ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 20 febbraio 2018

Ormai l’abbiamo capito

MORIRESTI PER LE TUE IDEE? PATETICHE INCONGRUENZE DEL CLERO DELLA NEO-CHIESA



Mi dici che credi nella dignità della persona, nella libertà di coscienza, nel rispetto delle minoranze. Ti riempi la bocca di frasi fatte che apparentemente possono far pensare che tu abbia un qualche ideale, che forse tu sia disposto a combattere per un’idea. Ma vedi, la tua finzione si sconfessa da sola, non appena si passa dalla semplice petizione di principio alla pratica concreta. Perché tu, per le tue idee, non sei disposto a combattere; quella dignità umana che sbandieri a destra e a manca va letteralmente a farsi benedire allorché ti trovi davanti a chi non la pensa come te: allora non c’è dignità che tenga, come non c’è libertà di parola, non c’è dialogo e chi osa contraddirti non merita rispetto ma persecuzione cieca. Con la tua presunzione di essere il depositario della tua verità, non accetti di argomentare, non spieghi le ragioni per cui consideri l’uomo più importante di Dio, non sai sostenere un confronto. Ti chiudi semplicemente a riccio, usando il disprezzo e la delegittimazione come unica arma. 

E se vogliamo dirla tutta, la cosiddetta battaglia per i diritti civili in seno alla Chiesa è una squallida scampagnata fuori porta, dopo che altri più agguerriti di te si sono mossi ben prima e con ben altri e più efficaci strumenti. Così ti accodi al pensiero dominante, scodinzolando dietro ai potenti di questo mondo, e sai perché? Perché è facile, perché non richiede eroismo, perché non ti si domanda di rinunciare a nulla; anzi: ti si ammette alla greppia mediatica, ti si addita come prete moderno, come profeta del verbo libertario.  

Sei sempre in ritardo, poveretto: in ritardo sul Sessantotto, in ritardo sulla democrazia, in ritardo sulle istanze di modernizzazione della società; e corri dietro ai tuoi referenti, da bravo cortigiano, cercando di conquistarti un misero strapuntino, un posto purchessia che ti faccia sentire à la page, mentre sei - appunto - irrimediabilmentedémodé e considerato - anche da chi ti usa per i suoi scopi - come un mediocre servo del potere. 

Anche le eresie e gli errori che abbracci sono cose già viste, già condannate dalla storia prima ancora che dal Magistero. E non hai nemmeno il coraggio di fare una scelta di campo, abbandonando il sacro recinto della Chiesa per entrare in una delle tante sette che, ben prima di te, avevano detto quello che tu cerchi di presentare come una novità. Capirai: arrivi tu, ed ecco che tutti devono trasecolare perché, nell’anno di Grazia 2018, vieni fuori nientemeno che con l’ideona del Diaconato femminile, senza aver nemmeno il coraggio di dire che esso è la premessa per estendere il Sacerdozio alle donne. Oppure ti presenti come l’ideatore della Messa ecumenica, senza accorgerti che ti avevano preceduto quei pastori eretici invitati da Paolo VI per collaborare alla creazione del Novus Ordo, anch’esso copia stantia della Cena luterana. 

