ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 20 settembre 2021

Si avvicinano ai pastori e trovano i lupi

Lettera ad Aldo Maria Valli sul clero


Caro Aldo Maria,

noto che nei tuoi messaggi insisti molto sul clero e fai bene, in quanto noi come cattolici riconosciamo il ruolo di coloro che si consacrano in modo speciale a Dio, specialmente i sacerdoti. E tu chiedi al clero di essere degno della propria vocazione. E, di nuovo, fai bene, anche se sicuramente pure tu sei consapevole delle debolezze umane.

Io, ti dico onestamente, comprendo le cadute di molto clero, anche i peccati, perché so benissimo che se io fossi giudicato in modo restrittivo certamente non ne uscirei bene. Cerco di non fare agli altri quello che non vorrei fosse fatto a me. Quando sento dell’ennesimo sacerdote scoperto con la tonaca alzata (tonaca si fa per dire, in quanto ora non la porta più nessuno) provo dispiacere ma anche compassione, perché capisco che a volte la grazia non arriva a supplire in tempo alle lacerazioni della colpa originale.

Però c’è una cosa che non riuscirò mai a capire e a giustificare. Cioè quando si incontrano sacerdoti cattivi, malvagi, degli autentici mascalzoni. Io ne ho incontrato qualcuno, ai miei tempi in Asia e anche qui in Italia. Non semplici peccatori (e lo siamo tutti) ma persone dedite al male. Ora, se un sacerdote cade nell’avere sesso è un peccatore, ma se organizza un giro di prostituzione è un delinquente. C’è una bella differenza. Eppure, cosa capita? Che questi sacerdoti non vengono privati del loro stato, ma magari spostati da una parte e dall’altra in modo che possano spargere il loro veleno ovunque. Ripeto, non si tratta di peccatori, ma di delinquenti, persone così corrotte che certamente non dovrebbero essere messe in contatto con i fedeli. Persone che spesso hanno o hanno avuto guai comprovati con la giustizia, eppure eccoli risorgere bianchi come la neve, per continuare a opprimere con il loro squilibrio mentale, emotivo e spirituale le povere pecorelle che si avvicinano ai pastori e trovano i lupi. Certo, sono una minoranza sui tanti sacerdoti di buona volontà, ma una minoranza che fa rumore, proprio perché molti non si possono spiegare come nella Chiesa si possa scambiare la giusta misericordia che si riserva ai peccatori con l’omertà che si spaccia ai delinquenti.

di Aurelio Porfiri


COLPO DI SCENA
Amburgo: il Vescovo ha sbagliato, ma resta in carica
Non c'è pace per la Chiesa cattolica in Germania. La Conferenza Episcopale tedesca ha diffuso una lettera per comunicare la decisione del Papa di rifiutare le dimissioni dell'arcivescovo di Amburgo Stefan Hesse. Ma il potente Comitato centrale dei cattolici tedeschi non l'ha presa bene: "uno schiaffo in faccia alle vittime di abusi". Non solo...



Non c'è pace per la Chiesa cattolica in Germania. Lo scorso mercoledì la Conferenza Episcopale tedesca ha diffuso una lettera attraverso la quale la Nunziatura Apostolica aveva comunicato la decisione del Papa di rifiutare le dimissioni presentate sei mesi fa dall'arcivescovo di Amburgo Stefan Hesse. Il prelato aveva fatto un passo indietro a seguito della pubblicazione del rapporto abusi avvenuti nell'arcidiocesi di Colonia tra il 1975 ed il 2018.

In quel report erano emerse delle negligenze di Hesse ai tempi in cui ricopriva l'incarico di capo del personale dell'arcidiocesi della Germania occidentale. Il Vaticano ha riconosciuto "le carenze nell'organizzazione" e "gli errori procedurali" commessi dall'attuale arcivescovo di Amburgo, di cui si è discusso anche nella Visita apostolica a Colonia guidata dal cardinal Anders Arborelius e da monsignor Johannes van den Hende.

