ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 24 luglio 2021

Condannati alla clandestinità?

NUOVI MURI

C'è il rischio di dover celebrare messe in clandestinità

Il motu proprio che strozza la Messa antica e l'imposizione del Green pass da parte del governo, che potrebbe estendersi alla Chiesa, convergono nello spingere una parte di sacerdoti e di fedeli a organizzare celebrazioni "private". Uno scenario per ora futuribile ma i segnali vanno in quella direzione.

   Messe clandestine in Francia ai tempi del Terrore

Si profilano i caratteri di un fedele cattolico condannato alla clandestinità. Si tratta di chi somma in sé due elementi non graditi, il desiderio di partecipare alla celebrazione della messa antica e la decisione di non vaccinarsi. Chi unisce queste due caratteristiche sembra destinato a vivere sotterraneamente. Il motu proprio di Francesco e il Green Pass convergono su questo obiettivo. Agiscono anche separatamente, avendo come bersaglio l’uno gli innamorati del vetus ordo missae e il secondo chi si ostina a non cedere alla burla della vaccinazione. Ma convergono quando l’obiettivo unifica i due caratteri, vuole andare al vecchio rito e nello stesso tempo non vuole vaccinarsi. Lì la situazione diventa esplosiva e intollerabile per il potere politico ed ecclesiastico, in questo caso uniti solidalmente.

Sul primo versante, quello della applicazione del motu proprio che limita le celebrazioni della messa col rito di san Pio V, la partita non è certo già finita ed è difficile prevederne gli sviluppi. Può estendersi la resistenza dei vescovi che giudicano assurdo, inutile e dannoso il provvedimento, si possono trovare vie d’uscita al dettato del motu proprio tra le pieghe del diritto canonico, ci potrebbe essere perfino un aumento, almeno nel breve termine, delle frequentazioni delle messe vetus ordo come reazione all’intervento papale.

È però realistico pensare che nella gran parte delle diocesi, celebrare in rito antico diventerà più difficile. La maggioranza dei vescovi applicherà alla lettera le disposizioni fintantoché non saranno cambiate, le limitazioni e gli impedimenti aumenteranno fino a porre termine alle esperienze fino ad allora tollerate. Si può pensare che a quel punto alcuni sacerdoti cominceranno a celebrare in privato. Già lo si sta facendo nelle diocesi in cui il rito antico o è impedito o è fortemente boicottato pur essendo formalmente concesso.

Non è da escludere che le celebrazioni private possano attirare non solo coloro che da tempo seguono la messa in latino, ma anche altri che hanno sempre partecipato a quella di Paolo VI ma che per mille motivi vogliono mettersi dalla parte dei perseguitati. Se l’intento del motu proprio non è la limitazione del rito antico ma è la sua cancellazione entro breve tempo, il problema della messa clandestina si pone sul tappeto come realistico. In questo caso, però, si farebbe una esperienza nuova: le catacombe sarebbero volute dal potere ecclesiastico stesso e non da altri.

Sul secondo versante, quello dei vaccini, risulta di enorme gravità la decisione di permettere la partecipazione dei soli vaccinati all’incontro con papa Francesco nella Repubblica Céca in occasione del suo prossimo viaggio in quella terra previsto per settembre (clicca qui).Il Green Pass deciso dal governo Draghi nella sua riunione di mercoledì scorso per il momento non è entrato nel merito della partecipazione alle funzioni religiose e allo stato attuale non si sa se ne saranno esentate o meno. Si sa però che dai vescovi non arriveranno grandi pressioni perché questo non avvenga essendo tanta la voglia di essere considerati alla stregua di tutti gli altri, nel medesimo mondo, condizione ritenuta oggi essenziale per essere cristiani autentici.Il Green Pass deciso dal governo Draghi nella sua riunione di mercoledì scorso per il momento non è entrato nel merito della partecipazione alle funzioni religiose e allo stato attuale non si sa se ne saranno esentate o meno. Si sa però che dai vescovi non arriveranno grandi pressioni perché questo non avvenga essendo tanta la voglia di essere considerati alla stregua di tutti gli altri, nel medesimo mondo, condizione ritenuta oggi essenziale per essere cristiani autentici.

