Ampi stralci di un articolo scritto da Edwad Pentin, pubblicato sul National Catholic Register, sui commenti al nuovo Motu Proprio di Papa Francesco intitolato Traditionis Custodes. Eccoli nella mia traduzione.
Papa Francesco ha emanato ampie restrizioni alla celebrazione della tradizionale Messa in latino, ribaltando i precedenti decreti papali che avevano liberalizzato la Messa celebrata prima delle riforme liturgiche di Papa San Paolo VI nel 1970, e sollecitando un “ritorno a tempo debito” alla liturgia istituita dopo il Concilio Vaticano II.
I sostenitori della Messa in latino hanno risposto al nuovo documento papale con preoccupazione, dicendo che esso si abbatte in modo ingiustificatamente rapido e duro sulla sua celebrazione
In una nuova lettera apostolica emessa come motu proprio intitolata Traditionis Custodes (Custodi della Tradizione) e firmata il 16 luglio, festa di Nostra Signora del Monte Carmelo, il Papa ha preso la “ferma decisione” di rovesciare immediatamente il motu proprio Summorum Pontificum di Benedetto XVI del 2007 e il motu proprio Ecclesia Dei di Papa San Giovanni Paolo II del 1988 che liberalizzavano la disponibilità della Messa celebrata prima del 1970.
Uno degli elementi chiave del Summorum Pontificum di Benedetto, che affermava che il Messale Romano promulgato da Giovanni XXIII nel 1962 non era “mai stato abrogato come forma straordinaria della Liturgia della Chiesa”, era che concedeva che qualsiasi gruppo stabile di fedeli laici potesse chiedere a un sacerdote di celebrare questa forma della Messa (chiamata anche Forma Straordinaria del Rito Romano), ed egli non avrebbe avuto bisogno “del permesso della Sede Apostolica o del proprio Ordinario”.
Ma secondo il nuovo motu proprio di Francesco, sarà ora “competenza esclusiva” del vescovo diocesano “autorizzare l’uso del Messale Romano del 1962 nella sua diocesi, secondo le direttive della Sede Apostolica”. Al vescovo saranno dati anche altri poteri di vasta portata, tra cui quello di concedere il permesso ai sacerdoti che desiderano celebrare la vecchia Messa, e quelli che già lo fanno, e di porre fine al diritto dei gruppi di far celebrare questa forma di Messa nelle chiese parrocchiali.
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La valutazione del cardinale Burke
Nei commenti al Register, il cardinale Raymond Burke, prefetto emerito della Segnatura Apostolica, ha notato ciò che vede come una serie di punti deboli nella Traditionis Custodes, dicendo che non poteva capire come il nuovo Messale Romano sia “l’unica espressione della lex orandi del Rito Romano”, come afferma il nuovo motu proprio. La Forma Straordinaria della Messa “è una forma viva del Rito Romano e non ha mai cessato di esserlo”, ha notato il Cardinale Burke.
Egli non riesce anche a capire perché il motu proprio abbia effetto immediato, dato che il decreto “contiene molti elementi che richiedono uno studio riguardo alla sua applicazione”.
Il cardinale americano ha inoltre osservato che nella sua lunga esperienza non ha assistito alla “situazione gravemente negativa” che Francesco descrive nella sua lettera.
Mentre alcuni fedeli possono avere “idee errate”, ha detto, ha trovato i fedeli in questione generalmente che “hanno un profondo amore per la Chiesa e per i loro pastori nella Chiesa” e “in nessun modo si ascrivono ad una ideologia scismatica o sedevacantista. Anzi, spesso hanno sofferto molto per rimanere nella comunione della Chiesa sotto il Romano Pontefice”, ha detto.
Il Cardinale Burke ha aggiunto che se ci sono situazioni “di un atteggiamento o di una pratica contraria alla sana dottrina e disciplina della Chiesa, esse dovrebbero essere affrontate individualmente dai pastori della Chiesa, dal Romano Pontefice e dai Vescovi in comunione con lui”.
Il cardinale Burke ha anche messo in discussione il tono del motu proprio, osservando che è “segnato da una durezza” verso i fedeli che venerano nella Forma Straordinaria.
