ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 17 giugno 2021

E venne, poi, il momento anche per il Vicario di Cristo.

SI FERMI!




Il New York Times – 15 giugno 2021 - scrive: “Il Vaticano ha ammonito i vescovi conservatori a frenare le loro pressioni per negare la comunione ai politici che sostengono i diritti all’aborto, tra cui il presidente Joe Biden secondo leader alla Casa bianca a essere cattolico praticante. Si rischia un solco tra il Papa e la Chiesa statunitense”.
Niente di che meravigliarsi o stupirsi ché simile notizia non suscita, nella più parte della cattolicità, orrore, sdegno e ribellione. La tisana edulcorata della misericordia di Dio, preparata negli atanor vaticansecondisti di Santa Marta, ha smorzato e depotenziato ogni pur minimo cenno di reazione. Questo monito non arriva come fulmine a cielo terso perché, dando, anche distrattamente, uno sguardo alla cronaca ecclesiastica degli ultimi 40 anni, si può avvertire una sequenza di interventi, articolati quasi ad orologeria, mirati a scardinare lentamente e senza strepito il dogma della presenza reale di Cristo nell’Eucaristia negandone di fatto la realtà, schernendone la santità, col dispensarla a persone pubblicamente fuori della comunione cattolica, indegne per riconosciuta irregolarità morale, come nella fattispecie chi promuove  e favorisce l’aborto.  

Esso è uno dei crimini che grida vendetta davanti a Dio e che la Chiesa considera colpa gravissima tanto per chi lo richiede che per chi vi coopera. Ed infatti: “La Chiesa sanziona con una pena canonica di scomunica questo delitto contro la vita umana. Chi procura l’aborto, se ne consegue l’effetto, incorre nella scomunica latae sententiae per il fatto stesso d’aver commesso il delitto”. (CCC 1992 canone 2272).
Con sì chiara dottrina ci si aspetterebbe l’applicazione di provvedimenti corrispondenti alla gravità del reato che, nel caso dichiarato, va sanzionato con la più ampia e grave scomunica, l’esclusione, cioè, dalla comunione ecclesiale e, pertanto, dall’Eucaristia.

Vediamo, allora, di commentare l’ammonimento del Papa diretto ai vescovi conservatori statunitensi.
Biden, si dice sia un cattolico praticante che, però, è favorevole all’aborto in quanto ritenuto un diritto, cosa che, come dicemmo sopra, non scuote le coscienze nella maggioranza dei cattolici sempre più simili, in questo, ai protestanti, tiepidi come la chiesa di Laodicea, sul punto di essere vomitati dalla bocca del Signore (Ap. 3, 35/37).

Non scuote la coscienza perché siffatta putrescente “pastorale” s’annuncia da lontano, precisamente il 22 maggio 1978 – festività di santa Rita da Cascia – il giorno in cui venne approvata la legge 194 istitutiva dell’aborto di Stato. Colpevoli in prima linea, oltre le schiere sinistre, anche i più eminenti demo/cristiani, come Giovanni Leone (presidente della Repubblica), Giulio Andreotti (presidente del Consiglio), i ministri Tina Anselmi, Tommaso Morlino, Filippo Maria Pandolfi, Francesco Bonifacio, ai quali va addebitata, storicamente, la responsabilità.
Quale la giustificazione? Eccola nelle parole dello stesso Giulio Andreotti: “ Mi sono posto il problema della controfirma a questa legge – lo ha anche Leone per la firma – ma se mi rifiutassi non solo apriremmo una crisi dopo aver appena cominciato a turare le falle, ma oltre a subire la legge sull’aborto, la DC perderebbe anche la presidenza e sarebbe ancora più grave” (Giulio Andreotti: Diari 1976-1979gli anni della solidarietà – Rizzoli, Milano 1981, pag. 73 – cit. in Roberto De Mattei:  Il Concilio Vaticano II-una storia mai scritta – Ed. Lindau 2010 pag. 588). Come dire che, Palazzo Chigi, val bene il delitto legalizzato.
Ed ancora:
Secondo uno dei firmatari della legge, il ministro Tina Anselmi, Paolo VI avrebbe esortato i ministri democristiani a non dimettersi e a restare in carica pur dovendo sottoscrivere quel testo” (Roberto De Mattei, opcit. pag. 589).
Questa ultima nota getterebbe una luce sinistra sul Pontefice, autore dell’enciclica Humanae Vitae, che, peraltro, non sarebbe nuovo a simili acrobazie di ispirazione pragmatica quale, ad esempio, il provvedimento con cui decapitò, della dignità primaziale, il cardinal Joszef Mindszenty reo di opporsi alla sua politica filosovietica, la famigerata “Ostpolitick”.

