ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 31 agosto 2021

Una guerra fratricida

PARTITA LA MACCHINA DEL FANGO: TUTTI CONTRO I NON VACCINATI. IN TV C’È CHI INVOCA UN GENERALE COME BAVA BECCARIS

Fratelli contro fratelli, figli contro genitori, amici o partner che improvvisamente puntano il dito uno contro l’altro. Nelle piazze e nelle case italiane in queste ore si consuma una guerra fratricida, dove a fare il valore di una persona è l’essersi vaccinato o meno. E chi è che soffia su questo fuoco? La classe politica e il giornalismo, entrambi rabbiosi e violenti verso quella fascia di popolazione che viene definita senza possibilità di appello “no vax”. Ma andiamo con ordine.

Le piazze non si stancano, il dissenso cresce e così la rabbia di chi fino ad adesso ha monopolizzato il dibattito pubblico. Giornali, televisioni, blog ospitano politici, avvocati, medici tutti allineati nell’alimentare la violenza e lo scontro per arrivare, evidentemente, a creare un consenso sociale verso le vaccinazioni obbligatorie, a spaventare chi ha ancora dei dubbi e a costruire l’identikit del mostro “no vax” che va escluso dalla società. E l’operazione messa in piedi è capillare. La macchina del fango è partita.

Si parla di giornalisti aggrediti nelle piazze, Repubblica pubblica anche il video ad hoc. Vi invitiamo a guardarlo e ad ascoltare con che toni il giornalista va sotto all’uomo che poi lo colpirà con un pugno. Vi invitiamo ad ascoltare la domanda che pone, “lei è vaccinato?”, come se fosse importante ai fini dell’articolo o del servizio che avrebbe dovuto confezionare.

Rinneghiamo la violenza in ogni sua forma ma chi frequenta le piazze, come noi e come altri migliaia di colleghi giornalisti, dovrebbe sapere che soggetti facinorosi esistono e che provocare in una piazza dove gli animi sono già molto accesi significa esporsi a un rischio che potrebbe essere evitato, se solo si volesse. È poi la volta di Libero, quotidiano che fino a non molto tempo fa era tra i meno allineati, che titola “Superato il limite. Criminali no vax: dovevamo capire i non vaccinati, abbiamo capito che sono pericolosi”. Talmente pericolosi che il Messaggero titola che a Roma c’è “l’allerta” per le manifestazioni dei “No green pass”. Ma il clou l’ha raggiunto l’onorevole Giuliano Cazzola, esponente di +Europa, che a Stasera Italia invita il Ministro Lamorgese a richiamare in servizio “il feroce, monarchico Bava Beccaris”, perché i “terroristi no vax”, come egli stesso li definisce, non meritano altro che di essere trattati con il piombo.

Cazzola sta invocando forse che si spari sulla folla inerme? Nelle piazze ci sono donne, bambini, persone in sedia a rotelle. Sono loro i terroristi, sono loro che meritano di provare sulla loro pelle “i cannoni di Bava Beccaris”?

Al giorno d’oggi non è più ammessa ignoranza su pagine così drammatiche della storia italiana. Il generale a cui Cazzola si riferisce è passato alla storia per aver sparato contro lavoratori, donne e uomini, che protestavano contro le condizioni di lavoro e l’aumento del prezzo del pane nella primavera del 1898. Moti che coinvolsero tutta Italia e che, ieri come oggi, vedevano scendere in piazza una maggioranza di cittadini onesti che nulla avevano di “terroristico”.

Cercavano solo di difendere i propri diritti. Chi fa queste affermazioni non dovrebbe ricoprire incarichi politici. Perché significa che non conosce la storia del proprio Paese e non sa quanto il popolo che dice suo abbia sofferto.Di nuovo ci rivolgiamo ai nostri colleghi giornalisti e all’Ordine. La conduttrice di Stasera Italia si è limitata a riprendere Cazzola con un “Ecco” e a cambiare argomento. Perché non è stata presa una posizione netta, di dissenso totale? Perché non ha chiuso il collegamento, come fece ad esempio Bruno Vespa con Mariano Amici, a cui fu impedito di portare avanti un contraddittorio solo per aver detto di non volersi vaccinare?

L’Ordine dei Giornalisti che dovrebbe tutelare l’informazione e chi ne usufruisce perché non ha detto una sola parola rispetto al clima di odio e violenza che cresce ogni ora di più e che è veicolata dalla stampa nazionale, come abbiamo dimostrato finora? Matteo Bassetti e Pregliasco che si vendono come vittime della furia “no vax” dovrebbero puntare il dito contro chi ha fomentato l’odio sociale: da Burioni, che auspicava che i non vaccinati rimanessero chiusi in casa “come sorci” a Selvaggia Lucarelli che sperava si riducessero “a poltiglia verde” fino a Mario Draghi, che accusa tra le righe chi non si vaccina di “far morire”.

L’ultima frontiera sarà escludere dal sistema sanitario nazionale i non vaccinati: ad annunciarlo, sottolineando che non si tratta di uno scherzo, è l’assessore alla Sanità della Regione Lazio D’Amato che afferma di star studiando un modo per contestare ai no vax le spese per le cure mediche. A lui fa eco l’infettivologo Antonio Cascio, che ribadisce di essere favorevole a far pagare tutte le spese relative al loro ricovero. Non è la prima volta che si auspica di escludere dal Sistema Sanitario Nazionale, che è un diritto, chi non si vaccina. Chiediamo a chi fa questi annunci, se sanno che già oggi, grazie ai 37 miliardi di tagli fatti alla Sanità e agli ulteriori tagli fatti per aumentare le degenze Covid, chi ha bisogno di curarsi deve scegliere se aspettare e aggravarsi o se rimettersi alle cliniche private.