Tuttavia, Francesco ha ritenuto di non accettare le dimissioni perché Hesse "ha riconosciuto umilmente i suoi errori". La decisione è stata presa sostenendo la mancata intenzionalità del religioso nelle segnalazioni non inviate - undici secondo il rapporto redatto dallo studio legale Gercke - addebitategli ai tempi del suo incarico di capo del personale a Colonia. Appresa la notizia, l'arcivescovo si è rivolto ai suoi fedeli in una lettera aperta dove ha ringraziato il Papa per la fiducia ed ha ammesso che non sarà facile riprendere il suo servizio, confessando di essere consapevole dell'esistenza di molti scontenti.

Ed in effetti è così: i vertici del potente Comitato centrale dei cattolici tedeschi si sono detti sotto shock per la decisione del Papa, definendola "uno schiaffo in faccia alle vittime di abusi". Secondo Claudia Luecking-Michel, vicepresidente dello Zdk, il Vaticano avrebbe dimostrato di ignorare la necessità di "cambiamenti visibili e tangibili nella Chiesa per riconquistare la fiducia che è stata persa". Johannes Norpoth, membro laico del comitato consultivo sugli abusi istituito dalla Conferenza Episcopale tedesca, ha criticato duramente i motivi addotti da Bergoglio per rifiutare le dimissioni, sostenendo che non si può parlare di un'ammissione di colpa volontaria da parte di Heße dal momento che il suo passo indietro è arrivato solamente come reazione ad "un parere legale che ha confermato i suoi errori commessi nella gestione dei casi di abusi come funzionario nell'arcidiocesi di Colonia".

"Un segno di umiltà - secondo Norpoth - sarebbe stato riconoscere i propri errori per libera convinzione, senza aspettare la perizia esterna" e "l'umiltà è una forma di atteggiamento interiore e non un'espressione di pressione esterna". Il coro di critiche ha unito giornalisti, teologi e rappresentanti del mondo delle associazioni di tendenza progressista. 

Matthias Katsch, portavoce di un'associazione di vittime ed egli stesso vittima di una violenza nel Collegio Canisius, ha parlato di "un'irresponsabilità organizzata" invitando i fedeli a lasciare la Chiesa, mentre Christoph Strack, giornalista della Deutsche Welle, ha polemizzato con la lettera scritta da Hesse, sottolineando come la parola "io" venga ripetuta diciannove volte a differenza di quella "vittime". Di tutt'altro avviso il capo dei vescovi tedeschi, monsignor Georg Baetzing, che ha definito "fondata e ben ponderata" la decisione di Francesco. 

Nella Conferenza Episcopale tedesca Hesse ha un ruolo non marginale, essendo incaricato speciale rifugiati e capo della Commissione migranti. Il rifiuto di Francesco di accettare la rinuncia dell'arcivescovo di Amburgo dovrebbe suggerire un esito analogo anche per la situazione di monsignor Dominikus Schwaderlapp e monsignor Ansgar Puff, anch'essi finiti nel rapporto Gercke per carenze nella gestione abusi nell'arcidiocesi di Colonia.

I due vescovi ausiliari sono stati esonerati dall'incarico lo scorso marzo dal loro superiore, il cardinale Rainer Maria Woelki. Anche Schwaderlapp, come Hesse, ha offerto le sue dimissioni ed è in attesa di una risposta. La decisione definitiva anche sul loro caso - secondo quanto si apprende - non dovrebbe essere lontana ma non è così scontato che sia la stessa. Anche il cardinale Woelki, commissariato da fine maggio con l'avvio della Visita apostolica nell'arcidiocesi di Colonia, è in attesa di sapere cosa ne sarà di lui.

I suoi numerosi avversari ne chiedono a gran voce la rimozione ed è presumibile che in un simile scenario - a differenza di quanto avvenuto con Hesse - il successore di Meisner non troverebbe grande solidarietà nei vertici della Conferenza Episcopale che lo avevano pubblicamente criticato per la gestione del dossier abusi. Tuttavia, il suo allontanamento da Colonia dopo che il report Gercke lo ha scagionato da ogni responsabilità diretta stonerebbe non poco con la recente riabilitazione dell'arcivescovo di Amburgo, riconosciuto in quello stesso documento come responsabile di undici errori procedurali. 

