Le istruzioni di Roma non fanno pace tra i vescovi americani. Fatti e documenti di una guerra infinita
Negli Stati Uniti se ne discute persino con furore, ma curiosamente nessuna delle due istruzioni emesse dalla Santa Sede nel 2004 e nel 2021 per regolare l’interminabile controversia sul dare o no la comunione eucaristica ai politici americani “pro-choice” è mai stata ufficialmente pubblicata, né a Roma né a Washington.
Nel 2004 ci volle il blog gemello di Settimo Cielo, “www.chiesa”, per rendere nota l’istruzione, firmata dall’allora cardinale prefetto della congregazione per la dottrina della fede Joseph Ratzinger.
Mentre l’istruzione del 2021, in forma di lettera dell’attuale cardinale prefetto della stessa congregazione Luis F. Ladaria, è rimasta finora quasi introvabile sul web.
Sia l’una che l’altra sono riprodotte integralmente più sotto, a fine di documentazione.
Così come allo stesso fine si fornisce qui di seguito una ricostruzione sommaria dell’annoso conflitto, esploso e apparentemente acquietato nel 2004 ma scoppiato di nuovo tra il 2020 e il 2021, con un copione quasi identico, con in parte gli stessi protagonisti e con un esito che, quando arriverà, sarà probabilmente uguale.
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Nel 2004, anno di elezioni presidenziali negli Stati Uniti, il candidato democratico alla Casa Bianca era il cattolico “pro-choice” John Kerry, lo stesso che papa Francesco ha ricevuto in udienza il 15 maggio scorso nella sua attuale veste di inviato speciale del presidente in carica Joe Biden, anche lui cattolico e nello stesso tempo aperto sostenitore dell’aborto come diritto costituzionale.
Nel recarsi a Roma in visita “ad limina” nei primi mesi del 2004, i vescovi degli Stati Uniti si mostrarono discordi sul dare o no la comunione a Kerry. Mentre alcuni, tra i quali l’allora arcivescovo di Saint Louis Raymond L. Burke, erano contrari, altri e più numerosi, con in testa l’allora cardinale arcivescovo di Washington Theodore McCarrick, erano invece favorevoli.
La congregazione per la dottrina della fede retta da Ratzinger – come ricordato oggi da Ladaria nella sua lettera – richiamò a ciascuno dei vescovi in visita a Roma quanto scritto nella nota dottrinale emessa dalla stessa congregazione nel 2002 “circa alcune questioni riguardanti l’impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica”, dove il no all’aborto era dato come “non negoziabile”. Ma senza riuscire ad appianare il contrasto, che si ripropose intatto alla vigilia dell’assemblea plenaria dei vescovi degli Stati Uniti, convocata per metà giugno e all’epoca presieduta dal vescovo di Belleville Wilton Gregory, lo stesso che papa Francesco nel 2019 promuoverà a Washington e nel 2020 farà cardinale.
Ratzinger decise allora di inviare al cardinale McCarrick, in quanto capo della commissione sulla “domestic policy” dei vescovi americani, una nota sui “principi generali” che potrebbero indurre a negare la comunione ai politici cattolici pro aborto.
In assemblea, McCarrick diede notizia della nota di Ratzinger, ma disse che lo stesso autore della nota “aveva specificamente chiesto che non fosse pubblicata”. E infatti non ne distribuì il testo ma fornì ai vescovi, come base per la stesura di un documento ufficiale sulla questione, delle “Interim reflections” che tiravano in tutt’altra direzione.
Per la stesura del documento, però, furono affiancati alla “task force” di McCarrick anche due esponenti di spicco dell’ala ratzingeriana, il cardinale arcivescovo di Chicago Francis George e l’arcivescovo di Denver Charles Chaput.