Oggi il cristiano autentico è colui che si adegua alla normalità della condizione umana, e se questa è malata di Covid non esamina la cosa alla luce della ragione e del Vangelo, ma parte dalla condivisione obbligata di  quella situazione esistenziale. Proteggere dal contagio è condizione per essere cristiani, anche se tale urgenza non è motivata da alcuna ragione e, anzi, è imposta.

Anche in questo secondo ambito delle vaccinazioni, allora, si profila all’orizzonte la possibilità  di una messa clandestina, dove andranno i fedeli che, non vaccinati per scelta, non potranno più partecipare alla messa parrocchiale. Il novus ordo viene così associato alla avvenuta vaccinazione, la celebrazione della Croce e della Resurrezione di Cristo diventano un tutt’uno con l’ordine del mondo deciso dalle autorità politiche.

Le due prospettive si uniscono tra loro. Chi non dovesse più essere accettato in chiesa perché non vaccinato troverebbe una via d’uscita solo in una messa clandestina alla quale già partecipano coloro che vi sono stati costretti dal motu proprio di Francesco. Gli appartenenti alle due categorie qui riunitisi, davanti al rimprovero di non rispettare le disposizioni canoniche, potranno dire di non essere stati loro ad andarsene nella messa privata, ma di essere stati cacciati nelle catacombe dal potere ecclesiastico e dal potere politico.

So bene che le considerazioni di questo articolo possono apparire di fanta-raligione e di fanta-politica. Ed infatti un po’ lo sono. Non è certo che si arrivi alla situazione qui descritta, ma i sintomi ci sono tutti e le volontà finora espresse sostengono la previsione che, anche se non è certa, corre ugualmente il rischio di venire confermata nella realtà.

Stefano Fontana

https://lanuovabq.it/it/ce-il-rischio-di-dover-celebrare-messe-in-clandestinita

Lettera di padre Pagliarani sul motu proprio “Traditionis custodes”


Lettera del Superiore Generale della Fraternità Sacerdotale San Pio X, a seguito della pubblicazione del motu proprio “  Traditionis custodes  ”

QUESTA MESSA, LA NOSTRA MESSA, DEVE ESSERE DAVVERO PER NOI COME LA PERLA DEL VANGELO PER CUI TUTTO È RINOMATO, PER CUI SIAMO PRONTI A VENDERE TUTTO. 

Cari membri e amici della Fraternità Sacerdotale San Pio X,

Il motu proprio Traditionis custodes e la lettera che lo accompagna hanno suscitato grande scalpore nell'ambito cosiddetto tradizionalista. Possiamo notare, in buona logica, che l'era dell'ermeneutica della continuità, con le sue ambiguità, le sue illusioni ei suoi sforzi impossibili, è drasticamente finita, spazzata via. Queste misure abbastanza chiare e dirette non toccano direttamente la Fraternità San Pio X, ma dovrebbero essere per noi un'occasione per riflettere profondamente. Per fare questo è necessario prendere quota e porsi una domanda antica e nuova insieme: perché la Messa tridentina è ancora il pomo della discordia dopo cinquant'anni?

Innanzitutto bisogna ricordare che la Santa Messa è la continuazione, nel tempo, della lotta più aspra che sia mai esistita: la battaglia tra il regno di Dio e il regno di Satana, quella guerra che ha raggiunto il culmine al Calvario , per il trionfo di Nostro Signore. È per questa lotta e per questa vittoria che Egli si è incarnato. Poiché la vittoria di Nostro Signore è avvenuta attraverso la croce e attraverso il suo sangue, è comprensibile che la sua perpetuazione avvenga anche attraverso lotte e contraddizioni. Ogni cristiano è chiamato a questa lotta: ce lo ricorda Nostro Signore quando dice di essere venuto «a  portare la spada sulla terra. » (Mt 10,34). Non sorprende che la Messa di tutti i tempi, che esprime perfettamente la vittoria definitiva di Nostro Signore sul peccato attraverso il suo sacrificio espiatorio, sia essa stessa un segno di contraddizione.

