ARMI DELLA GUERRA SPIRITUALE
Abbiamo sostenuto più volte il concetto che quella in corso è essenzialmente una guerra spirituale. Prima di essere una guerra dei multimiliardari contro le persone comuni, dei padroni della grande finanza contro la gente che lavora e che produce, ciò a cui stiamo assistendo è un assalto del demonio e dei suoi alleati contro la creazione, contro la Redenzione di Cristo e contro le nostre anime. E quindi è una guerra che si sta combattendo soprattutto con le armi dell’intelligenza e della volontà e non, come le guerre del passato, con le armi materiali. Quelle, infatti, erano mosse principalmente dalla cupidigia di territori e di ricchezze; questa, invece, è mossa essenzialmente dall’invidia feroce dell’antico nemico nei confronti dell’uomo, e ha per posta il destino eterno di quest’ultimo.
Perciò, non esiste la più piccola possibilità, per noi, di vincere una guerra del genere, se non ne riconosciamo il vero carattere metafisico e la vera portata totale. Per le guerre del recente passato, specie per le due guerre mondiali, gli storici hanno coniato l’espressione guerra totale, intendendo con ciò che tutto il potenziale delle nazioni coinvolte, industriale, finanziario, psicologico, morale, veniva mobiliato e gettato nella mischia, senza permettere che sopravvivesse alcun settore della società che potesse dirsi estraneo alla lotta. La guerra in corso per mezzo del Great Reset, e il cui obiettivo è l’instaurazione imminente e definitiva del Nuovo Ordine Mondiale (nulla sarà più come prima, ci veniva detto e ripetuto fin dalle prime settimane della cosiddetta emergenza sanitaria, quattordici mesi fa) è, molto più di quelle, una guerra totale: non solo coinvolge ogni aspetto della vita sociale, ma anche di quella privata; e mentre il soldato in licenza poteva scordare, per qualche giorno, la triste realtà del conflitto, o i cittadini di un piccolo Stato neutrale potevano guardare dall’esterno la tragedia che stava sconvolgendo il resto dell’umanità, oggi non esiste un solo angolo del pianeta e un solo momento della nostra vita, anche quella più intima, che non debba subire i riflessi, diretti o indiretti, delle direttive assurde e criminali imposte dalle autorità e avvalorate da una pubblica informazione totalmente asservita ai padroni. In altre parole, da questa guerra coloro che l’hanno scatenata si ripromettono il sorgere di una nuova umanità: decimata, sottomessa, abbrutita, priva di lavoro e di denaro, priva di proprietà privata se non quella assegnata dallo Stato, priva di qualunque forma di autonomia, compresa la semplice libertà di andare a far la spesa, frequentare una biblioteca o una palestra, servirsi di un autobus o di un treno, a meno di aver ricevuto un passaporto sanitario, o vaccinale, comprovante l’avvenuta sottomissione mentale e l’avvenuta marchiatura materiale dell’uomo-capo di bestiame ai voleri del nuovo governo totalitario mondiale.
La guerra tra figli della Luce e figli delle Tenebre? E' in corso una "guerra spirituale" il cui obiettivo è l’instaurazione imminente e definitiva di un Nuovo Ordine Mondiale!
L’asprezza della lotta è resa più grande dalla consapevolezza che la frode mondiale è di tale portata, che ben difficilmente potrà essere dimostrata e sventata: perché ciò avvenisse, sarebbe necessario un processo che portasse direttamente alla messa in stato d’accusa per alto tradimento dell’intera classe politica nella maggior parte degli Stati; e per corruzione o incompetenza dolosa, per la maggior parte del personale sanitario. Inoltre sarebbe necessario un radicale repulisti della stampa e delle televisioni, ovviamente con il passaggio delle rispettive proprietà in altre mani. Ma soprattutto sarebbe necessario trascinare davanti ad un tribunale speciale i vertici delle Nazioni Unite, dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, dell’Unicef, dell’Unesco, nonché tutti i consigli di amministrazione delle multinazionali del farmaco e quelli delle maggiori banche mondiali: cose tutte che appaiono al di là di ogni ragionevole aspettativa, quantomeno sul piano umano e prescindendo da un possibile intervento diretto di Dio. Quale giudice oserebbe aprire un’inchiesta penale a carico dei capi del sistema politico, economico e finanziario attuale? Quale generale delle forze armate oserebbe rifiutarsi di obbedire agli ordini del proprio governo, e rivolgere le forze dell’ordine non contro i pacifici cittadini, come ora sta avvenendo, ma contro i vertici dello Stato, venduti ad interessi anti-nazionali per vilissime ragioni di denaro, prestigio e carriera?