Nico Spuntoni

Gli Araldi del Vangelo: tra Stalin, Pilato e Cauchon. Ma Perché?

20 Settembre 2021 Pubblicato da  12 Commenti

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum curiae, riceviamo e volentieri pubblichiamo questa lettera che abbiamo ricevuto, e che ci dà notizia di un provvedimento inesplicabile – se non in termini di ostilità preconcetta – da parte del cardinale Braz De Aviz verso gli Araldi del Vangelo. Buona lettura.

§§§

Gli Araldi del Vangelo: tra Stalin, Pilato e Cauchon.
Pro veritate

 

Il Manifesto – quotidiano comunista – di recente ha pubblicato una notizia abbastanza imprecisa sull’ingiustificata “decisione” del Card. Braz de Aviz riguardo all’espulsione dei minorenni ospitati nelle case degli Araldi del Vangelo. La conclusione gioiosa a cui arrivano i dolci compagni è un augurio letale: “il prossimo passo sarebbe la soppressione degli Araldi”. Ossia, prima si rimandano a casa i minorenni, poi si chiude l’Associazione.

I fatti, però, non corrispondono a quello che i media di sinistra affermano; nemmeno in merito alle supposte “comunicazioni” che sarebbero arrivate sul tavolino di Sua Eminenza Aviz e che sarebbero alla base di una decisione veramente pietosa e inclemente a tutti i livelli.

Essendo lei, caro Tosatti, un giornalista onesto, mi avvalgo del suo desiderio di far conoscere alla gente la verità per fare arrivare ai lettori italiani alcune precisazioni sull’inaspettata e ingiusta misura emanata dalla Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica sui minorenni ospitati nelle case degli Araldi del Vangelo, che ivi risiedono con il permesso e il consenso convinto dei genitori, come si vedrà.

Tempo fa avevo manifestato le mie perplessità ai suoi cari stilumcuriali sulla “visita apostolica” e il “commissariamento” inflitti agli Araldi, senza che sia stato provato alcuno dei sospetti sollevati contro di loro. Infatti, lo stesso sito Vatican News e lo stesso Mons. Carballo in un’intervista registrata, chiarificarono che nel caso dell’Associazione l’essere commissariati non significava un castigo. Ecco le parole precise dell’Arcivescovo: “Non è una punizione, non è una pena. È semplicemente un aiuto che la Chiesa, madre nostra, offre loro” (cfr. Rome Reports 5/12/2019). Ora, dove non c’è pena non c’è delitto. E come mai allora il commissariamento? Misure misericordiose, ormai già frequenti in questi tempi di fraternità, amore, libertà e accoglienza…

Ma tornando al nostro caso, relativo ai minorenni espulsi contro la loro volontà e contro quella dei loro genitori dalle nostre case, devo dire che come canonista sono stato a contatto con il Commissario (card. Raymundo Damasceno Assis) e con i suoi ausiliari, e perfino tutti loro hanno manifestato più volte le loro perplessità su certi atteggiamenti autoritari di sua Eminenza Aviz, in chiaro contrasto con il costante insegnamento del Pontefice, ribadito di recente a Bratislava sull’avventura della libertà, la necessità di evitare che tutti pensino allo stesso modo e obbediscano ciecamente.

Nella scia di questa strana forma di condurre la persecuzione contro gli Araldi del Vangelo, la recente “Decisione” di sua Eminenza Aviz riguardo ai minorenni include, senza imbarazzo, innumerevoli errori formali, canonici, di diritto comune, di diritto naturale, e anche di Diritto Divino da togliere il fiato persino a semplici alunni della Facoltà di Diritto, quanto più a dei giuristi di spicco, come mostrerò sotto.

Anzitutto bisogna domandarsi: cosa recita il Decreto?

Il Decreto è veramente particolare, perché in primis impone al commissario di agire contro l’Associazione e contro le famiglie senza aver sentito il suo parere in anticipo. In un certo qual modo, viene commissariato il commissario considerandolo forse poco disinvolto o, addirittura, un inutile. Ecco il primo abuso di autorità dell’Eminentissimo Aviz.