Ma perché questa Messa è diventata un segno di contraddizione all'interno della Chiesa stessa? La risposta è semplice, e sempre più chiara. Dopo cinquant'anni, gli elementi di risposta sono evidenti a tutti i cristiani di buona volontà: la Messa tridentina esprime e trasmette una concezione della vita cristiana e, di conseguenza, una concezione della Chiesa assolutamente incompatibile con la conseguente ecclesiologia. . Il problema non è semplicemente liturgico, estetico o puramente formale. Il problema è insieme dottrinale, morale, spirituale, ecclesiologico e liturgico. Insomma, è un problema che tocca tutti gli aspetti della vita della Chiesa, nessuno escluso: è una questione di fede.

Da una parte c'è la Messa eterna, stendardo di una Chiesa che sfida il mondo e che è certa della vittoria, perché la sua battaglia non è altro che la continuazione di ciò che Nostro Signore ha condotto per distruggere il peccato e il regno di Satana. È attraverso la Messa, e attraverso la Messa, che Nostro Signore arruola le anime cristiane nella sua stessa lotta, rendendole partecipi sia della sua croce che della sua vittoria. Da tutto questo scaturisce una concezione fondamentalmente militante della vita cristiana. Due note lo caratterizzano: lo spirito di sacrificio e una speranza incrollabile.

Dall'altro lato sta la Messa di Paolo VI, espressione autentica di una Chiesa che vuole essere in armonia con il mondo, che ascolta le autorità del mondo; una Chiesa che, alla fine, non deve più lottare contro il mondo perché non ha più nulla da rimproverargli; una Chiesa che non ha più nulla da insegnare perché ascolta le potenze di questo mondo; una Chiesa che non ha più bisogno del sacrificio di Nostro Signore perché, avendo perso la nozione di peccato, non ha quindi più nulla da espiare; una Chiesa che non ha più la missione di restaurare la regalità universale di Nostro Signore, poiché vuole dare il suo contributo allo sviluppo di un mondo migliore, più libero, più egualitario, più eco-responsabile; e tutto questo con mezzi puramente umani.

La battaglia degli ultimi cinquant'anni, che ha appena vissuto, il 16 luglio, un momento certamente significativo, non è la guerra tra due riti: è anzi la guerra tra due concezioni diverse e contrapposte della Chiesa e della vita cristiana, assolutamente irriducibili e incompatibili tra loro. Parafrasando sant'Agostino, si potrebbe dire che due Messe costruiscono due città: la Messa antica ha costruito la città cristiana, la Messa nuova cerca di costruire la città umanista e laica.

Se il Buon Dio permette tutto questo, certamente lo fa per un bene più grande. Innanzitutto per noi stessi, che abbiamo l'immeritata possibilità di conoscere la Messa tridentina e di beneficiarne; abbiamo un tesoro di cui non sempre ci rendiamo conto del pieno valore, e che forse teniamo troppo per abitudine. Quando qualcosa di prezioso viene attaccato o disprezzato, si comprende meglio il suo pieno valore. Possa questo “shock” provocato dalla durezza dei testi ufficiali del 16 luglio, servire a rinnovare, approfondire, riscoprire il nostro attaccamento alla Messa tridentina; questa Messa, la nostra Messa, deve essere proprio per noi come la perla del Vangelo per la quale rinunciamo a tutto, per la quale siamo pronti a vendere tutto. Chi non è pronto a versare sangue per questa Messa non è degno di celebrarla.

Questa dovrebbe essere la nostra prima reazione agli eventi che hanno appena scosso la Chiesa. Possa la nostra reazione a noi, sacerdoti e fedeli cattolici, andare ben oltre, per la sua profondità e la sua profondità, commenti di ogni tipo, preoccupati e talvolta senza speranza.