Sanno questi signori quanto sono lunghe le liste d’attesa per farsi curare nelle strutture pubbliche? O stanno forse cercando un modo per assicurarsi delle entrate per tamponare tutti i soldi che avrebbero dovuto essere investiti sulla sanità pubblica e che i contribuenti ancora aspettano?

In ultima istanza, facciamo un appello a voi che giustamente scendete in piazza per difendere i vostri diritti. Il nostro è un appello alla calma, a non farvi coinvolgere in questo sottile gioco al massacro, a non dare spunti a chi vorrebbe curarvi solo a pagamento, o a chi vorrebbe spararvi addosso come se fossimo ancora nel 1898. Ricordate che è la vostra rabbia che cercano.

31 Agosto 2021Miriam Gualandi

https://www.byoblu.com/2021/08/31/partita-la-macchina-del-fango-tutti-contro-i-non-vaccinati-in-tv-ce-chi-invoca-un-generale-come-bava-beccaris/

“I MORTI DI COVID? SONO L’80% IN MENO DI QUELLI UFFICIALI!” LA RIVELAZIONE DI UN ACCADEMICO TEDESCO

Morti con il Covid o per il Covid? Il numero dei decessi reali dovuti a questo virus probabilmente non si saprà mai, così come la sua effettiva letalità.

Tuttavia numerosi dubbi sono stati sollevati da personaggi autorevoli in merito alle modalità di conteggio utilizzate, che potrebbero aver gonfiato i dati.

La sconvolgente intervista del Professor Haussler

L’ultima voce in questo senso è arrivata dalla Germania. Si tratta del Professor Bertram Haussler, medico e docente all’Università di Berlino nonché Presidente del centro di ricerca sanitario IGESHaussler è stato recentemente intervistato dal noto quotidiano tedesco Die Welt proprio sulla questione del conteggio dei decessi dovuti al Covid.

“Il Coronavirus probabilmente non è la causa della morte nell’80% dei decessi ufficiali registrati come Covid”, così titola il giornale tedesco riassumendo quella che è la posizione dell’accademico.

Una rivelazione decisamente sconvolgente e che metterebbe così in crisi l’intero impianto su cui sono state prese scelte di politica sanitaria decisamente invasive. Nell’intervista Haussler spiega in maniera approfondita le sue ragioni.

Sono stati segnalati più decessi di quelli effettivamente dovuti al Coronavirus. Abbiamo infatti scoperto che in un buon 80 per cento dei decessi ufficiali registrati per Covid segnalati dall’inizio di luglio, l’infezione risaliva a più di cinque settimane prima e si deve quindi presumere che il coronavirus non sia stato la vera causa della morte.

Secondo il docente i sanitari tedeschi avrebbero quindi molte volte conteggiato tra i morti di Covid anche persone che avevano contratto la malattia più di cinque settimane prima e il cui decesso sarebbe stato quindi ormai impossibile imputare a questo virus.

Il capovolgimento dello scenario secondo Haussler

Haussler specifica che in altri Paesi, come nel Regno Unito, questo conteggio è stato più preciso perché si è posto un limite di tempo di quattro settimane dalla contrazione del Covid al decesso per ufficializzarne la correlazione.

I dati del dottor Haussler, se confermati, consegnerebbero quindi un quadro completamente rovesciato di ciò che abbiamo visto e vissuto da un anno e mezzo a questa parte. Dall’inizio dell’emergenza sanitaria ad oggi la Germania ha infatti registrato ufficialmente circa 92.200 decessi dovuti al Covid.

Se a questa cifra si dovesse quindi sottrarre l’80% paventato dal medico tedesco, ci ritroveremmo in uno scenario con 18.440 morti dovuti al Covid in Germania dall’inizio dell’emergenza sanitaria. Per avere un termine di paragone è sufficiente prendere i dati forniti dal Robert Koch Institute che aveva stimato in 25.100 le persone decedute in Germania a causa dell’influenza nel periodo autunno inverno tra il 2017 e il 2018.

Lockdown, mascherine, distanziamento e pressione per la vaccinazione sarebbero quindi stati introdotti per arginare un virus con una mortalità inferiore a quella dell’influenza stagionale.

Le istituzioni sono a conoscenza dei dati distorti?

Alla domanda della giornalista del Die Welt se le autorità sanitarie tedesche siano a conoscenza di questa distorsione dei fatti, il dottor Haussler risponde con certezza:

Lo sanno, lo sanno e lo confermano, ma vogliono assicurarsi che non manchino morti per coronavirus dalle statistiche. In considerazione della massa di tali rapporti, le statistiche sui decessi stanno diventando sempre più distorte.

La rivelazione di Haussler era stata in qualche modo anticipata già anche in Italia, dove per bocca dell’infettivologo Matteo Bassetti si erano sollevate simili constatazioni:

Abbiamo un peccato originale che riguarda marzo-aprile 2020, dove chiunque arrivasse in ospedale con un tampone positivo, anche che aveva un infarto, veniva qualificato come morto per Covid.

Aveva così dichiarato in tempi non sospetti. Ci troviamo quindi di fronte ad un grande bluff, per cui l’utilizzo distorto dei dati avrebbe prodotto un’emergenza altrimenti inesistente? Le autorità sanitarie tedesche potranno rispondere smentendo Haussler, altrimenti un loro silenzio potrebbe far crollare l’intera narrazione.

31 Agosto 2021

https://www.byoblu.com/2021/08/31/i-morti-di-covid-sono-l80-in-meno-di-quelli-ufficiali-la-rivelazione-di-un-accademico-tedesco/

Quando Bassetti faceva i conti sul Covid-19…

Esisteva un Matteo Bassetti diverso, quando andava qualche volta a parlare online, e non era diventato una star dell TVe maestro della moda. Un Matteo Bassetti del 2020 quando partecipava a dirette streaming con Di Donno, l’esperto della terapia sierologica, recentemente scomparso.