E il risultato fu che nel documento finale dal titolo “Catholics in Political Life”, approvato il 18 giugno con 183 voti contro 6, il contrasto fu superato rinunciando a una linea comune – che comunque, stando alla lettera di Ladaria del 2021, “non era allo studio” e neppure era richiesta nella nota di Ratzinger – e rimandando il “giudizio prudenziale” ai singoli vescovi, nel senso spiegato in questi due paragrafi conclusivi:
“L’Eucaristia è la fonte e il culmine della vita cattolica. Pertanto, come ogni generazione cattolica prima di noi, dobbiamo essere guidati dalle parole di San Paolo: ‘Perciò chiunque in modo indegno mangia il pane o beve il calice del Signore, sarà reo del corpo e del sangue del Signore’ (1 Corinzi 11, 27). Ciò significa che tutti devono esaminare la propria coscienza per valutare se sono degni di ricevere il Corpo e il Sangue di nostro Signore. Questo esame include la fedeltà all'insegnamento morale della Chiesa nella vita personale e pubblica.
“È stata sollevata la questione se la negazione della Santa Comunione ad alcuni cattolici nella vita politica sia necessaria a causa del loro sostegno pubblico all'aborto su richiesta. Data l'ampia gamma di circostanze implicate per giungere a un giudizio prudenziale su una questione di questa gravità, riconosciamo che tali decisioni spetta al singolo vescovo in accordo con i principi canonici e pastorali stabiliti. I vescovi possono legittimamente esprimere giudizi diversi sulla più prudente linea di azione pastorale. Tuttavia, condividiamo tutti un impegno inequivocabile a proteggere la vita e la dignità umana e a predicare il Vangelo in tempi difficili”.
Ricevuto a Roma e letto questo documento, ai primi di luglio Ratzinger rispose con una lettera di ringraziamento a McCarrick nella quale esprimeva questo giudizio positivo:
“La dichiarazione è molto in armonia con i principi generali di ‘Essere degni di ricevere la santa comunione’ inviata [da me] come un fraterno servizio per chiarire la dottrina della Chiesa su questa specifica materia al fine di assistere i vescovi americani nella loro relative discussioni e deliberazioni”.
Ad arricchire di solidi argomenti la scelta di affidare il giudizio a ciascun vescovo e a spiegare i perché della richiesta “prudenza” intervenne in quegli stessi giorni, con un’ampia intervista a Zenit, un teologo e cardinale americano tra i più stimati, il gesuita Avery Dulles (1918-2008), figlio di John Foster Dulles, segretario di Stato durante la presidenza di Eisenhower, e nipote di Allen Dulles, capo della Central Intelligence Agency dal 1953 al 1961.
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Nel 2020, con candidato alla presidenza il cattolico “pro-choice” Joe Biden, la controversia è tornata all’ordine del giorno negli stessi termini nei quali si era presentata nel 2004.
Anche questa volta, all’approssimarsi delle elezioni, c’è stato chi ha negato a Biden la comunione, col fermo appoggio, di nuovo, del cardinale Burke e l’orientamento benevolo, invece, dì altri vescovi e cardinali.
E anche questa volta la disputa ha messo in agitazione la Santa Sede, con i vescovi americani in visita “ad limina” impegnati a volerla tirare di qua o di là.
La congregazione per la dottrina della fede, ora retta dal cardinale Luis F. Ladaria, ha suggerito loro questa volta di provare ad adottare una decisione comune, ma a una condizione, di “preservare l’unità”. E a questo scopo ha proposto loro di intavolare un doppio dialogo, prima tra i vescovi, e poi tra i vescovi e i politici cattolici “pro-choice”.
Ma invece che dialogo è stata guerra. Con l’ala dominante della conferenza episcopale – a partire dal suo presidente, l’arcivescovo di Los Angeles José Horacio Gómez, e da comprimari di peso come Allen Vigneron, Salvatore Cordileone, Samuel Aquila, Thomas Olmsted, Thomas Paprocki, Joseph Naumann, oltre al pensionato ma sempre influente Chaput – schierata in blocco per negare la comunione a Biden e ad altri politici cattolici “pro-choice” quali la speaker del congresso Nancy Pelosi o l’intramontabile Kerry. E sul fronte opposto i vescovi cari a papa Francesco e da lui fatti cardinali, come Wilton Gregory a Washington, Blase Cupich a Chicago, Joseph Tobin a Newark, per non dire del combattivo vescovo di San Diego Robert McElroy. Tutti ad accusarsi reciprocamente di impugnare il sì o il no alla comunione come un’arma.