Il Buon Dio ha certamente un altro obiettivo in vista nel permettere questo nuovo attacco alla Messa tridentina. Nessuno può dubitare che in questi ultimi anni tanti sacerdoti e tanti fedeli abbiano scoperto questa Messa, e attraverso di essa si siano avvicinati a un nuovo orizzonte spirituale e morale, che ha aperto loro il cammino verso la santificazione delle loro anime. Gli ultimi provvedimenti appena presi contro la Messa costringeranno queste anime a trarre tutte le conseguenze di ciò che hanno scoperto: spetta ora a loro scegliere - con gli elementi di discernimento di cui dispongono - ciò che è essenziale per ogni coscienza cattolica ben illuminata. Molte anime dovranno affrontare una scelta importante riguardo alla fede, poiché - ripetiamolo - la Messa è l'espressione suprema di un universo dottrinale e morale. Si tratta quindi di scegliere la fede cattolica nella sua totalità e per essa Nostro Signore Gesù Cristo, la sua croce, il suo sacrificio, la sua regalità. Si tratta di scegliere il suo Sangue, di imitare il Crocifisso e di seguirlo fino alla fine con fedeltà completa, radicale, coerente.

La Fraternità San Pio X ha il dovere di aiutare tutte quelle anime che attualmente sono nello sgomento e nello sgomento. Innanzitutto abbiamo il dovere di offrire loro, attraverso i fatti, la certezza che la Messa tridentina non potrà mai scomparire dalla faccia della terra: è un segno di speranza quanto mai necessario.

Inoltre, ciascuno di noi, sacerdote o fedele, deve tendere loro la mano, perché chi non ha il desiderio di condividere i beni di cui beneficia è in realtà indegno di questi beni. Solo così ameremo veramente le anime e la Chiesa. Perché ogni anima che guadagneremo alla croce di Nostro Signore, e nell'amore immenso che Egli manifestò mediante il suo Sacrificio, sarà un'anima veramente conquistata alla sua Chiesa, alla carità che l'anima e che deve essere la nostra, specialmente in questo momento.

È alla Madre Addolorata che affidiamo queste intenzioni, è a lei che rivolgiamo le nostre preghiere, poiché nessuno meglio di lei è penetrato nel mistero del sacrificio di Nostro Signore e della sua vittoria sulla Croce. . Nessuno meglio di lei è stato così intimamente associato alla sua sofferenza e al suo trionfo. È nelle sue mani che Nostro Signore ha posto tutta la Chiesa; è dunque proprio a lei che è stato affidato il più prezioso della Chiesa: il testamento di Nostro Signore, il santo sacrificio della Messa.

Menzingen, 22 luglio 2021,

Nella festa di Santa Maria Maddalena,

don Davide Pagliarani, Superiore Generale

https://fsspx.news/fr/news-events/news/lettre-de-labbe-pagliarani-au-sujet-du-motu-proprio-traditionis-custodes-67621

Irlanda, con la scusa del virus proibite Comunioni e Cresime

Il governo di Dublino mantiene da mesi il divieto di celebrare Prime comunioni e cresime con il pretesto di evitare le feste che ne seguono. I vescovi denunciano un attacco alla libertà religiosa, ma è la testimonianza di una Irlanda sempre più anticattolica.

In una conferenza stampa lo scorso 29 giugno, la seconda figura politica più importante d'Irlanda dopo il primo ministro ha annunciato che Prime comunioni, Cresime e Battesimi sono vietati fino a nuovo ordine. L'annuncio è arrivato all’interno di misure che sospendono la revoca delle restrizioni su pub e ristoranti al chiuso, oltre che per altri settori che in Irlanda sono ancora in lockdown.

L’argomento è stato liquidato in poche parole dal Tánaiste (letteralmente: secondo in comando, ndt) Leo Varadkar, quando un giornalista gli ha fatto una domanda su questi Sacramenti. La risposta è stata: «Sono vietati, purtroppo». Nient’altro. Eppure, prima di questo intervento del Tánaiste, era previsto che Prime comunioni e Cresime riprendessero  dal 5 luglio. E già questa era una dilazione poiché le Messe sono consentite dal 10 maggio, con partecipanti limitati a seconda delle dimensioni della chiesa.

Subito i vescovi hanno reagito a questo annuncio. Il primate di tutta l'Irlanda, l'arcivescovo Eamon Martin, ha definito il trattamento del governo nei confronti della Chiesa «gravemente irrispettoso». Non solo c’era stato un grande sforzo per pianificare la celebrazione di Prime comunioni e Cresime dopo una così lunga sospensione, ma i vescovi si sono infuriati per non essere stati minimamente consultati. Parimenti, fino all'annuncio del Tánaiste, i battesimi avvenivano a discrezione delle varie diocesi. Ora, il governo ha preso una posizione ufficiale: «Sono vietati, purtroppo».