Un Bassetti che parlava del Covid-19 come di una banale malattia influenzale, anzi che non capiva, sulla base dei numeri, il perché di tutta questa attenzione al Covid. Del resto faceva pochi più morti per numero di malati dell’influenza del 2009….

Se non lo ascoltaste con le vostre orecchie non ci credereste, eppure è qui.

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https://scenarieconomici.it/quando-bassetti-faceva-i-conti-sul-covid-19/

L’assessore alla Sanità del Lazio vuol far pagare la terapia intensiva ai non vaccinati? Allora tagli anche il versamento al SSN, e vedrà che bel boomerang

Ogni tanto si vede qualche proposta incostituzionale e vagamente fascistoide circolare per il i mass media. Ad esempio l’assessore alla sanità della regione Lazio, Alessio D’Amato, è arrivato ad usare il fucile a pallettoni contro i No Vax: se non vi vaccinate e finite in terapia intensiva (mi auguro solo per il covid, non vorrei escludesse anche gli incidenti stradali) allora ve la pagate voi.

Questa splendida idea sta prendendo sempre più piede nel mondo politico: se non fai come ti dico io non ti erogo i servizi. Tralasciamo gli ovvi aspetti costituzionali, e passiamo alle considerazioni pratiche: chi paga?

I cittadini italiani non hanno accedono ai servizi sanitari gratis , ma li paghino piuttosto profumatamente con il “Contributo al SSN”, pagato dalle tasse. A questo punto se non mi dai il servizio assicurativo, allora mi restituisci una quota del mio versamento al SSN, come credito d’imposta oppure con un incremento della deducibilità assicurativa. Perché devo pagare per un servizio che, per tua scelta, non mi dai?

Valutiamo i rischi di finire in terapia intensiva: ieri i ricoveri per Covid in terapia intensiva, in tutta Italia erano 548, di cui 23 nuovi casi, cioè nuovi eventi. Su una popolazione di 60 milioni di abitanti significa un rischio dello 0,000038% per ogni cittadino, vaccinato o meno, e, purtroppo, non abbiamo l’incidenza dei non c vaccinati per un calcolo più preciso. Secondo voi non esiste una società assicurativa privata che, con un costo irrisorio, sia disposta a coprirvi dal rischio, in un paese dove sono 3300 all’anno i morti  per incidente stradale, più di 9 al giorno e gli incidenti 471? Inoltre l’assicurazione vorrà ridurre il rischio che gli assicurati vadano in terapia intensiva, per cui pagherà tutte le cure efficaci proposti dai protocolli alternativi, anche a costo di mandare l’assicurato dai propri medici per farsele prescrivere. Meditate gente, meditate…

Non solo, ci sarà un risultato interessante: la persona no vax potrà farsi ricoverare in terapia intensiva privatamente, per cui avranno sicuramente il posto disponibile. Se ci fosse una crisi sui posti in T.I. pubblici, il vaccinato avrà la stessa sicurezza di potervi accedere in caso di complicanze?  Insomma caro assessore, attenzione: rischi di aver lanciato un enorme boomerang.  Tra l’altro, con lo stesso criterio, ci si attende che non ricoveri i fumatori in terapia intensiva per complicanze polmonari, o i non vaccinati di epatite B per complicanze epatiche….

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https://scenarieconomici.it/lassessore-alla-sanita-del-lazio-vuol-far-pagare-la-terapia-intensiva-ai-non-vaccinati-allora-tagli-anche-il-versamento-al-ssn-e-vedra-che-bel-boomerang/

Le Pontificie Università richiederanno il green pass

Le università pontificie stanno costringendo gli studenti e il personale a prendere il vaccino contaminato dall’aborto o a pagare il costoso test COVID-19 ogni 48 ore se vogliono insegnare o assistere alle lezioni o usare la biblioteca o il refettorio. 

Un articolo di Jules Gomes, pubblicato su Church Militant, nella mia traduzione.  

Pontifica Università Lateranense
Pontifica Università Lateranense

Le università pontificie stanno costringendo gli studenti e il personale a prendere il vaccino contaminato dall’aborto o a pagare il costoso test COVID-19 ogni 48 ore se vogliono insegnare o assistere alle lezioni o usare la biblioteca o il refettorio. 

Le illustri università stanno adottando il Green Pass italiano in violazione del Codice di Norimberga, della Costituzione italiana, della risoluzione del Consiglio d’Europa, e sulla scia di migliaia di obiettori di coscienza che sabato hanno protestato in 120 città italiane.  

La Pontificia Università di San Tommaso d’Aquino (Angelicum), la Pontificia Università Lateranense, il Pontificio Ateneo Regina Apostolorum e la Pontificia Università Salesiana (Salesianum) stanno applicando le restrizioni dal 1° settembre. 

“La certificazione sarà opportunamente controllata all’ingresso dell’università dal personale che ne verificherà la validità secondo le modalità previste dalla normativa vigente”, annuncia il sito dell’Università Lateranense. 

Il sito del Salesianum fa notare che le restrizioni vengono applicate secondo le regole stabilite dalla Congregazione per l’Educazione Cattolica, e il Green Pass sarà richiesto anche agli studenti che sostengono gli esami di ammissione. 

“Tutti gli studenti che intendono sostenere gli esami sono pertanto invitati a verificare la procedura indicata e a rispettare le disposizioni stabilite”, ha osservato il comunicato del Laterano.

