LA PACE, ORA E NELL'ETERNITA'
Ci sono dei momento particolarmente difficili, nella vita delle singole persone e nella vita collettiva delle società, nei quali il credente ha talvolta la sensazione di essere stato abbandonato, e che Dio non si curi delle sue angustie e delle sofferenze materiali e morali in cui versano i suoi, circondati da ogni lato dalle tenebre fitte del mondo. In quei momenti il credente prova qualcosa di simile a ciò che dovette provare Gesù stesso la notte in cui fu tradito, nell’oscurità silenziosa dell’orto degli ulivi, quando perfino i suoi discepoli prediletti non furono capaci di vegliare e pregare con lui, ma scivolarono in una sorta di torpore, accentuando il Suo senso di isolamento e di abbandono .
È una sensazione umana, dunque: e in essa non c’è nulla di riprovevole, perché non nasce da un atto della volontà, ma è l’effetto dello scoraggiamento e della paura. E tuttavia è una sensazione alla quale bisogna reagire, perché, altrimenti, attraverso di essa può trovare il varco tanto desiderato l’antico avversario, il grande tentatore, che è sempre pronto a sfruttare le nostre umane debolezze per colpire al cuore l’integrità e la purezza della nostra anima immortale. In quei momenti, è necessario più che a rifarsi al modello di Gesù stesso, il quale si concentrò tutto nella preghiera e disse: Padre, se è possibile, passi da me questo calice; però sia fatta non la mia volontà, ma la Tua. E Lui stesso, a proposito delle tentazioni e dei pericoli sempre in agguato nel mondo, aveva rassicurato i propri seguaci con una bellissima similitudine: chi crede in Lui è come se Gli si fosse affidato per sempre: la sua anima è stretta nel pugno divino, e nulla e nessuno potranno mai strapparla da quel rifugio sicuro.
L’episodio si era svolto nel portico del Tempio di Gerusalemme, quando Gesù aveva detto, rispondendo alla folla dei giudei che lo interrogava maliziosamente se Egli fosse il tanto atteso Messia, con l’intento di strappargli una frase compromettente e poterlo così accusare di blasfemia (Gv 10,25-30):
25Gesù rispose loro: «Ve l'ho detto, e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste danno testimonianza di me. 26Ma voi non credete perché non fate parte delle mie pecore. 27Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. 28Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. 29Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. 30Io e il Padre siamo una cosa sola».
"Non periranno e nessuno le strapperà alla mia mano". La pace dei figli della luce nel giorno del Giudizio? La pace di Cristo non è la stessa cosa della pace del mondo: è la pace di chi si trova nella mano di Dio, che è la Verità!
Questo breve, commovente discorso di Gesù, che è una solenne rassicurazione rivolta a tutti i suoi discepoli, merita una riflessione particolarmente approfondita. Ne prendiamo lo sputo dal commento di don Carlo De Ambrogio, nel suo manuale Lettura GAM del Vangelo di San Giovanni (Alba, Gioventù Ardente Mariana, 1982, pp. 171-172):
«Io do loro la vita eterna / e non periranno mai, / e nessuno le strapperà alla mia mano. / Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti / e nessuno può togliere nulla dalla mano del Padre. / Io e il Padre siamo uno.»
IO DO LORO LA VOTA ETERNA… è una promessa preziosa: la Vita divina.
… E NON PERIRANNO MAI. Perire vuol dire subire la more, la dannazione eterna.
E NESSUNO LE STRAPPERÀ ALLA MIA MANO. Nessuno! Nell’ebraico, mano ha due vocaboli: “kaf”, palma della mano; e “yad”, la mano propriamente detta. La mano chiusa si esprime con il duale: “hofnàyim”, cioè “pugni”… “Nessuno le strapperà alla mia mano. Guardate il bimbo quando stringe il pugno come tiene stretto ciò che ha afferrato! Questo chiudere nella mano è l’espressione più profonda dell’amore. C’è questa possibilità: che la pecora, l’anima, salti fuori dalla mano.
