Comunione ai politici pro-aborto, a Roma c'è Pilato
Comunione a Biden (e agli altri politici cattolici pro-aborto) sì o no? Il dilemma che divide la Chiesa americana ha ottenuto ieri una risposta dalla Congregazione per la Dottrina della Fede che, clamorosamente, non entra nel merito. Si limita a indicazioni procedurali, sostanzialmente chiede che qualunque sia la decisione ci sia unanimità tra i vescovi. Vale a dire che ogni vescovo continuerà a comportarsi come vuole. Disattesa anche l'indicazione che l'allora cardinale Ratzinger diede nel 2004 in una lettera ai vescovi americani.
Le elezioni presidenziali americane hanno portato in primo piano la posizione di un politico cattolico, il presidente Biden, che ogni domenica va a messa e si accosta alla Comunione eucaristica mentre sostiene apertamente e “in modo aggressivo” – come ebbe a dire il cardinale Burke – l’aborto.
Il programma attuato da lui e dalla vicepresidente Harris in questo primo periodo di presidenza è a dir poco devastante per la tutela della vita del concepito. In molti, sia durante la campagna che dopo le elezioni, hanno sostenuto che il presidente non dovrebbe accostarsi all’eucarestia e, come lui, ogni politico cattolico che sostenga il crimine dell’aborto e dell’eutanasia, ossia l’uccisione di persone innocenti. Tra l’episcopato americano, però, non tutti la pensano in questo modo, sicché il Presidente Gómez, vescovo di Los Angeles, ha scritto a Roma, informando la Congregazione per la Dottrina della fede della volontà della Conferenza episcopale di affrontare il problema.
Ieri è stata resa nota la lettera con cui il Prefetto della Congregazione, mons. Ladaria, ha risposto. In sintesi le indicazioni sono state tre: a) qualsiasi “politica nazionale sulla dignità della Comunione” deve godere dell’unanimità dei vescovi, b) non deve usurpare l’autorità di un vescovo in materia né pregiudicare le prerogative della Santa Sede, c) deve procedere in un dialogo in due fasi, prima dei vescovi tra loro e poi dei vescovi con i politici cattolici. Il Prefetto Ladaria chiede quindi il consenso di tutti i vescovi per evitare visioni fuorvianti e invita a evitare di far credere che l’aborto e l’eutanasia siano i soli elementi importanti di cui tenere conto nell’attività di un politico cattolico.
La prima cosa che viene da pensare davanti a questa posizione è che la Congregazione per la dottrina della fede, ossia la massima autorità della Curia Romana in fatto di dottrina, non si pronunci minimamente sul merito dottrinale della questione ma dia solo indicazioni di procedure. Ci si aspetterebbe un atteggiamento diverso da una Congregazione che è chiamata a dire la (pen)ultima parola proprio sulle questioni controverse, davanti alle quali essa invita invece solo a dialogare e a trovare un accordo. È come quando sette vescovi tedeschi, dissenzienti dalla maggioranza, posero a papa Francesco di dire una parola risolutiva sulla questione dell’intercomunione con i protestanti e il papa, per tutta risposta, invitò i vescovi a dialogare e a trovare un accordo tra loro. Anche la lettera di Ladaria è quindi espressione della crisi dell’autorità nella Chiesa. Una Congregazione che non risponde sulle questioni dottrinali non sembra servire a molto.
L’altro nodo di vecchia data che nella lettera viene al pettine, oltre a questo dell’autorità, consiste nel ruolo delle Conferenze episcopali. La Congregazione chiede unità sul tema. Ad un prima esame tale richiesta suscita grande preoccupazione. La Congregazione non dà indicazioni di merito, invita solo a dialogare, ma allora l’esito del dialogo potrebbe essere sia l’una sia l’altra soluzione e l’unità potrebbe fondarsi solo su se stessa, indifferente ai contenuti di verità. Mi è impossibile pensare che Ladaria la pensi così, anche se molta teologia di oggi darebbe ragione a questo atteggiamento incentrato sull’unità più che sulla verità.
