Papa Francesco tira le orecchie alla CEI: vuole la nuova Chiesa, vuole tutto e subito…
Abbiamo seguito i lavori iniziali dell’incontro tra la CEI e Papa Francesco, per aprire la 74ª Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), che si è svolta dal 24 al 27 maggio, sul tema “Annunciare il Vangelo in un tempo di rinascita ‐ Per avviare un cammino sinodale”…
Riportiamo una parte del commento da “ilgiornale”, quella parte che condividiamo, laddove sottolinea:
C’è il count down che può rivoluzionare la Chiesa cattolica italiana. Papa Francesco ha dato un anno alla Conferenza episcopale italiana per l’organizzazione del Sinodo nazionale. Un Sinodo, nel cammino della Chiesa, non è solo uno dei tanti appuntamenti ecclesiastici, ma può, anzi, dovrebbe, essere uno spartiacque: in grado di modificare impostazioni e stile. Per questo è così atteso. Per questo, soprattutto per il contesto italiano, gli osservatori progressisti si aspettano tanto. Può essere il più classico dei “banchi di prova” per il regno del primo pontefice gesuita della storia. Presto per dire cosa aspettarsi. Di sicuro una scossa capace di far sì che la Chiesa italiana divenga più “in uscita” e meno legata a dinamiche stantie. Sappiamo, però, quanto e da quanto Jorge Mario Bergoglio attenda questo appuntamento sinodale.
Francesco, parlando con i vescovi italiani, ha fatto chiarezza: “Sono passate tante cose dal primo incontro che abbiamo avuto noi a San Pietro ad oggi – ha fatto presente il Santo Padre ai presuli-. E una delle cose, che poi è un atteggiamento che abbiamo tutti e succede anche in Cei, è una amnesia: perdiamo la memoria di quello che abbiamo fatto e poi andiamo avanti. Una delle cose su cui abbiamo perso la memoria è Firenze, l’ incontro di 5 anni fa. Questo è stato un passo avanti nella formulazione . Direi che il Sinodo deve svolgersi sotto la luce di questo incontro di a Firenze, che è patrimonio vostro che deve illuminare il vostro percorso. Dal basso in alto, con tutto il popolo di Dio”. Non è un dettaglio a caso: è dai tempi di Firenze che Bergoglio domanda ai vescovi di organizzare un Sinodo. Qualche tempo fa, era arrivato uno sprono. Le dichiarazioni di questi giorni dilatano i tempi, quindi consentono ai vescovi di organizzarsi con calma. Il vescovo di Roma – come sottolineato da l’Adnkronos – ha poi specificato: “La luce viene dalla dottrina della Chiesa ma diciamo da quell’incontro di Firenze: si deve cominciare dal basso, dalle piccole parrocchie e questo richiederà pazienza, lavoro, fare parlare la gente, che esca la saggezza del popolo di Dio. La totalità del popolo di Dio: dal vescovo in giù, quando c’è armonia non si può sbagliare“. In queste poche parole sono nascoste molte indicazioni.
Queste le dinamiche in corso e ci chiediamo come sia possibile che – i Vescovi – nessuno tra loro, qualcuno si alzi per contrastare alcuni aspetti che sono i seguenti:
- il Papa vuole che il Sinodo proceda dal basso in alto, quindi che il Sinodo radicalizzi una visione già persistente: l’ordine gerarchico non è imposto ma partecipato. Dalle parrocchie alle sacre stanze: questo è il processo, che forse inverte un po’ la prassi. All’apparenza ciò sembra un bene ma…. chi guiderà ( e come) questo “popolo” DAL BASSO VERSO L’ALTO verso le “sacre stanze”, con quella parità di stampo comunista? Può un cieco guidare un altro cieco? ci rammenta il Signore Gesù, ricordandoci che se è vero che la gerarchia E’ SERVIZIO e non imposizione, essa è data però da Gesù per STABILIRE DALL’ALTO VERSO IL BASSO, e non all’incontrario, verso questo “popolo” LE VERITA’ imponenti di quella Fede che non ammette ribaltamenti… Invertire, dunque, LA PRASSI, può essere davvero un bene?