Adesso ti presenti come paladino dei sodomiti, con quel sorrisetto saccente di chi sa di scandalizzare i semplici, e parli di nozze gay e di esercizj spirituali per omosessuali. Altra novità, non c’è che dire: peccato che tutte le sette protestanti ci avessero già pensato, e che prima di te, con la complicità di Pastori conniventi, vi fossero già conventicole di uraniani intenti a legittimare parodie di matrimonietti grotteschi da Cage aux folles. Ti fai palatino del vizio quando sai che nessuno ti toccherà per quel che vai affermando, così come ti fai difensore dell’adulterio dopo Amoris Laetitia: non ti è mica venuto in mente di farti sentire all’epoca di Giovanni Paolo II, che sulle questioni morali era ancora intransigente e ti avrebbe ridotto allo stato laicale. No: adesso ti promuovono, ti fanno Vescovo, ti nominano a capo di un Dicastero, perché va di moda strizzare l’occhio agli effeminati e ai travestiti. E guarda caso, vien sempre da chiedersi se quell’attenzione verso il peggio della società, lungi dall’aver come scopo la conversione dei peccatori, non sia invece un maldestro tentativo di far tacere quel che rimane della tua coscienza, legittimando le colpe in cui tu stesso indulgi. E non credere che ci sia chi pensa che tu sia davvero in buona fede: basta guardare come ti atteggi per farsi un quadro impietoso del tuo ruolo di grottesca comparsa, usato da chi non ti rispetta per il tuo sacerdozio, ma vuole semplicemente arruolarti nelle schiere arcobaleno per screditare la Chiesa di Cristo. 

E tu stesso - diciamocelo, una volta per tutte - non puoi venirmi a dire che bruci di zelo per la causa di persone con cui non condividi nulla: lo fai solo per bieco egoismo, perché derubricando quel peccato credi di poterti lavar via la macchia morale che ti identifica e di condanna. E guarda caso non prendi le parti delle sventurate che questa società porta alla prostituzione: un mondo che ti è palesemente estraneo. Quello, mio caro, è un lavoro sporco, che richiede una tempra spirituale da vero prete, ed una vita di preghiera e di penitenza. Quel tipo di ministero - che guarda caso la Chiesa ha sempre saputo gestire con saggezza - ti porta a scontrarti con i lenoni, a subire le minacce degli sfruttatori, a trovarti l’auto fracassata, ad esser malmenato, a star sveglio la notte per avvicinare le donne di strada e convincerle a redimersi. 

Ma tu preferisci i carri allegorici del Pride, le parrucche, i ragazzi palestrati col piercing, le discoteche, ed osi ammantare di rispettabilità modi di vivere scandalosi basati innanzi tutto sull’egoismo e sulla presunzione di poter fare quel che si vuole, beneficiando addirittura del plauso della neo-chiesa, della benedizione di qualche Cardinale, di una parodia di matrimonio religioso. E poi c’è padre James Martin, che se ne vien fuori accusando il Catechismo di spingere al suicidio le anime candide dei gay, poverini, a causa delle sue odiose proibizioni. Ma se tu avessi un minimo di esperienza di cura d’anime, scopriresti che sono gli omosessuali cattolici i primi a rendersi conto dell’inconciliabilità dei loro peccati con la Legge di Dio, e quando si inginocchiano al Confessionale non vogliono sentirsi legittimati per quel che hanno fatto, ma esser aiutati a compiere una scelta eroica di castità e di santità, affidandosi alla protezione della Madonna ed accettando quella croce che Dio ha loro destinato perché grazie ad essa potessero meritare il Paradiso. Gli altri, che pretendono di imporre la sodomia come modello da inculcare anche ai fanciulli e che si adoperano per corrompere le anime innocenti, non verranno mai a confessarsi, e se mai ti chiedono di benedire la loro turpe unione, lo fanno solo per spregio alla santità del Matrimonio cristiano, e per ridicolizzare chi si presta all’indecorosa farsa. 

E poi c’è l’altro idoletto della neo-chiesa, a te tanto caro: l’accoglienza dei profughi. Orde di barbari maomettani, di criminali sanguinarj, di delinquenti patentati o, alla migliore delle ipotesi, di disgraziati senza cultura e senza regole che vengono indiscriminatamente accolti nel nostro Paese con la vostra rivoltante complicità, in un conflitto d’interessi che dovrebbe da solo screditare qualsiasi pretesa di legittimazione. E invece di assistere il padre di famiglia cinquantenne che, licenziato, non trova lavoro e si riduce alla mendicità; invece di dare alloggio alle famiglie cattoliche o quantomeno italiane che la crisi ha ridotto in povertà; invece di adoperarvi per rimediare alla distruzione del tessuto sociale operato dalla lobby mondialista, eccovi pronti a spartirvi con le cooperative rosse la corposa torta dell’immigrazione, i fondi del governo, i contributi europei. E aprite le chiese al bivacco, profanate dal Casa di Dio, mentre state ben attenti a non sporcare la vostra canonica - non sia mai - dando ricetto ad una famiglia di cristiani perseguitati. 