Sulla scia della seconda resa del mondo politico-cattolico – la prima essendo l’istituzione del divorzio, dicembre 1970 - non ostacolata dalla Gerarchìa, altre rese si sono verificate sul fronte aborto sì/aborto no.
Ne citiamo poche, tanto per illustrare il clima che s’è raggrumato sulla Cattolicità fatta insensibile da una callosità mentale che ha indurito la coscienza e ottenebrato la ragione. Vediamo, allora:

Dicembre 2008, il cardinal Angelo Bagnasco, in un’intervista a “Famiglia Cristiana”, con tono . . . severo, denuncia gli effetti negativi della pillola abortiva RU486 che “rischia di banalizzare l’aborto e dimenticare la prima parte della 194, quella sulla prevenzione”.
Ora, se le parole hanno un senso, banalizzare l’aborto significa diminuirne l’importanza morale, la bontà, la positività, l’utilità sicché questo, che, nell’intenzioni del cardinale, doveva essere un colpo micidiale, una vera e propria filippica, si manifesta per essere un pallottola di ovatta, un flebile cicalino.

E venne, poi, il momento anche per il Vicario di Cristo.
Papa Francesco, intervistato da Civiltà Cattolica - settembre 2013 – afferma la necessità, per la Chiesa, di un nuovo equilibrio con il mondo, diversamente l’edificio morale rischia di cadere come un castello di carte. E in che modo è possibile, secondo lui, varare questo nuovo equilibrio? Naturalmente demolendo il “vecchio” perché, oggi, nell’epoca della novella Pentecoste roncalliana, “non possiamo parlare solo di aborto, di matrimonio omosessuale e di contraccettivi”.
Certamente, dell’aborto no ma dell’omosessualità sì, come dimostrano le sue continue scorribande su questo mefitico territorio. Rincarerà la dose il vescovo Nunzio Galantino, segretario CEI, il quale, senza pudore, nel maggio 2014, dichiara alla stampa “di non identificarsi con i visi inespressivi di quei giovani che recitano il Rosario davanti alle cliniche abortiste”. Offesa multipla, al Signore Creatore e Padrone della vita, alla Beatissima Vergine del Rosario, alle vittime innocenti e alla schiera dei giovani oranti.

Ecco per quale motivo oggi si dispensa la santa Comunione a individui “cattolici praticanti” ma partigiani dell’aborto. E poiché “motus in fine velocior” – il moto verso la fine è più veloce – ecco consentito l’accesso eucaristico ad eretici, sodomiti, protestanti, pluri/divorziati, conviventi. E tutto iniziò con la sacrilega pastorale della Comunione dispensata sulle mani, tutto continuò con l’ecumenistico “volemose bene” in forza del quale Giovanni Paolo II - ottobre 1986 – e successivamente Benedetto XVI, celebrarono l’Eucaristia al centro calvinista di Taizé.
Come dimenticare, poi, l’oscena liturgia officiata a Genova – 25 maggio 2013 - in occasione delle esequie di don Alessandro Gallo, il prete uso ad intonare sull’altare “Bella ciao”, dal cardinal Angelo Bagnasco? Fu, quella, una trista pagina, scritta dall’arcivescovo che distribuì, in una ressa di gente urlante, in un’atmosfera tumultuosa, la santissima particola a noti pubblici peccatori,  atei, nemici di Dio.

Come non rammentare la concelebrazione eucaristica – Belo Jardin (Brasile) 20 agosto 2012 - in cui cattolici e massoni “condivisero” il Corpo di Cristo?
O quella, tenuta dal vescovo Oscar Eduardo Miñarro su una spiaggia, durante la GMG – 2019 Brasile – con il contorno di signorine in tanga, gli uomini a torso nudo che si passavano una tazza – il calice – sbevazzando come crapuloni e con un finale di schitarrate, gridolini, balli, abbracci?

Nel 1264, su invito di Papa Urbano IV, il massimo teologo del cattolicesimo, San Tommaso d’Aquino, compose l’inno eucaristico “Ecce Panis Angelorum” quale sequenza da allegare alla Messa del Corpus Domini: “Ecce panis angelorum – actus cibus viatorum – vere panis filiorum – non mittendus canibus” la cui traduzione del quarto verso “da non gettare ai cani” è tuttora, per un peloso e vago senso di rispetto, un neutro “non dev’essere gettato” perché non sia mai – arzigogolano i candidi e pusillanimi chiosatori – che alcun benintenzionato pensi ai cani quale metafora riferita a persone indegne. Come, infatti, la pensò il santo autore replicando l’evangelico “Nolite dare sanctum canibus neque mittatis margaritas vestras ante porcos” (Mt. 7, 6) – non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle ai maiali.
   