L’elezione di Biden non ha affatto smorzato il conflitto, tutt’altro. Il giorno stesso del suo ingresso alla Casa Bianca il presidente della conferenza episcopale Gómez ha emesso una dichiarazione di denuncia delle incombenti minacce “contro la vita e la dignità umana”. E poco dopo ha creato uno speciale “Working group” per tenere sotto tiro le politiche del nuovo presidente “che entrassero in conflitto con l’insegnamento della Chiesa e le priorità dei vescovi”.
A questo punto, il timore che da lì uscisse prima o poi un documento che sanzionasse ufficialmente l’indegnità di Biden e di altri politici a ricevere la comunione – con la conseguente, prevedibile rivolta dei vescovi dissenzienti – ha indotto il cardinale Ladaria, da Roma, a inviare al presidente dei vescovi americani una nuova istruzione, in forma di lettera.
Nella lettera, Ladaria rinnova il monito a non emettere alcuna delibera generale che non abbia “un vero consenso dei vescovi sulla questione”.
Invita a tener conto non solo dei politici ma dell’insieme dei fedeli cattolici e a non trattare aborto ed eutanasia come se fossero “le uniche materie gravi della dottrina morale e sociale cattolica”.
E in più chiede ai vescovi americani di non deliberare da soli ma di sentire prima “altre conferenze episcopali, al fine sia di imparare gli uni dagli altri sia di preservare l'unità nella Chiesa universale”.
Che è come ordinare di non deliberare nulla, dal momento che nessuna altra Chiesa nazionale ha mai ritenuto impellente la questione che invece tanto tormenta i soli vescovi degli Stati Uniti.
Basti ricordare che persino l’intransigente Giovanni Paolo II, il 6 gennaio 2001, alla messa conclusiva del giubileo d’inizio millennio, diede personalmente la comunione a Francesco Rutelli, cattolico praticante e candidato premier del centrosinistra per le elezioni politiche in programma quell’anno in Italia.
Eppure Rutelli era stato uno dei più attivi fautori della legge italiana sull'aborto, che è una delle più permissive del mondo. E come cattolico, continuava a sostenere pubbliche posizioni "pro-choice".
Altrettanto si può dire della "coerenza eucaristica" richiesta ai politici nel n. 436 del documento finale della conferenza dei vescovi latinoamericani del 2007 ad Aparecida, esplicitata nella "consapevolezza che non si può ricevere la santa comunione e nello stesso tempo agire con fatti e con parole contro i comandamenti, in particolare quando l'aborto, l'eutanasia e altri gravi crimini contro la vita e la famiglia sono incoraggiati".
Jorge Mario Bergoglio ha spesso rivendicato a sé l'effettiva paternità di quel documento. Ma non risulta che sia mai stato tradotto in pratica in qualche paese dell'America latina rifiutando la comunione a politici cattolici pro aborto, nemmeno in Argentina.
C’è inoltre chi giustamente ammira il gesto del cattolicissimo Baldovino del Belgio, che nel 1990 si dimise temporaneamente da re per non firmare la legge sull'aborto. Ma va notato che quel suo gesto fu del tutto spontaneo: nessuno della gerarchia della Chiesa gliel'aveva chiesto, né tantomeno gli aveva minacciato sanzioni se avesse firmato.
La controversia, in ogni caso, continua, prendendo ora come materia del contendere la lettera del cardinale Ladaria, criticata dagli uni e approvata da altri, come si può vedere ad esempio nei commenti opposti di due intellettuali cattolici di spicco: negli Stati Uniti George Weigel, dell’Ethics and Public Policy Center di Washington, e in Italia Stefano Ceccanti, professore di diritto pubblico comparato all’Università di Roma “La Sapienza” e deputato del Partito democratico, nonché in gioventù presidente degli universitari cattolici.