Allora viene da pensare che l’unità sia richiesta per impedire che la Conferenza episcopale usurpi la dignità canonica dei vescovi. Teologicamente la Conferenza episcopale non è niente, mentre ogni singolo vescovo fedele al papa è successore degli Apostoli. L’unanimità garantirebbe che le decisioni non hanno prevaricato la dignità episcopale di ogni singolo vescovo. Però è anche possibile un’altra interpretazione: l’unità tramite i dialogo è proposta perché dilaziona all’infinito ogni decisione in materia e il rispetto della dignità di ogni singolo vescovo [la lettera cita il n. 24 del documento Apostolos suos] è fortemente richiesta per far sì che gli Ordinari contrari ad escludere dalla comunione i vari Biden possano comunque farlo. La Congregazione non risponde, allunga i tempi verso una unità irraggiungibile e permette ai vari vescovi tipo Cupich di minimizzare la gravità delle politiche “aggressivamente” abortiste.
C’è infine un altro aspetto piuttosto strano nella lettera di Ladaria. Egli ricorda una lettera inviata dal Prefetto Ratzinger nel 2004 ai vescovi americani nella quale si davano chiare indicazioni in materia: il vescovo avrebbe dovuto chiamare a colloquio il politico abortista, esporgli la dottrina cattolica, invitarlo ad abbandonare le proprie posizioni, lasciargli un tempo di ripensamento e, poi, se avesse proseguito nella stessa strada, avrebbe dovuto invitarlo a non presentarsi alla messa per ricevere la Comunione che era possibile gli fosse negata. Queste autorevoli indicazioni vengono minimizzate da Ladaria, perché contenute in una comunicazione privata. Egli invita a leggerle alla luce della Nota del 2002 a firma Ratzinger sull’impegno dei cattolici in politica, dove però non si parla di accesso alla Comunione. Accade così che la Nota di gran lunga più disattesa dai vescovi diventa ora motivo per correggere le indicazioni del cardinale Ratzinger, date poco prima di diventare papa.
Stefano Fontana
https://lanuovabq.it/it/comunione-ai-politici-pro-aborto-a-roma-ce-pilato
Il prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede (CDF) ha scritto venerdì al capo della Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti riguardo all’ammissione alla Comunione, affermando la centralità della nota della congregazione del 2002 sulla partecipazione dei cattolici alla politica e l’importanza di salvaguardare i diritti degli ordinari nelle loro Chiese locali.
Un articolo scritto da Carl Bunderson, pubblicato sul Catholic News Agency, nella mia traduzione.
Il prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede (CDF) ha scritto venerdì al capo della Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti riguardo all’ammissione alla Comunione, affermando la centralità della nota della congregazione del 2002 sulla partecipazione dei cattolici alla politica e l’importanza di salvaguardare i diritti degli ordinari nelle loro Chiese locali.
Una nota del 2004 del cardinale Joseph Ratzinger, allora prefetto della stessa congregazione, dovrebbe “essere discussa solo nel contesto dell’autorevole nota dottrinale”, si legge nella lettera del 7 maggio del cardinale Luis Ladaria all’arcivescovo Jose Gomez di Los Angeles, ottenuta dalla CNA.
L’arcivescovo Gomez aveva scritto alla congregazione in marzo per informarla che i vescovi statunitensi avrebbero affrontato la situazione dei cattolici con incarichi pubblici che sostengono una legislazione permissiva in materia di aborto, eutanasia o altri mali morali.
Il Cardinale Ladaria ha aperto la sua risposta sottolineando che la lettera del 2004 del Cardinale Ratzinger al Cardinale Theodore McCarrick sullo stesso problema “era in forma di comunicazione privata ai vescovi” e che “nella misura in cui, quindi, questi principi non sono pubblicati dalla Conferenza, essi possono essere di aiuto nella preparazione della bozza del vostro documento”.