L’Episcopato statunitense “conservatore” è ammonito: non si permetta di negare la Comunione al cattolico filoabortista Joe Biden perché, diversamente, si creerà un solco tra il Papa e la Chiesa USA. Strana premurosa preoccupazione di Sua Santità che non si è ancora accorto del crepaccio che attraversa l’intera comunità cattolica i cui fedeli sanno che, secondo il suo insegnamento – intervista a Eugenio Scalfari, 30 dicembre 2013 – è la coscienza individuale il giudice assoluto del Bene e del male, con tanti saluti al Decalogo. E il relativismo, che impregna ogni cantuccio della dogmatica e dell’etica, ne è il risultato, come dimostrano i due casi – da noi commentati – dei cardinali Marx E Becciu: il primo, dimessosi per mancata vigilanza sul cancro della pedofilia del clero tedesco, ed anche per disinvolta benedizione di coppie omosessuali, amabilmente reintegrato nelle sue funzioni, con l’invito ad andare avanti – ad pejora!;  il secondo, privato della dignità cardinalizia per via di certe gherminelle finanziarie, messo e tenuto in castigo. Ed ora, ecco Joe Biden, Presidente USA, cattolico e abortista a cui – ordine supremo – non si dovrà negare l’Eucaristia.

Papa Francesco, si fermi in nome di Dio. Non sono sufficienti le sberle appioppateci dal Covid19? O crediamo veramente ad una fatalità uscita da un laboratorio cinese?  

di Luciano Pranzetti


Biden, Aborto, Eucarestia e la Profonda Ipocrisia dei Consiglieri del Pontefice.

17 Giugno 2021 Pubblicato da  28 Commenti

 

Marco Tosatti

Carissimi Stilumcuriali, su Radio Roma Libera ho compiuto una breve riflessione in seguito a un articolo del New York Times, che aveva come protagonisti Biden e Antonio Spadaro, sul tema dell’eucarestia de dell’aborto. Buona lettura e buon ascolto:

§§§

Joe Biden nei primi mesi della sua attività di presidente degli Stati uniti d’America ha messo in atto tutta una serie di misure – accompagnate da dichiarazioni egualmente esplicite – a favore dell’aborto, della sua diffusione non solo negli Stati Uniti ma in tutto il mondo. Joe Biden si dichiara – o almeno così lo descrivono i suoi press agent – un devoto cattolico. Un cattolico, devoto o meno, può avvicinarsi all’eucarestia, se promuove attivamente quello che appare come uno dei crimini più efferati, l’uccisione di un bambino nel grembo della madre? Biden sostiene personalmente di essere contro l’aborto; ma che cosa importa quello che pensa “personalmente”, se poi pubblicamente si dà da fare in maniera senza precedenti a favore, e capovolge tutte le misure prese a favore della vita dal suo predecessore?

I vescovi USA discuteranno del problema dell’eucarestia, e dell’aborto, e dei cattolici che vogliono l’una e l’altro come se non ci fosse contraddizione. Se dalla discussione uscisse una presa di posizione forte, logica e ferma, personaggi di primo piano come Joe Biden e la speaker della Camera, Nancy Pelosi, forsennatamente pro-aborto e che si definisce cattolica, potrebbero trovarsi in grave difficoltà. Il New York Times, l’house-organ dei democratici, in un articolo di qualche giorno fa ha scritto che la Santa Sede avrebbe ammonito i vescovi statunitensi a frenare  su questo tema. Non ci sono conferme, ma il quotidiano newyorchese ha sentito il direttore di Civiltà Cattolica, il  pro-dem (in Italia e in USA) gesuita Antonio Spadaro, secondo cui ”La preoccupazione in Vaticano è di non usare l’accesso all’Eucarestia come arma politica”. Il New York Times spiega che Antonio Spadaro,  è “molto vicino al pontefice”; in realtà Spadaro è uno degli spin doctors della comunicazione vaticana, e uno dei consigliori del Pontefice regnante.