Covid-19: un inestricabile guazzabuglio di decisioni assurde, incomprensibili, totalmente illogiche e fuori dalla realtà: perché mai si dovrebbero contrastare le cure di una malattia, della quale si dichiara e si esagera la pericolosità, puntando tutto, sin dall’inizio, sulla fabbricazione d’un apposito vaccino, quando ciò è in contrasto con secoli di esperienza della scienza medica?
Eppure, qualche segnale incoraggiante, qua e là, si comincia a registrare. In Francia, qualcosa si muove proprio nel seno delle forze armate: una ventina di generali in pensione hanno rivolto un appello al presidente Macron affinché cambi radicalmente la propria politica in fatto d’immigrazione, politica che, a loro dire, sta portando il Paese dritto verso una guerra civile in cui l’elemento islamico cercherà di affermarsi con la forza delle armi. In alcuni Stati degli USA, come la Florida, i governatori hanno dichiarato da tempo la fine del lockdown e hanno annunciato che chi le volesse protrarre, anche il singolo cittadino che si ostinasse a girare per la strada indossando l’inutile e dannosa mascherina, verrà sottoposto ai rigori della legge. In Russia, Putin non ha mai abbassato la guardia e il popolo russo, nonostante le molte provocazioni della NATO, appare unito e compatto dietro il proprio leader, e fortemente motivato dal sentimento cristiano della famiglia, della patria e della religione. Nella Chiesa cattolica si è levata, forte e coraggiosa, la voce dell’arcivescovo Carlo Maria Viganò, divenuto un’autorevole guida morale non solo per i cattolici, ma per tutti gli uomini di buona volontà, in un momento drammatico come quello che stiamo vivendo. Il merito principale delle acute analisi di monsignor Viganò è di aver mostrato la connessione esistente fra le diverse facce del processo di globalizzazione, dalla politica dei migranti che equivale, di fatto, a una graduale sostituzione delle popolazioni europee con quelle afro-asiatiche, alla falsa pandemia proclamata al preciso scopo di ingabbiare la popolazione in una bolla di terrore mediatico, distruggere il benessere e l’autonomia economica dei ceti medi, procedere alla vaccinazione di massa della popolazione con un siero genico il cui vero scopo non è ancora chiaro, ma che probabilmente va messo in relazione col dichiarato obiettivo delle oligarchie finanziarie e massoniche di giungere a una drastica riduzione della popolazione mondiale, eliminando alcuni miliardi di “bocche inutili”. Forse che le inquietanti Georgia Guidestones, misteriosamente apparse nel 1980, non recano inciso una sorta di decalogo del Nuovo Ordine Mondiale, al primo posto del quale spicca l’affermazione che la popolazione mondiale deve essere contenuta entro il limite massimo di 500 milioni di persone? Ciò significa, se la matematica non è un opinione, che gli oligarchi della grande finanza, i Soros, i Bill Gates, i Rotschild, i Rockefeller, i Warburg, i Klaus Schwab, i Zuckerberg, i Bezos, hanno deciso che sette miliardi di abitanti del pianeta terra sono in esubero e pertanto devono venire eliminati. Questo è quanto la ragione naturale ci mostra, di tutte le vicende degli ultimi mesi e anni; questo è quanto qualsiasi persona di buona volontà, di retto giudizio e dotata di sufficiente spirito critico, riesce a comprendere degli avvenimenti mondiali che, altrimenti, appaiono un inestricabile guazzabuglio di decisioni assurde, incomprensibili, totalmente illogiche e fuori dalla realtà. Perché mai si dovrebbero contrastare le cure di una malattia, della quale si dichiara e si esagera la pericolosità, puntando tutto, sin dall’inizio, sulla fabbricazione d’un apposito vaccino, quando ciò è in contrasto con secoli di esperienza della scienza medica? E perché bisognerebbe imporre delle misure “sanitarie” che isolano le persone, distruggono le piccole attività economiche, impoveriscono tutti e creano danni permanenti dalla psiche di moltissime persone, specialmente