[Ladaria] scrive che il Cardinale Ratzinger aveva “offerto dei principi generali sulla degna ricezione della Santa Comunione al fine di assistere gli ordinari locali negli Stati Uniti nei loro rapporti con i politici cattolici pro-choice nelle loro giurisdizioni”. La comunicazione del Cardinale Ratzinger dovrebbe quindi essere discussa solo nel contesto dell’autorevole Nota Dottrinale che fornisce l’insegnamento del Magistero sul fondamento teologico per qualsiasi iniziativa riguardante la questione della degna ricezione della Santa Comunione”.
Il cardinale ha osservato che la Nota dottrinale su alcune questioni riguardanti la partecipazione dei cattolici alla vita politica è stata discussa durante [le visite] ad liminas del 2004, durante i quali “era chiaro che c’era una mancanza di accordo sulla questione della comunione tra i vescovi”, e che “lo sviluppo di una politica nazionale” non era allora [presa] in considerazione.
Ha aggiunto che il problema si è ripresentato durante [le visite] ad liminas statunitensi del 2019-20, e che la congregazione “ha consigliato di intraprendere il dialogo tra i vescovi per preservare l’unità della conferenza episcopale di fronte ai disaccordi su questo argomento controverso”. La formulazione di una politica nazionale è stata suggerita durante le visite ad limina solo se questo potesse aiutare i vescovi a mantenere l’unità”.
“Questa Congregazione nota che una tale politica, data la sua possibile natura polemica, potrebbe avere l’effetto opposto e diventare una fonte di discordia piuttosto che di unità all’interno dell’episcopato e della più grande Chiesa negli Stati Uniti. Così, abbiamo consigliato durante le visite ad limina che lo sviluppo efficace di una politica in questo settore richiede che il dialogo avvenga in due fasi: prima tra i vescovi stessi, e poi tra i vescovi e i politici cattolici pro-choice (cioè a favore dell’aborto, ndr) nelle loro giurisdizioni”.
Il Cardinale Ladaria ha esortato affinché il dialogo episcopale aiuti i vescovi “a concordare come Conferenza che il sostegno alla legislazione pro-choice non è compatibile con l’insegnamento cattolico”.
“I vescovi dovrebbero quindi discutere e concordare con l’insegnamento contenuto nella summenzionata Nota dottrinale che afferma all’articolo 3 che “i cristiani sono chiamati a rifiutare, in quanto pregiudizievole per la vita democratica, una concezione del pluralismo che riflette il relativismo morale e accettare che la democrazia deve essere basata sul vero e solido fondamento di principi etici non negoziabili, che sono il fondamento della vita in società”. I vescovi dovrebbero affermare come Conferenza che ‘coloro che sono direttamente coinvolti negli organi legislativi hanno il grave e chiaro obbligo di opporsi a qualsiasi legge che attacchi la vita umana'”, ha scritto il prefetto della CDF.
Fatto questo, gli ordinari locali “dovrebbero raggiungere e impegnarsi in un dialogo con i politici cattolici all’interno delle loro giurisdizioni che adottano una posizione pro-choice riguardo alla legislazione sull’aborto, l’eutanasia o altri mali morali, come mezzo per capire la natura delle loro posizioni e la loro comprensione dell’insegnamento cattolico”, ha dichiarato il Cardinale Ladaria.
Dopo queste “due fasi di ampio e sereno dialogo”, allora l’USCCB “affronterebbe il difficile compito di discernere il modo migliore per la Chiesa negli Stati Uniti di testimoniare la grave responsabilità morale dei funzionari pubblici cattolici di proteggere la vita umana in tutte le fasi”.
“Se poi decidesse di formulare una politica nazionale sull’idoneità alla comunione, una tale dichiarazione dovrebbe esprimere un vero consenso dei vescovi sulla questione, pur osservando il prerequisito che qualsiasi disposizione della Conferenza in questo campo rispetti i diritti dei singoli Ordinari nelle loro diocesi e le prerogative della Santa Sede”.
