ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 21 settembre 2021

Questioni tabù

I “vaccini”, i nostri “atti d’amore” e le conseguenze sulle generazioni future. Questione tabù

Cari amici di Duc in altum, vi propongo questa lettera indirizzata al blog. Il problema è serio. I paladini dei “vaccini” anti-Covid ignorano volutamente le conseguenze a lungo termine. Le generazioni future dovranno ringraziarci o maledirci per i nostri “atti d’amore” (copyright Bergoglio) nei loro confronti?

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Caro Valli,

condivido tramite Duc in altum qualche considerazione da parte di chi, come me, pur scioccato dal delirio verso cui il nostro mondo pare diretto ogni giorno di più, vuole ancora sforzarsi di fare uso della ragione.

Essendo ormai i dibattiti televisivi divenuti a senso unico (si invitano, per sicurezza, quasi soltanto coloro che sui vaccini la pensano al modo corrente, mentre i tapini che provano a dissentire vengono subito sommersi dagli strepiti dei presenti, cui spesso si unisce, a dare man forte, lo stesso conduttore della trasmissione) sembra del tutto oscurato un argomento che invece, per la sua intrinseca rilevanza, dovrebbe suscitare grande attenzione, essendo però chiaro che il suo oscuramento è dovuto alla palese dissonanza con la narrazione dominante.

Mi riferisco a un’affermazione, peraltro di semplice buon senso, messa nero su bianco dagli stessi fabbricanti dei sieri: non sono note, essi ammettono, le conseguenze a medio e lungo termine dell’uso di queste sostanze.

Ovvio, perché non c’è stata sperimentazione nei tempi necessari, e inquietante, perché nulla sappiamo in proposito e tutti i vaccinati, di fatto, sono cavie.

Mentre non pochi, a quanto si viene a sapere, già drammaticamente sperimentano su  se stessi le cosiddette “avversità” dei vaccini, ecco che questo vero e propio “baco”  di tutta l’operazione viene tranquillamente e accuratamente schivato nel dibattito pubblico, data la sua imbarazzante incontestabilità: non si sa che cosa avverrà in futuro, quando magari del virus non ci sarà più traccia ma nel frattempo le sostanze inoculate avranno continuato a lavorare nei corpi, in modi che al momento appaiono non prevedibili.

Il problema riguarda anche l’ormai famosa proteina Spike, presentata all’inizio come fulcro del nuovo e rivoluzionario sistema di immunizzazione e presto finita sotto accusa come elemento dannoso perché infiammatorio.

Io mi chiedo come facciano i tanti virologi da salotto che infestano i teleschermi a definire “sicuri” preparati sui quali nemmeno il produttore è in grado di garantire, perché poco o nulla si sa di veramente certo.

Le conseguenze di queste inoculazioni potrebbero arrivare fino alle generazioni future visto che queste sostanze vanno a incidere, come mai prima d’ora, sulla struttura basilare della biologia umana. Le prossime generazioni potrebbe ricevere un lascito inquietante, e nessuno oggi è in grado di escluderlo. Con il pensiero fisso agli anziani e ai “fragili”, non ci curiamo delle generazioni future.

Mentre scrivo, ascolto papa Francesco parlare di carità verso quelli che non possono dare in contraccambio e mi pare che questa descrizione si addica proprio a coloro che pur non essendo presenti tra noi, perché ancora di là da venire, dovrebbero tuttavia essere presenti alla nostra preoccupazione, specie in un frangente sanitario come questo.

Il pontefice non tralascia mai di ripetere che la vaccinazione sarebbe un “atto d’amore”. Eppure, c’è da dubitarne: i nostri discendenti dovranno ringraziarci o maledirci per i nostri piuttosto azzardati “atti d’amore” nei loro confronti?

Lettera firmata

https://www.aldomariavalli.it/2021/09/21/i-vaccini-i-nostri-atti-damore-e-le-conseguenze-sulle-generazioni-future-questione-tabu/

La Palombelli , e il “Femminicidio” Universale…un Commento di Porfiri.

21 Settembre 2021 Pubblicato da  9 Commenti

 

Marco Tosatti

Carissimi Stilumcuriali, il maestro Aurelio Porfiri affronta con la consueta semplicità e chiarezza uno egli equivoci creati dal politically correct, la teoria del “femminicidio”. Buona lettura e discussione.

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Vogliamo la parità dei sessi

Sarò forse in difetto, ma non capisco le polemiche successive alla dichiarazione della giornalista Barbara Palombelli, che reagendo ai “femminicidi” ha detto più o meno che a volte accadono in situazioni in cui chi compie il gesto omicida è esasperato da una situazione familiare difficile. Questo non giustifica mai l’assassinio, ovviamente, ma spiega un fatto semplice: che le uccisioni non sono in odio alle donne (il che giustificherebbe il termine “femminicidio”) ma a particolari esseri di sesso femminile che in qualche modo sono in relazione con il perpetratore dell’insano gesto.