i bambini, fra le altre cose costringendo all’utilizzo di una mascherina che non protegge affatto dal virus, ma che, in compenso, reca gravi danni alla salute, costringendo chi la porta a respirare per ore, per settimane, per mesi, la propria anidride carbonica e inalare micro particelle tumorali? Queste cose le vede e la capisce chiunque sia dotato di una media intelligenza e sappia andare a consultare i dati ufficiali relativi alle morti nel 2020, dai quali emerge che non vi è stato affatto un picco della mortalità, prova sicura e incontrovertibile che non è in atto alcuna terribile pandemia, ma solo un’influenza virale, come ce ne sono ogni anno, e non più pericolosa di altre - benché sia stata malvagiamente fabbricata in un laboratorio a Wuhan, dove Anthony Fauci andava e veniva - se non per una ristrettissima fascia della popolazione, peraltro già indebolita dalla pratica scriteriata delle vaccinazioni antinfluenzali, che hanno distrutto gli anticorpi nell’organismo delle persone anziane.
L’arcivescovo Carlo Maria Viganò
All’evidenza di ciò che ci mostra la ragione naturale si aggiungono le certezze provenienti dalla Rivelazione. Queste cose, infatti, erano state annunciate e ogni cristiano avrebbe dovuto saperle, e dunque riconoscerle per tempo, al loro manifestarsi. Il cristiano infatti sa bene che tutto quanto sta accadendo e che ha dell’incredibile oltre che del mostruoso – alcune centinaia di persone impegnate a dare vittoriosamente l’assalto contro l’intera umanità – è stato annunciato dalla Scrittura e dalla Tradizione, confermato da numerose rivelazioni private e ricordato in molti documenti del magistero. Si pensi solo, per fare un esempio, all’acuta e drammatica descrizione del capitalismo finanziario, scatenato ai danni dei comuni cittadini e lavoratori, contenuta nell’enciclica Quadrigesimo anno di Pio XI, del 15 maggio 1931, concepita e scritta sulla scia della Grande Crisi del 1929. Ma è nella Bibbia che si trovano i riferimenti più precisi: il problema è che ormai molti sedicenti cristiani non hanno mai letto la Bibbia, non la conoscono, non vi hanno mai meditato sopra, non sono abituati a pregare per mezzo di essa. Ma soprattutto si sono scordati di riflettere sul significato complessivo della Rivelazione: che la vita ci viene data per conoscere, amare e servire Dio; che l’antico avversario vi si oppone con tutte le forze, cercando di sviarci e allontanarci da Lui; che pertanto siamo tutti chiamati, ogni singolo giorno e ogni singola ora, a un combattimento spirituale che non conosce tregue, perché la più piccola distrazione può consentire al nemico d’insinuarsi nella nostra anima e farci suoi schiavi, noi che siamo chiamati invece ad essere figli della luce, ossia figli di Dio. Nella Lettera ai Galati di san Paolo, ad esempio, si legge (4, 13-26):
13Voi infatti, fratelli, siete stati chiamati a libertà. Purché questa libertà non divenga un pretesto per vivere secondo la carne, ma mediante la carità siate a servizio gli uni degli altri. 14Tutta la legge infatti trova la sua pienezza in un solo precetto: amerai il prossimo tuo come te stesso. 15Ma se vi mordete e divorate a vicenda, guardate almeno di non distruggervi del tutto gli uni gli altri!
16Vi dico dunque: camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare i desideri della carne; 17la carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; queste cose si oppongono a vicenda, sicché voi non fate quello che vorreste.
18Ma se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete più sotto la legge. 19Del resto le opere della carne sono ben note: fornicazione, impurità, libertinaggio, 20idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, 21invidie, ubriachezze, orge e cose del genere; circa queste cose vi preavviso, come gia ho detto, che chi le compie non erediterà il regno di Dio. 22Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé; 23contro queste cose non c'è legge.