Il cardinale ha aggiunto che “qualsiasi dichiarazione della Conferenza riguardo ai leader politici cattolici sarebbe meglio inquadrata nell’ampio contesto della dignità per la ricezione della Santa Comunione da parte di tutti i fedeli, piuttosto che di una sola categoria di cattolici, riflettendo il loro obbligo di conformare la loro vita all’intero Vangelo di Gesù Cristo mentre si preparano a ricevere il sacramento.”
Ha detto che “sarebbe fuorviante se una tale dichiarazione desse l’impressione che l’aborto e l’eutanasia da soli costituiscano le uniche questioni gravi dell’insegnamento morale e sociale cattolico che richiedono il massimo livello di responsabilità da parte dei cattolici”.
Il Cardinale Ladaria ha esortato a fare “ogni sforzo” per “dialogare con le altre conferenze episcopali” in modo da “preservare l’unità” nella Chiesa universale.
L’arcivescovo Gomez ha trasmesso la lettera del cardinale Ladaria a ciascuno dei vescovi degli Stati Uniti l’8 maggio, come richiesto. Egli ha notato che il prefetto “ci ha fornito un importante background e una visione che dovrebbe dimostrarsi utile per noi nella nostra continua preghiera e discernimento di questa questione”.
La nota del Cardinale Ratzinger del 2004 diceva ai vescovi statunitensi che un politico cattolico “che fa costantemente campagna e vota per leggi permissive sull’aborto e l’eutanasia” è impegnato in una “manifesta” e “formale cooperazione” nel peccato grave.
In tal caso, il “parroco del politico dovrebbe incontrarlo, istruendolo sull’insegnamento della Chiesa, informandolo che non deve presentarsi alla Santa Comunione finché non pone fine alla situazione oggettiva di peccato, e avvertendolo che altrimenti gli sarà negata l’Eucaristia”, scrisse il Cardinale Ratzinger, aggiungendo che se il cattolico persevera nel peccato grave e si presenta ancora alla Santa Comunione, “il ministro della Santa Comunione deve rifiutare di distribuirla”.
Quella nota del 2004 era un’applicazione del canone 915 del Codice di Diritto Canonico, che dice che i cattolici “ostinatamente perseveranti in peccato grave manifesto non devono essere ammessi alla santa comunione”.
Gli ordinari locali hanno insegnato negli ultimi mesi sull’ammissione alla comunione.
A marzo, il vescovo Thomas Paprocki di Springfield in Illinois ha detto a una conferenza regionale della Canon Law Society of America che ai cattolici che pubblicamente e ostinatamente sostengono l’aborto, compresi i politici, può e deve essere negata la comunione: “Sto parlando delle loro azioni esterne. Se vivono in un modo o tengono posizioni che sono contrarie all’insegnamento della Chiesa, allora il ministro della Comunione deve negare loro il sacramento”.
Il vescovo Thomas Olmsted di Phoenix ha rilasciato Veneremur Cernui, un’esortazione apostolica sul sacramento della Santa Eucaristia, in aprile. Essa dice che “la Santa Comunione è riservata a coloro che, con la grazia di Dio, fanno uno sforzo sincero per vivere questa unione con Cristo e la Sua Chiesa aderendo a tutto ciò che la Chiesa Cattolica crede e proclama essere rivelato da Dio”. Questo è il motivo per cui la Chiesa “richiede che i leader cattolici che hanno pubblicamente sostenuto leggi gravemente immorali come l’aborto e l’eutanasia si astengano dal ricevere la Santa Comunione finché non si pentano pubblicamente e ricevano il sacramento della penitenza”, ha insegnato il vescovo Olmsted.