Fonti hanno detto a Church Militant che l’Università Gregoriana, gestita dai gesuiti, imporrà quasi certamente il Green Pass anche se si trova sul territorio sovrano del Vaticano.

Mentre la Gregoriana, la Lateranense, l’Augustinianum e il Pontificio Collegio Nordamericano godono di uno status extraterritoriale come parte dello Stato della Città del Vaticano, l’Angelicum e il Regina Apostolorum si trovano sul suolo italiano e sono tenuti a seguire le norme del Green Pass. 

L’Università Pontificia San Tommaso d’Aquino (Angelicum) ha detto che prenderà in considerazione le esenzioni mediche in conformità con la legislazione del governo, ma il Laterano ha insistito che il personale e gli studenti non vaccinati dovranno fare un test COVID-19 per ottenere il Green Pass. 

Sfidare l’etica, la coscienza, l’obbedienza 

Due membri del personale universitario, parlando con Edward Pentin, autore di The Next Pope, hanno espresso preoccupazione per queste restrizioni, poiché si rifiutano di essere vaccinati per motivi etici e di sicurezza.

Ogni test costa circa 20 euro e il personale e gli studenti dovranno essere testati due o tre volte a settimana. L’alto costo del test finirà per costringere gli studenti non vaccinati dei paesi più poveri a farsi vaccinare se vogliono continuare a seguire le lezioni di persona.   

“Gli studenti senza un Green Pass potrebbero essere costretti all’isolamento e dovranno seguire le lezioni online nelle loro stanze”, ha detto una fonte universitaria a Church Militant. “Gli studenti internazionali si chiedono perché debbano addirittura tornare, visto che possono rimanere a casa e seguire le lezioni”.

Church Militant ha anche appreso che i superiori degli ordini religiosi a Roma, tra cui gesuiti, domenicani, salesiani e francescani, stanno costringendo i membri a farsi vaccinare, pena il loro voto di obbedienza. Diverse suore, soprattutto dai paesi del terzo mondo, sono state costrette a prendere il vaccino contro la loro volontà.  

Ai religiosi che si sono rifiutati di fare l’iniezione viene detto che la loro presenza da non vaccinati sta rendendo nervosi gli altri nella comunità perché potrebbero infettare la maggioranza dei vaccinati.

“Un religioso non può essere costretto a violare la sua coscienza per adempiere al voto di obbedienza”, ha detto a Church Militant un sacerdote di un ordine religioso. Tuttavia, le fonti hanno anche aggiunto che alcuni superiori gesuiti stanno rispettando il diritto degli obiettori di coscienza a non andare contro la loro coscienza.   

“La Compagnia di Gesù non sta chiedendo ai suoi uomini di prendere alcuna decisione contro la loro coscienza”, ha detto un professore gesuita a Church Militant.  

La Congregazione per la Dottrina della Fede (CDF) ha stabilito che “la vaccinazione non è, di regola, un obbligo morale e, pertanto, deve essere volontaria”.

Nessuna delle università attualmente offre esenzioni basate sulla coscienza per il personale o gli studenti che rifiutano di prendere vaccini contaminati dall’aborto. 

Coercizione attraverso la disinformazione 

Sono emersi rapporti, tuttavia, che le persone vaccinate portano una carica virale più di 250 volte maggiore rispetto alle persone non vaccinate e che sono in realtà i super-diffusori che generano ulteriori forme di malattia virale, rendendo inutile il passaggio della vaccinazione.

Studi nel Regno Unito e in Israele stanno dimostrando che l’immunità naturale è un protettore di gran lunga superiore contro la reinfezione da parte della variante Delta, la cui mutazione ha reso obsoleti i vaccini attuali. I medici hanno sottolineato che i guariti da COVID che ricevono il vaccino sono a maggior rischio di esiti avversi.

“C’è stata molta pressione per far vaccinare tutti”, ha detto un funzionario del Vaticano a condizione di anonimato. “Quasi tutti i dipendenti italiani del Vaticano sono stati vaccinati”. 

La fonte ha aggiunto che un piccolo gruppo di guardie svizzere ha resistito a ricevere il vaccino, ma sono stati “quasi tutti ‘costretti’ a prenderlo, al punto che un medico della direzione sanitaria [del Vaticano] ha tenuto seminari speciali per cercare di convincere gli scettici.” 

Sfidare la “tirannia” e il “ricatto

Sabato, migliaia di manifestanti si sono riuniti in Piazza del Popolo a Roma per manifestare contro il Green Pass. La consulente immobiliare italo-americana Bonnie Rose ha detto a Church Militant che era lì per “protestare pacificamente contro il mandato del Green Pass”. 

“Mio nonno ha combattuto nella seconda guerra mondiale per liberare l’Europa dalla tirannia dei nazisti. Sto seguendo le sue orme cercando di mantenere l’Italia libera da questi tiranni moderni che vogliono toglierci i nostri diritti”, ha sottolineato Rose, una cristiana impegnata. 

Diversi insegnanti cattolici in istituzioni laiche hanno detto a Church Militant di essere pronti ad affrontare la sospensione o il licenziamento piuttosto che ricevere l’iniezione. Gli insegnanti sono difesi da avvocati cattolici dell’associazione Iustitia in Veritate (Giustizia nella Verità).

L’associazione legale ha denunciato la trasformazione delle scuole e delle università in “laboratori di vaccinazione e di esperimenti psicologici” che stanno trasformando gli studenti in “cavie per le aziende farmaceutiche” o in “obiettivi di odio”.

Iustitia in Veritate ha notato che le “alternative” alla vaccinazione, tra cui i test ogni 48 ore o il certificato di essere guariti dalla COVID, (che dura solo sei mesi) “sono in realtà strumenti di ricatto per costringere le persone a vaccinarsi”.