Odiare la propria moglie non vuol dire odiare tutte le donne, ma quella particolare donna. Se una donna uccide un uomo solitamente non si prende questo come un gesto di odio per gli uomini in generale e anzi a volte si va a rimestare per vedere se l’uomo non se la fosse un po’ cercata. Insomma, questa narrativa dell’uomo sempre colpevole e della donna sempre vittima va un po’ contro quello che ci è stato insegnato a più non posso negli ultimi decenni: la parità dei sessi.

Sappiamo che esiste una naturale differenza ed opposizione tra i due sessi, il che crea la bellezza del maschile e del femminile.

Ricordiamo che nella Genesi Dio crea la donna “come un soccorso di fronte a lui”. Il biblista André Wenin così spiega questo passaggio: “La preposizione «come» introduce un’idea di approssimazione o di pressappoco,  che suggerisce come, nel rapporto contemplato da Dio, l’uno non potrà essere definito a partire dall’altro. Il sostantivo ebraico, che non ha corrispettivo in italiano,  si può tradurre «di fronte a» e descrive l’altro come qualcuno che si trova di fronte, con una possibile sfumatura di confronto e anche di affronto. Per quanto riguarda il verbo derivato dalla stessa radice, nagad, «raccontare, riportare», potrebbe introdurre un’idea di comunicazione: l’altro sarebbe allora destinato a essere un «corrispondente», un «rispondente»” (Erranze umane). Insomma, questa idea di una opposizione e differenza, che in tutti i modi si è tentato di abbattere in nome di un ugualitarismo falso e inumano, esiste e nelle sue manifestazioni estreme sbocca nella patologia omicida. Ma condannando la violenza verso entrambi i sessi, non dobbiamo fare finta che questa differenza non esista e che sua a volte causa di esasperazione e anche di timore reciproco. Douglas Murray nel suo bel libro La pazzia delle folle afferma: “In The Blank Slate (Tabula rasa), un libro pubblicato nel 2002, Steven Pinker notava che il genere era già diventato uno dei «problemi scottanti» all’ordine del giorno. Sembrava tuttavia fiducioso che il punto di vista scientifico avrebbe avuto la meglio. Per pagine e pagine elencava soltanto alcune delle differenze biologiche esistenti fra uomini e donne, come per esempio il fatto che nell’uomo il cervello «è più grande e ha più neuroni (anche tenendo conto della dimensione corporea)», mentre «nella donna è percentualmente maggiore la materia grigia», oltre al fatto che molte delle differenze psicologiche fra i sessi sono esattamente quelle che prevederebbe un biologo evoluzionista (i maschi in media più grossi delle femmine in virtù di una storia evolutiva caratterizzata da una violenta competizione per l’accoppiamento). E indirizzandosi verso quella che di lì a non molto sarebbe diventata un’altra bella questione, notava inoltre il diverso sviluppo fra il cervello dei ragazzi e delle ragazze, e gli effetti sul cervello di testosterone e androgeni. La sua è una stimolante replica scientifica a coloro che sostengono che non esistano differenze biologiche fra i sessi. Secondo Pinker: «Le cose non sembrano mettersi bene per la teoria secondo la quale maschi e femmine nascono identici, tranne che per i genitali, e tutte le altre differenze dipendono dal modo in cui sono trattati dalla società»”. Insomma, la parità dei sessi non può che prendere atto delle differenze ed essere una parità nella diversità.

Tornando a Barbara Palombelli, non c’è quindi niente di male nel riconoscere che situazioni delittuose spesso nascono da una esasperazione latente e non da un odio indiscriminato per le donne. Douglas Murray, nel libro citato prima anche afferma: “Se una cultura si adagia sull’idea che nei casi non soltanto di aggressione sessuale ma di avance sessuali indesiderate le donne vadano sempre credute, è inevitabile che in seno alla società nasca una certa confusione. Che cosa si deve pensare, come si dovrebbe reagire nelle situazioni in cui ci si è trovati con una donna che si comporta in quel modo tipicamente femminile? Come far quadrare l’informazione che si debba sempre credere alle donne con il fatto che ci sono intere industrie messe su per aiutare le donne a prendere gli uomini per il naso? O – per metterla dal lato più positivo – ad allettarli? Dopotutto, che cos’altro sono tutte quelle campagne pubblicitarie che invitano le donne a «far voltare le teste quest’estate»?

A chi appartengono le teste che sono invitate a far voltare? A qualunque donna di passaggio, nella speranza che acquisti, poniamo, lo stesso vestito o costume da bagno? O agli uomini?”. E come reagire ad una cultura che fa degli uomini degli odiatori a prescindere del sesso che è stato creato loro in opposizione?

Certo, ci sono uomini che odiano le donne, ma sono veramente una minoranza. Ho incontrato più donne che odiano gli uomini ma anche qui si tende a giustificarle sempre a partire dalle mancanze degli uomini che certamente esistono ma non in misura maggiore di quelle del sesso (biblicamente) opposto.

https://www.marcotosatti.com/2021/09/21/la-palombelli-e-il-femminicidio-universale-un-commento-di-porfiri/

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