In una rubrica del 14 aprile sulla coerenza eucaristica, l’arcivescovo Samuel Aquila di Denver ha scritto che “l’Eucaristia è un dono, non un diritto, e la santità di quel dono è solo diminuita da una ricezione indegna”. A causa dello scandalo pubblico causato, questo è particolarmente vero nel caso di funzionari pubblici che si ostinano a governare in violazione della legge naturale, in particolare le questioni preminenti dell’aborto e dell’eutanasia, il togliere la vita innocente, così come altre azioni che non riescono a sostenere l’insegnamento della Chiesa sulla dignità della vita”.
In una lettera pastorale del 1° maggio, l’arcivescovo Salvatore Cordileone di San Francisco ha insegnato che qualsiasi cattolico che collabori formalmente con l’aborto dovrebbe astenersi dal ricevere l’Eucaristia.
Durante la sua omelia alla Messa della Veglia per la Vita in gennaio, l’arcivescovo Joseph Naumann di Kansas City in Kansas ha insegnato che i cattolici non dovrebbero ricevere la Comunione se stanno contraddicendo l’insegnamento “fondamentale” della Chiesa.
Il vescovo McElroy di San Diego ha recentemente scritto un saggio su America Magazine sostenendo che rifiutare la Santa Comunione ai politici pro-aborto politicizza l’Eucaristia, e Blase Cardinal Cupich di Chicago è stato in disaccordo con l’articolo dell’arcivescovo Aquila sulla coerenza eucaristica.
Nell’ottobre 2019, mentre faceva campagna elettorale per la presidenza, a Joe Biden è stata negata la comunione in una parrocchia della diocesi di Charleston. Le norme della diocesi di Charleston, che è anche quella dell’arcidiocesi di Atlanta e della diocesi di Charlotte, afferma che “i funzionari pubblici cattolici che sostengono costantemente l’aborto su richiesta stanno cooperando con il male in modo pubblico. Sostenendo la legislazione a favore dell’aborto, essi partecipano a un peccato grave manifesto, una condizione che li esclude dall’ammissione alla Santa Comunione finché persistono nella posizione a favore dell’aborto”.
Di Sabino Paciolla|
Aborto, Vescovi Usa. A Roma c’è Pilato? Forse, ma Forse Qualcuno di Peggio….
12 Maggio 2021 1 Commento
Marco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, vi invito a leggere questo tweet dell’arcivescovo di San Francisco, Salvatore Cordileone:
“Parlando per me stesso… Tremo al pensiero che se non sfido apertamente i cattolici sotto la mia cura pastorale che sostengono l’aborto, sia loro che io dovremo rispondere a Dio di sangue innocente”.
E poi si rimanda alla lettura della lettera pastorale che l’arcivescovo ha scritto sul tema dell’aborto e della posizione dei cattolici.
“http://InTheWomb.org Per favore ritwitta, segui e leggi”.
La mia impressione è che questo tweet, postato l’11 maggio alle 4.09, se per caso lo leggono dovrebbe far tremare qualcun altro, molto distante da San Francisco, a Santa Marta e al Piazza del Sant’Uffizio.
Perché a fronte di un presidente degli Stati Uniti di cui i press agent esaltano la devozione, da un lato, e dall’altro si affanna come nessun altro prima a promuovere l’aborto, a livello nazionale e internazionale, smontando le misure a favore dei bambini in grembo prese dal suo predecessore, e che vuole addirittura creare intorno alla sentenza Roe > Wade che ha aperto all’aborto una corazza giuridica tale da impedire ogni attacco e obiezione, tutto quello che il Pontefice gesuita, e il gesuita Prefetto per la Congregazione della Fede sono riusciti a partorire è un documento pilatesco, come bene scrive Riccardo Cascioli, e che in buona sostanza rinnega i principi base della Chiesa.