É inutile che ti presenti come difensore degli oppressi: i gay oggi non sono oppressi, come non lo sono gli immorali, i viziosi, gli eretici ed i ribelli. Gli oppressi di oggi sono quei disgraziati che devono subire quotidianamente lo stillicidio di personaggi come te, come il Cardinale Marx, padre Martin, Coccopalmerio e lo stesso Bergoglio, tutti sempre pronti a demolire la Chiesa, ad oltraggiare la Passione di Cristo pur di compiacere il mondo. Gli oppressi di oggi sono quelli che vivono ai margini della Chiesa e della società, che hanno la colpa di avere una famiglia numerosa, di riprodursi come conigli, di voler educare i propri figli in scuole cattoliche che non sono più tali. Gli oppressi di oggi sono quelli che tu e i tuoi referenti considerate scomodi intoppi al perseguimento dei vostri scopi, quelli che vi ricordano che c’è una Verità immutabile di cui non siete padroni, e della cui custodia vi sarà chiesto conto dal Signore. 

Così il tuo presunto coraggio, mio caro, si mostra per quello che è: conformismo borghese. Vuoi una prova? Benissimo. Immaginiamo che domani sia eletto un governo reazionario che abolisca il concubinato omosessuale, vieti l’aborto, proibisca il divorzio, punisca la sodomia e preveda sanzioni severe verso chiunque se ne faccia promotore. Scommettiamo che tu saresti il primo a rientrare nei ranghi, per paura della prigione? 

E se salisse al Soglio un Papa degno di questo nome che fulminasse la scomunica per i preti che mettono in discussione il Magistero, che non celebrano degnamente, che non si vestono con decoro, che danno scandalo: scommettiamo che saresti il primo a metterti in talare, a celebrare le Quarant’Ore, a rispolverare il Catechismo di San Pio X? E non per obbedienza, ma per conformismo. Quello stesso conformismo che sotto Benedetto XVI avevano mostrato non pochi chierici e Prelati, abili annusatori dell’aria che tira, subito pronti a far sfoggio dei rocchetti in pizzo Rinascimento e delle croci pettorali gemmate, sempre per non trovarsi a distinguersi, ad esser diversi da come ci si aspetta che essi siano. Quegli stessi ecclesiastici oggi li vediamo in clergyman con la croce nel taschino, entusiasti di Bergoglio e della sua corte di Santa Marta, pronti esecutori dei suoi diktat a colpi di discernimento. 

La verità è che tu non saresti pronto a morire per le tue idee, come invece hanno fatto i Martiri di tutti i tempi, dai primi Cristiani alle eroiche vittime delle persecuzioni del Messico o della Spagna. O della Cina. Quella Cina davanti alla quale il tuo Bergoglio sconfessa la Chiesa clandestina, pur di passare alla storia come l’artefice di un accordo suicida con una chiesa scismatica agli ordini di un governo comunista. 

Tu, poveretto, se ti trovi davanti un aguzzino che ti ordina di bestemmiare il nome di Dio per aver salva la vita, non gridi Viva Cristo Re, affrontando la morte virilmente come si conviene ad un’anima di Dio. Se un islamico ti ordina di confessare che Allah è l’unico dio e che Maometto è il suo profeta, ti adegui, e lo fai magari citando il Concilio. Ma anche se uno ti mettesse davanti all’alternativa di morire per difendere un immigrato o un sodomita, faresti una ben magra figura.  

Perché ormai l’abbiamo capito: tu non credi a nulla. 

Copyright MMXVIII - Cesare Baronio
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