“Prego che i fedeli non cedano allo scoraggiamento che tale durezza necessariamente genera, ma che, con l’aiuto della grazia divina, perseverino nel loro amore alla Chiesa e ai suoi pastori”, ha detto.
Una grave delusione
Joseph Shaw, presidente della Latin Mass Society nel Regno Unito, ha detto al Register di trovarlo un “documento sconcertante, che supera le nostre peggiori aspettative”.
“Papa Francesco ha completamente annullato le disposizioni del Summorum Pontificum e ha creato una situazione che sembra del tutto impraticabile, bandendo la Forma Straordinaria dalle chiese parrocchiali”.
Ha aggiunto: “I termini negativi del documento saranno una grave delusione per quei molti laici e sacerdoti che hanno usato la Forma Straordinaria perché Papa Giovanni Paolo II e Papa Benedetto XVI li hanno incoraggiati a farlo, descrivendola rispettivamente come una ‘giusta aspirazione’ e una ‘ricchezza’ per la Chiesa.”
Luigi Casalini, editore di Messa in Latino che per primo ha rivelato che un tale motu proprio era in preparazione, ha detto di credere che Summorum Pontificum sia stato “abrogato con una violenza senza precedenti e una totale mancanza di carità”.
Il sondaggio a cui Francesco fa riferimento nel motu proprio e che, secondo lui, lo ha portato ad emettere il motu proprio, ha ricevuto solo una risposta moderata, e più della metà di coloro che hanno risposto hanno avuto una visione favorevole o neutrale della ricezione del Summorum Pontificum.
Il Cardinale Burke ha detto che “data la natura drastica della normativa emessa, sembrerebbe giusto dare un rapporto dettagliato del risultato del sondaggio, che verifica anche la natura scientifica dell’indagine”.
“Conosco molti vescovi che sono molto vicini ai fedeli che venerano secondo l’Usus Antiquior [Forma Straordinaria] e ai sacerdoti che li servono”, ha detto il cardinale. “È mia speranza che siano stati ascoltati anche attraverso il sondaggio”.
Di Sabino Paciolla
Il Papa spera di favorire l’unità della Chiesa con la sua decisione, ma è improbabile che ciò avvenga immediatamente sulla scia del giro di vite del Santo Padre sulla celebrazione della Forma Straordinaria della Messa.
Un articolo di padre Raymond J. de Souza, direttore fondatore della rivista Convivium. L’articolo è stato pubblicato su National Catholic Register, e ve propongo nella mia traduzione.
Dove c’è incenso c’è fuoco, almeno quando si tratta di cattolici che si scontrano sulla liturgia. C’è stato uno scontro in abbondanza oggi, con Papa Francesco che ha abolito la principale iniziativa liturgica del suo predecessore, Benedetto XVI. Papa Francesco intende che ci sarà un po’ meno incenso, almeno del tipo straordinario.
Papa Francesco ha preso “la ferma decisione di abrogare tutte le norme, istruzioni, permessi e consuetudini” emesse da San Giovanni Paolo II e Benedetto XVI riguardo alla “Forma Straordinaria del Rito Romano”, spesso chiamata “Messa Latina Tradizionale” utilizzando il Messale Romano del 1962 promulgato da San Giovanni XXIII.
Papa Francesco spera di promuovere l’unità della Chiesa con questa decisione. È improbabile che ciò accada immediatamente, poiché coloro che erano grati a Benedetto XVI per aver permesso a qualsiasi sacerdote di celebrare la Forma Straordinaria nel suo motu proprio Summorum Pontificum nel 2007, saranno delusi, probabilmente in modo grave, per il fatto che Papa Francesco ha completamente invertito la legislazione liturgica di Benedetto.
Il terremoto del motu proprio di oggi può spiegare, in retrospettiva, perché le analisi vaticane del recente 70° anniversario dell’ordinazione sacerdotale di Papa Emerito Benedetto XVI sono state così tenui, nonostante un tale anniversario non sia mai avvenuto prima in tutta la storia della Chiesa. Non può essere che questa decisione non sia altro che un boccone amaro da ingoiare per Benedetto.
Non si può negare l’importanza della decisione del Santo Padre, espressa nel motu proprio Traditionis Custodes (Custodi della tradizione), del 16 luglio 2021.