- papa Francesco tira le orecchie ai Vescovi della CEI poiché – questa attesa non è cosa di ieri – per lui sono da cinque anni che i Vescovi non stanno facendo nulla di quanto egli ha chiesto e voluto all’incontro di Firenze. L’incontro di Firenze ha cinque anni, da allora poco è accaduto, dice il Papa. Ecco perché, queste sue parole, potrebbero essere interpretate come un “ultimatum”. Il Papa ora ha fretta… con un colpo di spugna si cancellano TUTTI I SINODI precedenti al suo pontificato, egli seppur da una parte parla di una gerarchia non imposta, ma di partecipazione, qui IMPONE IL SUO PONTIFICATO, il suo magistero sopra tutto quello che è stato detto e fatto dai Predecessori. Possibile che nessun Vescovo abbia il coraggio di dissentire?
- a Papa Francesco non piacciono, dunque, certe logiche curiali dette “tradizionali” che in Italia attecchiscono meglio che altrove…. ossia: il papa vede e percepisce LA RESISTENZA dei Vescovi su queste imposizioni RIVOLUZIONARIE… Dipendesse tutto da lui, la sua chiesa povera per i poveri, sarebbe stata già rivoluzionata…. ma grazie a Dio c’è resistenza tra i Vescovi, c’è un campanello d’allarme che, per quanto tutto mi è lecito a dirla con san Paolo, quel tutto però non giova affatto, spiega l’apostolo…. Se, infatti e come dice il Papa stesso “la luce viene dalla DOTTRINA DELLA CHIESA“…. allora si contraddice quando pretende dai Vescovi un ripartire dal basso… poiché la Dottrina della Chiesa viene dall’alto e non si mette la luce sotto il moggio… ricorda il Signore Gesù… (Mt.5,15)
Infine riportiamo, dalla sintesi del Comunicato CEI dell’incontro, il punto saliente che è la caratteristica principale dei prossimi sinodi:
- La sfida resta quella di costruire percorsi che diano voce alle specificità delle comunità del Paese all’interno di un più ampio “Noi ecclesiale”: in quest’ottica, appare evidente che la sinodalità debba essere considerata non in prospettiva sociologica, ma nella sua dimensione spirituale: ancora prima delle scelte procedurali, essa ha a che fare con la conversione ecclesiale, a cui richiama costantemente il Papa. È questo, dunque, l’orizzonte a cui tendere con coraggio, superando il rischio di astrazioni inconcludenti e frustranti, e impegnandosi perché la diversificazione del territorio italiano non ostacoli la possibilità di scelte condivise.
- Il percorso sinodale, del resto, si configura come un evento provvidenziale, in quanto risponde alla necessità odierna di dare vita ad una Chiesa più missionaria, capace di mettersi in ascolto delle domande e delle attese degli uomini e delle donne di oggi. Partire “dal basso”, così come ha sollecitato il Papa, significa ascoltare la base per poi proseguire a livelli sempre più alti, raggiungendo anche le persone lontane, che si trovano oltre i confini degli “addetti ai lavori”, toccando pure l’ambito ecumenico e interreligioso. In questo modo, in sintonia con quanto sottolineato dal Cardinale Presidente, il “cammino sinodale” potrà davvero essere garanzia di un “Noi ecclesiale” inclusivo, espressione della Chiesa “popolo di Dio”.
Non aggiungiamo ulteriore commento… questi “cantieri aperti” o, per come piace chiamarli Bergoglio “processi aperti” e mai da chiudersi, la dicono lunga sui DANNI che ne deriveranno e di come il tutto non si servirà di quella LUCE DELLA DOTTRINA DELLA CHIESA, ma provenendo dal basso si continuerà nella confusione più totale… per non parlare della vicenda del SUMMORUM PONTIFICUM di cui parleremo in altro articolo…
Gotti Tedeschi, la Regalità di Cristo. Nessuno Tocchi il “Summorum Pontificum”…
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, il prof. Ettore Gotti Tedeschi ha letto questa mattina su Stilum Curiae il post dedicato al libro edito da Cantagalli sulla regalità di Cristo. E ci ha inviato questo commento, che ben volentieri pubblichiamo, ringraziandone l’autore. Buona lettura.