Cioè, in pratica, la Santa Sede – secondo il New York Times, consiglierebbe ai vescovi di non seguire logica, coerenza e dottrina. Sbalordisce – ma non più di tanto, per chi conosce il livello di ipocrisia che alligna fra i chierici, e fra i chierici politicanti soprattutto, che non si dica una parola della vera strumentalizzazione: quella di chi, per avere voti e preferenze, si dichiara cattolico, salvo poi comportarsi in maniera totalmente opposta, stabilmente, continuativamente e pubblicamente contro ciò che la Chiesa insegna e predica, in un campo di estrema gravità come l’aborto.

L’inflazionata e pretestuosa accusa dell’uso dell’Eucaristia come “arma politica” è stata respinta con forza da diversi vescovi, tra cui la voce autorevole dell’arcivescovo metropolita di San Francisco, mons. Salvatore Cordileone, che ha ribadito: “Il nostro obiettivo deve essere sempre la salvezza delle anime, sia quella della persona errante che della più ampia comunità cattolica”. E l’arcivescovo metropolita di Denver, mons. Samuel Aquila, ha affrontato la questione sulla rivista dei gesuiti America, sostenendo che la Chiesa “deve essere disposta a sfidare i cattolici che persistono nel peccato grave”.

Ricordiamo al riguardo la Nota riservata dell’allora cardinale Joseph Ratzinger, Prefetto della congregazione per la Dottrina della Fede, quando si discuteva dello stesso argomento nel caso del candidato democratico alla Casa Bianca John Kerry: dove si legge che aborto e eutanasia sono “peccati gravi” e un vescovo dovrebbe incontrare chi vota e sostiene “leggi permissive” per informarlo che “non si deve presentare per la Santa Comunione fino a che non avrà posto termine all’oggettiva situazione di peccato, e avvertirlo che altrimenti gli sarà negata l’eucaristia”. Allora, sotto spinta dell’allora cardinale Eugene McCarrick, la Conferenza Episcopale Americana decise di ignorare la lettera del cardinal Ratzinger e di affidare la decisione ad ogni singolo vescovo per la sua diocesi.

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E per buona misura vi offriamo quello che scriveva Korazym.org sull’argomento, in maniera più completa e persuasiva, se mai ce ne fosse bisogno. Ma non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire e vedere le malefatte dei suoi compari…

***

La Santa Sede, secondo The New York Times, avrebbe ammonito i vescovi statunitensi a frenare le loro pressioni per negare la Santa Eucaristia – che è il principale sacramento della religione cristiana che, per mezzo della transustanziazione del pane e del vino (materia del sacramento) e tramite le parole del sacerdote “questo è il mio corpo” e “questo è il mio sangue” (forma del sacramento), continua l’incarnazione del Verbo e attua la comunione dei fedeli con il Redentore – ai politici cattolici, tra cui il Presidente Joe Biden (si dichiara personalmente contrario all’aborto, ma sostiene le leggi a favore della libertà di scelta) e il Presidente della Camera dei Rappresentanti Nancy Pelosi, che sostengono i diritti all’aborto. La questione avrebbe provocato meno polemiche se tra questi politici non ci fosse stato anche Biden, che nella storia statunitense è il secondo inquilino della Casa Bianca ad essere un cattolico praticante, dopo il presbiteriano Trump e l’evangelico Obama. Ma, nonostante ciò, la stragrande maggioranza dei vescovi statunitense insiste ed è previsto che inizierà il dibattito che potrebbe portare ad un voto in materia in un’assemblea generale virtuale che inizierà domani, mercoledì 16 giugno. 

Fallito il tentativo di una minoranza di vescovi statunitensi di bloccare la discussione sulla “coerenza eucaristica” dei cattolici pro-aborto [QUI], è stato mandato il gesuita Antonio Spadaro – figura di spicco del “cerchio magico” di Papa Bergoglio – ad esortare i vescovi statunitensi dalla colonne del The New York Times a “non usare l’Eucarestia come arma politica”.

Infatti, il Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, il Cardinale Luis Ladaria, ha inviato una lettera al Presidente della Conferenza Episcopale Statunitense, l’Arcivescovo metropolita di Los Angeles, Mons. José Horacio Gómez sulla questione della Santa Comunione e dei politici cattolici che sostengono la legislazione permissiva sui mali gravi. Poi, è fallito il tentativo di un gruppo di 67 vescovi statunitensi (tra cui molti vescovi ausiliari degli iniziatori della mossa) a fermare loro fratelli nell’episcopato di discutere il caso della coerenza eucaristica di alcuni esponenti politici di spicco, quali il Presidente Joe Biden e il Presidente della Camera dei Rappresentanti Nancy Pelosi, che si presentano a ricevere la Santa Comunione nonostante la loro posizione pubblica pro-aborto. Quindi, la Conferenza Episcopale degli Stati Uniti (USCCB) procederà secondo i piani con la discussione della “coerenza eucaristica”.