Papa Francesco giudica che molti di coloro che sono attaccati alla Forma Straordinaria esprimono in “parole e atteggiamenti … [un] rifiuto della Chiesa e delle sue istituzioni in nome di quella che viene chiamata la ‘vera Chiesa’. Si tratta di un comportamento che contraddice la comunione e alimenta la tendenza alla divisione”.
È possibile che coloro che sono portati a tali tendenze possano intensificare il loro “rifiuto della Chiesa” ora che la loro espressione liturgica preferita è stata ridotta. Mentre Papa Francesco è certamente consapevole di questo, è sua opinione che tali cattolici “devono tornare a tempo debito al Rito Romano promulgato dai Santi Paolo VI e Giovanni Paolo II”.
A partire da subito, tutte le celebrazioni della Forma Straordinaria richiedono il permesso esplicito del vescovo diocesano, che è incaricato di “designare uno o più luoghi” dove può essere celebrata, ma questi non devono essere “chiese parrocchiali” né è permessa “l’erezione di nuove parrocchie personali”.
Ci saranno molte reazioni da esaminare nei prossimi giorni, ma emergono cinque questioni iniziali.
Benedetto contro Francesco?
Papa Francesco ha esplicitamente, deliberatamente e drammaticamente revocato i permessi e la legislazione data dai suoi predecessori. Ha inequivocabilmente respinto l’argomento di Benedetto che le due forme del Rito Romano – straordinaria e ordinaria – non favoriranno la divisione. È proprio a causa delle divisioni che ha identificato – dopo un sondaggio tra i vescovi del mondo – che egli giudica che la Forma Straordinaria debba essere ridimensionata.
Roma aumenta l’autorità
Mentre Summorum Pontificum ha dato ai sacerdoti il diritto di celebrare la Forma Straordinaria senza bisogno del permesso dei loro vescovi, Papa Francesco ha deciso di muoversi in direzione accentratrice. Il vescovo da solo deve regolare “esclusivamente” la Forma Straordinaria nella sua diocesi, ma Roma limiterà come può regolare. I regolamenti più permissivi sono vietati; quelli più restrittivi sono incoraggiati.
Infatti, per tutti i sacerdoti appena ordinati, il vescovo non può concedere loro il permesso di celebrare la Forma Straordinaria senza prima consultare la Santa Sede. La Traditionis Custodes rafforza l’autorità del vescovo sui suoi sacerdoti, e rafforza l’autorità di Papa Francesco sui vescovi.
Questo è uno sviluppo liturgico inaspettato, in quanto Papa Francesco ha precedentemente spostato l’autorità per le questioni liturgiche, in particolare le traduzioni, alle conferenze episcopali, denunciando un controllo troppo romano.
Indagine sociologica
Traditionis Custodes non mette in discussione “la dignità e la grandezza del [Messale di San Pio V]”. Gli argomenti per il suo ridimensionamento sono più sociologici che teologici, vale a dire che si basa su un giudizio riguardante i tipi di persone che tendono a preferire la tradizione più antica.
Questo non è del tutto nuovo; lo stesso Benedetto XVI ha fatto appello alle sue impressioni sociologiche sulle comunità fiorenti attratte dalla forma più antica. Il motu proprio di Papa Francesco pone un onere sul vescovo locale per determinare se le loro comunità della Forma Straordinaria “espongono [la Chiesa] al pericolo della divisione” e “rigettano la Chiesa”.
Se lo fanno, allora Papa Francesco intende chiaramente che il vescovo le sopprima, e presto piuttosto che tardi, più severamente piuttosto che meno. Ma se la comunità locale non si conforma a questa impressione sociologica, allora il vescovo locale dovrebbe permettere loro di continuare, persino di prosperare?
Preti o laici?
Papa Francesco dà mandato ai vescovi di “interrompere l’erezione di nuove parrocchie personali legate più al desiderio e ai desideri dei singoli sacerdoti che al reale bisogno del ‘santo popolo di Dio'”. La chiara implicazione è che la Forma Straordinaria è qualcosa di desiderato dai sacerdoti a cui i fedeli laici sono a loro volta sottoposti – una sorta di clericalismo liturgico.
Il Summorum Pontificum di Benedetto ha preso l’approccio opposto, cioè che sono i sacerdoti che devono rispondere generosamente ai gruppi di fedeli che desiderano le forme più antiche.