Per una volta c'è stata una forte protesta della popolazione in generale e un certo numero di politici l’ha subito cavalcata. Il governo è stato criticato per la sua grave ingiustizia nel vietare questi eventi, e soprattutto per il modo in cui è stato annunciato. A questo si è aggiunto il Chief Medical Officer (CMO, equivalente all’incirca al nostro direttore dell’Istituto Superiore di Sanità, ndt) il quale ha detto che né lui né il National Public Health Emergency Team (NPHET) avevano chiesto di sospendere i Sacramenti; il che ha aggiunto benzina al fuoco.

Anche per questo motivo Varadkar si è parzialmente corretto, affermando che nel corso dell’estate si rivolgerà al dottor Tony Holohan, CMO, per chiedere come i Sacramenti possano essere celebrati in sicurezza. Attendiamo, senza troppe speranze, un eventuale accordo; ma realisticamente bisognerà aspettare almeno l'autunno prima che i Sacramenti si possano finalmente celebrare.

Nel frattempo, il tentativo di scegliere i Sacramenti che la Chiesa è autorizzata a praticare ha portato alcuni vescovi e politici a valutare le conseguenze che ha sulla libertà di culto. Il vescovo di Meath, Tom Deenihan, ha definito come “politica” la decisione «che è stata presa senza consultare le autorità della Chiesa». «Resto preoccupato che qualsiasi governo o ministro possa cancellare la celebrazione di liturgie o dei Sacramenti affermando allo stesso tempo che le chiese sono luoghi sicuri. Questo colpisce al cuore la libertà di culto", ha affermato in una dichiarazione dello scorso 1 luglio.

La giustificazione che il Governo ha insistentemente dato per il rinvio di Comunioni e Cresime non è la celebrazione in chiesa, ma gli assembramenti che ne seguono. In Irlanda, Prime comunioni e Cresime sono eventi sociali quanto sono Sacramenti. I bambini sono preparati a scuola a ricevere i Sacramenti, ed è insolito che qualcuno li rifiuti. Sono un grande giorno per i giovani, un rito di passaggio, a prescindere che dopo rimangano o meno nella Chiesa. Il divieto imposto dal Governo lo ha messo in evidenza ancora una volta e deve anche far riflettere sul fatto che spesso la festa abbia una rilevanza maggiore del Sacramento. Ma questa è un’altra storia da riprendere in altra sede, mentre ora la questione chiave che si pone è se la Chiesa dovrebbe essere ritenuta responsabile di ciò che accade una volta che le persone sono fuori dall’ambiente ecclesiale.

Il governo irlandese chiede alla Chiesa proprio di assumersi questa responsabilità. Finora la Chiesa ha acconsentito, a differenza – ad esempio – di bar, ristoranti e negozi, che hanno venduto alcolici e di fatto facilitato feste nel corso del recente lockdown. Si potrebbe sostenere che questa è una forma di carità, ovvero la Chiesa non incoraggia comportamenti che potrebbero portare a un'indebita diffusione del virus. Ma se è così, perché solo ora si cercano soluzioni alternative per facilitare la celebrazione dei Sacramenti? E perché la situazione è così diversa nell'Irlanda del Nord, dove da mesi si fanno le Prime comunioni e le Cresime? Infine, è giusto che la Chiesa sia richiamata all'ordine per raduni illegali che, peraltro, si svolgono a prescindere?

Queste sono esattamente le domande che iniziano a porre i vescovi, come i già citati Eamon Martin – la cui diocesi Armagh si trova a cavallo del confine tra il nord e il sud dell'Irlanda – e Deenihan.

In questo contesto è significativa la recente campagna condotta dall'organizzazione Aiuto alla Chiesa che soffre per sensibilizzare sulla difficile situazione dei cristiani in questo paese. Sono state celebrate messe in tutta l’Irlanda presso le “Mass rocks”, pietre che fungevano da altare durante il periodo delle persecuzioni (soprattutto nel XVII secolo) e dove i sacerdoti portavano di nascosto i Sacramenti ai fedeli.