La motivazione della misura disciplinare sarebbe multipla e si baserebbe su “numerose comunicazioni” (di proposito non si usa il termine “accuse” o “denunce”, forse per evitare il dovere di concedere il diritto di difesa alla parte accusata) arrivate alla Congregazione da presunti genitori di bambini e giovani inseriti negli Araldi del Vangelo, nelle quali consterebbero le seguenti lamentele: 1. Le famiglie sarebbero escluse dalle vite dei loro figli e i contatti tra genitori e figli sarebbero insufficienti; 2. La disciplina imposta ai minorenni sarebbe eccessivamente rigida; 3. La necessità di prevenire possibili abusi di coscienza e plagio contro i minorenni (dunque da anni e fino al momento attuale non ci sono stati e non ci sono!).

La misura in concreto sarebbe: “i minori residenti nelle case, nelle scuole, nei convitti dell’Associazione, al termine dell’anno scolastico in corso devono tornare a vivere con le loro famiglie ed essere affidati ai rispettivi genitori”.

Con questi presupposti possiamo fare l’analisi del “monumento” di giurisprudenza e di “maternità” ecclesiale prodotto dalla Congregazione dei Religiosi.

Anzitutto, viene da domandarsi il perché della segretezza delle prove. Conoscendo bene l’Eminentissimo Aviz, si può supporre che se avesse qualcosa di scandaloso o di importante l’avrebbe fatto trapelare sui suoi giornali preferiti, cioè quelli di tendenza marxista, come accaduto altre volte, anche se le accuse, sempre infondate, sono state poi sempre smentite dagli Araldi.

Allora, in cosa consistono tali “comunicazioni”? Chi le ha inviate? Qual è il loro vero contenuto? Quante sono in concreto? Non è dato sapere, segreto di cardinale, solo l’Eminentissimo Aviz ha il diritto di conoscere le tali comunicazioni. Purtroppo, però, gli altri devono poi subire delle pene in forza del suo segreto, senza potersi difendere. L’imposizione autoritaria del Prefetto richiama il detto del leone nella favola di Fedro: Ho ragione, dice, “nominor quia Leo”, perché sono il Leone…

Com’è brava l’egregia Congregazione in ambito giuridico, no? Peccato che ha dimenticato l’adagio “ut audiatur et altera pars”, principio elementare del Diritto invocato da Nicodemo davanti al Sinedrio che voleva condannare Gesù: “La nostra legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?” (Gv 7, 51)

Infatti, qualcuno a ragione potrebbe domandarsi: gli Araldi, accusati, non hanno il diritto di difendersi? E in Congregazione risponderebbero: Ma no! Figuriamoci! Sono conservatori, per loro il sospetto è già la condanna. Saremo quindi davanti a un nuovo episodio anacronistico e bizzarro della “loi du suspect” della famigerata Rivoluzione Francese? Alla Congregazione la parola.

A smentire le mirabolanti accuse contro la formazione accordata dagli Araldi ai minorenni loro affidati, sono state le vere famiglie dei ragazzi ospitati nelle nostre case! Perché, in realtà, delle “numerose comunicazioni” pervenute tra le mani dell’Eminentissimo Aviz, quali provengono realmente da famiglie che abbiano un figlio minorenne ospitato nelle case degli Araldi del Vangelo? Potrebbero nominare almeno una famiglia? Alla Congregazione la parola.

Infatti, i genitori con figli ospitati dagli Araldi hanno promosso con determinazione ed entusiasmo una raccolta di 2583 firme indirizzata al Commissario, card. Damasceno, e inviata all’Eminentissimo Aviz chiedendo con rispetto e fermezza la sospensione del menzionato Decreto che ritengono nullo per mancanza di fondamento e per il fatto che lede i loro diritti, cioè, la responsabilità inalienabile dei genitori sull’educazione dei figli (c. 226); e il diritto naturale, anch’esso tutelato dalla legislazione canonica, di questi ragazzi e ragazze maggiori di 14 anni di scegliere il loro stato di vita (c. 219) e la loro via spirituale (c. 214).