E se i fedeli fossero gli iniziatori e i sacerdoti rispondessero? Le nuove restrizioni potrebbero essere un’altra forma di clericalismo liturgico?
Società San Pio X
Papa Francesco scrive che le decisioni prese da San Giovanni Paolo II e Benedetto per rendere più accessibile il Messale del 1962 erano “soprattutto motivate dal desiderio di favorire la guarigione dello scisma con il movimento di [Mons. Marcel] Lefebvre”, che aveva fondato la Società Sacerdotale di San Pio X (SSPX). La SSPX rimane in uno stato canonico irregolare.
Papa Francesco è stato generoso con la SSPX, concedendo ai loro sacerdoti la facoltà di confessare e di assistere ai matrimoni. Le loro messe sono valide.
Le restrizioni sulla Forma Straordinaria, combinate con il trattamento più generoso del Santo Padre nei confronti della SSPX, potrebbero significare che i cattolici che preferiscono la forma più antica tendano a frequentare le cappelle della SSPX nel mentre la Forma Straordinaria diventa meno disponibile nelle loro diocesi? Può essere una possibile conseguenza non voluta.
Di Sabino Paciolla
Alla fine è stato scoperto. Il ghost-writer del Sommo Pontefice Francesco è il Padre Ariel S. Levi di Gualdo che un anno fa tenne una “lectio” per la quale fece inferocire gli impropriamente detti “tradizionalisti”, invocando l’abolizione del Motu Proprio di Benedetto XVI sul “Vetus Ordo Missae
«… e non è neppure la prima volta!». Espressione di rigore, perché in più occasioni il nostro Padre Ariel S. Levi di Gualdo ha anticipato situazioni, tempi e persino documenti e atti pontifici. Lo dimostrano senza possibile smentita suoi libri e articoli pubblicati anni prima il verificarsi di certi eventi. O non descrive forse, nell’ormai lontano 2010, la situazione ecclesiale che viviamo oggi nel suo libro E Satana si fece trino?
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Più di un anno fa, il 7 maggio 2020, scatenando le ire degli impropriamente detti “tradizionalisti”, pubblicò il video di una sua lectio nella quale auspicava, non tanto l’abolizione del motu proprio dato dal Sommo Pontefice Benedetto XVI nel 2007 che concedeva il libero uso del Messale Romano di San Pio V, ma supportando il tutto con ragioni ecclesiologiche, pastorali e pedagogiche. In questa lectio spiega perché è auspicabile che si proceda ad abolire l’uso del Messale di San Pio V concesso nel 2007 col Motu Proprio Summorum Pontificum sulla Liturgia Romana dal Sommo Pontefice Benedetto XVI. Muovendosi su rigorosi criteri storico-teologici, il relatore spiega anzitutto quali siano stati i limiti della riforma liturgica del Concilio Vaticano II. Una riforma di cui la Chiesa aveva bisogno, ma sui risultati della quale, oggi, c’è molto da discutere. In modo imparziale e senza pregiudizi, Padre Ariel analizza e spiega quanto al presente non sia proponibile ipotizzare un ritorno a un passato che secondo taluni non deve passare. Al tempo stesso, però, chiarisce quanto sia urgente mettere mano a dei correttivi, procedendo con una riforma della riforma di una sacra liturgia divenuta da decenni teatro dei personalismi soggettivi e stravaganti dei celebranti, sino a renderla instabile e assoggettata al capriccio particolare, anziché essere espressione orante della dimensione universale della Chiesa di Cristo.
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A distanza di un anno e passa, ecco pubblicata il 16 luglio 2021 la Lettera del Santo Padre Francesco ai Vescovi di tutto il mondo per presentare il Motu Proprio Traditionis Custodes sull’uso della Liturgia Romana anteriore alla Riforma del 1970. Questa Lettera Apostolica racchiude tutte le ragioni enunciate ed espresse un anno prima dal Padre Ariel. Insomma, sembra scritta da lui.
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Vi invitiamo ad ascoltare la sua lectio del 7 maggio 2021 poi a leggere la Lettera Apostolica del Sommo Pontefice Francesco del 16 luglio 2021. E ciascuno faccia le proprie valutazioni, perché esaminati i due documenti, non occorrono ulteriori spiegazioni. In ogni caso abbiamo scoperto che il vero ghost-writer del Sommo Pontefice Francesco è Padre Ariel S. Levi di Gualdo.