Le regole generali della Chiesa Cattolica Romana sul ricevimento della Santa Eucaristia sono stabilite nei canoni 912 e 915 del Codice di diritto canonico. Come principio, “ogni battezzato, il quale non ne abbia la proibizione dal diritto, può e deve essere ammesso alla sacra comunione”. Non sono invece ammessi “gli scomunicati e gli interdetti, dopo l’irrogazione o la dichiarazione della pena” e coloro che “ostinatamente perseverano in peccato grave manifesto”, una formulazione sufficientemente elastica da consentire interpretazioni differenti.

Ricordiamo al riguarda la Nota riservata dell’allora Cardinale Joseph Ratzinger, Prefetto della congregazione per la Dottrina della fede, quando si discuteva dello stesso argomento nel caso del candidato democratico alla Casa Bianca John Kerry: dove si legge che aborto e eutanasia sono “peccati gravi” e un vescovo dovrebbe incontrare chi vota e sostiene “leggi permissive” per informarlo che “non si deve presentare per la Santa Comunione fino a che non avrà posto termine all’oggettiva situazione di peccato, e avvertirlo che altrimenti gli sarà negata l’eucaristia”. Allora, sotto spinta dell’allora Cardinale Eugene McCarrick, la Conferenza Episcopale Americana decise di ignorare la lettera del Cardinal Ratzinger e di affidare la decisione ad ogni singolo vescovo per la sua sua diocesi.

All’argomento della “coerenza eucaristica” e del dibattito sul tema nell’episcopato degli Stati Uniti d’America abbiamo dedicato diversi articoli:

Con la sua esternazione dalle colonne di The New York Times, Spadaro si è messo in piena contrapposizione alla maggioranza dei vescovi statunitensi, che sono determinati a ribadire l’opposizione all’aborto come un principio non negoziabile nella fede cattolica, dettando una linea di coerenza tra comportamenti e dottrina cattolica. Tra loro, l’Arcivescovo metropolita di Los Angeles, Mons. José Gomez, Presidente della Conferenza Episcopale Statunitense (non promosso al rango di cardinale da Papa Francesco e questo vorrà pur dire qualcosa). ”La preoccupazione in Vaticano è di non usare l’accesso all’Eucarestia come arma politica”, ha spiegato a The New York Times Padre Antonio Spadaro, S.I., Direttore di Civiltà cattolica, gesuita definito “molto vicino al pontefice” (anche se è molto di più). Va anche ricordato che Papa Francesco ha detto all’Angelus del 6 giugno scorso – come al solito in modo equivoco -, che la comunione “non è la ricompensa dei santi ma il pane dei peccatori”. Non abbiamo sempre pensato, con l’insegnamento della Chiesa, che la Santa Eucaristia non era né una ricompensa dei santi, né pane dei peccatori, ma il corpo e il sangue di Cristo.

L’inflazionata accusa pretestuosa dell’uso dell’Eucaristia come “arma politica” è stata rispinta con forza da diversi vescovi, tra cui con la voce autorevole dell’Arcivescovo metropolita di San Francisco, Mons. Salvatore Cordileone, che unendosi al dibattito che ha sconvolto la gerarchia della Chiesa Cattolica Romana negli USA per anni, e che quest’anno è giunto al culmine con l’elezione del Presidente Joe Biden, un altro cattolico che su richiesta promuove in modo aggressivo l’aborto senza restrizioni, ha ribadito: “Il nostro obiettivo deve essere sempre la salvezza delle anime, sia quella della persona errante che della più ampia comunità cattolica”.

L’Arcivescovo metropolita di Denver, Mons. Samuel Aquila ha affrontato la questione sulla rivista dei gesuiti America, sostenendo che la Chiesa “deve essere disposta a sfidare i cattolici che persistono nel peccato grave”. Quell’articolo ha suscitato una protesta immediata – ti pareva – dall’Arcivescovo metropolita di Chicago, il Cardinale Blase Cupich, che ha chiesto un “chiarimento pubblico”. Si è così rinnovato un vecchio dibattito, tra i gerarchi statunitensi, che desiderano adempiere al loro dovere di proteggere la santità dell’Eucaristia e la coerenza dell’insegnamento della Chiesa, e coloro che suggeriscono che qualsiasi azione disciplinare “politicizzerebbe” l’Eucaristia.