Gli avvocati stanno esortando insegnanti e studenti ad impegnarsi nella resistenza attraverso la disobbedienza civile mentre contestano l’incostituzionalità del decreto nei tribunali italiani. 

Iustitia in Veritate cita anche la risoluzione 2361 (2021) del Consiglio d’Europa che chiede ai governi di assicurare “che i cittadini siano informati che la vaccinazione NON è obbligatoria e che nessuno sia politicamente, socialmente o altrimenti pressato a farsi vaccinare se non vuole farlo di persona”.

Un movimento di base di insegnanti e studenti che si fa chiamare La Scuola Che Accoglie (SCA, The Welcoming School) sta anche sfidando il regolamento del Green Pass. 

In un comunicato stampa, SCA ha detto che “considera il Green Pass uno strumento di controllo sociale e di limitazione dei diritti democratici e giudica l’esclusione dei professionisti della scuola che non lo hanno come un ricatto politico inaccettabile”. 

La gerarchia cattolica, che applica con zelo le restrizioni statali, non sostiene né Giustizia nella Verità né la SCA. 

Nel frattempo, il dottor Andrea Camperio Ciani, docente di psicologia evolutiva all’Università di Padova, ha scritto al rettore dichiarandosi pronto ad essere sospeso con perdita totale dello stipendio. 

“Sottolineo che in un’università libera, quale io credevo che fosse, qualsiasi tessera di partito (sia essa quella fascista o quella del green Pass) non potesse avere alcuna forza, visto lo spirito libertario e democratico che credevo ci appartenesse”, scrive Ciani. 

Non vivere di solo pane 

Una toccante lettera scritta dall’obiettore di coscienza e professore di storia e italiano Alessandro La Fortezza ai suoi studenti è diventata virale sui social media italiani.  

“Non avrei più nulla da insegnarvi se diventassi corresponsabile, anche passivo, di uno strumento di discriminazione come il Green Pass – una discriminazione basata non sulla religione, l’etnia, il colore della pelle o l’orientamento sessuale, ma sulle scelte e le convinzioni individuali”, scrive La Fortezza. 

Il fedele cattolico insiste che non prenderà il vaccino per mantenere il suo lavoro, poiché “l’uomo non vive di solo pane” (Matteo 4:4). Fortezza ricorda anche ai suoi studenti la cura di Gesù per i gigli del campo (Matteo 6:28). 

Il professore dice che non scaricherà il Green Pass anche se decidesse di vaccinarsi o di fare il test COVID “affinché le mie scelte individuali, qualunque esse siano, non diventino motivo di discriminazione per coloro che hanno fatto scelte diverse”.

Di Sabino Paciolla

Green pass: una minaccia «operativa» e un problema reale. Di Danilo Castellano

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Rilanciamo dal sito filodiritto.com (che ringraziamo) questo articolo del Prof. Danilo Castellano che il nostro Osservatorio condivide.

 

Green pass: una minaccia «operativa» e un problema reale.

 

Il problema è reale, delicato e attuale. I quotidiani hanno riportato alcune dichiarazioni di virologi secondo i quali a chi, per le più disparate ragioni, rifiuta il vaccino anti-COVID-19 andrebbe tolta la copertura sanitaria per la cura del COVID. Andrea Crisanti, ordinario di Microbiologia all’Università di Padova e noto per le sue non sempre «lineari» dichiarazioni e per i suoi «oscillanti» suggerimenti per la cura della pandemia, è dell’avviso che questa sia il miglior deterrente per indurre tutti ad accettare la vaccinazione.

Su che cosa poggia questo suggerimento? Sul fatto – dice Crisanti – che chi si procura da sé una malattia o, comunque, versi per sua scelta o colpa nella necessità di ricorrere al Servizio Sanitario deve (o dovrebbe) farsi carico delle spese necessarie per la cura. Si aggiunge una sottolineatura che investe una questione di giustizia: il Servizio Sanitario è sostenuto dalla comunità, la quale per garantirlo impone imposte, integrate talvolta da tasse e da contributi. Che sia previsto il pagamento di una tassa come corrispettivo di un servizio erogato è questione di giustizia. Anche il contributo risponde alla medesima ratio. Quindi, per quel che riguarda le tasse e i contributi, nulla quaestio: sono perfettamente coerenti con il ragionamento del Docente patavino. Forse, si può legittimamente andare oltre ed affermare che essi sono un’esigenza di giustizia, riconosciuta dal senso comune: la proposta di Crisanti, fatta nel corso della trasmissione In Onda su La 7 giovedì 8 luglio 2021 e successivamente ripresa da diversi quotidiani, «è passata tra gli applausi» scrive per esempio La Verità del 10 luglio 2021.

Non è dato sapere se Crisanti abbia dichiarato ciò solamente per minacciare chi non si è (ancora) vaccinato contro il COVID-19 al fine di indurlo ad accettare di sottoporsi alla vaccinazione, sottovalutando la portata delle conseguenze delle sue dichiarazioni. In altre parole, non è dato sapere se egli è pienamente consapevole del problema sollevato.

Innanzitutto va osservato, infatti, che dichiarazioni come queste pongono una prima, rilevante questione: la salute in sé e per sé dell’individuo (non quindi la sua tutela) ha rilievo pubblico? È dovere dello Stato provvedere alla cura e all’assistenza del malato? Detto in altre parole, i cittadini sono tenuti (moralmente e giuridicamente) a pagare le imposte per far fronte alle spese del Servizio Sanitario Nazionale, vale a dire per curare altri cittadini e persino stranieri bisognosi di cure? Il problema investe questioni di giustizia legale e di giustizia distributiva. Non riguarda solamente il COVID-19, come accenneremo immediatamente.