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dall’Isola di Patmos, 16 luglio 2021
A-Dio Summorum Pontificum: il moto è più veloce verso la fine…
“Motus in fine velocior” «il moto è più veloce verso la fine» – Come disse Gesù a Giuda: “Quello che devi fare, fallo subito“….
Era nell’aria, ed è arrivato proprio oggi, Festa della Beata Vergine del Monte Carmelo, il tanto atteso Motu Proprio di Papa Francesco che si pone, di fatto, contro il Summorum Pontificum (SP) di Benedetto XVI, sostituendolo con il suo dal titolo: «TRADITIONIS CUSTODES» (TC) vedi qui testo originale, (vedere qui la Lettera di accompagnamento del Papa, ai Vescovi) sulla regolamentazione dell’uso del rito detto antico, quello che Benedetto XVI definì “forma straordinaria”… Quindi da oggi, chi pratica il rito antico non dovrà più parlare del “Summorum Pontificum” di Benedetto XVI ma del “Traditionis Custos” di Papa Francesco.
Chiariamo subito che non ci stracciamo le vesti e che abbiamo ben ponderato due aspetti importanti dal testo: uno negativo ed uno positivo. Non si tratta di guardare al bicchiere mezzo pieno, anzichè mezzo vuoto e neppure di mero ottimismo, bensì di sano realismo poiché abbiamo a che fare con due elementi fondamentali: l’unità della Chiesa ma anche il Culto a Dio. Stracciarsi le vesti non serve a nulla! E’ necessario, ora e più che mai, affrontare l’argomento con serenità e sano realismo. Il colpo è stato dato e lo si attendeva, saper incassare bene… è molto importante per non perdere il controllo e non farsi prendere dai sentimenti peggiori. A scanso di equivoci non ci riteniamo “fondamentalisti” del rito nella forma antica. Laddove ci è stato possibile assistervi, lo abbiamo sempre fatto con immensa gratitudine e ringraziamento, cercandola dove era possibile trovarla, ma generalmente siamo persone che vivendo nelle proprie realtà parrocchiali, assistiamo alla forma ordinaria, anche se con molta sofferenza a causa degli abusi sui quali, però, il Papa (e i Vescovi che sapendo tacciono) non ha avuto una sola parola di condanna.
Vediamo l’aspetto negativo:
- “Non è buono il cavaliere se non si prova sul campo della battaglia: così l’anima vostra si deve provare alla battaglia delle molte tribolazioni; e quando si vede fare prova buona di pazienza, e per impazienza non volta indietro il capo scandalizzandosi di quello che Dio permette, allora può godere ed esultare, e con perfetta allegrezza aspettare la vita durabile…” (Santa Caterina da Siena)
l’articolo 3 – del Summorum Pontificum, vedi qui – viene completamente stravolto, ribaltato poiché diceva:
- Art. 3. Le comunità degli Istituti di vita consacrata e delle Società di vita apostolica, di diritto sia pontificio sia diocesano, che nella celebrazione conventuale o “comunitaria” nei propri oratori desiderano celebrare la Santa Messa secondo l’edizione del Messale Romano promulgato nel 1962, possono farlo. Se una singola comunità o un intero Istituto o Società vuole compiere tali celebrazioni spesso o abitualmente o permanentemente, la cosa deve essere decisa dai Superiori maggiori a norma del diritto e secondo le leggi e gli statuti particolari.