Leggiamo che cosa è scritto nel Catechismo della Chiesa cattolica:
L’aborto
2270 La vita umana deve essere rispettata e protetta in modo assoluto fin dal momento del concepimento. Dal primo istante della sua esistenza, l’essere umano deve vedersi riconosciuti i diritti della persona, tra i quali il diritto inviolabile di ogni essere innocente alla vita. 181
« Prima di formarti nel grembo materno, ti conoscevo, prima che tu uscissi alla luce, ti avevo consacrato » (Ger 1,5).
« Non ti erano nascoste le mie ossa quando venivo formato nel segreto, intessuto nelle profondità della terra » (Sal 139,15).
2271 Fin dal primo secolo la Chiesa ha dichiarato la malizia morale di ogni aborto provocato. Questo insegnamento non è mutato. Rimane invariabile. L’aborto diretto, cioè voluto come un fine o come un mezzo, è gravemente contrario alla legge morale:
« Non uccidere il bimbo con l’aborto, e non sopprimerlo dopo la nascita ». 182
« Dio, padrone della vita, ha affidato agli uomini l’altissima missione di proteggere la vita, missione che deve essere adempiuta in modo degno dell’uomo. Perciò la vita, una volta concepita, deve essere protetta con la massima cura; e l’aborto come pure l’infanticidio sono abominevoli delitti ». 183
2272 La cooperazione formale a un aborto costituisce una colpa grave. La Chiesa sanziona con una pena canonica di scomunica questo delitto contro la vita umana. « Chi procura l’aborto, se ne consegue l’effetto, incorre nella scomunica latae sententiae », 184 « per il fatto stesso d’aver commesso il delitto » 185 e alle condizioni previste dal diritto. 186 La Chiesa non intende in tal modo restringere il campo della misericordia. Essa mette in evidenza la gravità del crimine commesso, il danno irreparabile causato all’innocente ucciso, ai suoi genitori e a tutta la società.
Abbastanza chiaro, no? E allora, mentre i vescovi americani stanno discutendo su che cosa fare verso i cattolici, politici o no poco importa, che appoggiano, promuovono e sostengono l’aborto, Roma cosa fa? Citiamo Cascioli: “In sintesi le indicazioni sono state tre: a) qualsiasi “politica nazionale sulla dignità della Comunione” deve godere dell’unanimità dei vescovi, b) non deve usurpare l’autorità di un vescovo in materia né pregiudicare le prerogative della Santa Sede, c) deve procedere in un dialogo in due fasi, prima dei vescovi tra loro e poi dei vescovi con i politici cattolici. Il Prefetto Ladaria chiede quindi il consenso di tutti i vescovi per evitare visioni fuorvianti e invita a evitare di far credere che l’aborto e l’eutanasia siano i soli elementi importanti di cui tenere conto nell’attività di un politico cattolico”.
Ecco, rileggiamo adesso il tweet dell’arcivescovo di San Francisco, che evidentemente crede alla salvezza delle anime, anche di quelle dei peccatori, alla vita eterna e al Giudizio: “Parlando per me stesso… Tremo al pensiero che se non sfido apertamente i cattolici sotto la mia cura pastorale che sostengono l’aborto, sia loro che io dovremo rispondere a Dio di sangue innocente”.
Non è difficile intravedere dietro le righe del documento vaticano le manine che si sono mosse; e che sono, guarda caso, sempre quelle della filiera politica di McCarrick, di Wuerl, di Cupich, di Tobin, di Farrell; tutti i fautori e amici del democratici, timorosi di dar fastidio alla banda che ha portato prima Obama (amico di McCarricck) e poi Clinton, e poi la signora Clinton e ora Joe Biden. E timorosi di smascherare l’ipocrisia di un “devoto” cattolico sostenuto dal più grande abortificio a livello planetario, Planned Parenthood e attivo promotore di politiche abortiste.
Eppure il catechismo parla di scomunica, e Ladaria & C. chiedono dialogo!
Cascioli giustamente parla di Pilato. A me vengono in mente altri personaggi del racconto della Passione, meno giustificabili, e più attivi, del funzionario romano.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.