Il ragionamento di Crisanti, che ha ottenuto l’applauso, investe, infatti, anche il problema delle spese per altri interventi sanitari. Forse ancora più chiari nelle loro premesse e nelle loro conseguenze. Le spese, per esempio, per il soccorso, le cure e l’assistenza necessarie per gli incidenti stradali dovrebbero essere tutte ed interamente a carico di chi li ha provocati. La stessa cosa dovrebbe dirsi per i soccorsi in montagna o in mare dovuti a imperizia, mancanza di cautela, incapacità di rilevare i pericoli, etc.

Del resto anche la cura di malattie provocate a se stessi dovrebbe essere addebitata a colui che direttamente o indirettamente se le è procurate: tossicodipendenze dovute all’assunzione di droghe per finalità di comodo, cirrosi epatiche causate dall’assunzione smodata di alcoolici, malattie tropicali contratte per non avere posto in essere le profilassi necessarie e contratte per lo più in viaggi di piacere, talune malattie veneree dovute alla pratica di vizî e via dicendo.

Non è nemmeno il caso, poi, di considerare le spese che attualmente il Servizio Sanitario Nazionale si accolla per interventi chirurgici in sé immorali (per esempio, mutilazioni non terapeutiche del proprio corpo, richieste generalmente per il successivo soddisfacimento di pratiche eticamente censurabili) e, al momento, ancora antigiuridiche in quanto espressamente vietate da norme positive (per esempio, dall’articolo 5 Codice Civile o dal D. P. R. n. 211/2003). A carico del Sistema Sanitario sono attualmente pure le spese (assai rilevanti) per il cambiamento di sesso che negli ultimi decenni hanno generato diversi contenziosi a proposito dei quali la giurisprudenza sia di merito sia di legittimità ha a lungo oscillato. Alla fine esso è stato da questa riportato sui binari terapeutici per la qualcosa il Sistema Sanitario sulla base della normativa vigente è sempre obbligato a farsi carico della relativa spesa. Nel tempo a noi più vicino, in verità, soprattutto per effetto della giurisprudenza della Corte costituzionale il criterio terapeutico è stato, per così dire, «allargato»: ogni limite all’autodeterminazione soggettiva è considerato causa di «malattia» della persona. Per la qualcosa l’autodeterminazione assorbe in sé il criterio terapeutico vero e proprio, che, a sua volta, legittima la rivendicazione del soggetto di far gravare sul Sistema sanitario la cura e le attività chirurgiche richieste dall’istanza di cambiamento di sesso. Il che significa che parte delle imposte è destinata a coprire le spese di scelte soggettive discutibili. Sono esempi, naturalmente; esempi che dimostrano che la proposta Crisanti non considera casi ben più gravi (eticamente parlando) di chi, per ragioni diverse e perfettamente comprensibili, rifiuta la vaccinazione anti-COVID-19. Nel secondo caso, infatti, – rifiuto della vaccinazione anti-COVID-19 – un individuo non è causa né diretta né indiretta della malattia (ammesso che abbia adottato e adotti tutte le cautele a lui possibili: evitare la frequentazione di assembramenti, pratiche degli accorgimenti igienici consigliati, etc.); nel primo caso, invece la responsabilità della malattia contratta o la pratica dell’intervento chirurgico è interamente imputabile a lui. Crisanti che cosa propone in questa seconda ipotesi?

C’è da considerare, poi, una subordinata, vale a dire è necessaria una considerazione che ha un peso rilevante per accettare la vaccinazione: il vaccino deve essere effettivamente un vaccino. Esso, cioè, deve essere idoneo ad evitare di contrarre la malattia. Finora ciò non è stato provato; non è stato provato «teoricamente» ma, soprattutto, non è stato provato «effettivamente» (Galilei direbbe «provando e riprovando» sia pure con l’applicazione di massa, la quale non è la sperimentazione di massa). Non solo le case farmaceutiche che producono i (cosiddetti) vaccini dichiarano esplicitamente e ufficialmente che essi non offrono una copertura totale: la offrono in percentuali diverse, ma solamente percentualmente. Chi accetta la vaccinazione sa, pertanto, che può contrarre la malattia contro la quale si è vaccinato (anche se – pare – in modo più lieve rispetto a chi non si è vaccinato) nonostante la vaccinazione.

C’è di più. Il vaccino deve essere stato sperimentato in maniera scientifica, con procedure cioè che offrono garanzie soprattutto per quel che attiene alle reazioni avverse gravi. Queste sperimentazioni sembra che non siano state fatte seguendo rigorosi criteri che richiedono specifiche ed alte competenze (non sempre proprie dei veterinari, degli entomologi, degli igienisti e via dicendo), tempi lunghi, osservazioni accurate, costanti e profonde, valutazione dei risultati approvate da organi scientifici liberi da conflitti di interesse passati, presenti o futuri.

Diversi moduli di Consenso informato predisposti per i vaccini non escludono, del resto, reazioni gravi nel lungo periodo. È lecito moralmente accettare la vaccinazione in presenza di molti punti neri o, almeno, di zone d’ombra che non consentono di prestare un autentico consenso informato? La «punizione» proposta da Crisanti, perciò, sembra colpire coloro che rifiutano la vaccinazione per senso di responsabilità verso se stessi, verso le persone cui sono legati da doveri, verso la propria famiglia e, paradossalmente, persino verso lo Stato che tenta di imporre la «vaccinazione di gregge». Sembra, in altre parole, punire (rectius propone di punire) chi responsabilmente e attentamente valuta le diverse conseguenze possibili, le quali talvolta si sono rivelate probabili. Punirebbe, insomma, coloro che non dovrebbero essere puniti.