24Ora quelli che sono di Cristo Gesù hanno crocifisso la loro carne con le sue passioni e i suoi desideri. 25Se pertanto viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito. 26Non cerchiamo la vanagloria, provocandoci e invidiandoci gli uni gli altri.
Con quali armi va affrontata questa guerra spirituale: la cui più acuta sofferenza sarà per noi quella di non esser capiti né sostenuti dall’affetto delle persone care, anzi di essere da loro rigettati come pazzi e presuntuosi?
E ancora San Paolo, nella Lettera agli Efesini (6, 10-18):
10 Per il resto, attingete forza nel Signore e nel vigore della sua potenza. 11 Rivestitevi dell'armatura di Dio, per poter resistere alle insidie del diavolo. 12 La nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti. 13 Prendete perciò l'armatura di Dio, perché possiate resistere nel giorno malvagio e restare in piedi dopo aver superato tutte le prove. 14 State dunque ben fermi, cinti i fianchi con la verità, rivestiti con la corazza della giustizia, 15 e avendo come calzatura ai piedi lo zelo per propagare il vangelo della pace. 16 Tenete sempre in mano lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutti i dardi infuocati del maligno; 17 prendete anche l'elmo della salvezza e la spada dello Spirito, cioè la parola di Dio. 18 Pregate inoltre incessantemente con ogni sorta di preghiere e di suppliche nello Spirito, vigilando a questo scopo con ogni perseveranza e pregando per tutti i santi…
Ma la sofferenza più acuta, in questa guerra spirituale, sarà, e per molti è già ora, quella di non esser capiti, né sostenuti dall’affetto degli amici e dei parenti più stretti, anzi di essere da loro rigettati come pazzi e presuntuosi. Questa è la prova più dura: la totale solitudine nei confronti delle persone care. E tuttavia non siamo soli: Colui che ha promesso: Io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine del mondo (Mt 28,20) ci dà forza e consolazione. E se Lui è con noi, chi ci potrà resistere o vincere?
Con quali armi va affrontata questa guerra spirituale
di Francfesco Lamendola
Del 30 Maggio 2021
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L'ARMA DELLA "LOGICA ALETICA"
La logica aletica per smascherare il Grande Inganno
di
Francesco Lamendola
La logica classica è certamente una bellissima cosa e uno strumento irrinunciabile per conoscere il reale, vale a dire per fare filosofia. Ha tuttavia un grosso limite: ci permette solamente di stabilire se una proposizione è vera o falsa, ma senza dirci nulla, o molto poco, sulle modalità con le quali una proposizione può essere vera o falsa. In particolare, la logica classica non contempla la categoria della possibilità: strumento rigido, dice se un enunciato è vero o non è vero, ma si ferma davanti a un enunciato che contempli la possibilità che una cosa sia o non sia, che avvenga o non avvenga, in base a fattori attualmente incerti e quindi imprevedibili. La logica classica, per esempio, ci dice che l’affermazione: Socrate è un uomo è certamente vera, in base al principio d’identità (A è uguale ad A, per cui un uomo è sempre un uomo) e a quello di non contraddizione (A non è B, dunque un uomo non può essere anche un cavallo); mentre l’affermazione: Socrate è un cavallo è certamente falsa. Ma che dire di una cosa che può essere oppure non essere? Se qualcuno dice: Mario potrebbe arrivare in ritardo, fa un’affermazione vera o non vera? A questo punto è necessario affiancare alla logica classica la logica aletica (dalla parola alétheia = verità), della quale fu un grande cultore e quasi un pioniere il filosofo Antonio Livi, ossia un particolare tipo di logica modale costruita appunto per stabilire un criterio di verità nelle affermazioni che, contenendo l’idea della possibilità, allo stato attuale non sono né definitivamente vere né definitivamente false. La possibilità a sua volta ha a che fare con l’idea del tempo e perciò del cambiamento. Se dico che Luisa è una bella giovane, l’affermazione è vera finché Luisa resta giovane; dopo di che