Il Decreto “Avizino”, giusto per dargli un nome affinché passi alla Storia come “spettro giuridico”, presume poi che gli Araldi abbiano pressoché sequestrato i ragazzi giacché dovrebbero restituirli ai loro genitori… Gravissima accusa che, non provata, diventerebbe una nefanda calunnia sia contro gli Araldi che contro gli stessi genitori, considerati dal Porporato degli irresponsabili e degli incapaci. Ma quali veri genitori di ragazzi ospitati nelle nostre case al giorno d’oggi avrebbero chiesto la restituzione dei figli? Alla Congregazione la parola.

E poi, qualora le “numerose comunicazioni” fossero inconsistenti, l’Eminentissimo potrebbe essere accusato del delitto di falso ai sensi del c. 1390, che sanziona la calunnia in quanto lesiva della buona reputazione altrui.

Lo stesso cardinale Commissario, ricevuta la lettera di Braz di Aviz, aveva dichiarato in un primo momento di non essere in grado di applicare le decisioni di Roma perché non corrispondenti alla realtà degli Araldi. C’è, infatti, il c. 41 che ordina a qualsiasi esecutore di un atto amministrativo di sospendere l’applicazione per la sua inopportunità, nullità ed altre cause gravi. Però, alla fine, la volontà del Prefetto ha prevalso: “Hoc volo, sic iubeo, sit pro ratione voluntas” (Giovenale).

Il card. Damasceno, quindi, ha obbedito al “diktat”, e ha promulgato una sorta di Decreto di applicazione del Decreto “Avizino”, insomma un capolavoro giuridico allucinante. E anche se lui si è mostrato abbastanza sensato, questa volta però la pusillanimità lo ha reso un po’ simile al Pretore Romano Ponzio Pilato: “Non trovo nessuna colpa in quest’uomo” (Lc 23, 4)… ma? Così il nostro Commissario, pur consapevole dell’innocenza degli Araldi se n’è lavato le mani perché l’Eminentissimo Aviz aveva deciso diversamente! Dunque bisogna disobbedire a Dio per obbedire all’uomo, e quale uomo!

Al margine: come può l’Eminentissimo Prefetto affermare nel suo Decreto che c’è il pericolo di “abuso di coscienza e plagio contro minori”, però allo stesso tempo rimandare le misure cautelari “alla fine dell’anno scolastico”? Se questi minorenni sono in pericolo, perché lasciarli ancora per sei mesi a rischio di “abuso di coscienza e plagio”? Anche se, inter nos, i giuristi italiani sanno che il delitto di plagio, simile all’abuso di coscienza, introdotto da Mussolini nel Codice Penale, è stato dichiarato incostituzionale dalla Corte Costituzionale nel 1981. Niente di tutto ciò preoccupa l’Eminentissimo. Un’incostituzionalità in più o una in meno, ormai…

Il Decreto “Avizino” è stato notificato, dunque, ai genitori di ragazze e ragazzi ospitati in case degli Araldi. E loro, come ho spiegato, hanno risposto in difesa dei loro legittimi diritti, contro il Cardinale con il debole per le norme incostituzionali. Dicono i francesi “cet animal est très méchant, quand on l’attaque il se défend” – che possiamo tradurre liberamente: questi genitori sono perversi, quando aggrediti si difendono!

Infatti, i genitori, riunitisi in un’Associazione, hanno subito organizzato una raccolta di firme che, in pochi giorni, ha raggiunto un alto consenso, com’è stato indicato sopra, in difesa della loro libertà di educazione e di quella dei loro figli. Tale raccolta è stata protocollata presso la Congregazione per i Religiosi senza alcuna risposta. Di nuovo, alla Congregazione la parola.

Come se non bastasse, giuristi brasiliani di spicco come gli illustri Ives Gandra da Silva Martins e Dircêo Torrecillas Ramos, hanno elaborato, “sponte propria”, un parere in cui mostrano alcune delle gravi illegalità contenute nell’ormai celebre Decreto “Avizino”. Hanno poi diffuso tale parere in Brasile e nei paesi dove gli Araldi collaborano con le famiglie per la formazione cristiana dei giovani. Il documento è stato infine consegnato a rappresentazioni diplomatiche, ad uffici statali di tutela dei minorenni, a congregazioni romane, e inviato dagli Autori all’Eminentissimo Aviz.