Non siamo contrari alle vaccinazioni. Lo prova anche la Nota «Le vaccinazioni anti COVID-19: un complesso problema bioetico e biogiuridico», pubblicata in questa rubrica il 20 gennaio 2021. Siamo, però, contrari a un approccio superficiale al problema e alla diffusione di illusioni (la raggiunta immunità di gregge con vaccini che tali non sono), le quali servono ai detentori del potere e, sotto altri aspetti, alle case farmaceutiche. Ciò va precisato al fine di non favorire «letture» sbagliate delle righe qui dedicate alla questione.

Quello che va sottolineato per il suo rilievo sotto un profilo strettamente giuridico (positivo) è il fatto che la vaccinazione (vera ed efficace) contro la pandemia da COVID-19 rientra nella sfera della sanità che, a differenza della salute, è compito della Repubblica come recita l’articolo 2 Cost.. Intendiamoci: per assolvere a questo compito lo Stato deve essere in grado di garantire l’immunità con la vaccinazione; di assicurare che coloro che la «subiscono» non incontrino malattie od effetti collaterali gravi sia nell’immediato sia nel futuro remoto (non bastano, pertanto e per esempio, le anamnesi preliminari degli interessati: prima di praticare loro le vaccinazioni vanno verificate accuratamente le condizioni personali di ognuno). Lo Stato, inoltre, deve farsi carico dei danni (eventualmente) procurati dalla vaccinazione imposta e dovuti spesso ad effetti – reazioni avverse ed effetti collaterali gravi – non previsti. Va, perciò, esplicitamente abbandonata la tesi (accolta in passato da diversi Tribunali) secondo la quale eventuali danni provocati da vaccinazioni previste per legge mai sono da considerarsi ingiusti e, perciò, non sono risarcibili (non sussistendo, quindi, – si dice – la responsabilità aquiliana).

L’articolo 32 Cost. stabilisce che la tutela della salute è compito della Repubblica, non la sua cura (anche se questa è garantita agli indigenti). La tutela della salute è diritto fondamentale dell’individuo. Esso, però, non è una sua pretesa ma un suo dovere, poiché investe il suo interesse e quello della collettività cui appartiene: un dovere doppio, quindi, che ognuno deve cercare di adempiere. Talvolta anche vaccinandosi. Certamente. Non, però, in maniera scriteriata.

I trattamenti sanitari, poi, non possono essere obbligatoriamente praticati se non per disposizione di legge. Anche a questo proposito, però, è necessaria una forma, sia pure talvolta minima, di consenso. Persino il TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio) previsto per i malati di mente per essere legittimamente praticato richiede una qualche forma di consenso (articolo 33 Legge n. 833/1978). Questa disposizione può sembrare assurda, trattandosi di malati di mente. Essa, in verità, assurda non è, poiché anche il malato di mente è in grado – sia pure talvolta solamente ad intervalli e con una consapevolezza relativa – di prestare il proprio consenso, che le norme sulla sperimentazione farmacologica e clinica richiedono anche ai minori (D. P. R. n. 211/2003). Tanto più ciò è richiesto per le vaccinazioni. In gioco è il diritto alla libertà personale che la pandemia da COVID-19 ha, sia pure temporaneamente, in parte limitato e persino sospeso. Quello, comunque, che qui si intende sottolineare è il fatto che la legge (che, nel caso de quo, non può essere dunque in DPCM e tanto meno un’Ordinanza ministeriale) non può essere arbitraria: essa deve avere un fondamento e una finalità razionale e prescrivere trattamenti che non attentino alla salute che, al contrario, deve essere tutelata dalla Repubblica. Si può dire con certezza che questa condizione sia rispettata dalle attuali vaccinazioni anti-COVID-19?

La proposta Crisanti, preceduta da altre analoghe di Matteo Bassetti per esempio, se accolta e approvata, istituirebbe una discriminazione illegittima. Con riferimento a quanto proposto da Bassetti va osservato, infatti, che prescrivere il Green pass per la pratica di qualsiasi attività, significa di fatto imporre obbligatoriamente la vaccinazione senza nemmeno far ricorso a una norma di leggeIl che sarebbe sicuramente anticostituzionale. Con riferimento alla proposta Crisanti, invece, fatta nel corso della citata trasmissione In Onda su La 7 del giorno 8 luglio 2021 e della quale all’inizio di questa Nota si è riportata la sostanza, va osservato che essa, oltre a violare la Costituzione, viola anche una recentissima disposizione dell’Unione Europea. Il regolamento approvato circa un mese fa dall’Unione Europea, denominato Carta verde, stabilisce, infatti, che «va vietata ogni discriminazione diretta e indiretta delle persone non vaccinate». Ognuno, quindi, gode della libertà di circolazione, sia esso vaccinato o non vaccinato. La libera circolazione, infatti, è considerata un diritto fondamentale dall’Unione Europea. Il Green pass, pertanto, è da considerarsi non obbligatorio, tendendo esso unicamente ad agevolare (non, quindi, a consentire) la libera circolazione all’interno dell’Unione. In altre parole il Green pass non è da considerarsi né un prerequisito né un requisito per la libera circolazione dei cittadini dell’Unione Europea. Certo, il problema sanitario – aggravandosi – potrebbe far emergere necessità normative nuove. Esse, però, non debbono essere fatte dipendere da opinioni personali e da opzioni ingiustificate. Soprattutto non debbono ledere diritti soggettivi e interessi legittimi come con disinvoltura da qualche parte si propone con insistenza e, forse, con superficialità.