Luisa potrà ancora essere bella, ma sarà vecchia, dunque l’affermazione diverrà falsa, perché suggeriva uno stato di cose assoluto, e non conteneva in sé i possibili sviluppi dovuti al cambiamento. Il cambiamento più radicale, nel caso degli esseri umani, è quello che sopraggiunge con la morte: mentre quasi tutti gli altri (condizione sociale, domicilio, professione) sono soggetti a continue modifiche, nel caso della morte siamo in presenza di un evento assolutamente unico e irreversibile. Parrebbe, quindi, secondo la logica classica, che si possa dire senz’altro se le affermazioni Mario è vivo, oppure Mario è morto, sono vere o sono false: è vera la prima se Mario è ancora vivo, è vera la seconda se ha cessato di vivere. Ma se io, quando affermo che Mario è vivo, non so che in realtà egli è morto da tre settimane, o tre mesi, o tre anni, perché non lo vedo da tempo e abito molto lontano da lui, né ci sono delle conoscenze comuni che possano avermi infornato del suo decesso: in tal caso, dicendo: Mario è vivo, o parlando di lui come di una persona viva, faccio un’affermazione falsa? La risposta è sì, guardando le cose oggettivamente; ma è no, o quanto meno rimane dubbia, se le si considera soggettivamente, perché io non ho mentito. Ecco il problema fondamentale della logica classica: non contemplando il fattore della possibilità, finisce per essere una logica formale, cioè in sostanza una logica del linguaggio, che ci dice se una certa affermazione è vera o falsa in senso astratto, ma non ci dice, perché non ha gli strumenti per farlo, se a quella affermazione corrisponde un contenuto effettivo di verità, e dunque se è effettivamente agganciata alla realtà. La domanda che chi vuol fare filosofia non può evitare di porsi, infatti, è questa: ci si può accontentare di una verità formale, di una verità che si limita all’esame veritativo degli enunciati, senza darsi la pena di appurare la corrispondenza fra il vero e il reale?
La logica aletica ci dice, se non altro, che una affermazione può essere necessariamente vera o possibilmente vera. Pertanto alla categorie della necessità si aggiungono quelle della possibilità e della impossibilità riguardo al vero. L’affermazione: questo è un triangolo è necessariamente vera se si riferisce ad un poligono che risponde alla definizione di “triangolo”, ossia un poligono con tre angoli e tre lati; mentre è necessariamente falsa se la figura in questione è quella di un quadrato, un rettangolo, un rombo o una circonferenza. Invece l’affermazione Mario potrebbe arrivare in ritardo è da considerarsi possibilmente vera (o falsa) fino a quando Mario sarà effettivamente arrivato e si saprà se in orario o in ritardo; mentre è necessariamente vera se so che il treno su cui viaggia ha subito un guasto, e necessariamente falsa se so che Mario non è partito affatto, magari perché è morto da tre anni e quindi non potrà mai arrivare, né puntuale né in ritardo. Questo è già un passo avanti rispetto alla logica classica: dal terreno formale si passa al terreno sostanziale, anche, come è naturale, non si può accertare la verità di un’affermazione sempre e comunque ante rem, ma, in certi casi, solo post rem, e precisamente quando si tratta di verità di fatto e non di verità di principio, come quelle della logica o della matematica (in logica, una casa è sempre una casa e non un aereo, così come in matematica due più due fa sempre quattro, indipendentemente dal quando, dal come e dal dove). Ora, per verificare se una verità di fatto è tale, bisogna a sua volta suddividerla, come insegna Antonio Livi, in tre distinte categorie: l’esperienza, l’inferenza e la fede, che esprimono tre stati della coscienza. L’esperienza ci dice che una cosa è vera se rispetta il principio di realtà, che a sua volta scaturisce dal “senso comune”: un sistema organico di certezze universali e necessarie di cui è fornito l’essere umano; certezze naturali e necessarie che derivano dall’esperienza e che forniscono la base per ogni altra forma di conoscenza del