Elogio della genuflessione. Quella vera
Adesso che, oltre a quella sedicente antirazzista, è stata sdoganata pure la genuflessione «solidaristica» – quella che gli Azzurri pare faranno, nel caso la nazionale belga omaggiasse il movimento marxista Black Lives Matter -, non resta riscoprire la variante cristiana, non è chiaro quanto contagiosa ma di certo salvifica: la genuflessione davanti a Dio.
Che è da riscoprire, attenzione, non per contrastare una moda, bensì per arginare un abbandono, dato che ormai, mentre l’inginocchiarsi targato BLM è ovunque – dagli studi televisivi alle aule istituzionali, fino naturalmente ai campi da calcio -, quello devozionale è raro perfino in chiesa. E sia chiaro che le norme anti Covid c’entrano poco: l’antico gesto di supplica e di affidamento va per la minore da un po’.
Come mai? Forse perché si è persa l’autenticità, l’originalità della fede. Ha notato Ratzinger «che il Signore ha pregato stando in ginocchio (Lc 22, 41), che Stefano (At 7, 60), Pietro (At 9, 40) e Paolo (At 20, 36) hanno pregato in ginocchio. Piegando il ginocchio nel nome di Gesù, la Chiesa compie la verità; essa si inserisce nel gesto del cosmo che rende omaggio al vincitore». La carenza di genuflessioni autentiche, insomma, rispecchia la carenza di preghiera e di difficoltà a riconoscere il «vincitore». Una difficoltà che vale la pena di avversare perché ultimamente, a proposito di genuflessione, la confusione fra religione e ideologia è sì frequente, ma la differenza resta grande. La fede serve a tenere in piedi l’uomo, e a farlo inginocchiare quando è giusto. L’ideologia serve invece a far inginocchiare l’uomo, e a tenerlo in piedi quando è utile.
In effetti, la genuflessione antirazzista oggi mi pare serva più a stanare chi osa smarcarsi – prendendo a guardarlo con sospetto, come eretico -, mentre l’inginocchiarsi davanti a Gesù, nel silenzio appartato di una chiesa, spesso non ha spettatori. È una faccenda esclusiva tra chi prega e Chi è pregato, un rapporto a due che si consuma nel silenzio; soprattutto, che si consuma nell’Amore. Del resto, la notizia più sconvolgente del Cristianesimo, e che spesso tendiamo a dimenticare, è che non si tratta tanto di manifestare un sentimento, ma di ricambiarlo. Infatti Gesù ha già fatto tutto. Anzi, ha già dato tutto. Ecco che allora, per quanto vi resti prolungatamente, un fedele non sarà mai abbastanza in ginocchio. Eppure, rialzandosi, sarà libero, perché si sarà rivolto al «vincitore»; ma non del razzismo o dell’intolleranza, bensì del Male e della morte. Scusate se è poco.
Giuliano Guzzo
https://giulianoguzzo.com/2021/06/28/elogio-della-genuflessione-quella-vera/#more-19377
Azzurri in ginocchio, il trionfo del conformismo - Francesco Carraro
Inginocchiarsi: il messaggio subliminale travalica quello ufficiale "no al razzismo". Il messaggio subliminale è quello di uomini sottomessi e in questo rappresenta la sintesi del momento presente.
Come è stata gestita la vicenda dai calciatori italiani? Hanno scelto di uniformarsi alla decisione degli avversari belgi in segno di solidarietà verso di loro. Abbiamo dimenticato il consiglio-principe con cui siamo cresciuti: "Pensa con la tua testa"; oggi ci siamo ridotti a delegare e a pensare sistematicamente con la testa degli altri.
Il Vaso di Pandora
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