IL PADRE MIO CHE ME LE HA DATE… Questo è un pensiero che ritornerà nella Preghiera Sacerdotale (cf. Gv 17,6). Noi siamo un dono del Padre a Gesù, cioè un dono di Dio a Dio, quindi si deve si deve avere un valore immenso per poter essere un dono.
… È PIÙ GRANDE DI TUTTI. Gesù dirà: «Il Padre è più grande di me» (cf. Gv 14,28).Certo, allora Gesù non era glorificato, era passibile e la sua gloria era velata. In questo senso era in uno stato di inferiorità rispetto al Padre. Ma Padre e Figlio sono uguali. Il Padre è all’origine di tutto, per questo «è il più grande di tutti».
E NESSUNO PUÒ TOGLIER NULLA DALLA MANO DEL PADRE. Prima ha detto: «dalla mia mano», adesso collega i due pensieri: «Io e il Padre siamo uno» (cf. anche Gv 14,9-10.20).
Quando verrà il giorno del Giudizio, a quelli che hanno ricevuto l’applauso del mondo, anche se sono fior di monsignori e porporati, il Signore dirà: "In verità vi dico: io non vi conosco" (Mt 25,12)
Nel nostro linguaggio umano, l’espressione essere nelle mani di qualcuno ha un suono un po’ ambiguo e non del tutto rassicurante: perché indica l’affidarsi totalmente a qualcuno cercando la sua benevolenza, come quando si dice: Dottore, sono nelle sue mani, o come quando ci arrende al nemico, confidando nella sua generosità: Depongo le armi e son nelle sue mani. Ma fra due persone ch si amano, e che possiedono pari libertà e dignità, ad esempio, non si dice: Sono nelle tua mani, perché ciò implica che un soggetto è totalmente passivo, e solamente l’altro ha tutta l’iniziativa. Eppure, l’espressione qui adoperata da Gesù, sia parlando delle proprie mani, sia di quelle del Padre, che poi sono una cosa sola perché Lui e il Padre sono uno, è di una dolcezza e di una consolazione infinite. Infatti Dio è tutto, l’uomo al suo confronto è niente: e se Dio tiene la nostra anima nelle sue mani, chi mai potrà sottrargliela? Il riferimento, evidentemente, è sia ai nemici umani, sia, soprattutto, al nemico non umano, al principe di questo mondo di tenebre: il quale sta sempre in agguato per divorare le anime (come un leone ruggente: cfr. 1 Pt, 5,8), ma nulla può contro quelle consacrate a Dio e da Lui tenute nel Suo pugno, che sono per sempre al riparo da qualunque offesa. Questa promessa è quanto mai rassicurante: tenendola sempre a mente, il cristiano non ha motivo di sentirsi smarrito, neppure nelle circostanze più difficili. Gesù non ha mai promesso che i suoi seguaci non ne avrebbero incontrate: al contrario, ha detto chiaramente che il mondo odia la luce, e quindi odia i figli della luce. Durante l’ultima cena, nel preparare i discepoli al commiato, Gesù dice loro (Gv 15,18-21):
18«Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. 19Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo, per questo il mondo vi odia. 20Ricordatevi della parola che vi ho detto: Un servo non è più grande del suo padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. 21Ma tutto questo vi faranno a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato».
E ancora, vedendoli tristi e scoraggiati (Gv 14, 1-4):
1«Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. 2Nella casa del Padre mio vi sono molti posti. Se no, ve l'avrei detto. Io vado a prepararvi un posto; 3quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io. 4E del luogo dove io vado, voi conoscete la via».
O si sta con il mondo dei Pannella, dei Rotschild, dei met gala, o si sta con Gesù Cristo: non è possibile stare con entrambi !