reale. Il senso comune, perciò, non ha niente a che fare col cosiddetto buon senso: è una struttura originaria della coscienza che fonda tutte le operazioni mentali successive. Con il metodo della presupposizione si possono individuarne i contenuti e mostrare che effettivamente non si dà conoscenza al di fuori o anteriormente ad esso. Tali contenuti, immediatamente evidenti, sono stati da monsignor Livi identificati con il mondo esterno, cioè l’insieme degli enti in movimento; con l’io, soggetto coscienziale che si coglie nell’atto di conoscere; con gli altri, simili al proprio io; con la legge morale, equilibrio dinamico di libertà e responsabilità; e con Dio, causa prima e causa finale di tutto ciò che esiste. Si ha un bel dire, ma tutta la filosofia e tutto il conoscere passano per queste certezze immediate e nulla potrebbero dire del modo, nulla potrebbero sapere e comprendere, se l’insieme dell’attività della coscienza non poggiasse su questi cinque fondamenti, perché la coscienza fluttuerebbe nel vuoto, incapace di organizzare sensazioni e idee in una trama coerente. Il processo induttivo e quello deduttivo si fondono nella coscienza grazie ai dati dell’esperienza, un processo che è reso possibile dall’esistenza del senso comune. Quindi la vera filosofia deve essere realista, deve partire dall’esperienza e deve presupporre che nella coscienza esiste una struttura originaria suscettibile di filtrare e armonizzare i dati dell’esperienza. Esperienza, inferenza e fede sono perciò tre modi del conoscere che si presuppongono a vicenda: non c’è inferenza senza prima esperienza, e non c’è fede senza esperienza ed inferenza. Queste tre forme del conoscere sono legate da rapporti di tipo logico, che è possibile analizzare dettagliatamente, nella prospettiva di una visione olistica della coscienza e non già riduzionistica, o peggio ancora dualistica, come quella di Cartesio. Infatti se è vero che tutto il conoscere viene dall’esperire, è anche vero che l’esperire non sarebbe possibile, non verrebbe organizzato in forme intelligibili, se non vi fosse una struttura coscienziale originaria suscettibile di auto-organizzarsi sotto lo stimolo dell’esperienza. In questo senso, è pressoché impossibile dire se l’esperienza venga prima della coscienza o la coscienza prima dell’esperienza: di fatto quel che avviene è un’azione immediata e reciproca dell’una sull’altra, senza la quale l’uomo non saprebbe nulla, non capirebbe nulla, non imparerebbe nulla.
Proviamo adesso ad applicare i principi della logica aletica del senso comune alla situazione mondiale che stiamo vivendo da quando, ormai quasi quindici mesi fa, improvvisamente le Nazioni Unite, i governi e le autorità sanitarie di tutti o quasi tutti i Paesi del mondo si resero conto che era in atto una terribile pandemia (tasso di mortalità per le persone sotto i 70 anni: 0,05%) dalla quale bisognava proteggere l’intera popolazione mondiale, dai neonato ai centenari, dapprima mettendola in quarantena, poi sottoponendola a una gigantesca vaccinazione di massa. È chiaro che per avere un quadro esatto, cioè realistico, di quanto sta accadendo, bisogna prima di tutto capire se c’è o non c’è una pandemia, quindi se è giustificata o no una’emergenza sanitaria; poi, a cascata, tutta una serie di altre cose che derivano da queste, come l’efficacia delle mascherine sul viso, quella dei tamponi per accertare la positività al Covid-19, poi la sfiducia, spinta fino al boicottaggio, nei confronti di tutti i farmaci tradizionali e delle cure classiche contro il Covid, per puntare tutte le carte sulla produzione e l’impiego immediato dei vaccini quali armi risolutive per contrastare il diffondersi ulteriore del contagio. Ora, a tutte queste domande è possibile rispondere in maniera molto chiara e precisa, dato che per ciascuna di esse esiste una ricca documentazione statistica che è a disposizione di chiunque voglia prenderne visione e non accontentarsi di dare credito a ciò che dicono i giornali e le televisioni delle grandi reti.