Un punto importante da sottolineare è che le stesse calunnie ritenute dall’Eminentissimo Aviz come veritiere – promosse sempre dallo stesso gruppetto ostile agli Araldi – furono presentate come denunce formali in sei tribunali brasiliani. E, dopo le procedure giudiziali, tutti e sei i processi sono stati archiviati, per mancanza di prove e di verosimiglianza con la realtà. Com’è crudele constatare che nella sfera civile c’è ancora lo stato di diritto quando, invece, nella Chiesa, nostra Madre, è in atto una sorta di stalinismo implacabile.

Chiedo ai gentili lettori di pregare per questa situazione, ma specialmente, per le vittime più indifese: i ragazzi e le ragazze ospitati nelle nostre case. Molti di loro dovranno ritrovarsi in contesti di dura povertà, di rischio per la loro integrità, di precaria formazione. Non si può descrivere la tristezza dipinta sui volti di questi giovani entusiasti che vedono il loro futuro coperto da nuvole scure e minacciose. Ma trattarli così ingiustamente non è rigidità? Alla Congregazione la parola.

Pilato non ha voluto riconoscere la Verità e ha condannato senza prove il Giusto. Dopo di lui tanti altri, nel corso della Storia, hanno seguito le sue orme, come il vescovo Cauchon e il card. Di Beaufort che portarono al rogo l’innocente Pucelle, Giovanna d’Arco. Quando Dio vuole, però, contro i “diktat” dei Pilato, dei Cauchon, dei De Beaufort, degli Stalin e di altri, “deposuit potentes de sede et exaltavit humiles”. Noi abbiamo fiducia in Dio, nostra forza, e nella Nostra Madre. Verso di Lei alziamo gli occhi e a Lei rivolgiamo le nostre preghiere con grande speranza: “Gaude Maria virgo, cunctas haereses sola interemisti in universo mundo”.

Pro veritate!

José  Manuel Jiménez Aleixandre, EP

 

Di seguito vi proponiamo la lettura del testo che accompagna le firme dei genitori dei ragazzi e delle ragazze ospitati nelle case degli Araldi:

RACCOLTA FIRME

 

All’Eminentissimo Cardinale Mons. Raymundo Damasceno Assis,

Commissario Pontificio presso l’Associazione Privata Internazionale di Fedeli di Diritto Pontificio Araldi del Vangelo.

Noi, genitori e responsabili legali degli studenti minorenni che soggiornano nelle case degli Araldi del Vangelo, a conoscenza della Decisione del Cardinale Braz de Aviz, che determina “che tutti i minori”, “alla fine dell’anno scolastico in corso devono tornare a vivere con le loro famiglie ed essere affidati ai rispettivi genitori”, manifestiamo davanti a Vostra Eminenza quanto segue:

1 – Il Cardinal Braz de Aviz, nella suddetta Decisione, afferma: “tenuto conto delle numerose comunicazioni qui inviate dai genitori dei bambini e dei giovani inseriti nell’orbita dell’Associazione Araldi del Vangelo, in cui lamentano che le famiglie di origine sono, nella maggior parte dei casi, escluse dalla vita dei loro figli, e che i contatti con i genitori non sono sufficientemente garantiti”. Tuttavia, tali “comunicazioni” NON SONO STATE inviate da NESSUNO di noi firmatari, responsabili legali e genitori di minori che soggiornano nelle case degli Araldi del Vangelo, per desiderio dei nostri figli e con il nostro consenso; oltre al fatto che non ci sentiamo esclusi dalla vita dei nostri figli e che nemmeno siamo privati del contatto con loro.

2 – Afferma anche che è praticata una “disciplina eccessivamente rigida” “nelle comunità degli Araldi del Vangelo”Chi però deve definire se gradisce o meno la disciplina – che, peraltro, non è eccessivamente rigida – siamo noi e i nostri figli, secondo i nostri criteri e le nostre aspettative. In nessun momento i nostri figli si sono lamentati con noi di questa disciplina e nessuno di noi, genitori, si è rivolto al signor Cardinale con un qualche reclamo per quanto concerne la disciplina praticata dagli Araldi del Vangelo.