Il problema reale, però, non sta essenzialmente in queste pur rilevanti questioni. Esso, infatti, sta nella domanda se lo Stato (inteso come comunità politica) è chiamato, per la sua natura e per la finalità, a gestire servizi, sia pure importanti come quello che riguarda la salute e le cure nel tentativo di ristabilirla. La questione è complessa. Qui è possibile dedicarle un solo cenno. Attribuire allo Stato il compito di garantire (ed eventualmente di ristabilire) la salute significa sovraordinargli la società civile, che difetta assolutamente del politico, del quale però ha bisogno. La politica è chiamata ad esercitare un solo servizio: quello di aiutare gli uomini ad essere uomini, vale a dire a vivere virtuosamente. In altre parole, deve aiutarli a realizzare il più possibile la propria natura. Crisanti con la sua dichiarazione, sia pure strumentale ad altri fini, pone un problema che né l’attuale «Stato provvidenza» europeo-continentale né la società nord-americana pongono correttamente in quanto entrambi, pur nella loro apparente alternativa, restano prigionieri di una Weltanschauung che impone loro l’inseguimento di un’utopia: rispettivamente quella del paradiso in terra e quella della realizzazione piena della «libertà negativa». L’utopia, però, non persegue se non una giustizia creata dai propri criteri, rectius dalla ideologia che la sorregge. L’osservazione intende esclusivamente sottolineare che i temi legati alla giustizia fiscale (in parte richiamati da Crisanti) sono legati ad altro: alla giustizia naturale che è regola e fine della politica. La tradizione europea di solidarietà civile realizzata, per quel che attiene a salute e sanità, in forme molto diverse nei secoli passati, mai ha assegnato alla comunità politica una finalità assicurativa. La tradizione nord-americana, da parte sua, ha costantemente lasciato alla sfera privata il compito di provvedere a ciò, sia quando il privato è stato inteso come solo individualismo esasperato sia quando esso ha offerto nel campo sanitario strumenti «speculativi» alle compagnie di assicurazione, favorendo così una forma di individualismo al quadrato. Questo modello non offre, quindi, una soluzione al problema che merita una rinnovata attenzione, la cui necessità è evidenziata soprattutto dalla pandemia da coronavirus. Ciò anche per non trasformare l’emergenza sanitaria, creata dal COVID-19, in uno strumento di virtuale totalitarismo, in parte già in atto ma destinato a trovare piena realizzazione se venissero accolte e applicate proposte come quelle che abbiamo considerato.

Prof. Danilo Castellano

https://www.vanthuanobservatory.org/green-pass-una-minaccia-operativa-e-un-problema-reale/


Green Pass: Finiremo come in Cina?

Un lettore di questo blog mi scrive.

 
 
Ormai e appurato che il vaccino non protegge le altre persone tant’è vero che i sostenitori del siero miracoloso continuano a tenere la mascherina come prima, per quelli che amano tanto la democrazia è che puntano il dito contro il professore inoltro un esempio di quello che sta succedendo in Cina, inoltre ricordo a questi Signori che si professano dispensatori di consigli e tanto amanti della Democrazia che A fronte del regolamento e dello Statuto dell’Unione Europea vieta la discriminazione tra coloro che non hanno aderito alla somministrazione del vaccino e che  godono degli stessi diritti Civili e politici di coloro che  l’hanno ricevuto, quindi le stesse persone hanno  il diritto di ingresso all’interno di qualsiasi locale

Liu Hu è un giornalista cinese. Come tutti i suoi concittadini, non può muoversi senza il suo codice QR. Da diversi anni questo dispositivo è indispensabile per fare la spesa, recarsi in ufficio, andare al ristorante, al cinema, muoversi in città, viaggiare…

Nel 2017 Liu Hu ha esagerato: in un articolo ha denunciato la corruzione all’interno del governo. Questo gli è costato una condanna e una multa.

Ma non è tutto.

Poco dopo, improvvisamente si è reso conto di non essere più in grado di comprare un biglietto aereo. Il sistema l’ha appena rifiutato. Idem per i biglietti del treno.
Poi ha scoperto di non essere in grado di ottenere un prestito da nessuna banca, e addirittura vietato l’acquisto di proprietà.

Ad altri come lui, per essersi espressi un po’ troppo sui social, gli è stato impedito di affittare, di occupare particolari posti di lavoro. Hanno anche visto i loro conti bancari congelati.
A volte è vietato loro partecipare a manifestazioni o assemblee. E siccome è impossibile accedere ad alcune arterie senza presentare il proprio codice QR, verrebbero subito avvistati e pesantemente sanzionati.

Ma tanto da noi non si può immaginare nemmeno per un secondo che una cosa del genere sia possibile… adesso… tanto è solo un green pass per andare al cinema
 

(lettera firmata)

Da Wikipedia:

Liu Hu è nato e cresciuto nel distretto di Yubei a Chongqing .

A metà del 2013, durante la campagna anti-corruzione del Partito Comunista Cinese , Liu Hu ha accusato Ma Zhengqi (马正其;馬正其) di corruzione nei rapporti con il vero nome.  Il 23 agosto 2013, Liu Hu è stato detenuto dalla polizia di Pechino per diffamazione , quindi è stato trattenuto nel centro di detenzione di Pechino.  Il 3 agosto 2014, Liu Hu era in attesa dell’esito del suo appello. 

Liu alla fine ha perso la causa ed è stato costretto a pubblicare delle scuse e a pagare una multa. Tuttavia, ha rifiutato di pagare un’ulteriore multa imposta dal tribunale. Dopo questo caso, la posizione di Liu nel sistema di credito sociale cinese è stata danneggiata ed è stato effettivamente confinato nella sua residenza a Chongqing . I suoi account sui social media sono stati chiusi e la sua possibilità di acquistare i biglietti del treno è stata legalmente limitata.

https://www.sabinopaciolla.com/green-pass-finiremo-come-in-cina/

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