Oggi non siamo nel tempo delle persecuzioni, ma la campagna ci ricorda che ci troviamo di fronte a un paese sempre più anticattolico. La Chiesa non ha più potere morale o politico e decisioni come quella di vietare i Sacramenti possono essere prese per capriccio senza farsi troppi problemi. Non è di buon auspicio per il futuro.

Ruadhán Jones*

https://lanuovabq.it/it/irlanda-con-la-scusa-del-virus-proibite-comunioni-e-cresime

Norvegia / In una chiesa luterana “cerimonia del cambio di nome” per persona transgender


    Una chiesa luterana della Norvegia ha recentemente ospitato una celebrazione per un uomo che ha deciso di diventare donna e, secondo quanto riferito, è il primo evento del genere in un luogo di culto nel paese.

Elin Stillingen, maschio di quarantanove anni che si sente donna e ha legalmente cambiato nome oltre che sesso, secondo l’Associated Press il 17 luglio è stato protagonista di una cerimonia nella chiesa medievale di Hoff a Oslo, in occasione del suo cambio di nome.

Prima della cerimonia, Stillingen ha detto all’emittente norvegese TV2, “Sono un membro della chiesa norvegese e sto anche per uscire allo scoperto come cristiano, quindi questa cerimonia è importante per me”.

In  Genesi 5:2, la versione Douay Rheims della Bibbia afferma chiaramente: “Egli li creò maschio e femmina; e li benedisse”. Anche la versione luterana della Bibbia  afferma la stessa cosa, sia pure con una formulazione leggermente diversa: “Li fece a immagine di Dio, li creò maschio e femmina e li benedisse”.

Nonostante ciò, la celebrazione è stata organizzata dal pastore luterano Stein Ovesen insieme alla Fondazione Stensveen, un’organizzazione di attivisti Lgbt norvegese.

“So che tanti sono grati che questo evento si sia avverato, perché è qualcosa che entra in profondità nella vita delle persone”, ha detto Ovesen, precisando che alcune persone si sono opposte all’evento.

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“Nell’ala conservatrice – ha detto – ci sono preti profondamente preoccupati per ciò che facciamo oggi. Ma per me questo è un atto importante che esprime la grazia e l’apertura che Dio mi mostra”.

Dopo la cerimonia, Stillingen ha dichiarato: “Sembra molto giusto” e “Sono molto, molto felice”.

di Clare Marie Merkowsky

Fonte: lifesitenews.com

https://www.aldomariavalli.it/2021/07/24/norvegia-in-una-chiesa-luterana-cerimonia-del-cambio-di-nome-per-persona-transgender/



1 commento:

  1. un prelato massone e
    una masnada di apostati, in gran parte sodomiti e affaristi senza scrupoli,
    http://lascuredielia.blogspot.com/

    "Fra i più assidui frequentatori della Messa tradizionale ci son pure parecchi convertiti dall’ateismo, pratico o militante, che in essa – e non altrove – hanno scoperto Dio. Ora questa masnada di apostati, in gran parte sodomiti e affaristi senza scrupoli, ha l’inaudita pretesa di costringere loro e gli altri a rinunciare a tale grazia inestimabile in cambio del perpetuo carnevale che ha già fatto perder la fede a milioni di cattolici…la norma della preghiera pubblica, dovendo rispecchiare quella della fede, non è certamente quella inventata di sana pianta mezzo secolo fa sotto la supervisione di un prelato massone che volle compiacere i protestanti, bensì quella che ci è stata trasmessa fin dalle origini ed è sempre stata gelosamente custodita....quei signori, però, nella furia devastatrice che rode i loro cuori perversi, hanno esplicitamente ammesso di non identificarsi più con il deposito ricevuto dagli Apostoli....un testo maldestro e contraddittorio, tipico parto di quella mentalità conciliare che, perso ogni contatto con il reale, si muove in un mondo immaginario....non lasciatevi impressionare da gente che odia visceralmente il sacro per il semplice motivo che odia Dio....tenendo presente che l’obbedienza alla gerarchia è funzionale all’obbedienza a Dio."

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