È chiaro che i figli della luce subiranno prove e persecuzioni: su questo non possono esserci dubbi; semmai c’è da chiedersi come sia stato possibile che gli uomini moderni si siano scordati così in fretta di questo aspetto della fede, che è assolutamente centrale, perché in definitiva è il mistero stesso della Croce. Volete sapere perché l’arcivescovo Paglia è così a suo agio in mezzo ai radicali, quando celebra l’altissimo elogio di Marco Pannella; o perché il cardinale Ravasi si trova benissimo ai met-gala nei quali modelle sataniste e discinte come Rihanna indossano i paramenti autentici dei papi del ‘900; o, ancora, perché Bergoglio frequenta così volentieri Eugenio Scalfari, Klaus Schwab o i membri del Consiglio del capitalismo inclusivo come i Rotschild, i Rockefeller, Johnson & Johnson? È molto semplice: per avere l’applauso del mondo e ottenere a loro volta il suo sostegno, anche in termini materiali. Ma quel mondo è lontano le mille miglia da Gesù Cristo: possiamo anzi dire tranquillamente che ne è la totale antitesi. O si sta con il mondo dei Pannella, dei Rotschild, dei met gala, o si sta con Gesù Cristo: non è possibile stare con entrambi. E chi sceglie di stare con Gesù Cristo andrà incontro a difficoltà e persecuzioni, perché quei signori sono padroni duri e intransigenti, e spazzano via chiunque osi opporsi ai loro disegni. Ricordiamo, tanto per fare un esempio, la morte inquietante del dottor De Donno: molti dubitano che si sia suicidato. Non si sfidano impunemente certi poteri; e la cura del Covid-19 con il plasma iperimmune dei contagiati guariti dà troppo fastidio a chi vuol guadagnare fiumi di denaro coi farmaci e i vaccini brevettati, e magari non esita a produrre farmaci che a loro volta provocano gravi patologie, per poter guadagnare ancora di più, sempre di più, sulla pelle dei malati. Sono poteri spietati: pagano bene quelli che li servono, ma non esitano un attimo a eliminare quelli che li contrastano. Quanto meno a fare in modo che vengano calunniati, ridicolizzati, perseguitati, stroncati nella carriera professionale e distrutti nella reputazione morale, facendo circolare false rivelazioni scandalistiche per mezzo dei mass-media che essi tengono a libro paga, e i cui miserabili pennivendoli sono pronti a dire e scrivere qualsiasi cosa venga suggerita dai loro padroni, anche la più ignobile e menzognera, senza farsi il più piccolo scrupolo. Tutta questa gente ha già ricevuto la ricompensa del mondo, mentre i figli della luce hanno ricevuto la loro parte di tribolazioni. Quando verrà il giorno del Giudizio, a quelli che hanno ricevuto l’applauso del mondo, anche se sono fior di monsignori e porporati, il Signore dirà: In verità vi dico: io non vi conosco (Mt 25,12). Agli altri invece, che avranno subito pene e persecuzioni, dirà: Servo buono e fedele, prendi parte alla gioia del tuo padrone (cfr. Mt 25,21). Per intanto, nell’ora della prova, il cristiano ha la consolante certezza di ricevere la pace di Cristo, promessa da Lui stesso: (Gv 14,23-27):
23Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. 24Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
25Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. 26Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.
27Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore.
Dunque, la pace di Cristo non è la stessa cosa della pace del mondo. È la pace di chi si trova nella mano di Dio, che è la Verità (Mt 7,25): Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa non cadde, perché era fondata sopra la roccia.
Nella pace di Cristo non mancano le persecuzioni, ma l’anima è serena, perché ricolma dello Spirito Santo. Come dice Gesù nella Sua preghiera sacerdotale, rivolgendosi al Padre per affidargli i Suoi discepoli, nell’imminenza della separazione (Gv 17, 13-19):
13Ma ora io vengo a te e dico queste cose mentre sono ancora nel mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia. 14Io ho dato a loro la tua parola e il mondo li ha odiati perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo.
15Non chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che li custodisca dal maligno. 16Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. 17Consacrali nella verità. La tua parola è verità. 18Come tu mi hai mandato nel mondo, anch'io li ho mandati nel mondo; 19per loro io consacro me stesso, perché siano anch'essi consacrati nella verità.
Ecco da cosa viene la pace di Gesù: dall’essere nella Verità. E se c’è questo, che altro può mancare? Chi o cosa potrebbe spaventare colui che è ancorato alla Verità, come la casa costruita sulla roccia?
Non periranno e nessuno le strapperà alla mia mano
di Francesco Lamendola
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