Ed ecco qui di seguito i testi integrali delle due istruzioni del 2004 e del 2021 ai vescovi degli Stati Uniti, la prima firmata da Ratzinger e la seconda da Ladaria, con l’avvertenza che la lingua originale di entrambe è l’inglese.
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2004. LE ISTRUZIONI DEL CARDINALE RATZINGER
ESSERE DEGNI DI RICEVERE LA SANTA COMUNIONE. PRINCIPI GENERALI
1. Presentarsi a ricevere la santa comunione dovrebbe essere una decisione consapevole, fondata su un giudizio ragionato riguardante il proprio essere degni a farla, secondo i criteri oggettivi della Chiesa...
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2021. LE ISTRUZIONI DEL CARDINALE LADARIA
CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE
00120 Città del Vaticano,
Palazzo del S. Uffizio
PROT. N. 3277/70 – 82755
7 maggio 2021
A Sua Eccellenza Reverendissima
José H. GÓMEZ
Arcivescovo di Los Angeles
Presidente della Conferenza dei Vescovi Cattolici degli Stati Uniti
3211 Fourth Street NE
Washington, D.C. 20017
STATI UNITI
Eccellenza,
grazie per la sua lettera del 30 marzo 2021 che ha reso noto a questa Congregazione che i vescovi degli Stati Uniti si stanno preparando ad affrontare la situazione dei cattolici in cariche pubbliche che sostengono una legislazione che consenta l'aborto, l'eutanasia o altri mali morali. Siamo grati che lei intenda inviarci la bozza di un documento sulla degna ricezione della Santa Comunione per un’informale revisione prima della sua presentazione al corpo dei vescovi per il voto.
Riguardo alla lettera del 2004 del cardinale Ratzinger al cardinale McCarrick, questa Congregazione rispetta la clausola del cardinale Ratzinger secondo cui "questi principi non erano destinati alla pubblicazione". La lettera era nella forma di una comunicazione privata indirizzata ai vescovi. Pertanto, nonostante questi principi non siano stati pubblicati dalla Conferenza, possono comunque essere di aiuto nella preparazione della bozza del vostro documento. Va notato che la Nota Dottrinale della Congregazione “Circa alcune questioni riguardanti l’impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica” (2002) è antecedente alla comunicazione personale del cardinale Ratzinger. Durante le visite “ad limina” del 2004 alle quali fa riferimento nella sua lettera, sono sorti in più occasioni interrogativi riguardo alla ricezione della Santa Comunione da parte di politici cattolici che sostenevano il cosiddetto “diritto di scegliere” un aborto. Quando la Nota Dottrinale fu discussa durante quelle visite “ad limina”, era chiaro che c'era una mancanza di accordo tra i vescovi sulla questione della comunione. A quel tempo, lo sviluppo di una linea nazionale non era allo studio e il cardinale Ratzinger offrì principi generali sulla degna ricezione della Santa Comunione per assistere gli ordinari locali negli Stati Uniti nei loro rapporti con i politici cattolici “pro-choice” all'interno delle loro giurisdizioni. La comunicazione del Cardinale Ratzinger andrebbe dunque discussa solo entro il contesto dell'autorevole Nota Dottrinale che fornisce l'insegnamento del Magistero sul fondamento teologico di ogni iniziativa riguardante la questione della degna ricezione della Santa Comunione.