C’è una pandemia? Difficile dirlo, visto che il dottor Anthony Fauci, uno dei massimi registi dell’emergenza sanitaria a livello mondiale, ha espressamente dichiarato che non esiste una definizione scientifica universalmente riconosciuta di questo termine. Comunque, se per pandemia s’intende una sorta di pestilenza capace di mietere milioni di vittime in tutto il mondo, la risposta, certa, netta, incontrovertibile, sulla base delle cifre ufficiali relative alla mortalità complessiva del 2020, è no, assolutamente no. Lo dice l’esperienza e lo dice l’inferenza, anche facendo il confronto con le grandi pestilenze ed epidemie del passato. Pertanto, asserire, come fa la Narrazione Unica, che è in atto una terribile pandemia, e che l’intera popolazione mondiale rischia di morire se non si sottopone velocemente alla vaccinazione, significa esprimere un articolo di fede. Fede nei giornali, fede nelle televisioni, fede negli apparati sanitari pubblici, fede nei governi e nei loro ministri. Curioso: l’uomo moderno che non credere più Dio, che non crede in alcuna verità assoluta e trascendente, che non accetta alcuna idea se non sulla base dell’evidenza, accetta ora la Narrazione Unica sul Covid, con tutto ciò che ne consegue per la sua vita pubblica e privata, sulla base di un atteggiamento fideistico verso la Scienza e verso il Potere: senza informarsi autonomamente, senza verificare le asserzioni dei giornalisti e dei sedicenti esperti, senza fidarsi neppure delle evidenze che dovrebbe suggerirgli il contatto immediato con la realtà. Parlando di inferenze: se questo virus è così terribilmente pericoloso, come mai la Florida, che da settimane ha abolito ogni restrizione sanitaria, non è ora disseminata di cadaveri? Un discorso simile si può fare per il Texas, la Russia, la Svezia; e anche per l’Italia, osservando le folle di decine di migliaia di tifosi che hanno festeggiato la propria squadra del cuore in alcune recenti partite. Dove sono le conseguenze letali?
Hanno senso le misure “sanitarie” prese per contenere il virus: mascherina, distanziamento, chiusura dei locali pubblici, tamponi, interdizione degli spostamenti, coprifuoco? Di nuovo la sola risposta possibile, sulla base dell’evidenza (anche in senso scientifico), è: no, assolutamente no.
Ha senso aver puntato tutto sul vaccino miracoloso, ostacolando le cure tradizionali e imponendo al personale medico dei protocolli assurdi, proibendo le autopsie e consigliando la cremazione dei morti, nelle prime settimane dell’emergenza? No, mille volte no. Qualunque malattia si cura coi farmaci e solo come ultima ratio, quando tutte le terapie si sono rivelate inefficaci, si pensa eventualmente ai vaccini. Anzi a rigore i vaccini non curano affatto e richiederebbero tempi di sperimentazione e campioni di soggetti vaccinati vastissimi, da confrontare con vastissimi campioni di non vaccinati: in pratica, una cosa irrealizzabile. Questo urta contro quanto ci è sempre stato detto a proposito delle grandi epidemia virali del passato, debellate secondo la Narrazione Ufficiale, appunto dai vaccini. Ebbene: ci hanno mentito. La peste, il vaiolo, il colera, sono stati sconfitti dal progressivo miglioramento del quadro igienico-sanitario e dell’alimentazione, non dai vaccini.
Da qualsiasi lato si consideri la cosa, appare evidente che la popolazione mondiale è stata indotta in uno stato d’isterismo mediante l’arma del terrore mediatico. I governanti hanno avuto buon gioco nell’imporre misure restrittive liberticide e irrazionali, prive di qualsiasi fondamento scientifico, perché la maggioranza della gente aveva perso da tempo il gusto e l’abitudine del senso critico, e si era abbandonata nelle braccia confortevoli dei mass-media, accettando da essi qualunque narrazione e uniformandosi ad essi quanto alla propria visione del reale.
Appare perciò evidente che la più grande lezione che dobbiamo imparare da quest’immenso esperimento di manipolazione mentale è l’assoluta necessità di ripristinare gli anticorpi non solo del nostro organismo, ma della nostra mente, per evitare di essere così facilmente suggestionabili da chi possiede sia i mezzi che l’occasione e la volontà di farci credere e subire qualsiasi cosa, a nostro danno, ma teoricamente per il nostro bene. Dobbiamo riscoprire il criterio oggettivo della verità. E, per farlo, dobbiamo tornare ad agganciarci alla realtà, staccandoci dalle agenzie d’indottrinamento mentale: cinema, radio, televisione, giornali, ecc. Tutto ciò che stiamo subendo è un effetto della perdita di contatto con la verità e la realtà. Non si vive impunemente senza verità e fuori della realtà.
Del 29 Maggio 2021
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