§§§
Caro dottor Tosatti, leggendo questo Stilum Curiae sulla Regalità di Cristo, ho esultato, stimolandomi a scrivere il seguente intervento sulla Enciclica Quas Primas e sul Summorum Pontificum a rischio di abrogazione (da quanto leggiamo).
Da tanto tempo non si parla adeguatamente di Cristo Re e del culto anche liturgico a Lui dovuto. Forse perché ci si vergogna di parlare di Re e regalità, oltreché di Cristo. Oggi sembrerebbe andare di più moda la Pachamama?
Papa Pio XI a chiusura dell’anno santo 1925 pubblicò l’Enciclica “Quas Primas “ sulla Regalità di Gesù Cristo.
Questa Enciclica espone la dottrina dogmatica sulla Regalità di Cristo, ne spiega i diritti sovrani e ne precisa i doveri di sottomissione. Il lettore di Stilum Curiae rifletta; cento anni fa i Papi parlavano di diritti sovrani di Cristo Re e di doveri dei fedeli “sudditi”.
Come son cambiati i tempi! Oggi si parla soprattutto di diritti dell’ambiente e di doveri ecologici.
Dimenticando forse che se affermassero i diritti sovrani di Cristo Re, i doveri dei convertiti verso la natura sarebbero ben soddisfatti.
Ma quello che vorrei anche ricordare è che questa Enciclica, caduta nell’oblio, parla anche del “laicismo”, compendio di tutti gli errori ed eresie.
Oggi gli errori sembrano essere l’inquinamento della terra e di eresie non si parla più, grazie all’evoluzionismo dottrinale. Alla stregua di eresia potrebbe esser invece considerata la Messa Tridentina?
Il laicismo cui si riferiva Pio XI si esprime nella cacciata di Cristo dalla vita pubblica, dalle scuole, dalle famiglie persino.
Contro queste aspirazioni laiciste Pio XI proclamò Cristo Re, Re dei popoli, della famiglia, degli individui, per diritto di Natura e di conquista, cioè grazie alla Redenzione.
Dice l’Enciclica che la regalità di Cristo è sì spirituale, ma anche temporale, avendo avuto dal Padre un diritto assoluto sulle cose create.
Diritto negato dal laicismo, che nega alla Chiesa il diritto di esser maestra ed evangelizzatrice, cercando di portarla a poco a poco a apparire (e sentirsi) uguale alle altre religioni, “abbassandola indecorosamente a livello di queste” (dice l’Enciclica ).
Ciò nell’ottica di sostituirla con un sentimento religioso naturale. Sarà per questa ragione che si pone il problema ambientale?
E’ bene pertanto far riflettere il mondo cattolico “pensante” sulla importanza della Regalità di Cristo, ignorato o scacciato invece dalla società.
E permettetemi di osservare che Cristo appare essere anche sempre meno onorato nella liturgia della Santa Messa. Io prego e spero fortemente che l’Autorità Morale, in tale prospettiva, non arrivi a negare il Summorum Pontificum, cioè la lettera apostolica di Benedetto XVI pubblicata con la formula del motu proprio nel 2007, che rappresenta ancora per molti cattolici, quella forma di culto che i Sommi Pontefici hanno ritenuto la più degna da offrire alla Divina Maestà di Cristo Re.
Vorrei ricordare anche come si conclude la lettera apostolica Summorum Pontificum:
<Tutto ciò che da Noi è stato stabilito con questa Lettera Apostolica data a modo di Motu proprio, ordiniamo che sia considerato come “stabilito e decretato” e da osservare dal giorno 14 settembre di quest’anno, festa dell’Esaltazione della Santa Croce, nonostante tutto ciò che possa esservi in contrario>.
Dato a Roma, presso San Pietro, il 7 luglio 2007, anno terzo del nostro Pontificato.
Dice: “stabilito e decretato”, non suggerito.
Grazie per l’ospitalità.
Ettore Gotti Tedeschi
Marco Tosatti 29 Maggio 2021 9 Commenti
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