesso un "permesso per indulgenza" su ciò che non poteva proibire. Quindi un "indulto" invalido.
E quando Benedetto XVI ha "liberalizzato" il rito, pur nella positività della decisione in sé - che ha portato, lo ribadiamo, frutti positivi importanti - ha liberalizzato ciò che non poteva essere liberalizzato, per la semplice ragione che non poteva essere proibito.
Il Motu Proprio di Benedetto XVI è veramente come la regione bianca: meglio che ci sia piuttosto che non ci sia (meglio potersi muovere che stare prigionieri a casa: meglio avere la Santa Messa di sempre che non averla); ma al contempo si fonda su un equivoco esiziale, quello dell'accettazione di un male intrinseco e di un inganno a monte su cui poi si cedono i diritti inviolabili e la sacralità divina del rito cattolico.
Non esistono regioni bianche, così come non esiste un divieto di celebrazione della Messa in Rito Romano Antico. Nel primo caso, si lede la nostra libertà personale e naturale; nel secondo, tutta la storia di tutta la Chiesa (di tutti i papi, tutti i vescovi, tutti i monaci, tutti i sacerdoti, tutti i santi, tutti i padri, tutti i dottori, tutti confessori e tutto il popolo cattolico) dei primi diciannove secoli.
Facile obiezione: "Meglio 'bianchi' che prigionieri 'rossi', meglio 'Rito Straordinario' che il solo rito conciliare, sempre più corrotto e dissacrato". Questo è vero nella prassi, ma falso nei princìpi.
E sapete qual è il problema? Che chi oggi domina il mondo, l'Italia e la Chiesa, vince proprio perché ha rovesciato i princìpi, perché la prassi si regge e si regola sui princìpi. Dominando i princìpi, costoro dominano la storia e i popoli. E la Chiesa. E la dirigono verso le mete dissolutive della Rivoluzione gnostica, liberale ed egualitaria.
Preferite magiare poco ma con il cibo procurato con il vostro lavoro, o mangiare a sbafo con elemosina? Ecco, riflettiamo su questa domanda. Perché da questa risposta si distinguono i liberi dagli schiavi.
Nel secondo caso, forse si mangia di più per un certo periodo, ma si mangia perché altri lo decidono. E questi altri possono sempre cambiare le loro decisioni.
Nel primo caso, invece, si soffre, ma si è liberi. E veri. Forse la Provvidenza oggi permette maggiori restrizioni della Santa Messa in Rito Romano antico per selezionare i veri liberi, sia nel clro che nei laici. E far cadere ogni inganno, "ordinario" e "straordinario".
Bergoglio è il rosso.
Il "rito straordinario" di Benedetto XVI è il bianco.
Ma la verità, la sacralità e la normalità sono anteriori, rispettivamente, al 2020 e al 1969.
(Massimo Viglione)
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