Il punto, come ha osservato Padre Thomas G. Weinandy, OFM Cap, è che l’Eucaristia è già stata politicizzata, dai personaggi pubblici che professano il loro cattolicesimo “devoto” mentre difendono e promuovono il massacro dei bambini non nati. I leader della Chiesa Cattolica Romana non possono eludere la sfida dicendo che nessun politico è perfetto. Come afferma l’Arcivescovo Cordileone, “tutti falliamo in vari modi, ma c’è una grande differenza tra lottare per vivere secondo gli insegnamenti della Chiesa e rifiutare quegli insegnamenti”.

A Padre Spadaro possiamo soltanto ricordare quanto stabilisce il Catechismo della Chiesa Cattolica:

2270 – La vita umana deve essere rispettata e protetta in modo assoluto fin dal momento del concepimento. Dal primo istante della sua esistenza, l’essere umano deve vedersi riconosciuti i diritti della persona, tra i quali il diritto inviolabile di ogni essere innocente alla vita.

2272 – La cooperazione formale a un aborto costituisce una colpa grave. La Chiesa sanziona con una pena canonica di scomunica questo delitto contro la vita umana. «Chi procura l’aborto, se ne consegue l’effetto, incorre nella scomunica latae sententiae », « per il fatto stesso d’aver commesso il delitto » e alle condizioni previste dal diritto. La Chiesa non intende in tal modo restringere il campo della misericordia. Essa mette in evidenza la gravità del crimine commesso, il danno irreparabile causato all’innocente ucciso, ai suoi genitori e a tutta la società.

2273 – Il diritto inalienabile alla vita di ogni individuo umano innocente rappresenta un elemento costitutivo della società civile e della sua legislazione:
«I diritti inalienabili della persona dovranno essere riconosciuti e rispettati da parte della società civile e dell’autorità politica; tali diritti dell’uomo non dipendono né dai singoli individui, né dai genitori e neppure rappresentano una concessione della società e dello Stato: appartengono alla natura umana e sono inerenti alla persona in forza dell’atto creativo da cui ha preso origine. Tra questi diritti fondamentali bisogna, a questo proposito, ricordare: il diritto alla vita e all’integrità fisica di ogni essere umano dal concepimento alla morte».
«Nel momento in cui una legge positiva priva una categoria di esseri umani della protezione che la legislazione civile deve loro accordare, lo Stato viene a negare l’uguaglianza di tutti davanti alla legge. Quando lo Stato non pone la sua forza al servizio dei diritti di ciascun cittadino, e in particolare di chi è più debole, vengono minati i fondamenti stessi di uno Stato di diritto. […] Come conseguenza del rispetto e della protezione che vanno accordati al nascituro, a partire dal momento del suo concepimento, la legge dovrà prevedere appropriate sanzioni penali per ogni deliberata violazione dei suoi diritti».

https://www.marcotosatti.com/2021/06/17/biden-aborto-eucarestia-e-la-profonda-ipocrisia-dei-consiglieri-del-pontefice/

Papa Francesco in monopattino tra i vicoli storici di Roma: il murale - Foto

Papa Francesco in veste bianca e ambientalista è apparso tra le viuzze storiche di Roma, e non è andato inosservato dai passanti. Qui le foto.
Si chiama ‘EcoPope’, ed è la nuova opera murale di Maupal, l’artista di strada Mauro Pallotta che questa volta ha disegnato papa Francesco che va in monopattino tra i vicoli storici di Roma.
Un papa Bergoglio felice guarda i passanti e a bordo del suo monopattino elettrico gira la sua Roma, magari bussando qua e là per chiedere alle persone come stanno e per scambiare con loro due parole.
L’opera si trova in via dei Tre Archi, nei pressi di piazza Navona e verso il Lungotevere Tor di Nona.
Impossibile non notare l’opera, in particolare per chi da quelle parti ci passa tutti i giorni per andare a lavorare o per fare compere.

Maupal non è nuovo ad opere d’arte di strada che raffigurano il Papa. In precedenza aveva disegnato papa Francesco intento a giocare a Tris, utilizzando come cerchio il simbolo della pace. Nell’opera ci è anche una giovane Guardia Svizzera che fa da “palo” al Papa mentre gioca in strada.


https://it.sputniknews.com/20210617/papa-francesco-in-monopattino-tra-i-vicoli-storici-di-roma-il-murale---foto-11778874.html


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