Era la così detta “liberalizzazione” del Messale 1962 della forma antica che, dal 2007, poteva essere celebrata secondo una sana coscienza… e naturalmente in comunione con i propri superiori, ma comunque chi voleva farla poteva farla. Ora non più! Non è vietata, intendiamoci bene, ma i limiti imposti sono molto sostanziosi e non consentono più quella libertà che Benedetto XVI aveva garantito. Il nuovo MP di Papa Francesco ha nutrito l’Art. 3 con un fiume in piena di proibizioni e divieti, divieto soprattutto (e forse questo è il più disastroso e drammatico) a celebrare tale rito antico nelle parrocchie (??? e dove dovrebbero andare a celebrarle?). Se Benedetto XVI aveva detto ai Vescovi di lasciare questa libertà ai sacerdoti e che loro compito sarebbe dovuto essere di sorvegliare che tutto procedesse nella legalità, ora Papa Francesco toglie questa libertà e delega al Vescovo il controllo totale con le decisioni se far celebrare quella Messa oppure no, ed è evidente che è un “NO” visto che a chiedere il suo intervento, in negativo, sono stati proprio i Vescovi. Infatti, afferma il nuovo MP sul compito dei Vescovi:
- §5. proceda, nelle parrocchie personali canonicamente erette a beneficio di questi fedeli, a una congrua verifica in ordine alla effettiva utilità per la crescita spirituale, e valuti se mantenerle o meno.
- § 6. avrà cura di non autorizzare la costituzione di nuovi gruppi.
E’ evidente: non si dovranno costituire più “nuovi gruppi”… ecco lo SCORAGGIAMENTO…. in pratica bisognerà aggregarsi ai gruppi già esistenti se, però, supereranno il controllo al punto 5. Ingegnoso o diabolico?? Anche perchè, lo stesso Vescovo in verità, non potrà decidere da solo, ma per l’erezione di una comunità o particolare chiesa per il rito antico, dovrà consultarsi con la Santa Sede.
Facciamo un esempio pratico: il 9 giugno scorso è stata eretta canonicamente dall’Arcivescovo di Ferrara e Comacchio Mons. Gian Carlo Perego “parrocchia personale” per i fedeli del gruppo stabile e di quanti siano legati al rito antico iuxta Motu Proprio Summorum Pontificum ed ex istruzione Universae Ecclesiae, vedi qui, ecco oggi questo non potrà più essere possibile perché nel nuovo MP leggiamo:
- § 2. indichi, uno o più luoghi dove i fedeli aderenti a questi gruppi possano radunarsi per la celebrazione eucaristica (non però nelle chiese parrocchiali e senza erigere nuove parrocchie personali)
Per non parlare del permesso che i sacerdoti dovranno chiedere, per poter celebrare in rito antico, soprattutto colpendo anche coloro che celebravano, magari senza una richiesta specifica perché il SP glielo concedeva, ed ora, il nuovo, non più. E’ evidente che tutto ciò penalizzerà la Messa di rito antico…. nel nuovo MP papa Francesco ha anche eliminato il termine di riferimento: “forma straordinaria”, affermando che l’unico rito e forma è:
- Art. 1. I libri liturgici promulgati dai santi Pontefici Paolo VI e Giovanni Paolo II, in conformità ai decreti del Concilio Vaticano II, sono l’unica espressione della lex orandi del Rito Romano.
chiaro? l’unica espressione della lex orandi del Rito Romano è il Messale Novus Ordo (detto Paolo VI), il Vetus Ordo ritorna ad essere una sorta di INDULTO… TOLLERATO… LIMITATO…. a differenza, appunto, di quella liberalizzazione che Benedetto XVI diede nel 2007 con il Summorum Pontificum del quale, da oggi, non si dovrà più parlare! Ci attendavamo un MP sulla situazione del Clero in Germania e sullo schifo fatto – nella Messa moderna – il 10 maggio, ma sarebbe stata troppa grazia… una spina nel fianco che resta e come Gesù disse a san Paolo quando chiede di rimuoverla: non te la tolgo… perché ti basta la mia grazia!