Quando questo problema si è riaffacciato durante le visite “ad limina” del 2019-2020 dei vescovi degli Stati Uniti, questa Congregazione ha consigliato di intraprendere un dialogo tra i vescovi per preservare l'unità della conferenza episcopale di fronte ai disaccordi su questo argomento controverso. La formulazione di una linea nazionale è stata suggerita durante le visite “ad limina” solo se ciò avesse aiutato i vescovi a mantenere l'unità. Questa Congregazione nota che una tale linea, data la sua natura possibilmente controversa, potrebbe avere l'effetto opposto e diventare una fonte di discordia piuttosto che di unità all'interno dell'episcopato e dell’intera Chiesa negli Stati Uniti. Pertanto, durante le visite “ad limina” abbiamo avvertito che l'effettivo sviluppo di una linea generale in questo campo richiede che un dialogo avvenga in due fasi: prima tra i vescovi stessi, e poi tra vescovi e i politici cattolici pro-choice all'interno delle loro giurisdizioni.
La prima fase del dialogo si svolgerebbe tra i vescovi in modo che possano concordare come Conferenza che il sostegno a una legislazione “pro-choice” non è compatibile con l'insegnamento cattolico. I vescovi dovrebbero quindi discutere e concordare con l'insegnamento nella summenzionata Nota Dottrinale che afferma nell'articolo 3 che “il cristiano è chiamato a dissentire da una concezione del pluralismo in chiave di relativismo morale, nociva per la stessa vita democratica, la quale ha bisogno di fondamenti veri e solidi, vale a dire, di principi etici che per la loro natura e per il loro ruolo di fondamento della vita sociale non sono negoziabili”. I vescovi dovrebbero affermare come Conferenza che “quanti sono impegnati direttamente nelle rappresentanze legislative hanno il preciso obbligo di opporsi ad ogni legge che risulti un attentato alla vita umana” (Nota Dottrinale art. 4). Dopo che questo accordo è stato raggiunto, i vescovi potrebbero quindi passare ad attuare la seconda fase, nella quale gli ordinari locali dovrebbero tendere la mano e impegnarsi in un dialogo con i politici cattolici delle loro giurisdizioni che adottano una posizione “pro-choice” riguardo alla legislazione sull'aborto, l'eutanasia o altri mali morali, come mezzo per comprendere la natura delle loro posizioni e la loro comprensione dell'insegnamento cattolico.
Una volta che queste due fasi di un dialogo ampio e sereno si siano svolte, la Conferenza dovrebbe affrontare il difficile compito di discernere la migliore via da seguire per la Chiesa negli Stati Uniti per dar prova della grave responsabilità morale dei funzionari pubblici cattolici di proteggere la vita umana in tutti i suoi stadi. Se poi si deciderà di formulare una linea nazionale sulla degna ricezione della comunione, tale dichiarazione dovrebbe esprimere un vero consenso dei vescovi sulla questione, pur osservando il prerequisito che qualsiasi decisione della Conferenza in questo campo rispetti i diritti dei singoli ordinari nelle loro diocesi e le prerogative della Santa Sede (cfr. “Apostolos suos”, 22 e 24). Inoltre, la Congregazione avverte che qualsiasi dichiarazione della Conferenza riguardante i leader politici cattolici sia giustamente inquadrata nell’ampio contesto della degna ricezione della Santa Comunione da parte di tutti i fedeli, piuttosto che solo di una categoria di cattolici, riflettendo il loro obbligo a conformare la propria vita all'intero Vangelo di Gesù Cristo mentre si preparano a ricevere il sacramento (Nota Dottrinale art. 4). Sarebbe fuorviante se una simile dichiarazione desse l'impressione che l'aborto e l'eutanasia da soli costituiscano le uniche materie gravi della dottrina morale e sociale cattolica che richiedono il massimo livello di responsabilità da parte dei cattolici.
Dovrebbe essere fatto ogni sforzo per dialogare con altre conferenze episcopali nel formulare questa linea, al fine sia di imparare gli uni dagli altri sia di preservare l'unità nella Chiesa universale.
Chiediamo che questa lettera sia condivisa con tutti i vescovi degli Stati Uniti.
Assicurandole i miei più cordiali saluti pasquali e con gratitudine per il suo servizio alla Chiesa,
Sinceramente suo in Cristo,
Luis F. Card. LADARIA, S.I.
Prefetto
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