3 – Sostiene inoltre che la Decisione ha la finalità di “consentire ai più giovani l’indispensabile rapporto con le famiglie e con l’obiettivo di prevenire qualsiasi situazione che possa favorire possibili abusi di coscienza e plagio nei confronti dei minori”. Ribadiamo che abbiamo un ottimo rapporto con i nostri figli, che essi non sono abbandonati, e tanto meno hanno bisogno di cure, né sono soggetti ad abusi. Siamo pienamente consapevoli della formazione data dagli Araldi del Vangelo ai nostri figli.

Da quanto sopra esposto, ci chiediamo: se queste “comunicazioni” non sono partite da noi, genitori dei minori che soggiornano nelle case degli Araldi del Vangelo, avrà il Cardinale Braz de Aviz una vera preoccupazione per l’educazione e il futuro dei nostri figli, visto che pretende di decidere del loro destino calpestando la loro volontà e quella dei loro genitori?

4 – Siamo supportati dal diritto naturale, espresso dal Concilio Vaticano II: “I genitori, avendo il dovere ed il diritto primario e irrinunciabile di educare i figli, debbono godere di una reale libertà nella scelta della scuola […] per i propri figli, in piena libertà, secondo la loro coscienza”.[1]

Anche il Papa San Giovanni Paolo II ci sostiene sulla scia dei documenti conciliari: “Il diritto- dovere educativo dei genitori si qualifica come essenziale […]; come originale e primario […]; come insostituibile inalienabile, e pertanto, non può essere totalmente delegato ad altri, né da altri usurpato”.[2]

Così, quando l’autorità eccede i limiti della propria competenza e, soprattutto, quando la determinazione è contraria alla retta coscienza, “ai diritti fondamentali delle persone”,[3] si è obbligati a non seguire tali prescrizioni, poiché “bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini” (At 5, 29).

– Dal momento che la legislazione canonica[4] garantisce anche questi diritti e che la Chiesa cattolica insegna che i genitori “devono essere riconosciuti come i primi e principali educatori dei loro figli[5] poiché, «in forza del ministero dell’educazione, i genitori, mediante la testimonianza di vita, sono i primi araldi del Vangelo presso i figli”,[6] non manca di scandalizzare un simile atteggiamento proveniente da autorità ecclesiastiche.

– Così, sostenuti anche dalla legislazione civile, che garantisce l’esercizio della patria potestà, e nel rispetto della volontà e dei desideri dei nostri figli, tuteliamo il diritto a NON ACCETTARE QUESTA INGIUSTA IMPOSIZIONE. E, se necessario, faremo ricorso alla giustizia civile per far valere i nostri diritti di genitori e anche i diritti dei nostri figli.

Noi siamo i genitori e i responsabili legali dell’istruzione dei nostri figli. APPROVIAMO e desideriamo che continuino a studiare e a ricevere la formazione dagli Araldi del Vangelo.

RISPETTOSAMENTE, SULLA BASE DELLEARGOMENTAZIONI DI CUI SOPRA, RIFIUTIAMO E NON PERMETTIAMO CHE V. EM. SI APPROPRI, INDEBITAMENTE E ILLEGALMENTE, DI QUESTI NOSTRI DIRITTI.

Dato e approvato il 15 agosto 2021, Solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria.

(Seguono le 2583 firme)

[1] CONCILIO VATICANO II. Dichiarazione Gravissimum Educationis sull’educazione cristiana, n.6. Si veda anche CCE 2229.

[2] SAN GIOVANNI PAOLO II. Esortazione Apostolica Familiaris Consortio, n.36. Si veda anche CCE 2221.

[3] CCE 2242.

[4] Cfr. CIC can. 226 § 2; can. 793 § 1. Si veda anche can. 1136.

[5]PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA FAMIGLIA. Carta dei diritti della Famiglia, art. 5.

[6]SAN GIOVANNI PAOLO II. Esortazione Apostolica Familiaris Consortio, n.39.

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