Vediamo ora l’aspetto positivo:
- “La bontà di Dio permette ai demoni che molestino l’anima vostra per farci umiliare e riconoscere la sua bontà, e ricorrere dentro a Lui, nelle dolcissime piaghe sue, come un fanciullo ricorre alla madre…” (Santa Caterina da Siena)
Questo MP di papa Francesco, però… andrà letto, anche, con gli occhi della FEDE… perché c’è qualche lato positivo, anche se molto faticoso e doloroso scorgerlo. Innanzi tutto la Messa antica NON è stata eliminata e neppure vietata… sì, molto limitata e ritornata ad essere un indulto… Pare essere tornati indietro nel tempo… eppure si corre sempre più velocemente in avanti… motus in fine velocior, come disse Gesù a Giuda: “Quello che devi fare, fallo subito“. Ma quelli che dicono che il Motu proprio di Francesco affossi la Messa di sempre sbaglia: è il Summurom Pontifucum di Benedetto XVI ad essere stato affossato. La Messa di sempre è di Dio e tornerà definitivamente. “La Messa di sempre ritornerà… Risorgerà!”, scrisse Tito Casini, vedi qui. Ma vediamo tre punti importanti che per noi sono anche LA CAUSA (o la scusa se preferite, leggete qui la Lettera del Papa, sono queste le scuse)), per cui ci troviamo in questa situazione:
- di recente assistiamo a diversi sacerdoti che, celebrando di propria iniziativa il rito antico, come da permesso concesso dal SP art.3 di fatto lo hanno usato per altri scopi quali, per esempio, imporsi contro la Santa Sede e, soprattutto, contro questo pontificato e la legittimità del papa regnante….
- abbiamo dovuto sopportare – di alcuni sacerdoti che celebrano il rito antico – saccenterie stravaganti contro il rito moderno, che per carità, pur avendo esso molti problemi a causa dei tanti abusi, vanno insegnando che persino la santa Eucaristia non è valida nella Messa moderna… che “il papa non è Bergoglio“…. e che i sacramenti seppur validi (sì, c’è molta contraddizione, ma è così in ciò che affermano), non offrono ai fedeli alcuna Grazia santificante….
- alcuni “gruppi” (grazie a Dio questi davvero pochi, ma li abbiamo incontrati) che si sono formati grazie al SP, di fatto sono diventati piccole élite di “privilegiati“, con a capo il proprio sacerdote… che non hanno mai dimostrato spirito di condivisione e di tolleranza a quanti, costretti nelle proprie parrocchie a non poter scegliere altro posto, magari chiedevano comprensione, un aiuto spirituale, piuttosto si sono scontrati con la loro spavalderia, saccenteria e persino l’anatema perché ricevono, questi poveretti costretti alla Messa “moderna”, obbligatoriamente la Comunione alla mano… Alcuni si sono sentiti dire che ricevere la Comunione alla mano (e non perchè loro la prendono, ma perchè viene loro imposto di riceverla alla mano o niente) fanno peccato mortale…
E dunque, a fronte di questo clima drammatico che è divisione all’interno di molti gruppi e nella Chiesa stessa, questo MP TC farà emergere gli animi INDEGNI e resisteranno solo i migliori… sacerdoti adatti a piegare le propria ginocchia, insieme ai fedeli, per supplicare la SSma Trinità affinché ci sospinga verso santi Vescovi, illumini i Vescovi, pregare per loro e sacrificarci per loro. Pregheremo di più, ameremo di più, soffriremo di più perché, come dicono ed insegnano i Santi: BENEDETTE TRIBOLAZIONI…. Questo MP dobbiamo leggerlo quale elemento della nostra sofferenza e per la nostra santificazione.
Questo è l’aspetto positivo che intendiamo perché lo vediamo e lo sentiamo! Del resto se crediamo davvero in Gesù Cristo, Protagonista della Messa, Fonte dei Sacramenti, Maestro e Guida nella Sua Santa Chiesa, che cosa dovremo mai temere? Proprio oggi, Festa della Beata Vergine del Monte Carmelo, usata da un Papa per limitare l’uso di quella Messa che i santi Padri, Dottori, Martiri hanno vissuto e amato, Lei, proprio Lei la proteggerà contro ogni fondamentalismo e contro ogni vigliaccheria di chi usa il potere per devastare il “popolo santo”…. a Lei offriamo questa giornata confidando nelle parole consolatrici di Gesù: “ad ogni giorno basta la sua pena”…. perciò, sursum corda! Questo MP ci dia invece la forza e il coraggio di osare e di andare avanti, con la carità nella verità, MENDICHIAMO LE GRAZIE e supplichevoli restiamo fiduciosi. Diceva del resto santa Caterina da Siena: “Nella dolce Sposa di Cristo (in comunione con la Chiesa) voglio terminare la vita mia, con lagrime, con sudori e con sospiri e dare il sangue e la midolla dell’ossa! E se tutto il mondo mi cacciasse (a cagione dei miei peccati) io non me ne curerò, riposandomi con pianto nel petto della dolce Sposa…”
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